Ventiquattr'ore

di killian44peeta
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Natalie
 

La luce si spense totalmente, lo schermo tornò ad essere nero praticamente ovunque se non al centro, dove lampeggiava una X rossa.

Ed in quel nero, in cui tutto sembrava così vuoto da lasciarmi  priva di senso, priva della più minima sanità mentale, mi sentivo come morta io stessa.

Fissavo il nulla, non riuscendo a muovere un muscolo.

Sentivo freddo ovunque: lì dove vi erano state le braccia di Lysander, oramai non vi era più nulla.

Solo brividi, singulti e qualcosa di rotto al centro del petto che sembrava incapace di essere messo apposto.

Quell' addio. Quell'addio mi risuonava nella testa e non volevo neppure che sparisse, per certi versi.

Era la sua voce. Non volevo se ne andasse.

Se fosse sparita, probabilmente avrei finito col dimenticarla e non volevo neanche questo.

Non poteva essere morto. Non... Non lo accettavo.

Faceva troppo male anche solo l'idea.

Ero così sotto shock che ... Proprio non trovavo più senso a niente, non a me stessa, non alle speranze che avevo avuto, non a come tutto era finito.

Tutto quello che avevo fatto... Tutto quello che avevo creduto...

Era finita davvero così? Lysander era morto sul serio? Era scomparso come semplice polvere nell'aria, volatilizzandosi definitivamente dalla mia vita?

La cosa semplicemente mi faceva percepire una nausea assurda, unita ad un terribile nodo alla gola che non mi permetteva di inghiottire seriamente.

Se per quello non riuscivo quasi neppure a respirare.

Era come se fossi stata svuotata da tutto ed il recuperare ogni pezzo non risultava possibile, non avevo la forza di urlare, né di piangere.

Mi sarei decisamente definita morta a mia volta se non avessi continuato a inspirare ed espirare.

- Non hai più Route da svolgere- disse di colpo la voce robotica, irrompendo nella coltre di pensieri e sensazioni di vuoto, non provocandomi neppure più la rabbia che mi sarei aspettata di sentire -Ti ringraziamo per aver giocato. Tutto ciò a cui hai assistito è stato frutto della fantasia del creatore del gioco, ogni riferimento a luoghi o persone è stato puramente casuale. Vogliamo aggiungere, per chiudere  la possibilità di una qualsiasi crisi, che anche Lysander in realtà era un pg.-

"Eh?"

-Capiamo perfettamente la sua confusione- aggiunse quella, portandomi a tirarmi su dalla posizione in cui ero stata per neanche una decina di minuti, sgranando così tanto gli occhi che palesemente mi sembrava potessero uscirmi dalle orbite.

-La trama del videogioco è stata girata appositamente attorno a tale character. - continuò, aumentando a dir poco la mia confusione -É semplicemente stata realizzata in tale maniera per aumentare il realismo della vicenda, così da prendere maggiormente le giocatrici. Non volevamo realizzare uno dei  soliti videogames. Semplicemente abbiamo fatto inscrivere nei suoi dati mentali il credere del pg di essere umano, seppur non sia vero.-

Ciò che stava dicendo mi lasciò nel piú totale dei silenzi, mentre tentavo disperatamente di connettere, di capire se la voce stesse dicendo il vero o se stesse cercando di trarmi in inganno.

-Verrete ora fatta uscire da Ventiquattr'ore, ci auguriamo voterete positivamente la realtà aumentata da noi realizzata e che tornerete a comprare i nostri videogames. A presto-

Un rumore, simile al suono di spegnimento di una di quelle vecchie TV, che fece semplicemente sparire la X lampeggiante.

"Non era... Reale? Lysander non..."

Mi levai il casco dalla testa, sentendo le mani tremarmi vistosamente, appoggiandolo a terra e guardando fuori dalla finestra, le dita che andavano ad artigliarmi i capelli e a tirarli, mettendomi a cercare un senso.

Senso che decisamente non vi era.

Il cielo scuro dietro al vetro palesemente mi portò a pensare che fosse notte, ormai.

Una parte di me voleva farsi cadere sul letto e provare a dormire, anche perché ero esausta, l'altra parte mi pregava di non farlo, mi diceva di uscire da quella stanza, di prendere aria o di trovare una stramaledetta copia di quel gioco per vedere se Lysander era lì, se era vivo e quindi davvero parte del gioco, o se non c'era più, siccome era morto... e quindi reale, cosa che avrebbe semplicemente definito anche la realtà di Nicholas e Philip.

Mi ritrovai a fissare il computer catorcio spento e lasciato sulla scrivania, osservandolo con un che di talmente ossessivo che a momenti io stessa mi sentivo pazza.

Mi lasciai cadere sul letto, seduta, accasciandomi in posizione fetale, proprio come avevo visto Lysander prima di aver scoperto tutto, prima di aver iniziato a fidarmi, prima di lottare per salvarlo...

Prima di sentirlo dirmi addio.

**

Me lo sono promesso -

La voce del corvino rimbalzò nella mia testa come un eco, mentre nell'oscurità totale che faceva annegare la mia testa, comparve la sua immagine, quasi illuminata, quasi come un fantasma.

Un giorno, io... Io... Tornerò alla vita. Tornerò da te. Ma...-

Allungai la mano, cercando di afferrare la sua, vedendolo ancora più chiaro nella mia mente, così chiaro da sembrare davvero davanti a me.

E così mi appariva, infatti.

Volevo evitare che la sua immagine sparisse.

Volevo sentire nuovamente la sua mano sulla mia e la sua pelle sotto le mie dita.

Ma nel nero della mia testa, mentre cercavo di afferrare il suo polso, iniziavano a comparire quelle scritte.

Quelle stramaledette scritte che parevano impedire ogni cosa , seppur fossi fuori dalla realtà aumentata.

Ma quel giorno... Non è oggi. Grazie mille, Nat.-

Altri Error. Troppi. Sembravano voler occupare ogni lato del mio cervello.

E due x si posizionarono sugli occhi del ragazzo, accompagnate da una fascia nera che sembrava scotch che andava a chiudere definitivamente la sua bocca, mentre tutto iniziava a tremare, proprio come in quei terremoti che si erano susseguiti nella città.

Insieme ad i fremiti, alle scritte, al rosso che sembrava navigare nei miei occhi, vi fu un fastidiosissimo 'piuuuu' come quello dello spegnimento del portatile.

Mi svegliai cosí, di soprassalto, coperta di sudore dalla testa ai piedi, un grido che mi moriva in gola, facendomi alzare in piedi ed iniziare a correre senza avere la più pallida idea di dove diavolo stessi andando a finire, vestendomi in fretta e furia.

Non avevo idea di quando mi fossi addormentata, prima.

Non avevo neppure idea di cosa volessi fare.

Sapevo solo che non mi sarei fermata.





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