Luna calante/Marte
crescente
Autore: ellephedre
Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon
non mi appartengono. I relativi diritti sono di proprietà di
Naoko Takeuchi e della Toei Animation.
I
pezzi sulla scacchiera (fine maggio 1998)
Dopo un anno di matrimonio, la vita di Usagi si era
stabilizzata.
Si svegliava la mattina di buon'ora con la voglia di dormire
fino alle
dieci. Per amore, sbadigliando, preparava la colazione al
suo maritino, che dopo aver mangiato a sazietà la salutava
con un bacio sulla porta. A quel punto lei andava
all'università per frequentare le lezioni o prepararsi agli
esami in bibilioteca.
Sì, in biblioteca.
Se c'era bel tempo entrava nell'edificio solo per prendere i
libri necessari e poi consultarli in una delle panchine all'aria
aperta,
altrimenti si sistemava in una delle postazioni interne all'edificio e,
con una bella canzone
pop nelle orecchie, si metteva di buona lena a studiare.
La sua molla era la volontà di essere utile alle
persone su cui avrebbe regnato - anche se più che regnare
nei primi
tempi aveva semplicemente il desiderio di proteggere gli oppressi.
C'erano
talmente tante ingiustizie al mondo... Studiare Storia le stava facendo
comprendere gli avvenimenti, le dinamiche, i problemi. Non le pareva
più di concentrarsi su cose inutili come i numeri - okay, se
Ami
l'avesse sentita parlare in quel modo forse avrebbe urlato - ma che ci
poteva fare se per lei erano più interessanti le persone
della matematica?
Avrebbe comunque perso da tempo la volontà di
impegnarsi così tanto sui libri se non fosse stato per la
sofferenza che trasudava dalle pagine che memorizzava. Quanto dolore,
quante grida inascoltate...
A volte gli umani si aiutavano da soli, ma prima che
accadesse c'erano talmente tante vittime...
Era questa strage che lei sperava di fermare.
Doveva studiare per farsi rispettare dalle persone da
cui voleva farsi ascoltare. Non avrebbero dato peso alle parole di
una ragazza ignorante, a prescindere da quanto fosse potente. Lei non
voleva imporsi su di loro con la paura.
Ogni tanto si chiedeva se avrebbe mai smesso di sentirsi una
studentessa scioccherella che era arrivata all'università
per
puro caso. Quanto interagiva coi suoi compagni di classe si sentiva
sempre meno intelligente rispetto a loro. Ogni volta che doveva esporre
in aula
si esortava ad andare avanti dicendosi 'una regina non può
sbagliare, una regina non può tentennare'... Era quasi come
se non
fosse Usagi a parlare, bensì Serenity. Ovvero, la Usagi che
doveva farsi
conoscere come la prossima regina Serenity.
Mamo-chan a casa la aiutava moltissimo. Non tanto a studiare -
non come un tempo almeno - ma a credere in se stessa.
La prendeva sul serio, lui che incontrava tante persone
preparate al lavoro e collaborava con il ministro della Difesa.
Su questo lei stessa gli era d'aiuto.
Mamoru le confidava i suoi pensieri e le sue frustrazioni. Al
lavoro il ministro lo teneva sotto la sua ala, ma lo sfidava di
continuo, servendosi di lui quando gli era utile ed escludendolo in
altri frangenti, sempre più spesso.
Mamoru, la cui autostima certo non derivava dal lavoro,
aveva iniziato a mettersi in dubbio. Usagi non lo permetteva, gli
ricordava che il modo in cui il ministro lo giudicava non aveva
sempre a che fare con la sua competenza, bensì con
frustrazioni a cui
dava sfogo prendendosela con chi gli stava attorno quando era
nervoso. Era stato Mamoru stesso a raccontarle dell'atmosfera
tesa che
a volte si respirava in ufficio, quando Masaki Hino era di cattivo
umore.
Un giorno di fine maggio Mamoru giunse da lei con una
novità.
«Ho scoperto il nome del medico militare che si
è occupato dell'interrogatorio di Sailor Mars.»
Usagi saltò sulla sedia. «Come hai
fatto?»
Era da più di un anno che Mamoru cercava di
raccogliere elementi su quell'evento, senza trovare un solo documento
che fornisse qualche dettaglio rivelatore. Non aveva il livello di
accesso
necessario per accedervi, ma all'interno del suo ufficio di solito non
c'era un grado
di riservatezza tale per altre carte che trattavano questioni
ugualmente importanti.
Mamoru si mise comodo sul divano, stirando i piedi costretti
nelle scarpe da tutta una giornata.
«Ne ha parlato Ito. Si è lasciato
sfuggire il nome.»
Usagi era strisciata verso di lui sopra i cuscini.
«Ha detto qualcos'altro?»
«No. Era incredulo di fronte all'incompetenza
dimostrata da quell'uomo all'epoca. Se solo fossero stati
più bravi a estrarre informazioni dalla Sailor, forse ora il
governo avrebbe potuto identificarla. Masanori e Kato erano
lì ad ascoltare e annuivano. Non ho osato chiedere cos'altro
sapessero, o se avessero visto una copia dell'interrogatorio. Avrebbero
capito che io invece non ne sapevo nulla. Si sarebbero chiusi a
riccio.»
Usagi stava mettendo al lavoro le meningi. «Come
riuscirai a farli parlare?»
«Dovrò procedere con calma.»
Mamoru sembrava aver già elaborato un piano.
«Tornerò sull'argomento casualmente, senza entrare
nello specifico. Non ora, tra qualche tempo. Dovrà sembrare
un discorso naturale. Non devo far capire che sono interessato. Nel
mentre, con un nome in mano, posso iniziare a fare delle ricerche. Tipo
questa.»
Si era sporto per aprire la valigetta che aveva lasciato sul
tavolo. Le offrì un foglio.
Usagi si accorse che era la documentazione sulla carriera
di Benjiro Miyake, medico delle JSDF in servizio dal 1968.
Notò che l'uomo si era dimesso dal
suo ruolo nei primissimi mesi del 1997.
«Forse è stato licenziato
perché non ha ottenuto il successo sperato nell'estrarre
informazioni a Rei.»
«Ti pare un fallimento riuscire praticamente a
ottenere il nome e il cognome di due guerriere Sailor?»
Toccavano a lei le considerazioni ottimiste e a Mamoru quelle
pessimiste. Ne avevano parlato insieme tante volte: con quello che il
governo sapeva su Sailor Mars - il fatto che usasse talismani
shintoisti, il quartiere della città in cui aveva operato
agli inizi, il nome del suo ragazzo, la sua età - sarebbero
dovuti arrivare a Rei più di un anno addietro.
Coi suoi poteri di previsione era stata proprio Rei a
tranquillizzarli sul fatto che, chissà come, la loro
identità sarebbe rimasta protetta almeno fino all'inizio
della prossima guerra. Non era bastato a tranquillizzare Mamoru.
«Rei ha solo previsto che le nostre
identità non saranno rese pubbliche. Non che nessuno le
conosca.»
Già, era necessario stare attenti e saperne di
più. Quel giorno Mamo-chan aveva scoperto qualcosa di molto
importante.
«Do questo nome a Luna e Artemis?» propose
Usagi. «Così
iniziano a fare anche loro delle ricerche.»
Suo marito fu d'accordo. «Bisogna capire
dov'è finito quest'uomo.»
Lei provò a buttarla sul ridere,
perché era quello che le riusciva meglio. «E
quando lo troviamo che facciamo? Lo interroghiamo?»
A Mamoru uscì prima una risata poi un breve
sospiro.
«Non è da escludere.»
Usagi capì che era meglio non fare domande di cui
non voleva la risposta.
La sera stessa del suo inatteso fidanzamento, Rei indisse una
festa di emergenza a casa sua, riunendo le sue quattro migliori amiche
per il grande
annuncio. Disposte intorno al tavolino che negli anni le aveva viste
studiare e spettegolare, le ragazze si attendevano di vedere le prime
immagini della sua bambina
da
un'ecografia, o magari di sentire che lei e Yuichiro avevano
scelto l'agonato nome.
Lei le spiazzò tutte con la
sua novità. «Stamattina ho chiesto a
Yuichiro
di sposarmi» dichiarò serafica, quasi con una
punta di orgoglio.
Si era aspettata un attimo di silenzio in reazione, ma lo
sbigottimento generale si trascinò per qualche secondo di
troppo.
Usagi si era schiaffata un palmo sulla bocca e
tremava. Makoto invece aveva unito le mani sul petto, per
reggere alla
commozione. Minako si era sporta in avanti a bocca spalancata;
aveva l'aria di una che stava per correre dall'otorino per
controllare il funzionamento delle orecchie. Per finire, Ami la
guardava attonita, ma qualcosa in lei si stava
sciogliendo in un sorriso.
Tutte insieme le ragazze la sommersero di urla.
«Gliel'hai chiesto TU?!»
«Oh, Rei, ti sposi!!»
«La ragazza indipendente è
capitolata!»
Rei rispose a ogni richiesta di particolari sulla proposta che
le era sfuggita di bocca dal nulla, dal cuore, poi
approfittò
della presenza delle sue più care amiche per
informare seduta stante del lieto evento anche le signorine
criticone Tenou e Kaiou, che avrebbero avuto sicuramente da
ridire. Sul piccolo schermo del comunicatore fu comico
osservare la loro reazione - il sorriso tirato di Michiru e la
rassegnazione di Haruka.
Proprio Sailor Uranus non si censurò. «Se
solo non ti avesse messa incinta...» Tentava di trovare un
motivo per una scelta che le risultava incomprensibile.
«'Se solo' niente» fu costretta a
precisare
Rei. «Avrei
sposato Yuichiro comunque, magari tra un paio d'anni. Non ho
capito chi avrei dovuto aspettare secondo voi. Lui ha
potere:
è perfetto per me, persino secondo i vostri
criteri.»
Il sorriso brillante di Haruka non la ingannò
neppure per un secondo. «Mi
dispiacerà solamente se tra qualche secolo tu avrai voglia
di
tradirlo con un pianeta che apparirà più in
là nella tua vita. Ma
immagino che Kumada-san saprà condividere.»
Dal profondo del proprio cuore Rei le mostrò il
dito medio.
Haruka scoppiò a ridere e Michiru roteò gli occhi
al
cielo.
«Hai deciso quando celebrare il
matrimonio?»
Rei lanciò un'occhiata rapida ad Ami, che si era
commossa
di fronte
al suo annuncio e non si era minimamente sentita scavalcata,
anche se mancava poco al suo addio al nubilato. «Non voglio
pensarci prima che terminino le nozze di Ami-chan. E non ho
ancora
deciso nulla, sono in alto mare. Non so se fare la
cerimonia prima o dopo che nasca la bambina, per esempio.» Ci
pensò su ad alta voce, aperta ai suggerimenti.
«Potrei
sposarmi con una cerimonia
tradizionale tenuta dal nonno prima della nascita. E magari fare
una cerimonia in stile occidentale tra un anno.»
Minako sovrastò la voce delle altre.
«Non fasciarti la testa coi dettagli! Stattene buona per un
paio di settimane, capirai
cosa fare senza pensarci troppo.»
Rei si stupì di tanta saggezza. «Hai
ragione.»
«Non so perché per faccende di cuore non
vi rivolgiate sempre a me, dea dell'amore!»
La sua esagitazione sull'argomento la divertiva e Rei era
felice che fosse riuscita a venire per il grande annuncio.
Si
sentì
tirare di lato: le braccia di Usagi non avevano mai lasciato il suo
collo.
«Non riesco ancora a credere che gli abbia fatto tu
la proposta!»
«Gli hai fatto tu la proposta?!»
Rei agitò le dita in saluto di fronte al coro
composto da Michiru e Haruka e chiuse la chiamata.
Makoto ridacchiò di fronte allo schermo nero del
comunicatore. «Io la trovo una cosa romanticissima.
Così da te, Rei. Come sempre, prendi in mano le redini della
tua
vita.»
Sì, ma se le chiedevano di raccontare di nuovo
cos'aveva
detto a Yu per filo e per segno, sarebbe morta di imbarazzo.
Usagi era come una scimmia che la tirava da ogni parte.
«A
matrimonio di Ami finito, io e te andremo a guardare abiti da
sposa!»
«Voglio venire anch'io!»
protestò Makoto.
«Sta' tranquilla, Mako-chan! Conoscendo Rei,
vorrà
visitare venti negozi di abiti prima di cominciare ad avere
una vaga
idea di cosa scegliere per il suo giorno speciale.
Sentirò quando ci sarà vicina e ti
chiamerò!»
A Rei sembrava quasi irreale trovarsi protagonista di
simili discorsi.
Si sposava davvero.
Una settimana prima l'idea le aveva fatto
venire ansia. Anzi: si era sentita travolgere dall'ansia
sentendo venir meno le
scuse
che la tenevano lontana da quel giorno.
Mentre Usagi, Makoto e Minako complottavano sul metodo
migliore per
trovarle un abito da sposa perfetto, Ami le si
accostò di
soppiatto. Lei più di tutte aveva assistito al suo
sgomento nel sapere della bambina. Aveva visto la sua riluttanza
nell'immaginarsi moglie e madre e ora sondava i suoi occhi senza
giudicare.
«È passata
qualche ora» le sussurrò. «Continua a
non
sembrarti una decisione presa
d'impulso?»
Rei la adorò. Ami voleva saperlo per darle la
possibilità di sfogarsi e non sentirsi in colpa se fosse
stato
così.
«Quante storie ho fatto in questi mesi,
hm?»
«Non erano storie.»
«No, erano paure legittime. Se non sentissi di
averle vinte con questa scelta, non avrei detto nulla a Yu.»
«Ti avrebbe aspettato per anni.»
Era vero. «Ora che non mi aspetta più,
è come se avessi smesso di correre. Mi sento
tremendamente bene.»
Profondamente felice per lei, Ami le
accarezzò una spalla e non fece altre domande.
Prima di comunicare la nuova grande notizia ai suoi genitori,
Yuichiro sentì di doversi prendere un momento per dirlo con
calma a ciascuna delle sue sorelle. Aiko e Meiko non sapevano neppure
della bambina. Avrebbero avuto mille dubbi che lui non voleva che
riversassero su Rei.
Quel lunedì, uscendo dal lavoro, si diresse a casa
di Aiko.
La maggiore delle sue sorelle aveva ricominciato a lavorare
part-time, ma dedicava
quattro
giorni a settimana a suo figlio Kazuo.
Rivedendolo, Yuichiro si
illuminò: da
piccolo lottatore di sumo suo nipote si era trasformato in un neonato
paffuto dal sorriso facile.
«Ehi, tu!» Lo tirò su con due
mani, facendo
attenzione alla testa. Agitando deliziato le gambine, Kazuo-chan gli
regalò dei vocalizzi
entusiasti a cui fu impossibile
resistere. «Vieni
con lo zio!» Gli
piazzò due baci sulle guance e se lo strinse al petto,
adorando
il calore del suo piccolo corpo e il modo in cui muoveva le braccia
alla ricerca di un appiglio. Una delle sue mani gli afferrò
lo
scollo aperto della camicia con forza incredibile.
Sedendosi con lui
sul divano, Yuichiro inspirò il suo profumo e lo
osservò
in ogni dettaglio del volto.
La sua bambina avrebbe avuto gli stessi capelli neri? E quella
boccuccia rosa mobile?
«Ormai va così»
commentò laconica Aiko, col viso marchiato da occhiaie
leggere
nonostante il trucco e abiti un po' troppo larghi rispetto al suo
solito stile. Appariva esausta.
«Quando venite a trovarmi io smetto di esistere. Vi
concentrate tutti su Kazuo-chan.»
Divertito, Yuichiro si scusò e le chiese della sua
giornata. Ascoltò con attenzione, percependo la gioia
di sua sorella senza mancare di notare i segnali che lasciavano
trasparire la sua preoccupazione e un pizzico di inquietudine.
«Cosa c'è che non va?» volle
sapere.
«Ma niente.» Il modo in cui Aiko
agitò il braccio in
aria fece intendere quanto fosse nervosa. «Può
darsi che sia
perché ho
ricominciato a lavorare da un paio di settimane, ma mi sembra di non
riuscire a far bene niente. Quando sono in ufficio
chiamo casa ogni ora per chiedere come sta il piccolo. E
quando sono qui, chiamo l'ufficio per gestire ciò che farei
meglio da lì. Sono tranquilla solo quando
Kazuo dorme. Peccato che a
quell'ora vorrei dormire io.»
Yuichiro sapeva che offrendole suggerimenti specifici
l'avrebbe solo
infastidita. «Riuscirai a trovare un
equilibrio» si limitò a dire.
«Speriamo. Allora, a te come stanno andando le cose
alla Kazushi?»
«Tutto a posto. Oono è un'ottima
vice.» Sentendo
crescere l'agitazione al pensiero di sottoporsi al giudizio di sua
sorella, le fece
comunque il punto della situazione aggiungendo aneddoti e idee per il
futuro.
«Sto pensando di prendermi una settimana per visitare la
fabbrica
di Osaka. Voglio vedere come se la cavano, magari indicare un referente
che possa tenermi aggiornato sulla situazione dei lavoratori.»
«Ah-ha.» Aiko lo conosceva bene.
«Senti,
per caso sei venuto a parlarmi di qualcosa in particolare?»
Era giunto il momento della verità.
«Ecco...» Era inutile tergiversare oltre.
«Volevo farti
sapere che io e Rei ci
sposeremo.»
Aiko non ebbe il tempo di uscire dal suo stato di
immobilità.
«Inoltre a dicembre avremo un
bambino» aggiunse Yuichiro.
Si era atteso una risata sarcastica, uno sbuffo,
congratulazioni
ironiche, una sfilza di rimproveri benevoli... Invece la prima cosa che
sua sorella fece fu alzarsi per chiedere indietro suo figlio. Se lo
strinse
forte al petto, tornando a sedersi mentre Kazuo iniziava a
piagnucolare.
«Shh, shhh. Oh, Yucchan.»
L'aveva turbata.
«Sei troppo giovane.»
Gli sarebbe piaciuto esserlo quanto credeva lei, ma
l'esperienza
degli ultimi due anni lo aveva plasmato. «Mi sento
pronto.»
«Rei no. Non vuole sposarsi.»
«Non voleva» la corresse Yuichiro.
Raccontò dei dubbi che Rei aveva avuto all'inizio della
gravidanza e di come
fosse arrivata, da sola, a cambiare idea.
Sua sorella era ancora dubbiosa. «Come fai a essere
sicuro che non ti sposi solo
perché non vuole deluderti?»
«Eravamo d'accordo, a me andava
bene aspettare. Lei si
è permessa di crederlo e, quando non l'ha sentita
più come
una costrizione, ha scoperto che era davvero libera di scegliere. Per
questo ieri non ha voluto più rimandare. Rei non fa niente
se
non ne è profondamente convinta. Nulla si impone a lei,
neppure
la vita. Il
bambino sarebbe arrivato comunque, ma alle sue condizioni.»
Sua sorella non si era tranquillizzata. Guardava il volto del
suo
bambino senza vederlo, pensando. «Diventare madre per lei non
sarà facile.»
«La aiuterò.»
Aiko evitò un secondo commento, forse rendendosi
conto di
quanto fosse inutile avvertirlo di una prova che avrebbe dovuto
affrontare ugualmente. La sua attenzione venna catturata dal luccicchio
che proveniva dalla sua mano sinistra.
«Ti ha regalato lei quell'anello?»
Yuichiro allargò le dita per farle vedere meglio.
«Per il mio compleanno.»
Prima della gravidanza, comprese Aiko. Vedendo la contentezza
con
cui suo fratello osservava il dono della fidanzata, capì di
dover accettare la situazione. Anche se un giorno lontano quell'unione
si fosse rivelata un errore dettato dalla fretta, per ora Yuichiro
stava costruendo una famiglia. Era possibile che
sapesse cosa stava
facendo molto più di lei e Meiko quando si trattava
di sentimenti.
Si permise di provare un briciolo di felicità per
lui e per tutti loro. Sarebbe arrivato un
altro
bambino in famiglia. Suo figlio avrebbe avuto un cugino - o una cugina.
«Quale anello di fidanzamento le hai regalato
tu?» gli chiese.
Yuichiron parve vergognarsi per un attimo. «Nessuno,
non ero preparato. Però
le avevo già regalato un bell'anello d'oro rosa qualche
tempo fa.»
«Quando?»
«A San Valentino dello scorso anno.»
Le era proprio sfuggito da quanto tempo fossero serie le
intenzioni di suo fratello.
«Rei ha detto che le basta quello. È
abbastanza
prezioso, però io vorrei comunque prendergliene un altro.
Lei ha
insistito perché sia economico-»
«Le avrai riempito la testa con le tue fisime di
risparmio.»
Yucchan cercò di portare pazienza.
«Ha detto che
per lei conterà il gesto più che l'oggetto.
Quindi
seguirò questa logica.»
Che mentalità da poveracci, pensò Aiko.
La sua futura cognata
rischiava di ritrovarsi con un anellino microscopico o finto.
Vennero interrotti dall'arrivo di suo marito in casa.
Giungendo in
salotto Akio sfoderò un sorriso sorpreso. «Ehi,
cognato!!»
Aiko scattò in piedi prima che i due
potessero mettersi troppo comodi. «Sei capitato a
proposito!»
«Sì?» Akio non si sorprese
dalla sua irruenza, ci era abituato.
«Tieni tuo figlio» le disse lei,
passandoglielo. Non si
sentì in colpa, da ore aveva voglia di convidere la
responsabilità. «Porto fuori
Yucchan, torno verso le otto.»
Suo marito si finse molto dispiaciuto mentre cercava di
gestire
Kazuo, che agitava la testolina nel tentativo di chiedere attenzioni.
Non gli piaceva essere trattato come un pacco, ma suo padre
sapeva come calmarlo.
«Non mi hai dato nemmeno il tempo di parlare con
Yuichiro» si lamentò Akio. «Dove
andate?» domandò al diretto interessato.
«Non lo so.» Yuichiro la stava
già seguendo
verso
l'ingresso senza domandare. «Ci sarà l'occasione
per
parlare meglio tra qualche tempo. Ieri mi sono fidanzato.»
«O-la-là! Hai impalmato Rei!
Congratulazioni, è un gran bel pezzo di ragazza!»
Aiko lo guardò a occhi stretti mentre
già giocava con
le chiavi di casa. «Ti racconto tutto più tardi.
Vado,
prima che Kazuo si metta a piangere.»
«Allora corri.»
Furono fuori dalla porta in meno di cinque secondi, invano.
«Uahhhhhh!»
Prima di sentirsi troppo in colpa per l'urlo disperato che
stava
udendo da
dietro la porta, Aiko corse nell'ascensore aperto seguita da suo
fratello.
Lui era dispiaciuto. «Potevamo portarlo con
noi.»
«Stavo per uscire con lui prima che arrivassi tu,
per questo
era già vestita. Ma con Kazuo si può andare solo
a fare
una passeggiata. Gli viene voglia di poppare ogni due ore e se mi ha
intorno strilla finché non lo attacco al petto.»
«E come farà ora che non sei
lì? Piangerà tutto il tempo?»
«Mi sono tolta del latte, glielo darà
Akio.» Vide
lo sguardo confuso di suo fratello. «Presto familiarizzerai
con
uno strumento chiamato 'tiralatte'.»
Yuichiro arrossì lievemente. «Dove stiamo
andando?»
«In un posto per adulti che desidero visitare da
settimane. La mia gioielleria di fiducia.»
«Uhm... per me?»
«No, per me. Per sentirmi più donna e
meno latteria
vivente ho bisogno di qualcosa di bello e luccicante. Tu mi accompagni
per dare un'occhiata, magari ti viene in mente qualche idea per
Rei.»
Suo fratello era a disagio. «Veramente le cose che
piacciono
a te non sono nel range di prezzo che io posso-»
«Sì sì, meno storie! Nessuno
ti
obbligherà a fare acquisti.»
Yuichiro seguì sua sorella principalmente per
starle
vicino. Al negozio lei gli presentò il proprietario - un
uomo alto e distinto che aveva l'aria di qualcuno che poteva
permettersi i gioielli che vendeva. Prima di imboscarsi nel
retrobottega con lui, si avvicinò per sussurrargli qualcosa
all'orecchio.
«I pezzi più rari si trovano dove sto
andando io, non
preoccuparti.» Indicò l'assortimento di gioielli
che si
intravedeva da una porticina socchiusa: file e file di scintillanti
orecchini, anelli,
collane che riposavano su metri di velluto blu, protetti dalla vista
dei comuni mortali.
Yuichiro la lasciò al suo svago e si diresse
verso
l'ingresso, dove si trovava la merce più economica.
Visionò l'area dedicata agli anelli di
fidanzamento senza che nessuno lo conquistasse. Erano principalmente
modelli in oro bianco con un singolo
diamante. Per quanto il taglio delle pietre fosse diverso e ricercato,
a lui parevano tutti anonimi e troppo uguali.
Rei gli aveva detto di puntare sul colore.
Notando una maggiore varietà di tinte alla sua
destra, arrivò a tre teche con anelli
per ogni
occasione. Man mano che si spostava il prezzo cresceva, così
come l'elaboratezza del design. C'erano anelli con diamanti a goccia,
rotondi, con una corona di diamantini intorno al gioiello principale
e... Si focalizzò sulla luce che proveniva da un'altra teca
ancora, divisa in scompartimenti dedicati a parure di diversi colori.
Quella sul ripiano centrale era gialla e appena sotto un'elaboratissima
collana stava...
L'enorme diamante giallo, quadrato, riposava su una
ricca
corolla di piccoli diamanti argentati che richiamavano la forma di
petali. Sembrava un fiore al suo massimo stadio di
rigogliosità
e bellezza, pronto ad essere colto. La fascia d'oro bianco semplice che
lo sosteneva non faceva nulla per renderlo meno vistoso e sgargiante.
Era un anello che non si vergognava di apparire e mostrarsi, conscio
delle proprie sfavillanti qualità.
Cercando il cartellino del prezzo, Yuichiro trovò
solo l'indicazione dei carati: 8.01.
Capì di desiderare l'anello solo quando si rese
conto di non
poterselo permettere.
Sua sorella apparve alle sue spalle, causandogli un sussulto.
«Hai
visto
qualcosa?»
Lui si allontanò prontamente dalla teca.
«Niente.»
Come un falco lei guardò dove lui si era
concentrato e,
con
incredibile intuito, indovinò quale anello avesse catturato
la sua attenzione. «Quello giallo? Appariscente. Grida
proprio Rei
Hino.»
Vero?
«Ha un po' troppa roba sopra» provò a
minimizzare.
«Ma no. Normalmente con tutti quei diamanti ti direi
che
è pacchiano, ma la fattura è squisita e il
design elegante fa da contrasto alla sfacciata opulenza. Mi
dà l'idea di un
sole in fiore.»
In fiore come lo era Rei, che brillava più che mai
dal giorno prima.
Il bottegaio abbandonato nell'altra stanza giunse da loro
subodorando l'affare. Fu
furbo: non chiese nemmeno se fossero interessati a una visione
più
approfondita del pezzo. Semplicemente aprì la teca e
tirò fuori
l'anello, avvicinandolo alla vista di entrambi più di quanto
Yuichiro fosse disposto a sopportare.
«Un pezzo unico» decantò.
«Non tutte le donne possono permetterselo. Un anello con
carattere.»
Mentre lo rigirava tra le dita il diamante catturava gli
sprazzi di
luce della stanza, ingigantendoli. Rei non lo avrebbe solo amato, lo
avrebbe venerato.
«Il dono ideale per una donna poco
convenzionale» continuò l'uomo, trattando l'anello
con la cura di un pezzo da museo. «Sarà un regalo
che le ricorderà per sempre il momento speciale in cui lo ha
visto per la prima volta. Un ricordo che sopravviverà in
eterno.»
La menzione dell'eternità gli risvegliò
in testa una domanda. «Quanto dura un gioiello come
questo?» Capendo di aver confuso il negoziante,
cercò di non sembrare troppo strano.
«Intendo... Si
tratta di una pietra che resterà com'è ora...
fino alla
prossima generazione?»
«Oh, vorrebbe farne un cimelio di
famiglia?» Il negoziante
capì e approvò. «Non si
preoccupi, questo
diamante è fatto per durare migliaia di anni.»
Senza saperlo l'uomo aveva appena usato l'unica
argomentazione che potesse convincerlo a non regalare a Rei un gioiello
qualunque. Per quanto ne sapeva, persino la plastica durava per secoli,
ma
dubitava valesse lo stesso per la brillantezza di un gioiello finto,
prodotto in laboratorio.
Domandò il prezzo. Invece di rispondere l'uomo
recuperò la scatola dell'anello e, dopo averla aperta, gli
porse
un librettino con le caratteristiche del pezzo, corredate del valore in
yen.
Visionando l'importo Yuichiro evitò con successo di
digrignare i denti.
Intuendo il suo disagio il negoziante si defilò con grande
aplomb. «Vi lascio il tempo di pensarci.»
Quando lui e sua sorella furono rimasti soli, Yuichiro
rilasciò un
breve lamento di
dolore.
Aiko sollevò un sopracciglio. «Davvero ti
sorprende?»
Sì. Dal tempo in cui aveva udito le sue sorelle
parlare del
valore dei diamanti, i prezzi si erano alzati. «Non posso
proprio
permettermelo.»
«Diciamo le cose come stanno. Non vuoi permettertelo.
Volendo sapresti da dove tirare fuori i soldi.»
Sua sorella non sapeva che ora tutto il denaro che possedeva
era destinato a finanziare il loro complicato futuro.
«Sto per sposarmi» buttò lì
come scusa. «Io e Rei dobbiamo cercare una
casa.»
«Non essere ridicolo.» Aiko si sentiva
personalmente offesa. «Ve ne regaleranno una
papà e mamma.»
«Non è necessario. E non penso che Rei
accetterebbe.»
«Tu non
accetteresti.»
Il punto era un altro. «Questo anello costa quanto
il mio stipendio
annuale alla Kazushi, Aiko.»
«Solo perché ti sei ostinato a non
assegnarti i bonus di Nakagawa.»
Possibile che lei avesse un obiezione per tutto?
«Non meritavo quei bonus. E sai cos'ho scoperto qualche
giorno fa?
Avrò una grossa decurtazione fiscale a causa del fondo
fiduciario che papà si è ostinato ad
assegnarmi.»
«Lo scopri ora? Sei senza speranza.»
Yuichiro non voleva più discutere.
«Non posso prenderlo» fece per rimetterlo nella
teca, ma Aiko lon fermò.
«Che ne è stato dei gettoni presenza che
ricevi come membro del consiglio di amministrazione?»
Yuichiro non comprese. «Sono lì, non li
ho spesi.»
«Usa quelli.»
«Ci sono state due riunioni. Non coprono neanche il
trenta per cento della cifra.»
«Ma ci saranno altre riunioni quest'anno, no? Almeno
quattro. Posso anticiparti quello che ti manca.»
«Aiko...»
«Yucchan» fu lapidaria lei. «Sai
quanto avevo intenzione di spendere
oggi per
farmi un regalo occasionale? In realtà è
più il
mio autoregalo da neomamma, per dire a me stessa che sto facendo un
buon lavoro e che mi merito di viziarmi. Ebbene, spenderò
almeno
dieci volte quello che spenderesti tu per questo anello.»
Yuichiro non disse nulla.
«Non mi costa niente farti questo piccolo prestito.
Non lo dire mai ad Akio, ma avrei tanto voluto che fosse lui a
farmi un regalo simile. Ma lo conosci, oltre ad
essere parco, è testardo come te. Non vuole
mischiare i
suoi
soldi coi miei. E ovviamente non si può permettere queste
cifre.»
Così lo faceva preoccupare. «Stai dicendo
che tuo marito non ti fa sentire apprezzata?»
«Ma no! È un papà fantastico e
il compagno che ho sempre cercato... Ma io che non mi accontento mai,
avrei voluto anche un
gioiellino come questo incluso nel pacchetto. Quindi me lo regalo da
sola. A Rei farebbe
molto piacere sentirsi valorizzata nello stesso modo, soprattutto ora
che sta per avere il tuo bambino.»
Yuichiro si zittì una seconda volta.
«Lei che non pensava minimamente ad avere figli. Lei
che
sacrificherà i migliori anni della sua istruzione
universitaria
per la vostra famiglia. E non dimentichiamoci che ora ti tocca ribadire
che la consideri la donna della tua vita. Vuoi farlo presentandole un
simbolo che non sia degno della sua persona?» Aiko era
lanciata.
«Non
si merita forse qualcosa di inestimabile valore, che rifletta tutto
ciò che significa per te? È
in questo momento della vita che una ragazza ha diritto di ricevere il
regalo più bello che un uomo potrà mai donarle.
Ti pare
il caso di metterti a fare economia proprio ora? È questo il
valore che Rei Hino ha per te?»
L'arringa accorata suonava esattamente come qualcosa che
avrebbe
detto Rei se avesse parlato di una ragazza che non era lei.
Si arrese. «Va bene, compriamolo.»
Aiko batté le mani come una bambina felice.
«Mi ringrazierai!»
«Ti ringrazio già ora. Ti
restituirò tutto.»
«Massì, non pensiamo ora ai dettagli.
Mimasaka-san!»
Mentre sua sorella correva a concludere l'acquisto, Yuichiro
si permise un sospiro che fu soprattutto di sollievo.
Da solo non si sarebbe mai permesso di prendere quell'anello e
in fondo... non se ne pentiva.
Era davvero un regalo che Rei avrebbe ricordato per una vita
intera. Mille lunghissimi anni.
Voleva che lei sapesse che lui la vedeva e l'avrebbe sempre
vista come quel diamante giallo: splendente come il sole, fastosa.
La sua Rei dallo spirito accecante.
Kazushige Hino non aveva dovuto dibattere con se
stesso sulla prossima mossa da fare.
Attese un momento in cui Rei non fosse in casa,
durante le
lezioni universitarie, e si sistemò davanti al telefono
piazzato
in corridoio. Compose il numero necessario e attese. Non gli rispose il
diretto interessato, bensì una segretaria. Con
pazienza Kazushige si fece reindirizzare a suo nipote
Masaki.
«Pronto?»
«Buongiorno, Masaki-san.»
«Zio. Buongiorno.»
Per un lungo attimo nessuno dei due parlò.
«Vuoi dirmi qualcosa?» inquisì
suo nipote.
«Ti chiamo solo quando si tratta di Rei.»
«Ne sono consapevole. Cos'hai da
riferirmi?»
Il tono distaccato gli provocò più pena
che rabbia.
«Tua figlia ha deciso di sposarsi.»
Masaki non commentò, ma il suo respiro
cambiò impercettibilmente.
«So che è successo qualcosa tra
voi»
precisò Kazushige. «Non ti fai più
sentire da
tempo.»
Non si era aspettato che il figlio di suo fratello offrisse
spiegazioni e così fu.
«Ti sei opposto al ragazzo perché era
il mio apprendista?» volle sapere Kazushige.
Udì una mezza risata. «Perché
avrei dovuto
oppormi al figlio dei Kumada? Nell'ultimo anno è tornato
all'ovile proprio come avevo previsto.»
Lo tranquillizzò che come padre si fosse tenuto
informato sulle frequentazioni della figlia.
«Per quanto la frattura tra voi possa essere
profonda»
lo avvertì, «non avrai alcuna
possibilità di
rimarginarla se non sarai presente il giorno del suo matrimonio. Ti sto
chiamando per darti il tempo di prepararti.»
«Capisco. Lo terrò a mente.»
Kazushige sbuffò. «Buona giornata,
Masaki-san.»
Suo nipote mise giù il telefono senza ricambiare il
saluto.
Nel riso c'era poco sale. Rei continuò a masticare,
concentrandosi sul sapore della foglia d'alga con cui aveva decorato i
suoi onigiri improvvisati. Provò ad assaggiare il contorno
di
tempura. Il gamberetto sotto l'impanatura era croccante, ma
sulla
lingua sentiva una spessa patina d'olio che non era riuscita a
eliminare.
Afferrò tra le bacchette una rotellina di cetriolo,
infilandosela in bocca.
Almeno era brava a preparare l'insalata.
Bah, esperimento di cucina fallito, era negata.
Non che avesse passato un'ora e mezza a cucinare per
dimostrare
a se stessa di poter essere una brava moglie. Yuichiro aveva due mani
ed era più bravo di lei ai fornelli. La preoccupava di
più il fatto che, in sua assenza, lei avrebbe nutrito sua
figlia
solo con preparati in busta.
La povertà della sua cucina continuava a
deludere il suo
palato, perciò era deciso: doveva guadagnare abbastanza da
assumere una cuoca.
Canticchiò tra sé un motivetto che aveva
inventato
quella mattina, lasciando che il soffio d'aria prodotto dalle sue
labbra si infrangesse contro la brezza di fine primavera che
scorazzava libera nei viali dell'università.
Col ritorno stabile del bel tempo aveva scelto una panchina
vuota per pranzare e godersi la vista dei prati in fiore.
Na-na na-na nana
Giocò con le note del ritornello, provando a
cambiare il
ritmo nella sua testa. Più tardi, a casa, avrebbe
buttato
giù qualcosa su uno spartito.
«Ciao, Hino-san!»
Alzò la testa e sorrise a Kiyoshi, facendole segno
di accomodarsi al suo fianco.
«Hai passato la mattinata in biblioteca?»
«Per il bento, dici? No, ho terminato di cucinarlo a
casa
un'ora fa. Volevo sedermi a mangiarlo qui fuori. Mi sono persa
parecchie belle giornate e tra poco farà troppo
caldo.»
«È vero.» La sua compagna
di corso si sedette con un sospiro. «A breve saremo in
estate.»
«Qualche rimpianto?» indagò Rei.
«Nahh, è solo che non mi va di
tornare a casa in
agosto. Dovrò trovare il modo di dirlo ai miei
genitori.»
«Vuoi restare a lavorare a Tokyo?»
«Sì, per mettere da parte qualche
risparmio. E tu, che farai durante le vacanze?»
Non ci aveva ancora pensato. Però sarebbero state
le sue
ultime vacanze da non-madre e voleva sfruttarle al massimo - magari
fare
qualcosa di pazzo. Una settimana di shopping a New York City? Dieci
giorni in un resort di pace e tranquillità alle Maldive? Un
mega
tour di un mese in giro per le capitali d'Europa?
Yuichiro avrebbe
fatto resistenza ad allontanarsi per tanto tempo dal lavoro, ma
insistendo lei sarebbe riuscita a farlo capitolare.
«Guarda che sorriso.»
Non riuscì a nasconderlo in tempo.
«Di che parli?»
«O hai in testa bei progetti o... non so, non mi
viene in mente altro. Però ti vedo felice.»
Rei capì perché le
sembrasse strano. «Mi hai visto spesso imbronciata,
hm?»
«In generale. Come se avessi un peso sulle
spalle.»
«Negli ultimi mesi?»
«In realtà più o meno da
quanto ti conosco.
All'inizio credo che fosse un mix tra il tuo bisogno di dimostrare di
non essere entrata per caso alla Todai e i problemi col tuo
ragazzo.»
«Non ti sbagli» si limitò a
dire Rei.
«Negli ultimi tempi mi sembra che tu abbia risolto
con lui,
quindi ti preoccupava qualcos'altro. Ma devi aver sistemato anche
questo. Sono contenta e un po' spaventata.»
«Perché?» le domandò
divertita.
«Da persona stressata sei stata una rivale micidiale
qui
all'università. Ora che hai la testa sgombra mi chiedo se
devo
correre a nascondermi.»
Rei scoppiò in una piccola risata. «Che
dici? Sei
bravissima.»
«Sì, ma chissà se combattevamo
ad armi pari.»
«Lo studio serviva a
distrarmi, ma
facevo comunque del mio meglio. Poi tu ami la legge.»
Sicuramente
più di lei, che la riteneva un mezzo per un fine e adorava
in
primis essere dotata degli strumenti dialettici per vincere le
discussioni. Posò le bacchette all'interno del
bento.
«In ogni caso presto avrai un vantaggio su di me.»
«Ah, sì?»
«Avrai più tempo per studiare. Io... sto
aspettando un bambino.»
Il divertimento evaporò dal volto di Kiyoshi.
Mentre la guardava smise di sbattere le palpebre e
un'espressione d'orrore crescente le marchiò il volto. Era
in
attesa di sentirla ridere e dichiarare che era tutto uno scherzo.
«Non sto mentendo» ribadì Rei.
«Sarò fuori gioco da dicembre.»
«Oh.» Kiyoshi provò a dire
qualcosa, ma le uscì solo un altro «Oh.»
Sembrava che avesse voglia di porgerle le sue condoglianze.
Comprendendo la reazione, Rei provò a
tranquillizzarla. «Non preoccuparti, mi sposo.»
Per la sua amica fu come sentirle dire che si stava gettando
volontariamente in una fossa di serpenti.
Rei scoppiò a ridere.
«Mi spiace. Non ti sto facendo le congratulazioni
perché... cioè, se sei felice va bene, solo
che...»
«Non c'è bisogno che spieghi. Ho
reagito come te quando l'ho scoperto.»
«Ah.» Per Kiyoshi aveva appena
riacquistato un po' di sanità mentale. «Aspetta,
quando hai scoperto del bambino o del
matrimonio?»
«Del bambino. Anche se il mio primo pensiero
è stato proprio 'non voglio sposarmi'.»
«Okay.»
La sua compagna di università si
tranquillizzò, ma non smise di preoccuparsi per lei.
«Ho deciso io per il matrimonio» le
spiegò Rei. «Solo nell'ultimo weekend. L'ho
sentita
come una cosa giusta, forse ero pronta da tempo. Un giorno ti
racconterò meglio quanto ho fatto tribolare il mio
ragazzo.»
Kiyoshi si limitava ad ascoltare. Era ancora desolata.
«Riuscirò a sopravvivere a questa
gravidanza. Non mi sembra più la tragedia degli
inizi.»
«Abbandonerai gli studi per un po'?»
Non le piaceva il termine 'abbandonare'.
«Vedrò come va
a gennaio dell'anno prossimo. Non è detto che non riesca a
sostenere comunque gli esami.»
Kiyoshi non ebbe bisogno di parlare per farle capire cosa
stava pensando.
«So che sarà dura, ma non voglio darmi
per vinta in partenza.»
«Certo, no, però...»
Rei la spinse a continuare non dicendo nulla.
«Sarebbe stato quasi meglio se non ti fossi sposata.
In un
matrimonio gli uomini sono come figli troppo cresciuti, con aspettative
rigide. Devi fare tutto tu per loro, altrimenti non sei una brava
moglie.»
«Yu è diverso.»
Kiyoshi era scettica, ma non voleva darle altri dispiaceri coi
suoi dubbi.
«Te lo farò conoscere meglio e capirai.
Però mi piace questa tua reazione.»
«Ah, sì?»
«Tutte le mie amiche hanno gioito per me, a
eccezione di
quella a cui ho confidato i miei dubbi all'inizio. Ma anche lei sta per
diventare madre e di proposito. È così
incredibilmente
serena nel suo ruolo di moglie e futura mamma che temo che mi
spingerà ad adagiarmi sugli allori. Tu invece mi terrai
ancorata
alla realtà. Sarai una ragazza single brillante e
determinata,
una parte di me a cui non voglio rinunciare.»
Kiyoshi lasciò andare un briciolo d'ansia.
«Quindi non
pensi che arriverà un momento in cui rinuncerai agli studi
per
sempre?»
«Non smetterò di essere la Rei che hai
conosciuto. Se
tu sarai la prima giudice donna della Corte Suprema giapponese, io
sarò la prima mamma studentessa che avrà successo
nella
carriera senza rinunciare alla famiglia.»
«Non credo che saresti la prima» sorrise
Kiyoshi.
Infatti. «Siamo mosche rare, ma altre donne ce
l'hanno
fatta. Ce la farò anch'io.»
Kiyoshi approvava. «Riuscirai se sarai abbastanza
testarda e
costringerai il tuo ragazzo a darti una mano col bambino. Un attimo, ma
lui è ricco. Mi ero dimenticata che non avrai i problemi di
noi
proletari.»
Rei coprì il bento mentre sussultava dalle
risate.
«Quindi è tutta una questione di
soldi?»
«No, ma i soldi danno una grossa mano. Ti
permetteranno di prendere una o due babysitter.»
Supponeva di sì, però...
«È un'idea che
mi fa tristezza. Per un periodo io sono stata cresciuta solo da
babysitter.»
«Oh.»
Non si era mai sentita sola come durante la malattia di sua
madre e
dopo la sua morte, quando era stata lasciata a se stessa da suo padre.
«È molto meglio stare con una
mamma e
un papà che ti vogliono bene. Per mia figlia ci
sarà Yu e
lui, poco ma sicuro, sarà un genitore fantastico. Mentre
io...
be',
sarò una madre migliore se delegherò la
preparazione dei
pasti e la pulizia della casa a qualcun altro. Ecco, questa
è
una cosa che farò di sicuro. Piatti e pavimenti non hanno
bisogno della mia esclusiva attenzione.»
Fu Kiyoshi a ridere questa volta.
«Non pensare che mi
appoggerò ai soldi del
mio ragazzo.» Rei si caricò di energia.
«Farò
tutto questo col ricavato delle canzoni che
scriverò!»
Kiyoshi era felice. «Temevo di perderti come modello
a cui
aspirare. Studi, scrivi e canti canzoni - riuscendo a essere
la
migliore. È anche a causa tua se quest'anno voglio rimanere
in
città in estate. Ci sono troppe cose che mi dico che non
posso
tentare perché non sono all'altezza... Come trovarmi un
lavoro
legale già al secondo anno. Ma vedendo te, che non ti metti
limiti, a volte mi chiedo... perché non posso farcela anche
io?»
Rei la sentì vicina come non mai.
«Infatti. Puoi
farcela anche tu.»
Kiyoshi la ammonì. «Stai alzando il metro
del paragone
un po' troppo in alto, ma non mi fai paura. Non mi lascerò
sconfiggere!»
Un'amica come lei le serviva. «E io non
rimarrò
indietro! Anche grazie a te, se nel periodo in cui mancherò
alle
lezioni mi presterai i tuoi appunti.»
Kiyoshi ridacchiò davanti al suo sguardo mellifluo.
«Sicuro!»
«Non so quando si terrà il matrimonio, ma
sei già invitata.»
«Uh, un matrimonio dell'alta
società!»
«Ma no, potrebbe essere qualcosa di molto semplice.
Le mie
amiche, mio nonno, la famiglia di Yuichiro...»
«Da quando i Kumada non sono alta
società?»
«Non significa che debba esserlo il matrimonio. Non
vorranno
certo invitare...» Si bloccò a metà la
frase, perdendo
le sue certezze.
«Imponiti sulla sua famiglia» le
consigliò
Kiyoshi. «Il potere della moglie sul marito si decide tutto
all'inizio.»
«Non c'è problema per questo.
È ovvio che comanderò io.»
Kiyoshi si sciolse in un mare di risatine.
«Almeno fino a che non nascerà la
bambina. Poi
dovrò fare a gara con lei per chi influenzerà di
più Yu.»
«Allora sai già che è una
femmina?»
Kiyoshi si fece un paio di calcoli. «Non è troppo
presto?»
A costo di fare la figura della sciocca... «Ho la
fortissima sensazione che sarà una bambina. E...»
«Cosa?»
«Credo che inizierò a pensare a un
nome.»
«Uh. Scelta ardua.»
Già. Ardua e importante.
Avrebbe dato un nome a un essere che, forse, ora era pronta ad
accogliere.
Hino Masaki aveva già abbastanza mal di testa per
sobbarcarsi
altri compiti sgradevoli, ma sapendo che il problema non sarebbe
evaporato ignorandolo, nel primo momento a disposizione prese
il telefono e compose a memoria il numero.
Era meglio che fosse lui a comunicare la notizia di persona,
prima che si venisse a sapere dai giornali.
«Pronto.»
Non fu una domanda, perché il suo interlocutore
sapeva che era lui a chiamare. Si erano riservati quella linea.
«C'è una novità»
esordì Masaki.
«Mia figlia sta per entrare ufficialmente nella famiglia
Kumada.»
Regnò un momento di silenzio. Sapeva di
sfiducia e rancore.
«Non mi pare che tu stia riuscendo a controllare la
situazione.»
Masaki non aveva intenzione di discuterne al telefono.
«Incontriamoci domani.» Riattaccò.
Il giorno successivo, una domenica, all'ora e nel luogo
stabiliti a
voce molto tempo prima, si ritrovò davanti il capo del team
di
intelligence Benjiro Miyake. Camminò verso il promontorio su
cui
lo aspettava, un luogo isolato e privo di ricezione telefonica. Il
posto ideale in cui discutere di questioni che riguardavano la
stabilità mondiale negli anni a venire.
Miyake lo fissava a braccia incrociate. «In che modo
avvicinare un enorme potere economico a
tua figlia fa parte del tuo piano?»
Masaki detestava spiegarsi con lui, ma era necessario per
tenerlo buono.
Inoltre l'ex dottore delle JSDF aveva un lato cinico e pratico che lo
rendeva un utile strumento del suo piano.
«È improbabile che i Kumada siano a
conoscenza
dell'identità di Rei Hino» fece presente.
«Il fidanzato però lo sa.»
Già. Dopo diverse indagini ne avevano le prove e
Masaki non poteva
negarlo. «I
Kumada
sono avidi e manipolatori.» Per questo lui li rispettava.
«Ma hanno anche origini umili e il patriarca non sembra il
tipo
d'uomo propenso a tradire la razza umana per allearsi con esseri
dall'origine aliena che vogliono sottomettere il mondo.»
«Forse pensano con arroganza di poterli controllare.
Fino a che scopriranno di non riuscire a farlo.»
Hino non si preoccupava più di tanto.
«Hanno il
potere del denaro, ma in caso di emergenza noi abbiamo la
capacità di congelare per intero i loro fondi.»
Non dubitava di riuscire a convincere il governo, se fosse stato il
caso.
Miyake si era a malapena ammansito. «Bisogna
controllarli tutti più da vicino.»
Su questo Masaki concordava. «Mi
riavvicinerò a mia figlia.»
«Cosa?»
«Ci saranno occasioni sociali in vista del
matrimonio. Devo
avere l'opportunità di guardare negli occhi i Kumada e
capire se
sanno chi stanno accogliendo nella loro famiglia. Nel frattempo tu
indaga a fondo sui loro movimenti finanziari. Scopri se stanno
ammassando denaro da qualche parte, per scopi che possono
ostacolarci in futuro.»
Con riluttanza Miyake accettò la sensatezza del
piano. «Mi preoccupa di più il ragazzo. Il futuro
marito.»
«Per quale motivo? È chiaro che sta
cercando di farsi strada, ma un ruolo nelle risorse umane...»
«Sta accumulando popolarità. Le due
persone che ha
buttato fuori dall'azienda del padre... La mossa non ha generato
risentimento alla Kazushi, soprattutto tra gli impiegati. Lo
considerano l'eroe dei deboli, l'unico che comprende le loro esigenze e
si mette dalla loro parte. Capisci o no quanto questo sia
pericoloso?»
Lo era solo in prospettiva. Bastava analizzare il discorso al
mondo di Serenity della
Luna per capire che le guerriere Sailor in futuro non avevano
intenzione di imporsi sul mondo con la forza. Avrebbero cercato di
conquistare le simpatie della gente, la loro benevolenza.
Lo stavano già facendo con Minako Aino, su cui
Miyake stava
raccogliendo più dati possibile, al fine di mostrare al
pianeta,
a tempo debito, tutti i difetti e i peccatucci della loro beniamina. Il
materiale recuperato ad ora era scarso, ma bisognava solo darle tempo:
il mondo dello spettacolo era seducente nel corrompere i migliori. Per
quanto riguardava Yuichiro Kumada, stava solo muovendo i suoi primi
passi; era possibile che presto si rovinasse con le sue stesse mani. Il
ragazzo era troppo idealista.
Le Sailor avevano intenzione di basare la loro presa di potere
sul
consenso popolare e stava lì il loro più grande
errore:
non si giocava al gioco della politica mettendosi contro dei
professionisti della politica.
Ovviamente Masaki non si illudeva che la battaglia contro
quegli esseri sarebbe rimasta dialettica. Per questo i
governi mondiali lavoravano alacramente al fine di sviluppare armamenti
e nuove tecnologie che li avrebbero portati in pari con le Sailor, o
quantomeno, avrebbero dato agli umani una possibilità di
combattere e difendersi.
«Fai tutte le indagini che devi» concesse
a Miyake. «Io verrò a informarti periodicamente
sugli sviluppi della
questione Kumada.»
«È meglio che tu sappia che sarai
osservato nelle
interazioni con tua figlia» lo avvertì il capo
dell'intelligence da lui stesso nominato.
«Giusto per capire se sei tu quello che ha intenzione di
allearsi
con lei e i suoi amici.»
Masaki gli sorrise con condiscendenza. «Osserva
quanto vuoi.
Se serve spiega ai tuoi uomini che si può fingere di
sorridere
anche quando si odia.» Per rimarcare il concetto,
allargò
gli angoli della bocca e si congedò.
CONTINUA...
NdA: bentornati su questi lidi! Da dove viene fuori questa
storia?
Se ricordate nel gruppo Facebook Sailor Moon, Verso l'alba e
oltre... avevo parlato di voler creare una storia un po' più
dark dedicata a Usagi e Mamoru in cui menzionassi finalmente che cosa
ne era stato di quello che il padre di Rei aveva quasi scoperto su
tutti loro.
Possibile che il governo fosse rimasto all'oscuro
dell'identità delle Sailor?
Volevo esplorare questo aspetto del periodo pre-Zenit da
molto, ma non trovato la raccolta giusta in cui farlo.
D'altronde non avevo nemmeno finito di parlare di Rei e
Yuichiro. Volevo raccontare del matrimonio (senza incentrare tutta la
storia su questo aspetto), dei colleghi di università di Rei
(Kiyoshi e Hasegawa), magari dire qualcosina sulla segretaria Hamada
che aveva insidiato Yuichiro...
In tutto questo ben si inseriva il padre di Rei, specie in
vista del matrimonio.
Un tempo pensavo di escluderlo del tutto dalla cerimonia, ma
adesso, nell'ottica che avete letto, ho cambiato idea.
Insomma, c'è tanta carne al fuoco che questa storia
mi permetterà di esplorare, anche per capire come se la sta
cavando Mamoru al lavoro e che cosa sta facendo il governo giapponese
per fermare le Sailor.
Vi regalo questa nuova storia nel giorno del compleanno di
Mamoru. Tanti auguri a lui!
P.S. Usagi non verrà dimenticata in tutto questo...
è tempo di parlare un po' di più di Serenity e
forse del passato.
ellephedre