Billy O’ Hagan racconta la fine del mondo

di Star_Rover
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2.  Non è una guerra per yankee
 

Le lunghe settimane di addestramento furono dure e faticose, almeno per le reclute che avevano deciso di affrontare seriamente quella guerra. Mentre giovani volontari ardimentosi imparavano che nella vita militare erano necessari esercizio e disciplina, il soldato Billy O’ Hagan intuì fin dal primo momento che avrebbe dovuto giocare d’astuzia.
Le regole per evitare rogne al campo sembravano semplici: obbedire agli ordini, mai contraddire un superiore e non farsi detestare dai compagni.
Billy si era calato presto nei panni di un soldato accondiscendente, apparentemente determinato a svolgere il suo dovere.
Reggere i ritmi militari non era semplice, ma O’ Hagan riusciva a trovare il modo per evitare i turni più faticosi. L’importante era dare l’impressione di essere sempre impegnati e di non avere tempo da perdere, anche quando in realtà non c’era nulla da fare.  
Così durante il periodo di addestramento il sergente McKee ebbe l’impressione che O’ Hagan fosse un soldato volenteroso, poiché davanti ai suoi occhi era sempre al lavoro, anche se in realtà per la maggior parte del tempo restava imboscato nelle cucine o in infermeria.
L’esperienza come truffatore gli fu utile anche per comprendere il carattere dei suoi compagni. Tentò di mostrarsi sempre gentile e disponibile, soprattutto nei confronti di coloro che avevano ottenuto i punteggi più alti al poligono. Nel peggiore dei casi, sotto al fuoco nemico, sarebbe stato utile avere un amico con una buona mira. 
 
La permanenza al campo fu alquanto tranquilla, Billy continuava a sperare che la guerra potesse finire da un giorno all’altro, prima che le truppe statunitensi fossero chiamate in prima linea. A quel punto anche la vittoria della Germania sarebbe stata gradita.
Purtroppo le notizie che giungevano oltreoceano dalla radio e dai giornali non erano affatto rassicuranti.
Al soldato O’ Hagan non sarebbe dispiaciuto trascorrere il suo periodo nell’esercito come riserva. Al contrario dei suoi compagni non aveva alcuna fretta di imbracciare un fucile e correre all’assalto delle trincee nemiche.
Per quel che lo riguardava, sarebbe stato lieto di continuare a pulire latrine, pelare patate e lucidare stivali piuttosto che mettere piede sul campo di battaglia.
Ovviamente di fronte ai suoi compagni doveva nascondere i suoi reali pensieri e mostrarsi entusiasta all’idea di morire eroicamente per la Patria.
 
La sera prima della partenza il tenente Dunkel tenne un discorso per i suoi uomini. La sua interpretazione fu particolarmente intensa e appassionata. Billy però non ascoltò nemmeno una parola, era troppo ubriaco per prestare attenzione al suo superiore. Tutte le sue forze erano impiegate nel restare in piedi senza vomitare. In fondo quella sarebbe potuta essere la sua ultima notte di baldoria, doveva pur approfittare della situazione.  Inoltre ritenne che l’alcol l’avrebbe aiutato ad imbarcarsi senza troppi rimpianti.
A risultato di ciò O’ Hagan ebbe la sensazione di dover smaltire la sbronza più lunga della sua vita, poiché nei giorni seguenti, durante la traversata, soffrì ininterrottamente di mal di mare.
Il caporale medico trovò come unica soluzione un’elevata dose di calmante. Dopo aver somministrato il farmaco al paziente commentò: «è fortunato, almeno non deve preoccuparsi dei missili tedeschi. Se questa nave dovesse affondare probabilmente nemmeno se ne accorgerebbe»
 
***

Billy si risvegliò sano e salvo una volta giunto a destinazione. Lo stato di incoscienza con cui aveva affrontato il viaggio gli impedì di analizzare razionalmente la situazione. Ritrovandosi coinvolto in quell’ondata di euforia iniziò anch’egli a credere nel buon esito dell’impresa.
I nuovi arrivati in Francia ricevettero una calorosa accoglienza da parte della popolazione. Le truppe americane marciarono per le strade del villaggio acclamati dalla folla, così come avevano lasciato New York. 
Billy e i suoi compagni erano troppo presi dall’entusiasmo per notare i soldati inglesi rimasti nelle retrovie. I militari britannici assistettero alla parata con sguardi cupi e rassegnati.  
«Guardate gli americani, sembrano addirittura felici di essere qui!» commentò uno di loro.   
«Non sanno quello che li aspetta» rispose tristemente un sottufficiale.  
«Lo scopriranno presto, e allora nessuno di loro sorriderà più»
«Già, è giunto il momento che anche gli yankee diano il loro contributo in questa guerra»
«Nuovi bersagli per i tedeschi» fu la sentenza definitiva.
 
Billy O’ Hagan, ignaro del suo destino, quella stessa sera scrisse una lettera alla sua amata Rose.
 
Mia cara.
Ti scrivo per informarti del mio arrivo in Francia.
Qui i volontari americani hanno trovato una degna accoglienza. Agli occhi dei civili siamo visti come eroi e salvatori. Sicuramente non deluderemo le loro aspettative, con il nostro aiuto gli Alleati riusciranno a vincere questa guerra. L’America saprà ricoprire un ruolo decisivo nel conflitto.
Non preoccuparti per me, presto sarò di ritorno.
Continua a pensare al nostro matrimonio, chissà…forse per il gran giorno potrei indossare un’uniforme decorata.
Con amore,
il tuo Billy
 
***

O’ Hagan tornò bruscamente alla realtà della guerra quando raggiunse per la prima volta le trincee. Dopo aver marciato per giorni in lande desolate e devastate dalle esplosioni le truppe americane raggiunsero il fronte.
Poiché il plotone del tenente Dunkel condivideva la sua postazione con gli inglesi fu compito di Billy e del soldato Danny Jackson presentarsi al comando britannico con una lettera firmata dall’ufficiale.
O’ Hagan non provava particolare simpatia per il suo compagno, un ragazzino timido e impacciato che a stento riusciva a reggere il peso del suo zaino. Doveva però ammettere che si divertiva nel metterlo in imbarazzo raccontandogli barzellette sconce. Fortunatamente quella volta non avrebbe dovuto contare troppo sulle (alquanto scarse) competenze militari di Jackson.
Esplorando gli intricati camminamenti i due americani si persero ripetutamente. Si fermarono più volte per chiedere informazioni, ma continuarono a girare in tondo. Quando trovarono la strada sbarrata dal filo spinato ebbero il sospetto che gli inglesi gli avessero volontariamente fornito le indicazioni sbagliate.
Alla fine O’ Hagan e Jackson riuscirono comunque a raggiungere il centro di comando britannico.
Un sergente squadrò la coppia di estranei con particolare attenzione. I due soldati indossavano divise che profumavano ancora di pulito, erano in forze e ben nutriti. Freschi e riposati.
«Americani?» domandò.  
Billy annuì.
«Siete in ritardo»
«Abbiamo incontrato qualche…ehm…difficoltà lungo il tragitto»
L’inglese sbuffò.
«Vi stiamo aspettando da più di tre anni» replicò con amarezza.
Billy intuì che la presenza dei suoi connazionali non fosse apprezzata al fronte. Credeva che in Europa gli americani sarebbero stati considerati come degli eroi, ma dove la guerra si combatteva davvero l’opinione era ben differente.
 
Sulla strada del ritorno Billy e Danny furono fermati da due soldati britannici, entrambi dai volti scuri e le uniformi coperte di fango.
«Oh, ecco altri yankee…» esclamò un inglese con tono di scherno.
«A dire il vero preferiamo essere chiamati doughboys» replicò Billy con ritrovato orgoglio.
L’inglese rispose con irriverenza: «se è così allora continueremo a chiamarvi yankee»
Jackson si limitò ad abbassare lo sguardo e a restare in silenzio. O’ Hagan invece aveva preso la questione sul personale. Soltanto per questo si sentì in dovere di difendere la sua posizione.
«Dovreste avere più rispetto per noi. È per aiutarvi che abbiamo scelto di entrare in guerra!»
Il soldato in divisa kaki scoppiò a ridere.
«Voi siete venuti a salvarci? E come pensate di combattere i crucchi? Siete arrivati qui senza mortai, mitragliatrici, munizioni…»
«I rifornimenti arriveranno presto insieme all’artiglieria»
I due britannici si scambiarono un’occhiata perplessa: «sempre che gli U-boats non abbiano già affondato le vostre navi»
«Voi inglesi siete sempre così ottimisti?»
«E voi yankee siete sempre così stupidi?»
All’improvviso un fragoroso boato zittì tutti quanti.
Billy sobbalzò guardandosi intorno con uno sguardo atterrito. Altre esplosioni continuarono a far tremare il terreno.
I due britannici restarono impassibili, quelle bombe non erano per loro. Il cielo notturno fu illuminato da abbaglianti lampi rossastri. 
«Ecco, questo spettacolo è tutto per voi yankee! I tedeschi hanno voluto darvi il loro benvenuto!»
Billy rimase ad osservare i bagliori nel cielo, poi rivolse lo sguardo al piccolo Jackson, ancora rannicchiato sul fondo della trincea, timoroso e tremante.
Fu in quel momento che O’ Hagan capì che per sopravvivere a quella guerra avrebbe dovuto abbandonare la presunzione americana e rivolgersi all’esperienza britannica.




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