Tutto il cielo

di CedroContento
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Tutto il cielo



C’era un posto, a San Juan, dove potevi trovare della robina che ti mandava all’altro mondo - letteralmente, se esageravi con le dosi. Dente-avvelenato, il proprietario della bettola in questione, la faceva arrivare dal Perù.
 
Una volta, lui e Izzy se ne stavano lì, completamente fatti, e Ed, che si era sentito in vena di pensieri profondi, aveva detto: “Chissà perché la gente si innamora”.
 
Non lo aveva chiesto proprio a Izzy, era una domanda retorica. Anzi, non voleva neanche essere una vera e propria domanda; era più che altro una considerazione. 
 
Fatto stava che Izzy aveva risposto lo stesso: “Una volta, avrò avuto dieci anni, l’ho chiesto a mia madre, perché amava mio padre.
“Ha detto che lo amava perché lui aveva il cielo negli occhi.”
 
“Il cielo negli occhi?” 
 
Izzy aveva annuito, con l’aria di uno che la sa lunga. O era l’aria di uno che in realtà non ci ha capito un cazzo? Ed non ricordava bene. 
 
“Mio padre invece amava andarsene a puttane. Però era meglio non farlo notare a mia madre, altrimenti prendeva la cinghia.
“Si è preso la sifilide e gliel’ha attaccata. È così che è morta”.
 
Erano rimasti in silenzio per un po’. 
 
“Comunque quella del cielo negli occhi mi sembra una stronzata,” aveva commentato Ed.
 
Non avevano più toccato l’argomento, e Ed si sarebbe pure scordato della conversazione, ma gli era tornata in mente ora.

Se ne stava in cima all’albero maestro della Revenge, seduto nella coffa con le gambe penzoloni nel vuoto, accanto a Stede. 
 
Avevano il vento in poppa, il sole brillava sulle onde, Stede aveva il naso all’insù e gli stava raccontando una storia di cui aveva perso il filo da almeno dieci minuti. 
 
Il fatto era che si era distratto perché ce lo poteva vedere. Tutto il fottuto cielo riflesso nei suoi occhi.

 




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