Challenge: “I giorni della merla” - challenge
periodica - organizzata dal gruppo Facebook “Non solo Sherlock - gruppo eventi
multifandom”
Prompt: Dove: New York -
Chi: Ash - Warnings: hurt/comfort proposto da Mairasophia L Garofalo
Genere: drammatico, hurt/comfort
Tipo: one shot
Personaggi: Ash Lynx, Blanca
Coppia: yaoi
Rating: PG-13, arancione
Avvertimenti: angst, non-con (non
descrittivo), age gap, tematiche delicate
PoV: terza persona
Spoiler: (ambientata prima della serie,
quando Blanca decide di addestrare Ash, mentre nelle ultime righe c’è uno
spoiler sul finale dell’anime)
Disclaimers: i personaggi non sono
miei, ma di Akimi Yoshida. I
personaggi e gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza scopo di lucro.
Alleanza
Il rumore della porta che si chiudeva, il
chiacchiericcio e le basse risate di quegli uomini, i passi che si
allontanavano. Ascoltava tutto con gli occhi serrati con forza, lo avevano
lasciato nel letto sfatto e sporco di sudore, di sangue, di umori.
Socchiuse gli occhi, la vista appannata dalle
lacrime.
Non c’era un angolo del corpo che non gli
facesse male a partire dal sedere per arrivare alla gola, aveva lo stomaco in
subbuglio, aveva solo voglia di vomitare e dormire.
Se chiudeva gli occhi poteva vedere ancora
quegli individui che sogghignavano mentre lo spogliavano, lo toccavano e per
quanto tentasse di opporsi era tutto inutile.
Erano troppi, lo tenevano fermo e facevano di
lui ciò che volevano, come sempre, mentre il vecchio li guardava, seduto sulla
poltrona di velluto rosso, con un sorriso soddisfatto sul viso, mentre si
accarezzava i baffi.
Non partecipava a quei festini, mai. Si
limitava ad invitare quegli uomini: politici, industriali, militari per farli
giocare con lui, sfogare i loro schifosi istinti sul suo giovane corpo, finché
ne avevano abbastanza.
Golzine stava con lui in privato, quando gli aggradava
di più, nei momenti più disparati della giornata, non c’era mai uno schema preciso.
Invece in quei momenti si godeva solo lo
spettacolo, offrendo ai suoi alleati la merce più bella e preziosa che
possedeva, quando tutto finiva, si alzava e gli dava un buffetto sulla guancia “Sei
stato bravo, Ash…” lo lodava e, ricominciando a parlare d’affari, lasciava la
stanza e tornava ad occuparsi dei suoi sporchi traffici.
Quella notte non era stato diverso, nella grande
villa del mecenate, a New York, dove si stava tenendo una serata di beneficenza,
dove tutta l’alta società si era riunita per quell’evento mondano.
Ash era obbligato a partecipare anche se
cercava di starsene in disparte e non attirare l’attenzione, ma non era possibile
e lo sapeva. Poi Dino si era avvicinato accompagnato da altri quattro uomini e
si erano allontanati in una delle grandi e sfarzose camere da letto.
Il ragazzo tentò di mettersi a sedere, la
nausea e il dolore gli attanagliò le viscere si sporse oltre il bordo del letto
e vomitò.
Il rumore della porta che si apriva lo
paralizzò, capitava che qualcuno tornasse indietro e ne approfittasse ancora,
all’insaputa di Golzine, non che se ne fosse stato a conoscenza sarebbe cambiato
qualcosa, ma tendenzialmente quando non c’era il vecchio si sfogavano nei
peggiori modi possibili.
Sollevò lo sguardo dalla pozza di vomito
verso il nuovo venuto, sbatté le palpebre un paio di volte.
L’uomo si avvicinò arricciando il naso: l’odore
del sesso era pregnante in quella stanza, anche senza guardare verso il letto
sfatto era evidente cosa fosse appena accaduto.
Il completo di alta sartoria, faceva
risaltare ancora di più la sua imponente e maestosa, figura il volto fiero dai
marcati tratti est europei, i capelli scuri sciolti sulle spalle.
Ash si lasciò andare sfinito e sconfitto sul
letto, quando aveva incontrato quell’uomo, qualche giorno prima, gli aveva
fatto una buona impressione, sembrava diverso dagli altri, quanto si era
sbagliato. Erano tutti uguali, schifosi porci bastardi.
Chiuse gli occhi pregando che facesse in
fretta, li spalancò sorpreso quando il lenzuolo fresco si posò sul suo corpo
nudo martoriato e bollente.
“Ti ricordi di me?” domandò la voce dal
marcato accento russo, e un caldo sorriso si apriva su quel volto severo, il
ragazzo annuì restando guardingo. “Golzine mi ha chiesto di addestrarti… volevo
rifiutare…” spiegò sommessamente sedendosi sul bordo del letto giungendo
le mani in grembo, sembrava quasi che parlasse a sé stesso più che a beneficio
del giovane.
“Ho cambiato idea, se lo vorrai posso
insegnarti molte cose…” propose guardandolo negli occhi chiari.
Con immensa fatica il ragazzo si mise seduto,
che cosa voleva quell’individuo da lui? Finiva sempre che gli mettevano le mani
addosso, ma quell’uomo era diverso o questo gli voleva fare credere.
“Resterò fino a domani sera, hai tempo per
darmi la tua risposta…” concluse alzandosi sistemandosi i polsini della
camicia, in un gesto dettato dall’abitudine.
Ash lo afferrò dalla manica della giacca
elegante, si fissarono negli occhi per un altro lungo momento.
Forse non sarebbe cambiato nulla, però era
stanco di essere il giocattolo di chiunque a partire da Dino.
“Addestrami…” sussurrò stringendo il tessuto
tra le dita stropicciandolo, ma all’uomo non sembrava importare.
“Addestrami” ripeté con più convinzione e
vide il sorriso piegare le labbra di quell’affascinante individuo.
“Voglio ucciderli ad uno ad uno…” aggiunse
mordendosi le labbra, il sorriso sul viso dell’altro si ampliò e non sembrò
affatto turbato dalle sue parole.
Il ragazzo abbassò lo sguardo riusciva a
malapena ad alzarsi, lasciò la presa e senza dire una parola l’uomo sparì nel
bagno e tornò qualche istante dopo con un asciugamano bagnato mentre dall’altra
stanza si poteva sentire lo scroscio dell’acqua.
Si sedette nuovamente sul letto e posò il
panno sulla pelle chiara del ragazzo che si irrigidì, ma non si ritrasse.
“Non ti farò del male… non ti toccherò, mai…”
“Perché?”
L’uomo lo fissò tristemente, quell’adolescente
conosceva solo violenza ed abusi da chiunque si approcciasse a lui. Era davvero
triste che un ragazzo così giovane fosse già disilluso e che non conoscesse la
parte bella della vita.
“Non sei il mio tipo” tentò di buttarla sul
ridere, ma Ash lo fissava con un cipiglio corrucciato.
“Non tutti gli uomini seguono i loro più
beceri e volgari istinti…” spiegò sospingendolo a sdraiarsi ripulendolo
sommariamente sentendolo sussultare.
Ci erano andati giù pesanti, sicuramente il
ragazzo avrebbe fatto fatica a sedersi per qualche giorno.
Ash teneva gli occhi serrati e stringeva le
lenzuola con forza, ma i gesti dell’uomo erano efficienti e, a modo loro,
gentili, in netto contrasto con il suo aspetto.
“Non sono mai stato io a provocarli” confessò
in un sussurro. Non lo aveva mai fatto ma andava sempre a finire nel medesimo
modo. Ogni insegnante, ogni precettore che aveva avuto si era sentito in diritto
di…
Solo perché era bello, per i suoi capelli
color del grano, i suoi occhi come la giada, il suo corpo snello e
proporzionato, la sua giovane età.
“Non l’ho mai fatto…” ripeté posandosi le
mani sugli occhi, perché glielo stava dicendo, dopotutto a quell’uomo non
interessava, era solo un altro istruttore sul libro paga di Golzine.
“Ti credo” lo rassicurò ed attese che i
singhiozzi e le lacrime si placassero.
Si alzò e andò in bagno a controllare la
vasca quando tornò Ash era seduto sul letto.
L’uomo gli si avvicinò e gli tese la mano,
con titubanza il ragazzo l’afferrò e la strinse.
“Puoi chiamarmi Blanca” si presentò.
“Ash” rispose sugellando quella strana ed
inaspettata alleanza.
“Ti ho preparato un bagno, poi rivestiti e
torna alla festa…”
Ash spalancò gli occhi “Fa vedere a quegli
uomini che non ti hanno piegato, nonostante quello che ti hanno appena fatto…”
Ash sbatté le palpebre perplesso, sarebbe
stato sfidare apertamente l’autorità di Dino Golzine, in casa sua, ad un suo
evento.
Gli piaceva la sensazione che gli si agitava
dentro e quindi annuì.
Tutti si volsero al suo ingresso nella sala
da ballo dove, nonostante l’ora tarda, era ancora gremita di gente.
Ash la vide l’espressione stupita di Golzine,
che poi però divenne subito severa e austera. Attraversò la sala fino a trovarsi
difronte al vecchio, Blanca dietro di lui gli posò la mano sulla spalla.
“Addestrerò il ragazzo, signore, inizieremo
domani” lo informò stringendo appena la presa sulla spalla del ragazzo. Il
vecchio si limitò ad annuire e con un cenno della mano intimò al ragazzo di
congedarsi.
Alcuni anni dopo…
Ash si sedette sulla panchina e l’uomo
sorrise, il vento freddo scompigliava i capelli di entrambi e le pagine del libro
che Blanca aveva in grembo.
“Alla fine ce l’hai fatta?” gli disse
fissando dritto davanti a sé.
Il giovane sollevò un sopracciglio non
comprendendo.
“Li hai ammazzati tutti”
Ash sospirò annuendo ricordando una
particolare conversazione avvenuta anni prima.
“Già, ma niente mi restituirà quello che ho
perso” sussurrò mestamente fissandosi le mani, “Credevo che avrei provato qualcosa,
quando finalmente sarei stato libero dal gioco di Golzine, ma non ho provato
nulla… e ora resta solo cenere…”
Blanca lo fissò per un lungo momento “Vieni
ai Caraibi con me” propose, ci aveva pensato parecchio.
Ash scosse prontamente la testa “Perché? Per
riempire i tuoi vuoti?” chiese con un sorriso triste.
“Parte domani, lo sai…”
“Sì, è giusto così… facciamo parte di due
mondi troppo diversi” convenne alzandosi infilando le mani nelle tasche del soprabito.
“Ash… tu…”
“Addio vecchio, stammi bene, vedi di non farti
ammazzare…” lo salutò avviandosi lungo il viale alberato, mente le nubi si
addensavano nel cielo.