la lista dei donatori ovvero guida anarchica per (aspiranti) mamme single

di miamat
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31 Ottobre, ore 21:22
-Le app sono inaffidabili, lo sanno tutti. Soprattutto quelle per il calcolo delle mestruazioni… Dai ti affidi così ad una scelta a caso tra la massa-. Scelta dell’app fatta generalmente secondo l’insindacabilmente giusto criterio di quella più carina, per grafica e animalini usati, e naturalmente selezionata tra quelle gratis sul mercato.
-Porca Paletta. Non può essere. Ciclo atipico da sempre. Insomma, tutte sanno che non ci sono regole-.
Non ci sono regole, è vero, ma quando il tuo ciclo si attesta su una durata media di 22/23 giorni al 27° ti fai due domande, nevvero? A maggior ragione se, come un’imbecille, presa dalla disperazione della serata e dall’euforia prodotta dal tuo ‘magico’ elisir, hai trascurato la sicurezza personale. Forse è questo quello che brucia di più, vero Matilde? Le stronzate non le facevi a vent’anni, le fai ora che i 30 li hai superati da un pezzo?
-Silvia dice che tanto è inutile fare il test prima del 29° giorno e più aspetti e meglio è!-
Silvia, amica storica di Matilde; lei della passione per la gravidanza, neonati e donne incinte aveva fatto proprio un lavoro. Oramai donna affermata nel suo settore, moglie e madre di 3 figli. Proprio per via del suo lavoro, ostetrica, era presa come fonte di sapere assoluto in materia.
-48 ore, devo aspettare solo 48 ore. Due stagioni di 24 in una, Kiefer scansate proprio...- Sii seria Matilde, è una cosa importante.
- Non sono incinta, siamo stati abbastanza attenti, ne sono certa! Ero ubriaca? Probabile, ma comunque lucida a sufficienza, la sua gioia è finita altrove, sono sicurissima di ciò! Poi mica ho 16 anni che resto incinta solo se mi si guarda troppo attentamente. 36 tondi, tondi e, se non ricordo male dopo i 35 la fertilità si riduce notevolmente-.
Vai da Tigotà.
-Già stata-.
Dun-Dun.
 
3 Novembre, ore 05:30 
-E’ importante usare la prima urina della mattina-.
Test aperto. “… urinare direttamente sul lato assorbente del test per 7 secondi…” – Fin qui ci arrivo anch’io…- 
Ed invece, test nullo. Hai fatto la pipì anche sul resto del test, Genio. 
-Ci riproverò domani, tanto non cambia niente, giorno più giorno meno-.
 
4 Novembre, ore 04:30
Ti svegli sempre prima…
Questa volta Matilde si è fatta furba e ha comprato anche dei bicchieri di carta per immergere la sola punta assorbente del profetico bastoncino. Sono giorni che prova ad ingannarsi e a riempire la sua mente di altri pensieri, ma sembra circondata più del solito da bambini e donne in dolce attesa. Quando si accorge di star guardando troppo intensamente quelle pance e visini dolci, generalmente riesce a riappropriarsi del flusso dei suoi pensieri, scuotendo vigorosamente il capo. Ieri, però, si è lasciata trasportare un po’ troppo con quella giovane madre e il suo bambino al negozio. 
-Lui mi sorrideva. Era felice di vedermi. Quel bambino ha gli occhi più luminosi che abbia mai visto; due grandissime gocce d’ambra ed io, come uno stupido insetto, mi sono lasciata incantare dalla loro presunta dolcezza. Era bellissimo, sembrava felice di vedermi ed era la prima volta che ci incontravamo-. 
Quando si dice la provvidenza. Ieri mattina, impaziente di acquistare l’occorrente per riuscire finalmente ad avere il suo responso, Matilde si era diretta verso il negozio. Era arrivata qualche minuto prima dell’apertura e all’esterno del market aveva trovato, intenti ad aspettare che questo aprisse, i sopracitati imputati: la giovane madre ed il di lei pargoletto. Matilde si stava bellamente facendo i fatti propri, a modo suo…
Traducendo per i profani: stava mentalmente invitando sé stessa e buona parte delle divinità e santi da lei conosciuti, ad intraprendere un viaggio nei luoghi più inesplorati della Terra, per la propria imbecillità e anche perché, pur avendo consapevolezza di questa sua piccola imperfezione, non era stata tenuta sotto la dovuta vigilanza e tutela. Ad aggravare quella già tremenda mattinata, ci si misero anche le commesse che osarono aprire con due minuti di ritardo. Il neonato, di c.a. 6 mesi, aveva cominciato ad importunarla appena l’aveva vista. Sarà stato il suo discreto e silenzioso movimento frenetico delle labbra ad incuriosirlo, la sua mimica facciale contorta; si sa, gli innocenti sono attratti dalle cose bizzarre. 
-Mi faceva le facce e dopo, dal nulla, ha cominciato a strillare ed agitare manine e piedini; voleva che gli dessi confidenza. Cos’altro potevo fare?-  
Non avevi scelta, lo hai dovuto assecondare. -Certo! Volevo farlo smettere. Così mi sono avvicinata, la madre era un po’ imbarazzata e mi ha detto qualcosa tipo: ‘Mi dispiace è la prima volta che fa così, vuol dire che lei le piace…’- 
Avete ingannato l’attesa insieme. Il pupo sembrava incantato dal suono della tua voce. Te, d’altro canto, eri ipnotizzata da lui. I suoi occhi così brillanti. Le fossette, così perfette ai lati di quella bocca spalancata da una risata piena di gioia. Gli arti così paffutelli. Tutto di quel bambino ti piaceva e ti faceva desiderare di averne uno tuo, tutto tuo. 
Poi il colpo di grazia, la giovane madre con cui ti eri appropinquata all’interno del negozio, ti chiese di tenerle il bambino in braccio perché doveva annusarlo per probabile rischio biologico in atto. Panico! Il piccolo era sì simpatico, ma pur sempre troppo piccolo per i tuoi standard. Come potevi dire a quella ragazza tanto carina e gentile che non potevi prendere in bracci suo figlio? Non sapevi razionalmente come giustificarlo e, mentre stavi ancora elaborando una scusa plausibile, lei senza troppe cerimonie te lo posizionò tra le braccia. Ed eccoti lì, con un bebè in collo. Che sensazione strana, vero? L’odore dei neonati è stupefacente. Quel piccolo angioletto ti prese i capelli tra le mani e cominciò a giocarci. Fu la fine. Lui con le mani tra i tuoi serici capelli bruni, li tirava e arricciava, un po’ ti dava fastidio ma non avresti osato fermalo per niente al mondo. Il bimbo era così bello da guardare e tenere in braccio, non pesava e non si era ancora rotto. Magia.
Lui rideva, sbavava, rideva, era felice e Matilde era incantata da quegli occhi. Immaginò lei stessa con suo figlio in braccio. Vide sé stessa intenta a cambiare pannolini su pannolini, ripulirsi dal vomito e da altra roba strana. Si immaginò le notti insonni, le urla, i pianti, le risa… Riuscì quasi a vedere suo figlio imparare a gattonare, camminare, correre, crescere. E per una che è convinta di essere un po’ veggente questo sogno ad occhi aperti aveva un significato ben chiaro. Generalmente il pensiero di avere figli la turbava e disturbava, ma questa volta non fu così era estasiata da tale prospettiva. 
Una volta restituito il pargolo alla madre sapeva già che il danno era stato fatto. Il desiderio era nato in lei e non poteva fare niente per combatterlo. 
Ti conosci troppo bene Matilde e sai che quando vuoi qualcosa che sia essa: un tramezzino con la salsa verde, una nuova e costosa borsa o un bambino, per te non cambia molto, non è rilevante l’oggetto dei tuoi desideri- la strategia è sempre la stessa. Ti fai un piano, dettagliato e metodico, e lo segui pedissequamente fino a quando non ottieni ciò che vuoi.
Il test è negativo. Quando vedi quell’unica lineetta per poco non ti scende una lacrima a deturpare il tuo bel volto. Ti trattieni, non sei una femminuccia te, non lo sei mai stata.
-Sto bene, non sono incinta e allora? Mica era programmato a questo giro-. 
Cosa stai dicendo? -Sto dicendo che posso sempre riprovarci il mese prossimo e quello dopo ancora…- Vuoi, finalmente, trovarti un compagno di vita?
-Non essere ridicola, no, però voglio avere un figlio, sarei un’eccellente madre-.
 
5 Novembre, ore 03:33
Matilde si sveglia per via dei crampi allo stomaco, va in bagno. Pipì e sangue. Il dannato ciclo finalmente si è degnato di arrivare. Non prova né gioia né tristezza quando vede quelle chiazze rosse che sporcano le sue mutandine di cotone. Si mette l’assorbente e si ripete mentalmente quello che ha deciso la mattina prima. 
-Avrò un bambino, costi quel che costi. Riuscirò a rimanere incinta entro l’inizio della primavera-.
Il piano che Matilde aveva buttato giù il giorno prima era molto semplice, lei non voleva tradire i suoi ideali che le imponevo di rimanere single. Matilde aveva scelto oramai da più di tre lustri che la sua vita era un viaggio per un solo passeggero. Le motivazioni di questa sua scelta risalivano, per l’appunto, all’alba dei tempi. Non era stato per una cocente delusione passata, ma solo perché tra un ragazzo e l’altro nell’adolescenza e prima età adulta, si era guardata intorno e si era fatta un’idea di quello che la circondava. Il deludente mazzo di carte in cui si trovava ad essere la sfortunata Donna, Re o Fanti che fossero gli uomini che erano attratti da lei e di cui lei si invaghiva o a cui si interessava, erano tutti uguali. Esseri giudicanti e prevenuti. Il solo fatto che Matilde fosse briosa e colorata, che non avesse problemi ad indossare minigonne e vestiti corti anche in pieno Inverno, la rendeva leggera ai loro occhi. Il fatto poi che lei fosse anche apertamente atea e le piacesse il sesso era soltanto la ciliegina sulla loro torta. Fin troppo presto Matilde aveva smesso di cercare di cambiare la loro opinione e aveva semplicemente iniziato ad usarli e a ridere di loro tra sé e sé.  
Purtroppo per lei, vivendo in un Paese retrogrado come l’Italia, dove l’inseminazione artificiale è permessa solo alle coppie, sposate tra l’altro; le alternative erano poche. L’adozione era da escludere e l’affidamento le sembrava troppo impegnativo ed il percorso troppo lungo, oltre ad avere un alto tasso di rischio di insuccesso. L’elenco delle possibilità nel giro di poche ore si era ridotto a due sole ipotesi. 1° cercare qualcuno sul web disposto a donarle il suo sperma. Cosa che non la entusiasmava. Pensava -… e se poi quello che me lo vuole dare è brutto? Io non voglio un figlio brutto. E di certo mica posso dirgli una volta che l’ho visto: “No, scusa, dobbiamo annullare perché non rispetti i miei canoni estetici…” sta male!- 
2° cercare qualcuno con cui fare sesso e, facendo tutto alla zitta, rimanere incinta di lui senza mai fargli sapere niente. Questa sembrò la soluzione migliore e più semplice alla nostra suffragetta. Ovviamente anche questa strada aveva delle insidie. Non farsi scoprire nel lungo periodo poteva essere dura. Tuttavia, preferì non pensare ad eventuali conseguenze negative del suo agire. Tutti lo sanno che il trucco è non chiamarsi le disgrazie affinché loro non decidano di farti visita. 
Ed è proprio grazie a questo piano o meglio al totale fallimento di esso, che la nostra storia entra nel vivo. 




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