Senza saperlo mi hai distrutto il cuore, con crudeltà lo hai sfibrato e consumato, e adesso quel che ne resta è un freddo cadavere spolpato dagli avvoltoi, che piange il tuo ricordo lontano, destinato a dileguarsi nel vento, senza dirmi in che direzione, alla stregua di un furtivo tramonto autunnale; sei riuscito ad annidarti proprio lì, tra le fibre vibranti del mio essere, ad ustionarle al tuo fugace e feroce passaggio: mi hai marchiato a fuoco la pelle - che ora sa di un'Estate in più, che ora sa di una speranza in meno. Tu non capirai mai quanto io stia soffrendo: questo dolore così atroce lo sento contorcersi dentro di me, conficcarsi con forza tra le crepe delle mie viscere, al pari di un coltello affilato. Non vedi lo squarcio malato che, in silenzio, hai aperto nella mia esistenza? Guardami mentre sfumo al morir del giorno. Come sarebbero andate le cose, se avessimo rimandato il nostro addio ad un'altra volta?
|