Erin del Crepuscolo

di Akashi
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Buio. Buio. Buio.

 

Sbarrò gli occhi e strinse con tutte le sue forze le coperte che l’avvolgevano. Dov’era? Goccoline di sudore le imperlavano la fronte mentre i capelli, scomposti le si incollavano alla schiena. Era notte. Dall’enorme finestra della stanza era ben visibile la luna, alta sopra le fronde della Selva...

Il respiro stava accelerando, sentiva la testa sempre più fredda, i pensieri l’assalivano uno dietro l’altro, immagini sfalsate, ricordi sbiaditi... Dov’era?

La porta si spalancò e ne emerse un omino pallido, con un curioso vestito ocra pallido.

Si avvicinò correndo al suo letto e la prese per le spalle.

-Signorina, signorina, si calmi!-. Erin non capiva. Chi era quell’uomo? Che stava succedendo.

L’uomo l’abbracciò. E d’un tratto, riuscì a respirare. Ci fu un improvviso silenzio. Il fatto che fino a quel momento avesse urlato come una dannata non riuscì a penetrarla completamante.

Che sta succedendo?

 Nella stanza entrò qualcun altro.

-Gerrad, lascia fare a me-. Un ragazzo alto, moro, con una lunga veste nera le si inginocchiò davanti, mettendo da parte il povero maggiordomo. Due calde mani le coprirono le guancie.

-fratello-, sospirò Erin, disorientata.

-sono qui- rispose Andy.

-Dove sono?- gli chiese.

-sei qui con me, questo è l’importante. Ricordi...?- rispose il ragazzo, ma non riuscì a finire la frase che la sorella già era ricaduta in preda alle convulsioni.

Dove sono? Che succede?

-Erin, Erin, Parlami! Ricordi le parole del maestro Hume? Erin ricordi il maestro Hume?-. Andy era costretto ad urlare per poter sovrastare le urla della bambina.

Dove sono? Dove sono?

-Erin, calmati!-

Dove sono? Chi sono?

-Ricorda il maestro Hume!-

Il mae...

-il marstro diceva di...di respirare affondo...- Erin abbassò la testa, esausta.

-aiutami...-

-Erin, Erin, ricordi cos’altro diceva di fare il maestro?- incalzò Andy, approfittando della quiete momentanea.

-Io...devo raccontare...devo raccontare i miei sogni...-

-si, esatto, raccontali a me; ma con cautela. Respira, piano. L’importante è respirare-.

Il maggiordomo rimase in un angolino, esterrefatto da ciò che aveva appena visto. Ciò che comunemente veniva chiamato dono, prodigio...martoriare coosì una povera bambina...

La storia di Erin non fu lunga. Andy se la fece ripetere un paio di volte, così da essere sicuro che nessun particolare le rimanesse impresso nella memoria.

Quando ebbero finito la rimise sotto le coperte e le rimase vicino finchè non chiuse gli occhi.

-Sta peggiorando-, disse rivolgendosi al maggiordomo.

-Signore, io...non capisco- bonfocchiò l’omino.

-già. Come tutti, del resto-. Il ragazzo si avviò verso la porta, stanco.

-Se solo ci fossero i genitori...- disse il maggiordomo, una volta usciti dalla stanza.

Andy sorrise.

-Se  quì ci fossero i nostri genitori...probabilmente saremo tutti morti-.

Gerrad non capì.

Anche quella notte passò.





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