gli amori difficili
Era
stato Zabini a dirglielo. Che sua moglie gli metteva le corna con
un giocatore di Quiddich. Quando glielo aveva rivelato, Draco lo aveva
guardato pensando fosse ubriaco: Hermione non avrebbe mai fatto una
cosa del genere. Era impossibile.
Zabini non insistette,
ma gli
consigliò di tenere gli occhi aperti. Hermione non gli era
mai
piaciuta, troppo saccente, sicura di sé ed egoista per una moglie e,
quando Draco gli aveva detto che l’avrebbe sposata, aveva
cercato in
ogni modo di dissuaderlo: non era la donna adatta.
I suoi avvisi
erano rimasti inascoltati: Draco l’aveva presa nonostante
tutto e
tutti. Blaise non era del tutto certo che quella strega mezzosangue non
gli avesse fatto un maleficio per sposarsi nei soldi.
Mentre
tornava a casa da lavoro, Draco ci pensò e ci
ripensò, ma non riusciva
a venirne a capo. Una volta in casa, Hermione non era ancora tornata,
andò diretto nella loro stanza da letto e rivoltò
l’armadio di
Hermione, senza preoccuparsi di nascondere quel che faceva. Senza che
se ne rendesse conto, il suo cuore batteva in modo strano e le sue
guance scottavano. Non trovò nulla, allora andò a
cercare nella stanza
da bagno di lei, svuotò tutti gli sportelli, mise sottosopra
la stanza
e, nascosto in un anfratto nel muro, trovò delle lettere.
Quel genere
di lettere. Lettere d’amore che non aveva scritto lui e
neanche
Hermione. Erano ‘indirizzate’ a Hermione. Le lesse
e le rilesse, il suo
cervello non riusciva a trattenerne il contenuto, ma le
date… quelle lo
facevano impazzire. La prima lettera era datata sei mesi prima: da
tanto andava avanti quella storia? E lui non si era accorto di nulla?
Si alzò faticosamente dal pavimento dov’era
immerso in quell’incubo di
parole d’amore, e si diresse verso il water dove
vomitò anche l’anima.
La
porta si aprì ed Hermione fu accolta dalla tenue
oscurità della sua
casa. Quando accese le luci fece un balzo per la sorpresa. Draco era
seduto al buio, sulla poltrona di pelle, e la guardava. Era
perfettamente vestito, in un elegante abito scuro che lo faceva
apparire… stranamente minaccioso.
“Che cosa
fai al buio?” Gli chiese lei, sorpresa.
“Ti
aspettavo. Per cena”. Il suo tono di voce aveva una nota
calda e controllata, il volto imperscutabile.
“Dobbiamo
andare da qualche parte?”
“Ho
prenotato da Tonio’s”.
“Qualche
occasione speciale?” Hermione era completamente
all’oscuro, eppure
sentiva aria di tempesta. Guardava fisso negli occhi suo marito,
cercandovi delle risposte, ma Draco era ben nascosto dietro la sua
faccia da poker.
“No”,
le disse con un lieve sorriso, “c’è
bisogno
di un evento eccezionale per invitare a cena la mia bella moglie? Devo
essere veramente un marito terribile”.
Hermione lo
guardò
sospettosa. Da quando erano sposati, le aveva detto che era bella solo
per sfotterla. E quanto al timore di essere un cattivo marito, quello
non era il genere di pensiero che poteva attraversare la mente di Draco
Malfoy.
Hermione non fece
ulteriori commenti, e si cambiò per uscire.
Forse era soltanto paranoica, ma nel dubbio valutò opportuno
tenere la
bacchetta a portata di mano.
Tonio’s era
il ristorante più rinomato
della città, il genere di posti che Draco amava frequentare.
Il maitre
gli sistemò in un ottimo posto lievemente appartato, Draco
lo chiamava
per nome. La cena era ovviamente deliziosa, Draco era in uno di quei
momenti in cui il fascino fluiva da lui come fili sottili, che si
avvolgevano tutti intorno alla sua preda, dominandola completamente. E
Hermione ricordò come tutti le avevano consigliato di non
sposarlo, ma
erano pazzi. Nessuno si rendeva conto che non avrebbe mai potuto non
sposare Draco Malfoy. Quella era una trappola col suo nome sopra, una
trappola da cui non aveva scampo.
Il timore di qualche
brutta
sorpresa, che l’aveva accompagnata fin lì, si era
assopito:
quell’inconsueto idillio con suo marito la divertiva e la
rendeva
felice.
“Dunque”,
le disse Draco col solito tono di voce, “chi è
lui?”
“Lui
chi?” Chiese Hermione ridendo.
Draco
continuò come se non l’avesse sentita.
“Lo
conosco? E’ famoso almeno? Spero vivamente tu non mi abbia
tradito con
un panchinaro. Mi piacerebbe incontrarlo, sai, per scambiare qualche
opinione: non c’è niente di più
divertente, per gli uomini, di
“ciaccolare” su tutte le donne che si sono
scopati”.
Hermione era
pallidissima. Draco la teneva inchiodata con occhi neri di rabbia, e le
parlava con voce dolcissima.
“Puttana”,
le disse sorridendo.
Hermione fece per
alzarsi, sconvolta, ma Draco la fermò con voce di ferro.
“Non
lo farei se fossi in te. Ti seguirei e tu e io, in questo momento, se
fossimo soli, potremmo arrivare oltre i limiti del buon
gusto”. Poi
aggiunse sprezzante: ”Datti un contegno… stai
dando spettacolo”.
Hermione
si guadò intorno colla coda dell’occhio, e vide che
la gente li
guardava: le loro parole erano riservate, ma la loro immagine era li.
Si asciugò discretamente le lacrime lungo le guance, e fece
qualche
respiro profondo. Poi guardò Draco dritto negli occhi.
“Non hai il
diritto di insultarmi”, disse gelida.
“Ah
no?” Disse fintamente divertito.
“Tu lo sai
meglio di chiunque altro”.
Draco serrò
la mascella, il volto livido.
“E’
così dunque? Vendetta”.
Hermione sorrise.
“Non darti
troppe arie. Non tutto quello che succede al mondo gira intorno a
te”.
“Lasciami
indovinare: è un uomo pieno di qualità, buono,
gentile e innamorato”.
“No”,
disse Hermione soave.
“No?”
“Di
qualità ne ha soltanto una, ma è bella
grossa”. Hermione sorseggiò il
suo vino. “Datti un contegno Draco, la tua espressione
spaventa il tuo
pubblico”.
Rimasero in un
silenzio glaciale a guardarsi.
“Non
tollererò questo comportamento da te”.
“Ed
io invece devo tollerarlo da te? Ti ho pregato, supplicato…
mi hai
spezzato il cuore”, Hermione digrignava i denti mentre
parlava, “ma tu
non sei mai retrocesso di un centimetro per me”.
“Tutto
questo non conta”.
“Ah,
no?” Gli fece il verso Hermione.
Draco le sorrise, ed
era la promessa di futuro dolore.
“Non finisce
qui Hermione. Ti garantisco che non finisce qui”.
Quando Zabini
arrivò nel suo ufficio, trovò Draco che sfogliava
una guida turistica.
“Sto
organizzando un viaggio”, gli disse mesto, “San
Pietroburgo oppure Hong Kong: tu che dici?”
Blaise lo
guardò scettico.
“Io sarei
più per Ibiza o, al limite, Formentera”.
Draco fece una smorfia.
“Ce la vedi
Hermione ad Ibiza?”
Blaise
gelò e non disse una sola parola. Draco studiava con
ostentata
attenzione il depliant, non guardava il suo amico quando
parlò.
“Si
è allontanata un po'”, disse, ”ma non
è grave”. Si prese stancamente
la testa tra le mani: “Magari questa volta vedrò
di andarle un po’
incontro io”.
Blaise aveva
rinunciato a capire il loro rapporto già
da un pezzo. Sbagliava lei e quello contrito era Draco, doveva essere
una qualche sorta di simbiosi quella in cui vivevano, vasi comunicanti
di dolore e drammaticità. Non sarebbero mai stati felici, si
disse
Blaise tra sé.
“Forse Hong
Kong”, disse infine. Draco annuì.
Tornato
a casa, Draco trovò Hermione seduta in veranda. Non lo aveva
sentito
arrivare e lui la guardò, era persa nei suoi pensieri,
lontana da lì,
lontana da lui… forse pensava all’altro: quel
semplice dubbio gli fece
dolere il cuore, come se qualcuno l’avesse preso in mano e
stringesse,
forte.
Lei alfine lo vide e i
due si guardarono da immensa distanza e con eguale angoscia.
Le
parole erano solo parole: qualcuno avrebbe potuto scusarsi, qualcun altro avrebbe potuto urlare di rabbia e rancore, ma l’idea
che qualcosa
potesse esser risolto tra loro era solo un’illusione. Nessuno
era in
grado di essere diverso da quello che era. E dovevan quindi dar ragione
a tutti coloro che li avevano messi in guardia l’uno
dall’altro, che li
avevano avvertiti della strada senza uscita che stavano imboccando?
Sono tutti pazzi,
pensò Draco, e possono andare ad impiccarsi. Niente lo
avrebbe diviso da Hermione Granger.
“Ho
pensato che potremmo fare un viaggio”, disse con ostentata
disinvoltura, mentre le si avvicinava e le si sedeva vicino.
“Che ne
pensi?”
“Quando si
parte?” Rispose lei prontamente.
“Anche
domani se vuoi”, rispose Draco, con un mezzo sorriso.
“Mi
piacerebbe San Pietroburgo”.
Draco le porse i
biglietti. Hermione sorrise. E San Pietroburgo sarebbe stato.
La
donna lo guardava con dolente dolcezza, Draco le prese la mano con
cautela e le baciò il palmo. Nessuno aveva mai visto Draco
Malfoy così
docile: come per molti uomini, c’era una parte di lui che
soltanto la
moglie conosceva. Hermione gli posò una mano sul petto e lo
spinse
indietro, contro i cuscini. Con delicatezza gli sbottonò i
pantaloni e
si chinò tra le sue gambe. Draco la guardava mentre lei
prendeva in
bocca il suo sesso e succhiando e leccando lo rendeva turgido e duro.
Non distolse gli occhi da lei, le sue mani immerse nei riccioli biondi,
neppure quando divenne insostenibile, e il suo sguardo era rivolto verso
di lei anche quando tutto il suo corpo e la sua mente erano tesi verso
la liberazione dal bisogno, e tutti gli altri pensieri bruciavano, a
lasciar solo cenere. Gemeva nel tormento che sua moglie gli dava e
urlò
nell’orgasmo, che vinse il suo sguardo, e lo
soggiogò in un velo bianco
di dimenticanza e di pace.
“Anche
l’altra volta abbiamo fatto pace allo stesso modo”.
“Già…
solo che quello in ginocchio eri tu”.
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