Goodbye My Lover

di Wake Me Up
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Le curve di Alice risaltavano in quel tubino nero attillato. Mentre Federica l’aiutava a chiudere la lampo di quel vestito che le accarezzava tutta la schiena, Alice si finì l’ultimo goccio di Martini tutto d’un fiato.

“Come farai? Sei veramente sicura di andare vestita così di nero al suo matrimonio? Non credi che sia un pò…insomma…inappropriato?” Chiese Federica allarmata.

“Non che il vestito non ti doni, per carità” continuò. “È solo che…”

“È solo che risalterei troppo in mezzo agli invitati e sarei l’antagonista della sposa - sia figurativamente sia realmente” la interruppe Alice, versandosi un altro bicchiere di Martini. Il liquido non fece in tempo a toccare il fondo del bicchiere che stava già sfiorando le sue labbra, per la terza volta.

Alice scrollò la testa, di fronte allo sguardo preoccupato di Federica.

“Comunque sì., sono sicura” continuò. “Ti ricordi come Lady Diana si vestì per la sua prima apparizione pubblica subito dopo aver divorziato dal principe Carlo che la tradiva? Ecco, io voglio fare la stessa cosa: strabiliare le persone con il mio stile a mo’ di funerale…” fece una pausa 

“…anche perchè, in un certo senso, un funerale un pò lo è”.

Un silenzio assordante crollò tra le due, mentre una lacrima amara si fece lentamente spazio sulle guance di Alice.

Federica si avvicinò e l’abbracciò, scoccandole un docile bacio sulla nuca.

“Shh, lo so tesoro, lo so, deve essere orribile vedere la persona che ami che sta per sposare un’altra donna”

“Tu non hai idea di cosa voglia dire…hai sempre avuto Tommaso accanto e siete cresciuti insieme. Ma tu riesci ad immaginare la persona giusta, che per tutti questi anni hai aspettato, desiderato ardentemente, che sai che prova qualcosa per te…semplicemente svanire. E in un attimo tutti i tuoi sogni, piani, progetti vengono ridotti al niente, al buio eterno”

Alice si asciugò le lacrime. “Non posso semplicemente arrendermi. Non ora. Non dopo così tanto tempo. Sono passi tredici anni Fè, tredici fottuti anni. E lo amo ancora come la prima volta che l’ho visto. Siamo rimasti in contatto per così tanto tempo ed ogni volta che lo sentivo avevo i brividi. Non c’è mai stata una conversazione completamente amichevole e platonica. Siamo sempre stati intrigati l’uno dall’altra. Abbiamo sempre avuto una connessione tropo forte per ignorarla. E tutto questo nonostante la distanza. Ed ora, proprio ora, che sono così vicina ad averlo….lui decide di mettere un punto? No, non esiste. Non posso arrendermi ora. O, per lo meno, me lo devo sentir dire da lui.”

“Sentir dire da lui, COSA?” Chiese Federica.

“Che non mia ama, che è stato tutto nella mia testa, che dovrei smetterla. Anzi, no. Che ama lei più di quanto lui abbia mai amato me. Che lei lo fa impazzire più del pensiero di riverdermi, di riabbracciarmi. Che non prova più nulla per me. Che sono un punto nel suo passato destinato a svanire in mezzo ai suoi ricordi. Mi deve guardare negli occhi e me lo deve dire, senza il più piccolo briciolo di rimpianto negli occhi.”

Federica sospirò.

“Senti, non voglio smontare il piano malvagio né mettere il dito nella piaga - ma questo quando penseresti di dirglielo? Considerando che la cerimonia è fra poco…e tu, tecnicamente, non saresti neanche invitata”

“Non sono invitata al ricevimento” sottolineò Alice. “E comunque la cerimonia è tra tre ore. E di certo non vado lì per quella. Lo voglio beccare da solo, nell’anticamera della chiesa, mentre si prepara con il suo bellissimo smoking e gli voglio parlare. Ne ho bisogno.”

“Ali, non fare cazzate. Lo sai che è un grande rischio, sia per te che per lui. Vuoi veramente mettere a repentaglio il suo matrimonio?”

“Voglio solo avere delle risposte.”

Federica stava per obiettare, ma ormai era troppo tardi. In un agile balzo, Alice aveva afferrato le chiavi della macchina e la porta si stava chiudendo dietro si sé.

****

La location della cerimonia era molto bella: una piccola chiesa pittoresca ambientata nel verde. Alice ruoteò gli occhi al cielo: era stata sicuramente una scelta di lei. Lui avrebbe preferito la spiaggia, ne era certa. Ne avevano parlato mille volte.

La piazza della chiesa era circondata da furgoni che finivano di scaricare fiori e decorazioni. Le uniche due altre macchine presenti erano una Mercedes blu ed un'Audi grigia, una del testimone ed una dello sposo. L’entrata della chiesa era aperta e si respirava l’ultima aria di calma prima della tempesta. Alice si avvicinò all’uscio timidamente. “Ora o mai più” pensò , varcando la soglia.

L’interno rinascimentale era ancora spoglio dalle decorazioni festive, risaltando la bellezza antica e pura degli affreschi ottocenteschi della chiesa stessa. Mentre osservava il soffitto dipinto, la  mente di Alice tronò indietro di undici anni, a una delle prime volte in cui incontrò Luca a Roma. 

****
FLASHBACK

Ancora disillusa dal futuro e dalle poche opportunità che Roma avrebbe potuto offrirle, Alice era totalmente stufa di sentirsi intrappolata in una città che sentiva estreanea. Eppure, quel giorno, era arrivata a ripassare qualsiasi leggenda   

Quando lo vide arrivare a Piazza Navona, il suo cuore ebbe un tonfo. Subito corsero l'una tra le braccia dell'altro. Ed in quell'abbraccio, si celarono tutto ciò che non si erano mai detti - ma che sapevano benissimo di provare l'un per l'altra.

"Mi sei mancata" - disse Luca, rompendo il silenzio.
Alice arrossì, sorridendo "Anche tu".
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Dopo essersi aggiornati sul più e sul meno, Alice gli rivelò come si sentiva riguardo Roma - e la sua impazienza riguardo la possibilità di trasferirsi all'estero.

Luca roteò gli occhi al cielo e, con un sorriso beffardo rispose: "Possibile che non sei capace di apprezzare il presente?! Voglio dire, guarda dove sei" - si spostò al centro della strada, girando su sè stesso. "Sei circondata da talmente tanta meraviglia e nemmeno te ne accorgi" - continuò. "Anzi, la dai proprio per scontata" - concluse.
"Ma non è vero" - si difese Alice - "è solo che io sono cresciuta qui. Ho visto tutto. E, sopratutto, ho vissuto in questa città. E credimi, le meraviglie turistiche perdono il loro splendore quando vivi quotidianamente tutti i problemi che ci sono a Roma".
Luca le lanciò uno sguardo di sfida. Poi, repentinamente, esaminò i suoi dintorni.

Senza nemmeno risponderle, la afferrò per un braccio e la trascinò nella chiesa di fronte a loro. Entrarono.
La chiesa era adornata da affrschi ottocenteschi e la cupola era ornata d'oro, con dipinti di santi ed angeli.
Luca notò l'espressione meravigliata di Alice. Sorrise e, avvicinandosi, le sussurrò "Hai visto tutto...eppure scommetto che qui non c'eri mai entrata". Alice era troppo immersa nell'ammirare ciò che la circondava per rispondegli. Ma sapeva benissimo che la sua reazione diceva tutto.

Delicatamente, Luca l'accarezzò, facendo scivolare due dita sotto il mento di Alice. Poi la voltò verso di sè. "Hai visto quanta bellezza? Smetti di chiuderti a tutto ed essere sempre così categorica. C'è sempre qualcosa in più da cercare, da scoprire e qualche emozione nuova da condividere. Promettimi che, anche se odi dove sei ora, non ti chiuderai mai più verso alla possibilità di apprezzare quello che hai sotto il tuo naso".

E poi, sotto quel cielo dipinto, posò le sue labbra su quelle di Alice.

FINE FLASHBACK

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Arrivata all'anticamera della chiesa, Alice sbirciò in un angolo e vide Luca che si stava preparando, cercando di aggiustarsi il papillon. 

“Quanto è bello” pensò. Poi, sentendo che il tempo stringeva, a passo deciso varcò la soglia, per poi appoggiarsi sullo stipite porta.

Gli occhi di Luca si spalancarono non appena la vide. Paura? Gioia? Rimpianto? Una serie di emozione indecifrabili passarono in quello sguardo.

****

Nel frattempo, dall’altra parte della chiesa i rumori delle decorazioni si facevano più forti. Una voce in particolare riecheggiava nei corridoi.

“No, ho detto di no. Si le fedi sono qui. È tutto pronto. Si, i fiori sono arrivati. Di a Silvia di stare tranquilla. Di pensare solo a prepararsi una volta tanto” Simone parlava al telefono con il tono annoitato di un padre che deve rassicurare la figlia. Incamminandosi verso l’anticamera della chiesa, era preso a controllare che tutto fosse pronto in mezzo alla “lista di cose da fare”che gli aveva fatto recapitare la sposa.

Totalmente immerso nella lettura e nelle sue chiamate, sorpassò la soglia dell’anticamera senza accorgersi della figura vestita di nero che aveva accanto.

“Luca, dai, siamo quasi pronti - tu come stai messo? Lo sai che se sei in ritardo, poi Silvia mi uccide. Anzi, CI uccide. Non capisco proprio perchè tu ci stia mettendo così…” I suoi occhi si alzarono dai fogli di carta e rimasero impietriti alla vista di ciò che aveva davanti. “E lei cosa ci fa qui?!” tuonò.

****

Simone ed Alice non si erano mai visti. Ma si conoscevano bene l’un l’altra. Troppo tempo aveva passato Luca a descrivere a Simone la situazione impossibile che si era creata con Alice, allo stesso modo in cui troppo tempo aveva passato Alice a sentir parlare di quel ‘migliore amico’ che sapeva tutto, che aiutava Luca e gli offriva consiglio ogni volta. E troppe volte aveva visto quella figura onnipresente nelle storie, nei commenti, in quel suo piccolo spiraglio di vita che Luca condivideva sui social. In quella piccola finestra che Alice aveva sulla sua vita quando erano lontani. 

Ancora con il papillon da allacciare,  gli occhi lucidi di Luca si spostarono verso Simone. Con un groppo in gola, cercò di articolare una frase, ma nulla uscì dalla sua bocca. Alice lo conosceva bene: troppi pensieri ed emozioni si stavano scatenando dentro di lui per poter reagire a mente fredda e con una risposta appropriata alla situazione. Alice prese il controllo.

“Ciao, Simone” disse dolcemente, girandosi verso di lui.

“È un piacere incontrarti, dopo così tanto tempo” un breve sospiro, accompagnato da un sorriso si fecero strada per il suo volto.

Come nel monologo finale di un film, Alice non gli diede tempo di rispondere e continuò: la scena era sua. Ogni movenza sembrava uscita fuori da una direzione artistica, ogni parola da un copione.

Si rigirò nuovamente verso Luca.

“Non ti preoccupare per me, me ne stavo andando. Ero venuta solo a fare i miei migliori auguri allo sposo.”

“Lo sposo” - pensò fra sè e sè. Sorrise amaramente, chiudendo la distanza che era avanzata tra lei e Luca. Lo guardò negli occhi - quegli occhi marroni, profondi come l’universo. Sorrise e gli accarezzò la guancia, delicatamente, lentamente, consapevole che sarebbe stata l’ultima volta. La sua mano tracciò il profilo di Luca e ne assaporò ogni centimetro - come a voler imparare ogni microscopico millimetro del suo volto ed imprimere un ricordo permanente. La mano scese sul collo ed Alice sentì la pelle di Luca rabbrividire. Poi sulla spalla ed infine si avvicinò al papillon. Lo legò in quella maniera che solo Alice sapeva fare, come aveva fatto anni prima.

“Ora sei pronto. Sei stupendo, perfetto per andare su quell’altare”. La voce di Alice cominciò a rompersi. ”You are going to smash it” continuò, ormai non riuscendo a trattenere le lacrime.

Luca la guardava, in silenzio, anche lui con il volto rigato da delle lacrime silenziose.

Alice cercò di ricomporsi. Si avvicinò all’orecchio di Luca e sussurrò: “Ti auguro il meglio, amore mio. Sii felice. È così che ti voglio vedere quando ci rincontreremo” Fece una breve pausa. “Se ci rincontreremo” continuò “Se il destino farà incrociare i nostri cammini ancora una volta.”

Prese un bel respiro. “Grazie per avermi dato quelle emozioni che ho sempre trovato nei libri - ora vai e costruisci quel finale alla Nicholas Sparks che non ho mai creduto esistesse - o che speravo sarebbe stato con me.”

Si avvicinò e gli diede un bacio sulle labbra. Furono pochi secondi. 

Lo guardò. “A presto” disse. Anche se, in cuor suo, sapeva benissimo che quel ‘presto’ non sarebbe mai arrivato.


 




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