Non così diversi

di Monkey D Anjelika
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Da qualche anno Aberforth aveva iniziato ad odiare il suo riflesso.
Non gli piaceva quello che vedeva in quella lastra di vetro sudicia.
E non perché stava invecchiando ma perché, con il passare del tempo, si era reso conto di assomigliare molto a suo fratello.
Nelle sue rughe di vecchiaia ed espressione vedeva quelle di Albus.
Lo vedeva negli stessi occhi brillanti, nella stessa barba lunga e grigia come i loro capelli.
Vedeva il volto tranquillo di suo fratello, persino, nel suo broncio.
Aberforth aveva iniziato ad odiare sé stesso.
Non assomigliava ad Albus solo da un punto di vista fisico, loro due erano simili anche nel carattere.
Per quanto cercasse di negarlo, i suoi ricordi confermavano ogni sua ipotesi.
I ricordi passati erano la sua unica compagnia, erano impressi nella mente.
Non aveva bisogno di un pensatoio.
Il volto pallido e spaventato di Ariana era vivido nella sua testa.
Quegli occhi chiari privi di vita, a volte, si tingevano di nero così come i lunghi capelli biondi.
Il volto di sua sorella si tramutava in quello di suo figlio.
Colori diversi ma stessa sofferenza nello sguardo.
Prigionieri nella stessa solitudine, nello stesso dolore.
Albus aveva lasciato andare Ariana per amore di Gellert, quell'amore che l'aveva uccisa.
Aberforth aveva lasciato andare suo figlio per il rancore che nutriva nei confronti di suo fratello.
Non gli aveva chiesto aiuto.
Era rimasto solo nel suo odio che poi si era abbattuto su suo figlio.
Era stato egoista come Albus.
Altri avevano pagato per i loro sbagli.
E questo Aberforth non se lo avrebbe mai perdonato.
Aveva ignorato chi avrebbe dovuto amare e proteggere.
Né lui né Albus erano degni di avere una famiglia.
Erano destinati alla solitudine dei ricordi passati.
Albus fingeva di star bene nella sua gloria di preside di Hogwarts.
Aberforth fingeva di non provare nulla nella mediocre quotidianità da barista della Testa di Porco. 

 




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