2- Tenebre profonde
Tenebre
profonde
Last
night I had a dream
Where
I was all alone walking on the street
My
carillon and me
Were
two inseparable strange melodies
[La
scorsa notte ho fatto un sogno
In
cui ero tutto solo a camminare per la strada
Il
mio carillon ed io
Eravamo
due strane melodie inseparabili]
- E Kankuro
come sta? – domandò Sakura dopo un respiro
profondo, tormentandosi gli occhi ancora rossi di pianto.
Temari scosse
la testa.
- Non
è ancora uscito dalla sua camera. Non vuole mangiare,
né parlare con nessuno. Non si perdona soprattutto di non
essere
andato a trovarla il giorno prima che ne rinvenissero il corpo -.
- Avevano un
appuntamento? -.
- No, ma era
da quelle parti con Gaara e avrebbe voluto farci un salto.
Adesso in casa c’è tanto silenzio che mi sembra di
vivere
da sola, invece che con due persone -.
- Beh, nel mio
caso è tutt’altro che un’impressione -.
Temari si
morse la lingua, sentendosi immediatamente in colpa.
- Sakura, mi
spiace. Io… -.
- No, non ti
preoccupare. Sono io, non tu. È solo che ero
talmente abituata a sentirla lamentarsi per ogni singola cosa tranne
che per la terra sotto le unghie, che mi sembra strano avere intorno
tutto questo silenzio… - la voce di Sakura si
incrinò,
minacciando seriamente di spezzarsi ancora – Dio, ci
conoscevamo
da tanto di quel tempo… è stata la mia prima
amica. Non
ci siamo parlate per anni dopo aver litigato per un ragazzo,
ma…
ma non è mai sparita. Sapevo che, se avessi avuto bisogno,
avrei
potuto andare da lei in qualunque momento, malgrado ci fossimo urlate
addosso il giorno prima… -.
Temari non si
era mai reputata una persona sensibile. Per evitare di
offendere senza volerlo, in certe occasioni preferiva rimanere in
silenzio e lasciar sfogare chi aveva davanti. Come in quel momento.
- Ad un certo
punto è venuta voglia a tutte e due di andarcene
di casa, così abbiamo deciso di dividere un appartamento.
Ero
pronta ad interminabili zuffe quotidiane, invece…
invece…
-.
Temari fece
per allungare una mano verso l’amica, quando questa
strinse il pugno e lo batté violentemente sul tavolo.
- Ma
giuro… giuro
che gliela farò pagare a quel
bastardo… chiunque sia… - ringhiò a
denti stretti,
incurante della presenza di qualcun altro.
- Hai
già… scoperto qualcosa? –
domandò
Temari, grata che perlomeno l’amica stesse riuscendo in
qualche
modo a reagire. Per suo fratello sarebbe stato molto più
difficile, lo sentiva.
- Abbiamo
poco, in mano. Pochi elementi, ma molto particolari -.
- Sarebbe a
dire? -.
- Ino
è stata strangolata, ma ha opposto pochissima resistenza.
Come se non avesse avuto nulla da temere, almeno fino al momento in cui
si è ritrovata una mano intorno alla gola. Inoltre non
c’è… - Sakura deglutì,
stringendo gli occhi
per evitare che si inumidissero ancora - … non
c’è
alcuna traccia di violenza sessuale -.
Temari
annuì. Sakura lavorava alla scientifica, come medico
legale, e sottoporre all’autopsia il corpo
dell’amica non
doveva essere stato semplice.
Ma
all’improvviso le venne in mente una cosa.
- Scusa,
ma… non è accaduto lo stesso con la ragazza
cinese uccisa al porto? Come si chiamava…? -.
- Liang Ten
Ten? Sì, lo strangolamento e lo stupro mancato
corrispondono, ma due vittime soltanto sono troppo poche per affermare
con certezza che si tratti di omicidi seriali -.
-
Quindi… - la voce di Temari suonava inorridita, ma si
costrinse a terminare la domanda - … bisogna aspettare la
prossima? -.
Sakura si
lasciò andare contro lo schienale della sedia, stanca
come se quei pochi giorni fossero stati in realtà
vent’anni.
- Esattamente
-.
Se caricava il
meccanismo per un tempo sufficiente e si sedeva sul
letto, stringendo le palpebre, gli sembrava che la ballerina del
carillon facesse molto più che girare su se stessa.
Ballava.
Danzava davvero sull’acqua, felice di essere libera per
un’altra notte.
L’artista
che l’aveva creata l’aveva colta nel
momento appena successivo alla trasformazione: le piume bianche, ancora
visibili attorno alle caviglie, avevano lasciato posto agli splendidi
capelli corvini che le ondeggiavano attorno al corpo.
Gli occhi
così chiari stavano forse riflettendo la luce della
luna sull’acqua, mentre le braccia volteggiavano ancora come
due
esili ali prive di piume.
“Non
credere che quando l’avrai trovata ti libererai di
me.”
Oh, no. Non
avrebbe mai osato pensarlo.
“Ma
stare insieme potrebbe essere più piacevole.”
Forse. Magari
lei avrebbe capito, visto ciò che aveva passato.
Anche se
trasformarsi in un cigno non era nulla. Nulla in confronto alla sua, di maledizione.
Nobody was around
The silence and the
gloom were so profound
I started to explore
But you were the only
one I was looking for
[Intorno non
c’era nessuno
Il silenzio e le
tenebre erano così profondi
Iniziai ad esplorare
Ma tu eri
l’unica che stessi cercando]
Temari era
esasperata. Kankuro parlava ancora a mugugni e borbottii, e
al contrario di Gaara passava a letto metà della giornata.
Non aveva
detto nulla nemmeno quando la sorella gli aveva comunicato
che gli omicidi erano arrivati a tre. Tutti con le stesse
modalità, quindi la polizia aveva iniziato le ricerche di
quello
che era ormai un omicida seriale.
Frustrata
dall’atteggiamento del fratello, che sembrava
totalmente incapace di reagire, si era ritrovata in camera di Gaara.
Aveva
semplicemente voglia di scambiare due parole, anche con qualcuno
che risultava conciso quanto un muro, ma non si sarebbe mai aspettata
che Gaara potesse avere un tale momento di loquacità.
Non che
l’avesse sommersa di chiacchiere- questo mai- ma quando
lei l’aveva trovato per l’ennesima volta a rimirare
quel
vecchio carillon e gli aveva chiesto se ne conoscesse la storia, lui
l’aveva guardata con un vago interesse negli occhi.
- Sai che
apparteneva alla mamma, non è vero? -.
Il fratello
annuì.
- Lei ci
teneva moltissimo. Vuoi che te ne parli? -.
Quando Gaara
assentì di nuovo, Temari fece per cominciare, ma
rimase letteralmente a bocca aperta quando dalle labbra del ragazzo
uscì anche un: - Per favore -.
Stava quasi
per chiedergli di ripetere, quando si accorse che il
fratello era tornato a contemplare la ballerina del carillon, quindi
lasciò perdere.
- A me la
mamma l’ha raccontato quando avevo cinque anni. Ero
piccola, ma me lo ricordo benissimo. Noi abbiamo sempre abitato qui,
mentre invece lei veniva da un luogo desertico dove c’era
spesso
la siccità. Quel posto aveva un certo fascino, specialmente
quando la luce del tramonto era tale che la sabbia sembrava fatta
d’oro, ma la mancanza di vegetazione si faceva sentire.
Non
c’erano laghi né fiumi, nessuno specchio
d’acqua
in cui potersi riflettere. Pochissima pioggia, niente pozzanghere -.
Se Temari
aveva un dono, era quello di riuscire a ricordare alla
perfezione le parole che ascoltava, ed essere capace di riportarle come
se a parlare fosse la persona da cui le aveva udite.
Perfino lui stava in
silenzio.
- Per questo
quando in un negozietto vide quel carillon, non ci
pensò due volte a comprarlo. Aveva quattordici anni, e ne
era
rimasta incantata. Forse perché la ballerina sembrava
danzare
sull’acqua, forse perché riproduceva un balletto
che lei
adorava -.
-
“Il Lago dei Cigni” – disse Gaara.
-
Sì – Temari non avrebbe mai pensato che il
fratello
conoscesse il titolo di un balletto, ma cercò di nascondere
lo
stupore e andò avanti – Il carillon ne suona la
melodia e
la statuetta rappresenta la protagonista… -.
- Odette
– completò il fratello minore.
-
S-sì – confermò Temari, sempre
più sbalordita.
Poi
continuò:
–
Colei che di giorno si trasforma in cigno a causa di un
incantesimo, ma in realtà è una splendida
principessa
– fece una pausa – Figurarsi se non sono tutte
splendide
principesse… -.
- E alla fine
chi prevale? – la interruppe improvvisamente Gaara.
- Come? -.
- Tra il cigno
e la principessa, chi ha la meglio? –
ripeté pazientemente lui, come se da quella risposta
dipendesse
la sua stessa vita – L’animale o l’essere
umano? -.
Il
demone o l’uomo?
-
Io… veramente non so come vada la storia – ammise
la
sorella – Di solito questi balletti russi finiscono sempre in
tragedia… -.
“Non
farti illusioni, non è che trovandola riuscirai a liberarti
di me.”
No, appunto.
Non illudersi era il modo migliore di vivere.
-
Sì, è così – disse Gaara.
Temari
corrugò la fronte. Stava parlando ancora con lei?
Eppure…
eppure se lei c’era riuscita, se avesse capito, se fosse rimasta con
lui… ?
“Tu
credi? Pensi ancora che siamo due entità
distinte?”.
Gaara
ammutolì di colpo, spalancando gli occhi ingigantiti dalle
occhiaie.
“Hai
ucciso per me.
Perché te l’ho detto io.”
- Gaara? -.
“Ma
l’hai fatto anche per te. Per noi. E allora dove comincio io
e dov’è che finisci tu?”
Urlò.
Più ferocemente di quanto avrebbe mai immaginato, impotente.
“Credi
ancora di essere tu l’umano, e io la bestia? Di vedere le
cose come sono, e non come te le mostro io?”
Temari fu un
lampo nell’aprire il cassetto del comodino e tirare fuori un
flaconcino di pillole.
“E
se quella che stai vivendo fosse tutta
un’illusione?”.
Strinse con un
braccio suo fratello all’altezza delle spalle,
costringendolo indietro, mentre la mano libera gli alzava piano il
mento.
- Avanti,
calmati! Se fai così rischio di soffocarti… -
implorò, mentre sentiva quel corpo magro tendersi
all’inverosimile, fino a rischiare di spezzarsi.
Forse quelle
parole funzionarono, perché le urla smisero e
Temari riuscì a far inghiottire qualche calmante ad un Gaara
sconvolto e ansante, completamente sudato.
Quando Kankuro
fece irruzione nella stanza lei lo teneva ancora fra le
braccia, la testa bionda appoggiata a quella rossa del fratello.
-
Tem… - boccheggiò Kankuro, avvicinandosi al letto.
Fu in quel
momento che Temari si accorse di avere il respiro affrettato
e il cuore ancora in tumulto. Si era davvero spaventata, questa volta.
- Ha
avuto… una crisi – spiegò.
- Una crisi?
Dio, quando l’ho sentito mi è venuto un
colpo! – a giudicare dalla sua aria stravolta, doveva essere
vero.
- Avanti,
aiutami a metterlo a letto. Deve riposare -.
Dopo che
l’ebbero fatto sdraiare sotto le coperte e furono usciti
in corridoio, Temari si appoggiò alla porta chiusa.
- Temari, mi
dispiace. Mi rendo conto solo ora di essere stato
più un peso che un aiuto, in questi giorni… -
cominciò Kankuro.
Ma lei scosse
la testa.
- Tranquillo.
Non sei stato un peso, ma un essere umano. Non tutti sono dei carri
armati come me… -.
Sentì
una mano sulla spalla.
- Tu non sei
un carro armato -.
- Dici?
– avrebbe voluto essere sarcastica, ma non ci riusciva.
Ancora un po’ e gli occhi le si sarebbero riempiti di lacrime
– Forse hai ragione… non lo sono… -.
La ragazza
ammutolì in fretta, sotto la sua stretta ferrea. Era
più giovane delle altre e non aveva assolutamente nulla del
cigno, con quei capelli carota e i grandi occhi scuri. Ma in quel
momento non gli importava. Se era come lui, tanto valeva esserlo fino
in fondo.
- Moegi!
Moegi, si può sapere dove sei finita? -.
Forse quei
ragazzi stavano cercando proprio lei. Magari avevano
appuntamento a quell’ora per andare da qualche parte, in un
bar o
in una discoteca.
Si nascose in
fretta, mentre ritrovavano fra le urla il corpo dell’amica.
Azzardò
un’occhiata solo quando fu sicuro di non essere visto, e per
poco non si fece scoprire.
Quegli occhi.
Era lei. Gli
occhi erano gli stessi!
Fu tentato di
uscire allo scoperto e andare a prenderla, ma si
bloccò quando vide che fu la prima a riscuotersi
dall’orrore e chiamare la polizia.
Osservandola
più attentamente, si rese conto di aver quasi
commesso un errore. I gesti, il modo di muoversi e di
camminare…
mostravano una persona agile e sicura di sé, pronta e decisa.
Assolutamente
non delicata. Poco elegante, oltretutto.
Gaara strinse
le labbra, mentre dentro lui
gorgogliava.
Non era lei,
anche se ci andava vicina.
- Fate in
fretta, per favore – stava dicendo col telefono premuto
sull’orecchio, pallida quasi quanto l’amica morta
–
Se volete un nome per essere sicuri che non sia uno scherzo, vi do il
mio. Mi chiamo Hanabi Hyuuga -.
martufella87: beh,
se pensi che la giudice ha definito la mia storia
“cattivissima e perfida”… immagina come
potrà
essere! Mi ha sorpreso che la mia fic ti incuriosisse già
dal
forum, spero davvero che ti piaccia!
chandelora: ecco il
seguito, anche se in fondo l’accenno
Hinata/Gaara è minimo; qualcuno potrebbe anche vederlo come
qualcosa di diverso… a voi l’interpretazione
(quando
comparirà Hinata)!
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