01-Il San Mungo
Il San Mungo
Otto mesi dopo
Ginny
sbuffò ancora guardando l'orologio: era mezz'ora che stava
aspettando il
medimago in quel piccolo corridoio e nessuno l'aveva ancora chiamata.
L'infermiera le aveva detto già due volte di sedersi e di
aspettare,
confermando che qualcuno l'avrebbe chiamata a breve.
Odiava
il San Mungo, non le piaceva stare lì: le ricordava tutti i
ricoveri che
c'erano stati dopo la battaglia di Hogwarts e tutte le cure che avevano
dovuto
fare per riprendersi. Si guardò le braccia e si
sentì calda: anche il viso le
scottava e un dolore sordo le martellava la testa. Iniziava a sentirsi
stanca e
stressata: ma aveva paura che sarebbe peggiorato tutto se fosse andata
a casa
senza farsi vedere da un Medimago, quindi era obbligata ad aspettare
che la
visitassero.
Il
corridoio non era molto grande: c'erano tre sedie contro il muro delle
due
pareti che si fronteggiavano, le uniche senza porte; alle sue spalle
c'era una
finestra, ma girarsi per guardare fuori le provocava dei giramenti di
testa,
così Ginny rimase a osservare davanti a sé,
controllando le due porte
scorrevoli che si aprivano automaticamente quando passava un Medimago o
un
infermiere.
La
signora seduta al di là del corridoio, sembrava avanti con
l'età, sicuramente
più vecchia di sua madre e più giovane di sua
nonna, ma il suo viso, anche se
rigato dal tempo, mostrava una bellezza invecchiata bene, anche se
sembrava
molto stanca. Non avendo niente da fare, Ginny tentò di
attaccare bottone.
"Lei
aspetta da molto?" chiese, quindi.
La
donna, con la pelle olivastra e gli occhi scuri, le sorrise. "Sono qui
da
più di un'ora, cara".
Un'ora?
Ginny incassò le spalle: anche lei avrebbe dovuto aspettare
così tanto tempo? E
perché, visto che non c'era nessun altro, non era venuto
qualcuno a chiamarle?
Annuì e si alzò in piedi, per contenere il
nervosismo con qualche passo,
nonostante la testa continuasse a girare.
"Signorina
si sieda, non può stare in piedi" la sgridò dopo
poco un'infermiera,
comparsa dalla porta scorrevole.
"È
tanto che
aspettiamo, non riuscivo più a stare seduta. Mi sa dire
quando arriverà il
medimago?"
"Quando arriverà, lo vedrà. Si sieda e
aspetti."
Ginny sospirò e si risedette un po' nervosamente e
lanciò un'occhiata alla donna seduta oltre il corridoio, che
le sorrise
paziente.
"Ma la signora è qui da più di un'ora, dobbiamo
davvero aspettare così tanto?" domandò ancora,
cercando comunque di non
essere maleducata.
L'infermiera lanciò un'occhiata alla donna e poi
sbuffò rumorosamente e borbottò: "Questa pazza
è sempre qui…" E sparì
oltre l'altra porta scorrevole in fondo.
Ginny la ignorò e sorrise ancora alla strega. "Niente
da fare, mi spiace…"
Anche la donna sospirò. "È sempre
così,
qui" confermò lei.
"Viene spesso?" si informò. Magari aveva
una malattia magica che necessitava di cure continue. Per un attimo,
Ginny ebbe
pietà di lei e sperò che tutto quello che facesse
non le desse grossi problemi.
"Sì, ma spesso non ricordo il perché sono
venuta…" Come? La ragazza alzò un sopracciglio:
che avesse ragione
l'infermiera? La sua faccia probabilmente parlava per lei,
perché la donna
continuò a spiegare. "Mi capita, in alcuni momenti, di
ritrovarmi qui
senza capire perché ci sono, così ora non mi
considerano più molto attendibile…"
"Ma come? Probabilmente lei è sotto un incantesimo
o qualcosa del genere!" Un Confundus dato bene o un Imperios, lasciano
dei
vuoti di memoria, le infermiere dovevano prestare attenzione e non
sottovalutare la cosa.
"No, ho spiegato al medimago che mi aveva
visitato le prime volte, cosa sentivo e lui mi ha visitato, non sono
sotto
l'effetto di alcun incantesimo."
"Per fortuna!"
"Sì,
per fortuna…" La donna sospirò e
guardò per un attimo fuori dalla finestra
del corridoio: il giardino sottostante era bellissimo, pieno di alberi
in fiori
e aiuole colorate. "È che così non so cosa mi
stia succedendo… A volte accade
anche quando sono a casa e non so mai perché…"
Oh,
che brutto! Era vero, però: non sapere era peggio di
ricevere l'esito di una
brutta malattia.
"Hanno
detto che sono diventata vecchia e che è normale, invece io
so che non è così.
Ma non riesco a dimostrarlo. Quando arrivo qui e spiego che non ricordo
perché
sono venuta, ma mi sembra di non stare bene, chiamano mio figlio e mi
fanno
riportare a casa. E nessuno vuole più visitarmi. Ho sperato
di incontrare un
medimago diverso, oggi. È come se mi rendessi conto che
è una cosa importante, che
si stanno sbagliando, ma non capisco perché e come
spiegarlo…"
Ginny
si alzò e attraversò il corridoio per sederle
vicino. "Ha provato a
scrivere una sorta di diario? Anche in più momenti del
giorno, scrivere cosa
fa, cosa mangia, se qualcosa le sembra strano… Se lei
riuscisse a scrivere
perché sente il bisogno di venire qui, subito, prima ancora
di farlo, potrà
spiegare ai Medimaghi cosa è successo. E se lo fa per
qualche giorno di fila e
nota che c'è una ripetitività, sicuramente si
riuscirà a capire cosa le provoca
i vuoti di memoria. Se dice che è qualcosa che le succede, e
non perché sta
invecchiando, io le credo. E noi conosciamo il nostro corpo e la nostra
mente,
se sappiamo che una diagnosi è sbagliata, non dobbiamo
arrenderci!"
La
strega le sorrise e le diede ragione, dicendole che avrebbe seguito il
suo
consiglio. Ginny frugò nella borsetta e le
allungò una penna auto-inchiostrante
del TiriVispi, mentre si sedeva su una sedia vuota accanto a lei. "Lo
scriva adesso, che deve farlo, così quando
tornerà a casa non lo
scorderà".
La
strega fece apparire con la bacchetta un biglietto di pergamena e
iniziò a
scrivere poche parole con una calligrafia elegante e fina.
Staccò gli occhi
dalla pergamena e notò che sotto le sue unghie c'era della
terra. Era strano,
perché per il resto era pulita e curata. Ma sapeva che
quando sua madre
lavorava in giardino, brontolava perché faceva fatica a
pulirsi le mani.
"Si
occupa di giardinaggio?"
Gli
occhi della strega si illuminarono. "Sì, ho un roseto e
qualche piccola
aiula. La settimana prossima dovrebbero sbocciare dei nuovi fiori, ne
sto
aspettando almeno una decina, non vedo l'ora che succeda. Sai io non
uso la
magia per le coltivazioni, come fanno molte, mi piace che rispettino i
loro
tempi… Ho un piccolo giardino d'inverno nel retro di casa
mia, lì a volte la
magia sono costretta a usarla, ma cerco di non farlo spesso, solo
d'inverno. Ho
anche…"
La
donna le raccontò molte cose e Ginny ebbe l'impressione che
non fosse una
vecchia svampita come pensava l'infermiera. L'ascoltò con
interesse mentre le
spiegava dettagli di fiori e piante da far impallidire la professoressa
Sprite
di Hogwarts, ma il giardinaggio non era l'unica cosa di cui le piacesse
parlare
e Ginny sorrise mentre le raccontava aneddoti di famiglia e altre
piccole cose.
Mentre narrava di vicende passate, la strega muoveva le mani e quando
le agitò
un po' di più, Ginny notò dei piccoli puntini blu
sulle sue dita e sui palmi
delle mani: si vedevano solo quando le alzava verso la luce, dava quasi
l'impressione che fossero ricoperte di polvere magica.
"Miss Weasley, ora può
entrare" esordì l'infermiera, aprendo la porta da dove era
sparita poco
prima.
"Ma la signora è qui
da…" rispose lei, girandosi verso la strega: era arrivata
prima di lei ed
era giusto che avesse la precedenza.
"Mrs Madeleine sta
aspettando che il figlio venga a prenderla. Lo abbiamo fatto chiamare.
Venga" ordinò quindi l'infermiera.
Ginny si alzò lentamente e
si girò verso la strega per salutarla. Avrebbe
però voluto dire a qualcuno
della polvere che aveva notato sulle sue mani, ma di sicuro non lo
avrebbe
raccontato a quell'infermiera odiosa. Forse al figlio, sì, a
lui poteva farlo
sapere. O anche a lei, nel caso suo figlio non le avesse creduto.
"Non preoccuparti,
cara, vai pure!" esclamò la strega, sventolando la mano
davanti al suo
viso per indicarle di obbedire all'infermiera. Uno strano profumo le
riempì le
narici.
"Mrs Madeleine,
scriva anche che deve…" Improvvisamente le parole le
morirono sulle labbra
e nella mente: cosa doveva dirle? Un leggero giramento di testa le fece
perdere
la concentrazione.
"Venga, su, non aveva
fretta?" la provocò l'infermiera e Ginny, che non riusciva a
capire cosa
fosse successo, annuì senza dire più niente.
Quando si girò verso il
corridoio, prima di entrare nell'ambulatorio, notò che Mrs
Madeleine la
osservava e cercò di sorriderle.
La donna aggrottò la
fronte e scribacchiò di nuovo sulla pergamena, ma Ginny non
riuscì a leggere
cosa avesse scritto.
***
"Mamma, sto
uscendo. Torno
domani a trovarti. Kikky sa come trovarmi, comunque, nel caso ci fosse
bisogno…
Sicura, allora, che non vuoi venire?" chiese il ragazzo, per l'ennesima
volta.
La strega sospirò, alzando
gli occhi dal lavoro a maglia e guardando il figlio. "Divertiti e non
pensare a me, starò bene a casa, stasera. Ti sei ricordato la boîte?"
Blaise rise e annuì,
toccandosi una tasca dei pantaloni eleganti dove aveva incantato e
rimpicciolito quella che sua madre continuava a definire la
boîte. Era l'inizio di maggio e quella sera la luna
sarebbe
stata quasi piena. La luce sarebbe stata giusta, il cielo era sereno e
lui
sapeva come cogliere le sfumature più belle della notte.
Soprattutto nel
giardino della villa di Stin'sen, dove quella sera si sarebbe tenuto il
ballo
del Ministero della Magia.
"Non riesci proprio a
chiamarla con il suo nome, vero?" Si chinò su sua madre e le
fece una
carezza materna sulla testa: stava invecchiando e, anche se spesso ai
figli non
piaceva l'idea, doveva accettare il fatto che avrebbe avuto sempre
più bisogno
di lui.
Blaise aveva sempre saputo
che il fatto di essere stato concepito tardi gli dava il grosso
svantaggio di
veder invecchiare sua madre prima del tempo, ma constatarlo ogni giorno
di più,
gli dava qualche pensiero.
"Mia nonna la
chiamava così: la boîte. Non riesco a usare un
nome diverso!" La strega
ridacchiò mentre incantava il gomitolo e si metteva
più comoda sulla poltrona.
"Lo sai che non sono totalmente rimbambita, vero? So che si chiama
macchina fotografica!" Il tono di sua madre divenne stizzito, mentre
pronunciava le ultime frasi, e lei piuttosto nervosa.
Blaise annuì, poco
convinto: sua madre aveva superato la sessantina e, per quanto non
volesse
ammetterlo, stava perdendo colpi.
La strega sbuffò ancora e
si allungò allo scrittoio per prendere un piccolo plico di
pergamene. Quando la
sua mano agguantò anche una lunga piuma rossa e oro, Blaise
si fece più
attento: doveva l'aveva presa? Non era una di quelle di sua madre. Si
avvicinò
velocemente e lanciò un'occhiata alla pergamena quando vide
la madre scrivere.
Cercò di decifrare la sua calligrafia senza avvicinarsi
troppo, ma lei se ne
accorse.
"Mi spii, Blaise? Non
posso neanche più scrivere i miei pensieri in santa pace?"
"Cosa scrivi, mamma?
Devi mandare un gufo a qualcuno?" chiese allora, cercando di sbirciare
ancora.
Lei scosse le spalle e lo
liquidò con una mano, coprendo la pergamena.
"Adesso che mi ci fai
pensare, voglio mandare un gufo a quella ragazza…
Chissà se le piacerebbe
venire qui, e vedere il mio giardino. La settimana prossima sono sicura
che
sbocceranno i fiori nuovi…"
Chi? Quale ragazza? Blaise
capì che avrebbe fatto tardi alla festa, ma doveva
assolutamente capire cosa
stesse combinando sua madre.
"Di chi parli?"
"Ieri, al San Mungo,
c'era una ragazza che aspettava di essere visitata insieme a me;
abbiamo
chiacchierato un po'..."
Blaise sospirò: sperò che
chiunque avesse incontrato sua madre non pensasse che fosse una preda
facile e
volesse circuirla.
"Ah. E ti ha detto
che vuole vedere i tuoi fiori?" chiese, guardingo: la strega era
piuttosto
suscettibile, negli ultimi tempi, e lui voleva indagare senza che lei
se ne
accorgesse.
"No, abbiamo solo
chiacchierato. È stata molto gentile e ultimamente non lo
sono in molti, là al
San Mungo…"
Il ragazzo si morse un
labbro al pensiero che la donna avesse ragione: neanche lui era stato
molto
paziente con la questione delle visite in ospedale. "Mi spiace,
mamma…" Lei lo liquidò ancora con la mano e
sorrise: per un attimo a
Blaise ricordò la madre che era stata quando lui era un
adolescente.
La donna fece dondolare la
piuma colorata e lo guardò piegando la testa. "Dici che le
andrebbe di
venire a vedere le rose e quei nuovi fiori che mi ha regalato Rachel?
Potrei
dirle che voglio restituirle la piuma…"
"Ti ha dato lei la
piuma?" chiese quindi, tirando fuori la bacchetta mentre la madre
annuiva.
"Me l'ha prestata
quando mi ha detto di scrivere le cose per non dimenticarle."
"Ti ha consigliato
questo?" domandò, di nuovo, Blaise, incuriosito: non era una
cosa
malvagia, effettivamente. Se sua madre non si ricordava più
le cose, scriverle
l'avrebbe aiutata a capire tutto ciò che aveva iniziato a
scordarsi e farsene
una ragione. Forse così si sarebbe fatta aiutare. Non
aspettò la risposta della
madre e chiese ancora: "Quindi è una medimago?" In quel
momento
voleva soltanto scoprire chi fosse la famosa ragazza, assicurarsi che
non fosse
un problema e uscire.
"No, lei era in fila
per essere visitata e abbiamo parlato un po' perché l'attesa
si era fatta
lunga. Alla fine è stata chiamata di corsa e non ho avuto
l'occasione per
restituirle la penna… E neanche di chiederle come si
chiamasse."
Blaise puntò la bacchetta
e controllò con un incantesimo che la penna non contenesse
tracce di magia
oscura. Va bene fidarsi, ma era meglio essere sicuri. Sua madre
sbuffò
pesantemente e l'appoggiò in grembo. "L'avevo già
controllata io, ma mi fa
piacere che pensi che sia rimbambita."
"Non intendevo
questo, mamma…"
"Comunque…" lo
interruppe lei, con lo stesso cipiglio che aveva qualche anno prima,
sfogliando
diverse pergamene che aveva in grembo fino a prendere un biglietto. "Ho
sentito l'infermiera mentre la chiamava e ho scritto subito il suo
cognome, per
non scordarlo, e poi a casa ho controllato sulla mia copia del Magician Directory e ho scoperto il suo
nome completo: guarda!" esclamò, contenta come una bambina a
cui avessero
regalato un dono.
Blaise prese il foglietto
che la madre gli porgeva con interesse: non sembrava per niente una
donna
svampita dall'età, anzi, e contento abbassò gli
occhi per leggere cosa ci fosse
scritto sulla pergamena. E imprecò. Forte.
Porca Morgana! Ginny
Weasley?
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*** Beh, io volevo pubblicare
lunedì, ma non ho resistito... 😅
chissà se anche voi avete voglia di
leggere quanto io ne ho di pubblicare! Buona lettura a tutti!
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