Ruggine

di MollyTheMole
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Era un uomo odioso, e io lo odiavo, come molti altri, del resto.

 

Jodie Webber comparve sulla soglia, il sorriso sul volto, ma l’aria tirata. Si sedette sulla sedia e cominciò subito a ballare. I piedi saltellavano contro il pavimento, le gambe tremavano e le mani, rigide come stoccafissi, erano nascoste sotto le cosce. 

Danielle trovò il tutto estremamente interessante, specie dal momento che a mettere in atto quel comportamento era niente meno che la sorella di Eveline Northwood.

- Come sta, signora?- le chiese, cercando di farla rilassare un poco, ma la donna sembrava non volerne sapere.

- Bene, grazie.- la risposta era arrivata velocemente, con le sillabe pronunciate una accanto all’altra.

Era chiaro che non vedeva l’ora di uscire da lì.

- Perché non ci parla un po’ di lei, signora? La sua vita, il suo rapporto con la sorella, per esempio.-

Jodie si schiarì la voce, scostando la testa a destra.

Un discorso preparato, forse.

- Io e mia sorella siamo sempre state molto legate. La nostra famiglia ha un modesto patrimonio, non particolarmente grande. Quando lei ha conosciuto Carl è stato subito considerato un buon partito e il matrimonio è stato molto caldeggiato dalla nostra famiglia. Io ero contraria. Carl non mi piaceva. C’era qualcosa di falso nel suo comportamento, e per me, che passavo molto tempo assieme a lui e a mia sorella, era molto evidente. Si è realizzato quello che temevo. Lui la picchiava. Era un gran mascalzone. Credo che fosse incapace di volere bene a qualcuno. Era un uomo odioso, e io lo odiavo, come molti altri, del resto. Volevo che smettesse di fare male a mia sorella, ma io non avevo voce in capitolo.-

Non in modo onesto, di certo.

- Ha mai trovato il modo di manifestare il proprio dissenso nei confronti di suo cognato?- aggiunse il capitano, senza alcuna insinuazione intenzionale, ma Jodie Webber, evidentemente, non la prese allo stesso modo ed andò ancora di più nel panico.

- Non l’ho ucciso io! Non avrei mai potuto! Non sono capace! Eveline, poi, anche se era un gran farabutto, lo amava. Non farei mai del male a mia sorella!-

Danielle sospirò, cercando di battere il ferro finché era caldo, anche se, a volte, odiava il suo lavoro.

- Ci dica che cosa ha fatto nella giornata di…-

Ma la signora non la fece nemmeno finire. 

- Siamo scesi a fare colazione verso le otto, io e mio marito. Poi siamo usciti. Io sono rimasta con mia sorella, che si è sentita male per via delle pillole e del sole. Volevo accompagnarla in camera prima di pranzo, ma Carl ha insistito per far da solo. Dopo pranzo sono rimasta con mio marito tutto il pomeriggio, abbiamo fatto una piccola passeggiata attorno al lago. Poi mi sono assopita sulla sedia sdraio. Quando è calato il sole siamo rientrati. Siamo rimasti sempre con Eveline, la signora Rogers può testimoniarlo.-

- Mariah Rogers?-

- Non credo che ve ne siano altre, lei che dice?- rispose al capitano, stizzita. Poi, consapevole che non era nella posizione giusta per fare del sarcasmo, sospirò ed abbassò la testa. - Sì, è un’infermiera provetta.-

Danielle dovette ammettere che il capitano era molto bravo a leggere le persone. Pensò anche che Jodie Webber dissimulava male la propria tensione. Fin dall’inizio lei e il marito erano sembrati particolarmente agitati, e la cosa le aveva subito fatto pensare che i due avessero qualcosa da nascondere. Della coppia, l’osso più duro sembrava Richard Webber, tuttavia l’uomo si era tradito il giorno prima, entrando troppo nei dettagli della morte per malore di Johanna Northwood, cosa che le aveva subito fatto dubitare della veridicità delle sue dichiarazioni.

Forse avrebbe potuto giocare bene le proprie carte, sfruttando il rapporto tra moglie e marito.

- Mi dica, signora, come ha conosciuto suo marito?-

Jodie, evidentemente, non si era aspettata la domanda e parve rilassarsi un poco, sorridendo al ricordo.

- Io lavoravo come cameriera nel caffè di fronte all’università. Lui era appena uscito e aveva sostenuto un esame. Era solo e mi chiese un cappuccino. Avevo quasi finito il turno. Mi chiese di restare a fargli compagnia.-

- Da allora siete rimasti sempre insieme?-

- Oh, sì. E’ successo molto prima che Eveline incontrasse Carl. Io sono la più piccola delle due, ma sono sempre stata la più precoce. La nostra è una famiglia molto religiosa, ed Eveline è stata quella che ha subito di più l’influenza dei nostri genitori. Io sono sempre stata quella ribelle.-

Anche lei parlava con dovizia di dettagli, forse per nascondere qualcosa. 

- Anche ieri è sempre stata assieme a suo marito?-

- Sì.- 

La risposta, secca e perentoria, era arrivata un po’ troppo velocemente, e la mobilità degli occhi della signora non ispirava molta fiducia. 

C’era inoltre un piccolo dettaglio che Danielle aveva notato, durante i suoi interrogatori a Scotland Yard. Spesso, i suoi sospettati davano una risposta e si contraddicevano con i cenni del capo. Anche in quel caso, la donna aveva profferito un secco , per poi fare cenno di no con la testa.

Interessante.

Danielle ipotizzò che fosse il caso di utilizzare l’informazione che aveva loro fornito la signora Northwood. Le versioni delle due sorelle, infatti, non concordavano, almeno in un punto.

Ovvero, il ruolo di Richard Webber ed il probabile litigio con Carl Northwood.

- A noi risulta, signora, che suo marito sia andato a fare una passeggiata con la vittima lungo il lago, mentre lei è rimasta con la signora. E’ vero?-

Jodie sbiancò ed annaspò in cerca d’aria.

- Sì.-

- Allora perché lo ha omesso? Le ricordo che la falsa testimonianza è un reato, signora.- la redarguì il capitano, pur rimanendo delicato. 

La signora Webber sembrava disperata. 

- Mio marito è innocente!-

- Questo lo lasci decidere a noi.-

- Lo so che sembra colpevole, ma non lo è! Avevo chiesto ad Eveline di aiutarmi, ma è troppo sconvolta e non capisce! Richard è andato a fare una passeggiata con Carl, che è tornato da solo, furibondo. Mio marito è tornato più tardi. Avevano litigato per via di Johanna e del suo malore.-

- Perché?-

Il ritmo delle domande di Danielle era incalzante, e sembrava tutto meno che accomodante, a differenza di prima. William notò il cambiamento e se ne chiese il motivo. Jodie Webber sembrava una donna normale, per bene, ed era molto difficile considerarla colpevole. Anche l’atteggiamento terrorizzato che stava manifestato in quel momento non corrispondeva con un profilo da assassino. Certo, poteva essere un’abile bugiarda, ma l’opzione più probabile era che stesse proteggendo il marito, e probabilmente era esattamente a questo che Danielle puntava. 

- Perché è stato lui a prestare i primi soccorsi! Carl lo ha accusato di non aver fatto bene il suo dovere, ma non è vero! Richard non c’entra niente!-

- Ci dica la verità. Suo marito è rimasto sempre con lei?-

Jodie Webber sembrava sull’orlo delle lacrime.

- No.-

William e Danielle si guardarono, intendendosi.

- Vada avanti.-

- La mattina l’ha passata con Carl. Il pomeriggio l’ha passato con me, ma quando mi sono svegliata dal mio pisolino, lui non c’era. E’ tornato poco dopo. Non mi ha detto dove sia andato. Vi prego, è innocente!-

Il capitano sospirò e porse il foglio alla signora.

- Firmi qua, poi potrà andare.-

La donna prese la penna con la destra e firmò. I suoi piedi erano piccoli e proporzionati, come quelli della sorella.

Si alzò e si affrettò a raggiungere la porta, quando Danielle la fermò.

- Mi ripeta, signora Webber. Johanna è morta di malore?-

La donna non si voltò nemmeno a guardarli.

- Sì.- disse, affondò la maniglia e uscì di corsa dal salone.

 

- Però.- fece il capitano.- Che fretta.-

- Diamo loro un po’ di tempo, prima di chiamare il dottor Webber. Sarà interessante vedere che cosa succederà, dopo aver gettato il sasso in acqua.-

William, la mano sulla maniglia della porta, si fermò e si appoggiò con la schiena al muro.

- Hai agito da agente destabilizzante.-

- Si sono messi d’accordo su qualcosa, e Webber è a conoscenza della vera causa della morte di Johanna. Sospetto che sia stato lui a falsificare il rapporto d’autopsia.-

Il capitano parve pensarci su.

- In fondo, ha senso.- concluse, giocando con i bottoni della camicia.- E’ un medico, avrebbe avuto le competenze per farlo, e poi Northwood era un gran mascalzone, magari lo ha minacciato.-

- O lo ricattava, come ha provato a fare con Dietrich.-

William le sorrise, di un riso bello e sereno, che per un momento la distrasse dal caso e dalle loro deduzioni.

- Immagino che questo sia un interrogatorio tranquillo, rispetto a quelli che facevi a Scotland Yard.-

Danielle abbozzò un sorriso mesto.

- Fisicamente, non avevo la stazza, ma sapevo entrare nella loro testa.-

- Pensi che menta?-

- No.- concluse Danielle, sdraiandosi sullo schienale della poltrona e stirandosi come un gatto.- Credo che dica la verità, a parte sulla morte di Johanna.-

 




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