Star Trek Destiny Vol. X: Detective Naskeel e il mistero degli Angeli Piangenti

di Parmandil
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-Epilogo:
Data: 21 maggio 1899
Luogo: Paternoster Row, numero 13, Londra
 
   «Allora, Dottore, non mi ha ancora detto com’è andata la sua missione. Ha sconfitto i Dalek?» chiese Lady Vastra.
   «Uhm, sì. Non che serva a farli desistere dai loro attacchi. Già che c’ero, ho fatto due chiacchiere con la Regina Vittoria e ho smascherato alcuni Whisper Men infiltrati nel Parlamento. Insomma, tutto come al solito». Così dicendo, il Dodicesimo Dottore si guardò attorno, esaminando con gli occhi inquieti ogni centimetro quadrato del salone di comando del suo amato TARDIS. «E qui, invece? Tutto bene in mia assenza?» chiese.
   «Certo, tutto tranquillo. Niente da segnalare» assicurò la Siluriana, poco più indietro. «La cosa più emozionante che mi è capitata è stata una serata letteraria dedicata a Poe».
   «Ne è certa? Non avrà fatto entrare qualcuno, vero?» inquisì il Signore del Tempo, scrutando la sua reazione.
   «Come le viene in mente? Le ho detto che è stato tutto tranquillo!» s’indignò Vastra. «I miei domestici possono confermare. Non è così?».
   «Certo, milady. È stata una settimana perfettamente normale. Persino un po’ noiosa, se posso permettermi» confermò Jenny.
   «Già. Non abbiamo affrontato gli Angeli Piangenti. Non abbiamo invitato estranei nel TARDIS. E ovviamente non li abbiamo accompagnati nel futuro, rischiando di farci sottrarre la capsula» aggiunse Strax, nel suo tono più convincente.
   La detective alzò gli occhi, aspettandosi la bufera.
   Il Dottore si accostò al Sontarano, guardandolo dritto negli occhi. Per un attimo sembrò sul punto d’esplodere. Poi invece si rasserenò. «Ah, bene. Per un attimo avevo temuto che aveste fatto di testa vostra» disse. E si allontanò dai tre. Ci volle un po’ prima che questi tornassero a respirare normalmente.
   «Ci hai salvati in corner, eh?» commentò Jenny, ironica.
   «Prego» fece Strax, impassibile.
   Intanto il Dottore era già salito al piano superiore, chiacchierando fitto con Clara Oswald, la sua attuale compagna. Da basso, il trio continuò a sentire le loro voci. A un tratto quella del Dottore si fece più concitata. «Ma dov’è?! Eppure giurerei che l’avevo lasciato qui!» si lamentò. Percorse il camminamento per tutta la circonferenza, controllando ovunque.
   «Te lo dico sempre che devi essere più ordinato, sapientone. Sennò le cose spariscono» lo rimproverò bonariamente Clara.
   «Ehm, che cosa sta cercando, Dottore?» chiese Vastra, con un brutto presentimento.
   «Il mio cacciavite sonico, ovviamente. Ero convinto d’averlo lasciato sul tavolino. Adesso dovrò ripercorrere i miei ultimi spostamenti a bordo per ritrovarlo» spiegò il Signore del Tempo, seccato.
   Vastra scambiò un’occhiata con Jenny. Il cacciavite sonico era uno degli accessori più usati dal Dottore: permetteva d’aprire qualunque serratura e all’occorrenza aveva altre funzioni. Se fosse caduto nelle mani sbagliate, poteva causare discreti grattacapi...
   «Pensi anche tu quello che penso io?» sussurrò la Siluriana.
   «Se stai pensando a Talyn, sì» confermò la domestica.
   «Diavolo di un ladruncolo! Ma è tutta colpa mia, avrei dovuto prevederlo» mormorò la detective, afflitta. «Ho lasciato entrare un giovanotto che, per ammissione del suo stesso Capitano, è cresciuto in strada ed è praticamente un cleptomane. E al momento dei saluti non l’ho nemmeno perquisito! Forse sto perdendo colpi» si rimproverò.
   «Suvvia, è solo un cacciavite sonico. Forse Talyn lo metterà in un cassetto e se ne scorderà» suggerì Jenny, in uno slancio d’ottimismo.
   «Sì, come no. Dimenticarsi di un trofeo del Dottore! Sarebbe più facile che il Dottore si dimenticasse del TARDIS» fece Vastra, sconsolata.
   «Allora che facciamo? Gli diciamo tutto?» bisbigliò Jenny, all’indirizzo del Signore del Tempo, ancora alla ricerca del suo prezioso strumento.
   «No, ce lo rinfaccerebbe in tutte le incarnazioni a venire» sospirò la Siluriana. «Quindi, se tu tieni la bocca chiusa...».
   «Se tu tieni chiusa la tua...» annuì la domestica.
   Così accordate, le due si rivolsero a Strax, che aveva ascoltato tutto. Il massiccio Sontarano si passò le dita sulle labbra e annuì solennemente. «Certo che, se mai ci rivedessimo, dovrei obliterare quel giovanotto per lavare l’onta» aggiunse.
   Vastra annuì, comprensiva. Aveva perso il conto delle persone che Strax si riprometteva di “obliterare”, rigorosamente senza passare alle vie di fatto. Con un po’ di fortuna, anche quel piccolo incidente sarebbe stato dimenticato da tutti.
 
 
Data Stellare 2614.127
Luogo: USS Destiny
 
   Concluso il turno di servizio in plancia, Talyn si ritirò nel suo alloggio. Era un posto accogliente, che negli anni aveva personalizzato con tutta una serie d’oggetti, “presi in prestito” da ogni angolo del Multiverso. Si tolse le scarpe e si buttò sul letto, assaporando la meritata tranquillità.
   «Ah!».
   Ma l’El-Auriano era incapace di starsene a lungo in ozio. Allungò il braccio verso il comodino, aprì il secondo cassetto ed estrasse un souvenir della sua ultima avventura. Era una strana bacchetta elettronica, fitta di comandi e con una lucetta all’estremità. Talyn non aveva idea di cosa fosse, ma lo appassionava l’idea di scoprirlo. Cominciò a giocherellarci, dapprima pigramente, poi con crescente curiosità.
 
 
FINE

 




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