Challenge: “È nata prima la reccina o la
fyccyna? - Reversechallenge” - challenge del week end - organizzata dal gruppo Facebook
“Hurt/Comfort Italia”
Recensione: Mi è piaciuto molto
leggere una storia in cui sono tratteggiate così bene le leve che fanno innamorare
Ash, e anche la prospettiva da charachter study. Dialoghi stupendi. Proposta da
drisinil
Genere: drammatico
Tipo: one shot
Personaggi: Ash Lynx, personaggio
originale
Coppia: yaoi
Rating: PG, verde
Avvertimenti: slice of life, tematiche
delicate, angst
PoV: terza persona
Disclaimers: i personaggi non sono
miei, ma di Akimi Yoshida. I personaggi e gli eventi in questo racconto sono
utilizzati senza scopo di lucro.
Perdono
Un pioggia battente e violenta aveva preso a
cadere, ma il giovane nemmeno se ne accorgeva, camminava senza una meta precisa
per le strade della metropoli, aveva ancora la mente ed i cuore in subbuglio, non
riusciva a pensare lucidamente ed a ideare un piano, quello che era accaduto
poche ore prima lo aveva profondamente scosso, continuava a pensare alle ultime
parole che lui ed Eiji si erano scambiati, a come stessero scherzando, senza
pensare minimamente a cosa avrebbe potuto accadere.
Aveva abbassato la guardia, di nuovo e a
rimetterci era una volta di più qualcuno a cui voleva bene, qualcuno che amava.
Sollevò il viso e fissò le porte in legno
massello che aveva davanti, senza sapere come era arrivato davanti ad una chiesa.
Non entrava in un luogo del genere da anni,
da quando era un bambino e a portarcelo era suo fratello, la domenica mattina.
Spinse il battente ed entrò in quel luogo sacro,
dai suoni ovattati e dall’odore di cera e incenso, a quell’ora della sera era
vuota, non c’erano più funzioni, non c’era nessuno se non lui.
Si sedette su una delle panche, i gomiti
sulle ginocchia, le mani giunte, la fronte posata su di esse e gli occhi
serrati con forza. La ferita al fianco pulsava ed aveva ripreso a sanguinare, il
dolore era forte ma quello che provava dentro lo era molto di più.
Le gocce d’acqua scivolavano dai suoi capelli
al legno scuro e si mischiavano alle sue lacrime.
“Non portarmelo via” mormorò al nulla intorno
a sé, non aveva mai pregato o meglio lo aveva fatto, ma poi aveva smesso perché
nessuno era venuto a salvarlo dalla sua tragica situazione.
Ora però sentiva il bisogno di credere in
qualcosa di superiore, che salvasse almeno Eiji, il suo Eiji.
Ash si morse le labbra, da quando aveva iniziato
a pensare a Eiji in quei termini… quello che lo legava al ragazzo giapponese,
non era semplice amicizia, non più era qualcosa di più profondo che era maturato
in quei mesi di vicinanza.
Eiji con la sua sola presenza, con il suo sorriso,
i suoi modi gentili, con i suoi silenzi e con le sue parole, si era fatto
strada nel suo cuore e lui non poteva più farne a meno, ma Blanca aveva ragione
non poteva pretendere che Eiji colmasse i suoi vuoti, soprattutto se per farlo
aveva rischiato la vita.
Un rumore alle sue spalle lo fece trasalire e
con un gesto fulmineo estrasse la pistola dal retro dei jeans e la puntò, ma non
premette il grilletto.
Un uomo di colore sulla cinquantina, sollevò
entrambe le mani in segno di resa, indossava una tonaca nera: il parroco della
chiesa.
Con un sospiro tremante il ragazzo abbassò la
pistola.
“Me ne vedo subito” mormorò alzandosi, ma il
dolore al fianco lo fece trasalire, la ferita si era riaperta e aveva preso a
sanguinare.
“Non ho mai mandato via nessuno dalla casa di
Dio, non lo farò ora, non con il tempaccio che c’è fuori” disse l’uomo
avvicinandosi al giovane, con cautela.
“Posa la pistola” mormorò e Ash ubbidì,
tornando poi a guardare il Cristo crocifisso sopra l’altare.
“Mi perdoni, padre perché ho peccato…”
mormorò in un soffio e il sacerdote gli si sedette accanto.
“Ho portato un’anima pura, in un mondo sporco
e spietato ho cercato in lui la redenzione” bisbigliò mentre calde lacrime
presero a bagnargli nuovamente il viso.
“Per me non c’è redenzione… non più oramai…”
“Per tutti nostro Signore ha il perdono… per…”
“Allora perché fa succedere tutte queste
atrocità, perché?” gridò voltandosi a guardarlo in volto, l’uomo aveva la fonte
corrucciata e uno sguardo meditabondo.
“Per metterci alla prova” disse.
“Metterci alla prova? Come si può mettere
alla prova un bambino di sette anni in quel modo, come?” urlò, se l’era sempre chiesto
in quegli interminabili momenti, se lo era domandato anche qualche settimana
prima quando Fox, un singhiozzo gli sconquassò il petto.
Il suo aspetto era sempre stato la sua condanna,
i suoi capelli biondi, i suoi occhi di quel verde particolare, il suo corpo, da
bambino prima, da adolescente dopo… un angelo, un pavone la avevo definito in
molti, ma la sua anima era nera e con il tempo si era trasformato in un mostro,
per sopravvivere certo, ma sempre un mostro, ma Eiji era riuscito a guardare
oltre, ad avvicinarsi e lui glielo aveva permesso giorno dopo giorno.
Quanto avrebbe voluto che il giapponese fosse
lì con lui, gli sarebbe bastato lasciarsi andare tra le sue braccia e tutto
quel dolore e quell’angoscia sarebbero scomparse, per lasciare posto ad una calda
quiete.
Ma Eiji era in ospedale, in gravi condizioni,
per colpa sua.
“A chi ti riferivi prima…”
“Ad un mio amico… non può starmi vicino è…”
“Sai a volte gli amici si sacrificano per
noi, è proprio questo il fulcro della faccenda, e anche se vogliamo proteggerli
loro si mettono in mezzo”
Ash si fissava le mani strette insieme in
parte era vero, Eiji stesso non aveva mai esitato ad abitarlo, fin dal loro
primo incontro, saltando quel muro con quell’asta sgangherata, tra loro si era
creato un legame, ogni giorno più forte, da ambo le parti.
Scosse il capo… “Lui è un sorso di acqua
fresca, nell’arsura del deserto, una luce che mi guida in questa densa oscurità
che mi inghiotte” iniziò chiudendo gli occhi e chiara gli apparve il volto
sorridente del giapponese.
“Eppure, sento un fuoco dentro, che mi risveglia
i sensi che mi fa fremere e provare cose che non dovrei per lui… non posso… non
devo, lordare la sua anima candida e pura… io non merito accanto qualcuno come
lui…”
“Forse invece è proprio questo che vi salva
entrambi, l’amore che nutrite uno nei confronti dell’altro”
“Amore…” bisbigliò sentendo un calore
irradiarsi al centro del suo petto, un sentimento più forte dell’odio che lo
circonda, era strano sentire un prete dire certe cose.
“Ash…”
Il giovane si irrigidì mettendosi in allerta
cercando di prendere la pistola ma l’uomo gli afferrò il polso.
“Io non le ho detto come mi chiamo” bisbigliò,
aveva abbassato la guardia, di nuovo, era in trappola, ma l’uomo lo lasciò
andare subito.
“Vivo da molto in questo quartiere, cercando
di togliere dalla strada i teppistelli come te, cercando di dargli una vita
migliore, tutti sanno chi è Ash Lynx, tutti credono che tu sia morto e lo
credevo anche io fino a quando non ti ho visto entrare dalla porta”
Il giovane si rilassò occhieggiando la
pistola, ma quell’uomo lo aveva bloccato con facilità.
“Togliti la maglia…”
“Cosa?” domandò sgranando gli occhi, colto
dal panico ma prima di riuscire a reagire l’uomo parlò ancora: “La ferita che
hai al fianco, si è riaperta…” spiegò semplicemente indicando la maglietta
bianca macchiata di sangue.
“Stenditi, non voglio farti del male” lo
invitò andando a recuperare la cassetta del pronto soccorso.
Il parroco di quella chiesa era molto più di
un semplice prete a quanto pareva sapeva applicare dei punti di sutura, Ash non
fece domande.
“Non mi giudica per quello che ho detto
prima?” domandò fissando il soffitto affrescato della chiesa, non sapeva nemmeno
lui perché aveva fatto quella domanda.
“L’amore è amore in tutte le sue forme” rispose,
applicandogli una garza pulita.
“Ho le mani sporche di così tanto sangue che
non lo toglierò mai via… come posso anche solo pensare che possa starmi accanto
quando io stesso mi disprezzo per quello che sono diventato”
“Se è l’assoluzione di Dio che cerchi
ragazzo, se credi in Lui, Egli te la darà, ma il vero perdono è quello che devi
concedere a te stesso” aggiunse aiutandolo a rimettersi seduto.
“Vedo se trovo dei vestiti asciutti, resta
qui” gli disse lasciandolo solo.
Ash prese la pistola e la ripose nel retro
della cintura, a fatica si mise in piedi e raggiunse l’uscita dell’edificio,
aveva smesso di piovere.
Doveva finire quello che aveva iniziato, doveva
smantellare l’organizzazione di Golzine, impedire la diffusione del Banana
Fish, forse in questa vita non c’era spazio per lui ed Eiji, ma averlo
incontrato, lo aveva comunque reso una persona migliore.