Gabbia

di amy_hime
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Haruto guardò giù dalla vetrata che lo separava dal resto del mondo. Un mondo colorato, pieno di persone che ridevano, ma che avrebbero potuto anche urlare, facendolo finalmente felice. Si sentiva in gabbia, nessuno poteva capirlo, nemmeno il suo fratellone, che continuava ad offrirgli quella bevanda calda, dicendogli che presto tutto sarebbe finito.

Non voleva andare via, stava bene nella torre. Poteva sentire le urla dall’altra parte del buco luminoso in cui finiva la spazzatura, e quello era divertente. Andare sull’altalena era meno divertente, ma il suo fratellone sembrava felice, e allora Haruto lo accontentava. Quel prato verde lo faceva sentire prigioniero, diverso da quello che era, come Pinocchio trasformato in asino.

Heartland venne a prenderlo. Lo portò fuori da quella gabbia che era la sua camera, dicendo che aveva bisogno del suo aiuto. Il bambino lo seguì senza aprire bocca: non gli interessava aiutarlo, al suo fratellone il sindaco non piaceva, ma voleva sentire quelle urla.

 

 

Angolo Autrice: ho deciso di sfruttare il writober per focalizzarmi su personaggi diversi, rispetto ai miei soliti Mihael e Kaito (ci saranno anche loro, fidatevi), e devo ammettere che queta versione di Haruto mi intrigava particolarmente.





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