Challenge: “I giorni
della merla” - challenge periodica - organizzata dal gruppo Facebook “Non solo
Sherlock - gruppo eventi multifandom”
Prompt: Chi: BF - Ash&Eiji - Genere: H/C -
What if - Warnings: nessuno - proposto da Musa07
Genere: hurt/comfort,
romantico
Tipo: one shot
Personaggi: Ash Lynx, Eiji Okumura
Coppia: shounen ai
Rating: PG, verde
Avvertimenti: angst,
fluff, what if, slice of life
PoV: terza persona
Spoiler: sì, dell’anime
Disclaimers: i personaggi non sono
miei, ma di Akimi Yoshida. I
personaggi e gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza scopo di lucro.
Rockefeller Center
Il dondolio del vagone che correva sulle rotaie,
aveva sempre dato ad Ash un senso immenso di quiete, se chiudeva gli occhi e si
concentrava, poteva avvertire gli scambi delle rotaie sotto al pavimento, mentre
il treno della metropolitana filava nei tunnel bui.
“Vuoi dirmi dove stiamo andando?”
Un voce conosciuta lo ridestò dallo stato di torpore
in cui stava cadendo, una voce che aveva imparato a riconoscere, che parlava in
inglese con una buffa intonazione, che borbottava in giapponese quando era
convinto che lui non gli prestasse attenzione, ma Ash gli prestava attenzione
continuamente, dal momento stesso in cui lo aveva visto la prima volta, grazie al
modo con cui si era approcciato a lui, a come era diventato parte della sua
vita, senza prepotenza, senza violenza, in una quieta quotidianità che al ragazzo
faceva quasi male, perché temeva che presto o tardi sarebbe tutto finito.
“Tutti i giapponesi sono così petulanti e
curiosi o solo tu?” lo prese in giro, sistemandosi meglio sul sedile,
affondando le mani nelle tasche del giaccone pesante.
Eiji mise il suo solito broncio infastidito e
scosse la testa a quella provocazione “Non sono petulante…” protestò, quindi le
sue labbra si aprirono in un sorriso “Però sono curioso”
“Un paio di fermate e siamo arrivati” lo
informò lanciando una occhiata al tabellone delle fermate “Riesci a resistere?”
“Non ho altra scelta, perché non me lo dirai”
rimbrottò facendogli la linguaccia e Ash scoppiò a ridere divertito, quindi si guardò
intorno, sondando con attenzione tutte le persone nel vagone, sembrava tutto tranquillo
era rischioso fare una uscita del genere, però per un giorno voleva regalare ad
Eiji un po’ di normalità.
Quando il treno rallentò e poi si fermò, alla
loro fermata il giapponese si alzò cercando di carpire delle informazioni dal
luogo che lo circondava, ma oltre ad esserci una considerevole presenza di
persone, non riuscì a trovare altri indizi.
Seguì Ash per la stazione e su per le scale
mobili, guardandosi intorno, ma solo quando la scala raggiunse la superfice e
il freddo pungente dell’inverno gli schiaffeggiò il viso, Eiji comprese dove si
trovavano.
I suoi occhi si spalancarono mentre Ash lo
guidava tra la folla che si districava nell’immenso centro.
Il giovane giapponese di volse verso l’altro
che lo fissava “Hai detto che ti sarebbe piaciuto venire a pattinare al Rockefeller
Center, quindi eccoci qui” disse Ash, estraendo dalla tasca due biglietti.
Eiji lo abbracciò di slancio, non poteva
crederci aveva visto quel posto solo nei film, non poteva credere di essere lì
con Ash, che quest’ultimo avesse organizzato quella gita solo per lui “Grazie”
Impiegarono un po’ ad entrare e prendere i
pattini, ma nel frattempo Eiji scattò un sacco di foto con il telefono “Mia
sorella impazzirà d’invidia…” disse inviando un messaggio, mentre Ash scuoteva
la testa.
“Sai pattinare?” si informò Eiji mettendo i
pattini ai piedi, stringendoli per bene alle caviglie.
“No, mai fatto, ma quanto può essere difficile?”
domandò con una scrollata di spalle, aveva imparato cose ben più difficili in
poco tempo, questa non avrebbe fatto differenza.
Eiji sbatté le palpebre preoccupato, ma prima
che potesse dire qualcos’altro il più giovane aggiunse: “Sono sopravvissuto a
cose peggiori, me la caverò su due lame d’acciaio”
Il giapponese ridacchio divertito “Se lo dici
tu?”
Per quanto Ash fosse bravo in un sacco di
cose, pattinare sul ghiaccio, si rivelò più arduo di quello che credeva,
aggrappato alla balaustra guardava con risentimento Eiji scivolare con
leggerezza ed eleganza sulle lame, mentre le sue non volevano assolutamente
collaborare.
“Allora c’è qualcosa che Ash Lynx non sa fare”
lo prese in giro Eiji fermandosi poco distante da lui.
“Fottiti” lo apostrofò guadagnandosi una
occhiata infastidita da una mamma con pargoli poco distante.
Eiji rise divertito e gli si mise davanti “Devi
lasciare andare la ringhiera o non imparerai mai…” spiegò tendendo le mani in
avanti “Vieni ti tengo io…” propose e, vedendo la sua titubanza, aggiunse “Ti fidi
di me?”
Ash annuì posando prima una mano e poi l’altra
in quelle guantate dell’altro ragazzo, che gli sorrideva tranquillo, si fidava
ciecamente di lui e non sapeva davvero dire perché, lui che era diffidente con
il mondo intero.
Lentamente Eiji prese ad andare indietro,
tirando Ash con sé, allontanandolo dalla balaustra, di tanto in tanto le mani di
Ash stringevano le sue e oscillava pericolosamente, ma riuscirono ad arrivare
al grande albero di Natale.
“Guarda stai pattinando!” esclamò Eiji con un
sorriso radioso.
“Stronzate, mi stai trascinando tu…” ripose,
ma stava ridendo a sua volta e in quel preciso momento l’albero di Natale venne
acceso e scatenò un coro di esclamazioni sorprese ed estasiate, seguite da un
breve applauso.
“È meraviglioso” bisbigliò Eiji con gli occhi
pieni di stupore e meraviglia e Ash si trovò ad annuire, anche se non era il grande
abete a destare il suo interesse.
“Ora ti lascio e…”
“No, no, no, n…” protestò Ash, ma l’altro lo
aveva lasciato andare e nel giro di un millisecondo il più giovane si trovò con
il culo sul ghiaccio gelido, con l’altro che lo fissava divertito, tornando a
recuperarlo.
Il tempo volò e l’altoparlante annunciò la
chiusura di quel turno di pattinaggio, in una oretta e mezza Ash era riuscito a
non capitombolare a terra ogni singola volta ed era riuscito anche a fare un giro
di pista in completa autonomia, mentre Eiji lo elogiava in modo quasi imbarazzante.
Fu proprio nell’ultimo giro che decise di
fare che, vuoi la stanchezza, vuoi il ghiaccio rovinato Ash cadde rovinosamente
a terra.
Eiji se ne accorse e gli andò incontro,
peccato però che invece di seguire il senso della pista, decise di tornare
indietro e cozzò contro una signora e cadde a sua volta sulla lastra di ghiaccio.
Dopo essersi scusato una infinità di volte
con la signora in questione Eiji lo raggiunse e lo aiutò ad alzarsi “Ti sei fatto
male?” domandò e il biondo scosse la testa, aveva battuto il ginocchio ma
niente che non potesse gestire, mentre si rese conto che il giapponese si
stringeva il gomito sinistro.
Tornati su un piano non scivoloso, Ash gli arrotolò
la manica del giaccone e degli abiti sottostanti scorgendo un livido violaceo
sul gomito del ragazzo.
“Fa male?”
“Un po’, ma è solo una botta, lo muovo senza
problemi, sta tranquillo”
Per tutto il tragitto di ritorno, Ash fu cupo
e silenzioso e le rassicurazioni di Eiji non servirono a nulla per fargli
tornare il sorriso.
Con un sospiro stanco il più grande chiuse
gli occhi poggiando la testa sulla spalla di Ash, che si irrigidì per un instante
a quel gesto.
“Grazie… è stata una bellissima serata” gli
disse, mentre Ash si rilassava e posava la guancia su morbidi capelli scuri
dell’altro.
Tornati nell’appartamento, Ash prese dal
mobiletto dei medicinali una crema per le botte.
“Eiji, vieni qui” lo chiamò sedendosi sul
letto raggiunto poco dopo dall’altro ragazzo.
“Accidenti è proprio un bell’ematoma”
constatò ora che senza le maglie riusciva a vederlo meglio.
La mano di Ash tramava appena, mentre gli applicava
la crema.
“Ehi…” gli disse fermandolo “Che cosa c’è?”
“Va sempre a finire che tu ti fai male,
quando sei come me” bisbigliò tristemente, i capelli biondi gli adombravano il
viso.
“Nonostante io faccia del mio meglio per
proteggerti, non ci riesco…” aggiunse lasciando cadere il tubetto sulle coperte.
“Non è così… non è stata colpa tua se sono
caduto… non dovevo andare contro mano sulla pista…”
“Però…”
“Ash!” lo fermò prendendogli il viso tra le
mani e guardandolo con fermezza negli occhi “Sto bene, okay?”
“Okay”
La stanza era in penombra, il silenzio era
rotto solo dai loro respiri che si mescolavano tanto erano vicini.
Eiji sentiva il cuore battergli furioso nel
petto, temeva che glielo avrebbe sfondato, Ash lo attraeva, ma non per il suo
bell’aspetto no, c’era qualcosa di più profondo e viscerale a cui non riusciva
a dare un nome.
“No…” sussurrò Ash quando si rese conto che
le loro labbra di stavano avvicinando, Eiji si riscosse dall’incantesimo nel
quale era caduto facendosi indietro imbarazzato e rosso in viso.
“S-sorry” sussurrò “Gomen…” aggiunse
abbassano lo sguardo.
“Comprendo che tu non voglia…” bisbigliò a
capo chino, stringendo tra le dita la coperta, che stava per fare? Ash spalancò
gli occhi incredulo a quelle parole.
“Eiji cosa…”
Il giapponese sollevò la testa e lo fissò con
caparbietà “Ti ricordi il bacio che mi hai dato in prigione?”
Ash annuì era stato solo funzionale a portare
fuori un messaggio.
“Beh ci ho pensato spesso… e io…” scosse la
testa con forza “Lascia perdere…” tagliò corto tentando di alzarsi, ma Ash lo
afferrò dal polso facendolo sedere nuovamente sul letto.
“Comprendo che dopo tutto quello che hai
passato, tu non te la senta, che la cosa ti disgusti…” disse tornando a
guardarlo negli occhi.
“Non è questo… tu non mi disgusti e anche io
ho pensato spesso al bacio della prigione… ma…” disse deglutendo, mentre Eiji
posava la sua mano sulla sua guancia.
“Ma?”
“Tu meriti qualcuno migliore di me…” sussurrò
e una lacrima scese sulla sua guancia e venne stemperata dal pollice di Eiji.
“Non c’è nessuno migliore di te, Ash…” lo rassicurò
posando la fronte sulla sua, chiudendo gli occhi.
“Con me sarai sempre in pericolo…” tentò di
dissuaderlo.
“E senza di te sarò incompleto…”
Ash si morse il labbro inferiore, nessuno gli
aveva mai parlato così, nessuno si era mai preso la briga di chiedergli che cosa
volesse, Eiji era immobile in attesa, spettava a lui scegliere, poteva
scegliere.
“Posso baciarti, Ash?” domandò piano con
titubanza.
“Sì” acconsentì piegando appena il capo, chiudendo
gli occhi, nel momento stesso in cui le labbra di Eiji si posarono piano sulle
sue, una leggera pressione, nulla di più, sentì il giapponese sorridere e allora
Ash prese l’iniziativa, sfiorando le sue labbra con la lingua e queste si schiusero,
lasciandolo entrare, trovando la lingua dell’altro giocandoci piano senza
fretta, dolcemente.
Continuarono a baciarsi per non seppero bene
quanto tempo, finendo sdraiati sul letto, fu Eiji a sollevarsi, aveva gli occhi
lucidi, le guance rosse e i capelli in disordine.
Ash lo attirò a sé per baciarlo ancora e ancora
“Non riesco a smettere di baciarti” gli disse sollevandosi appena.
“Allora non farlo…” gli rispose sigillando le
labbra dell’altro.
“Non lasciarmi mai…” bisbigliò Eiji posando
la testa sul petto del più giovane, che prese a passargli le dita tra i capelli
scuri.
I due giovani, le cui anime si erano toccate,
non sapevano che il destino sarebbe stato loro avverso, ma in quel momento,
abbracciati in quella stanza in uno dei grattacieli di New York, si cullavano in
quel sentimento appena rivelato.