Challenge: “Hey
Warrior Keep Going” - challenge del weekend - organizzata dal gruppo Facebook
“Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom”
Prompt: “My experience
of the world is that things left to themselves don’t get right” (Thomas Huxley)
trad. “La mia esperienza del mondo è che le cose lasciate a sé
stesse non vanno bene” - proposto da Adele
Nannetti
Genere: romantico
Tipo: one shot
Personaggi: Tooru Oikawa, Hajime
Iwaizumi
Coppia: yaoi, het
Rating: PG-17, arancione
Avvertimenti: slice of life genderswap,
lime
PoV: terza persona
Disclaimers: i personaggi non sono
miei, ma di Haruichi Furudate.
I personaggi e gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza scopo di
lucro.
Nei panni di
qualcun’altra
Il rumore della sveglia trapanò la sua
coscienza riportandolo alla realtà, si mosse a disagio nel futon
stropicciandosi gli occhi, un lieve mal di testa gli pulsava nelle tempie e una
diffusa nausea lo infastidiva.
Si mise a sedere avvertendo un peso sul petto
abbassò lo sguardo posandosi entrambe le mani sul… seno.
Caccio un urlo scalciando le coperte e
mettendosi in piedi. Anche la sua voce era diversa, più alta e stridula.
Che cazzo stava succedendo? spalancò le tende
e la luce inondò la stanza si tolse la casacca del pigiama, rosa con la stampa
di un una testa di alieno davanti, fidandosi stranito allo specchio.
Quello non era il suo riflesso o meglio
sembrava sua sorella quando aveva la sua età… i grandi occhi castani, i capelli
spettinati che arrivavano fino alle spalle, il corpo magro e due… due… tette di
tutto rispetto.
Sto sognando… è solo un brutto sogno…
Tirò l’elastico dei pantaloni e non c’era…
sparito volatilizzato il suo… il suo…
“Cosa cazzo sta succedendo?” urlò in preda al
panico.
“Ehi signorina modera il linguaggio” la
redarguì suo padre passando nel corridoio, il commento del genitore la gelò sul
posto.
Signorina…
Si fiondò in bagno per pisciare… seduta
ovviamente mentre si tormentava una ciocca di capelli e fissava il suo riflesso
nella specchiera.
Guardiamo il lato positivo, non devo
farmi la barba.
Ma a quella situazione non c’era nessun lato
positivo, nessun fottutissimo lato positivo.
Tornò in camera frugando nell’armadio… prese
tra le mani la divisa scolastica, la corta gonna a scacchi.
Come un automa si vestì e scese di sotto, sua
madre le andò incontro e le scoccò un bacio sulla guancia.
“Buona Festa della Donna” le augurò con un
caldo sorriso “Guarda tuo padre ci ha regalato delle mimose”
Le ho comprate io, quelle mimose, ieri
sera, finito l’allenamento.
Uscì di casa quasi inciampando sui propri
piedi, era più presto del solito, suonò con forza alla villetta di Iwaizumi,
che la raggiunse poco dopo con uno sonoro sbadiglio.
“Guardami, Iwa-chan” intimò senza salutarlo.
L’altro ragazzo la fissò per un lungo momento
sollevando un sopracciglio, sembrava che dovesse notare qualcosa di diverso, ma
era sempre la stessa.
“Sei perfetta come sempre, Tooru-chan” le
rispose sorridendo, sapeva quanto le piacessero i complimenti.
Tooru-chan?
E quello da dove veniva e quel sorriso poi
Iwaizumi aveva sempre quell’aria incazzata con il mondo.
“Non ti sei truccata… ma non mi dispiace,
stai meglio senza nulla sulla faccia” commentò avviandosi su per la via
tallonato dalla ragazza.
“Non noti nulla di strano?”
Il mondo è capovolto: ecco cosa c’è di
strano.
Hajime fece spallucce scrutandola ancora, ma
no tutto regolare.
“Sono una ragazza, Iwa-chan” piagnucolò
bloccandolo dalla giacca della divisa.
Il ragazzo sbatté le palpebre perplesso
trattenendosi dallo scoppiare a ridere “Come ogni giorno da diciassette anni,
Tooru-chan”
Dio come suona bene quel nomignolo
sulla bocca di Iwa-chan.
Oikawa lo fissò a bocca aperta, scuotendo la
testa, non era il momento di fare simili pensieri.
“No, io non…” sbottò.
“Ehi… hai le tue cose oggi?”
“Fanculo, Iwa-chan!” proruppe diventando
rossa come un peperone riprendendo a camminare a passo svelto verso la scuola
seguita dall’amico d’infanzia.
Se affrontare Hajime era stato surreale a
scuola fu anche peggio.
Sto impazzendo.
Hanamaki e Matsukawa agitarono la mano nella
sua direzione “Ehi capitano buongiorno” lo salutarono e lo stomaco contratto di
Tooru si sciolse per un momento, ma si rese conto in pochi istanti che non era
rivolto a lei, ma a Iwaizumi poco dietro di lui, che ricambiò il saluto.
Non è possibile. Iwaizumi è il capitano
dell’Aoba e io?
Dovette tenersi per sé i suoi dubbi, perché
dovettero recarsi tutti in classe, un gruppo di ragazzine le si accodarono e
Tooru sospirò dovevano essere sue amiche o qualcosa del genere.
Le lezioni passarono troppo lentamente e
Oikawa non riusciva a concentrarsi sulle materie, continuando ad arrovellarsi
il cervello del perché era finito in quella situazione.
Osservò Hajime seduto qualche posto più
avanti a lui, fino a quel momento, nella sua esperienza aveva sempre lasciato
le questioni che andassero per conto loro, solo in quel momento si rese conto
che non andava affatto bene.
Nella pausa pranzo aveva perso di vista
Iwaizumi e non aveva voglia di stare a sentire il chiacchiericcio inutile delle
sue amiche ed aveva anche mandato via un paio di ragazzini che gli orbitavano
intorno.
Era una bella giornata di sole e l’aria era
tiepida e profumata, Oikawa si recò sulla terrazza per pranzare e rimase
immobile nel vedere Hajime attorniato da un gruppo di ragazze che gli offrivano
senza vergona il loro pranzo.
Solitamente succede il contrario…
Iwa-chan si arrabbia ogni volta.
Tutto sommato nel pomeriggio gli allenamenti
non andarono così male, anche se a causa dell’abitudine Tooru si stava per
infilare nella stanza del club dei ragazzi, ma era stato salvato proprio da
Hajime che ridendo l’aveva spinta nella direzione giusta.
Almeno la pallavolo è rimasta tale e
quale.
Finiti gli allenamenti Oikawa si appoggiò al
muro lasciandosi scivolare contro di esso fino a quando non si trovò accucciata
a terra. Posò la testa sulle ginocchia dopo averle abbracciate.
Voleva che quella giornata finisse, per
tornare a casa e trovare una soluzione a quella follia.
“Ehi tesoro che fai qui tutta sola?”
La ragazza sollevò la testa di scatto, non
aveva voglia di interagire con nessuno.
“Ohhh sei l’alzatrice della squadra di
pallavolo femminile ti ho visto giocare l’altro giorno”
“Smamma non sono dell’umore adatto” rispose,
anche perché era certa che il tizio che aveva davanti non avesse osservato come
giocava, ma le sue curve e il suo sedere che i pantaloncini della divisa
femminile strizzavano in modo indecente, rispetto a quella maschile.
“Come sei scortese… che ne dici di divertirci
un po’” le propose avvicinandosi mentre Oikawa si alzava in piedi, con
l’intenzione di andarsene, ma l’altro ragazzo la bloccò tra sé e il muro.
“Lasciami…”
“Dopo che sarai stata carina con me” la
provocò accarezzandole il viso con il dorso della mano, quando il ragazzo tentò
di baciarla voltò il viso di lato.
“Siete tutte uguali, provocate e poi vi
tirate indietro”
“Io non ho fatto niente” protestò, mentre
l’altro ragazzo le posava una mano sul seno senza troppo cerimonie.
La reazione di Tooru fu immediata lo
schiaffeggiò e lo spinse indietro… ma l’altro studente ripartì alla carica, ma
qualcuno si frapposte tra loro.
“Ohhh è la tua ragazza, Iwaizumi? Ti sei
scelto la più bella della scuola, ma è ritrosetta, la stronzetta”
“Vattene se non vuoi farti male” lo minacciò
Hajime irato, facendo scrocchiare le nocche delle dita delle mani.
L’altro studente alzò le mani, in segno di
resa, allontanandosi, non aveva assolutamente voglia di attaccare briga con uno
del terzo anno.
Quando se ne fu andato Hajime si volse verso
di lei; la sua espressione si addolcì immediatamente.
“Stai bene?” le chiese preoccupato e Tooru
annuì voltando il viso di lato con stizzita.
“Sei arrabbiata?”
“Non sono arrabbiata”
“Allora che cosa hai?”
“Niente!” strillò quella situazione era
frustrante.
“Sei strana da questa mattina… non sembri la
solita”
Tooru trattenne il fiato e lo espirò
lentamente stringendo i pugni.
“Ti ho visto con il gruppo di ragazze sul
terrazzo nella pausa pranzo” cambiò discorso, tanto Hajime non avrebbe capito.
Iwaizumi sollevò un sopracciglio.
“Sei gelosa?”
Oikawa strascicò un piede per terra ed annuì.
“Sì, credo di sì”
A quelle parole Hajime le si avvicinò e posò le
labbra sulle sue che spalancò gli occhi.
Oikawa si era sempre tenuto dentro i
sentimenti che provava per Iwaizumi da non sapeva bene quanto tempo, ma quella
folle situazione poteva andare a suo vantaggio dopotutto, ad Hajime piacevano
le ragazze, lui era diventato inspiegabile una ragazza però si sentiva quasi di
ingannarlo.
“Hajime posso farti una domanda?” mormorò
lisciando le pieghe della gonna imbarazzata, mentre Iwaizumi le accarezzava una
guancia con il dorso delle dita.
“Certo”
“Ti piacerei anche se fossi un ragazzo?”
sussurrò e l’altro ragazzo sorride, un sorriso dolcissimo che Tooru non aveva
mai visto.
“Ti amerei anche se fossi maschio, o avessi
la pelle verde e le antenne”
Tooru spalancò gli occhi a quella
dichiarazione e poi li chiuse quando le labbra calde del ragazzo si posarono
sulle sue in un lungo bacio bagnato.
Hajime mi ama.
Stava sognando ne era certo… lo bocca di
Iwaizumi era sulla sua, la sua lingua che forzava le sue labbra ed entrava a
giocare con la sua. Si allontanarono con il fiato corto.
“Era tanto che volevo farlo” ammise il
ragazzo stringendola a sé.
“Perché non lo hai fatto prima?” lo interrogò
curiosa, loro si conoscevano da una vita.
“Perché tu sei troppo bella, troppo perfetta,
troppo irraggiungibile per stare con uno come me”
“Stupido, stupido Iwa-chan” sussurrò con le
lacrime agli occhi.
“E poi hai sempre intorno un sacco di
ragazzi”
Tooru lo abbracciò nascondendo il viso
nell’incavo della sua spalla inspirando il suo buon odore.
“È con te che voglio stare” ammise in un sussurro
respirando nell’orecchio di lui.
Sempre.
Hajime la accompagnò fino alla porta di casa,
dove si baciarono ancora.
“Vuoi entrare?” gli chiese sulla bocca, i suoi
genitori sarebbero rientrati tardi lo sapevano entrambi.
Iwaizumi scosse la testa riprendendo a
baciarla appoggiati contro la porta d’ingresso, Tooru chiuse gli occhi tremando
a quei tocchi gentili, se fosse stata una illusione non avrebbe voluto che si
dissipasse.
Dopotutto non è così male…
Avvertì la mano del ragazzo sotto la gonna
della divisa, risalire sulla coscia, ansimò nella sua bocca, era pronta per
quello? Non lo sapeva, forse lo avrebbe compreso quella sera, ma Hajime posò la
fronte sulla sua, guardandola negli occhi.
“È meglio se vado…” bisbigliò e nei suoi
occhi Tooru lesse quanto era combattuto a riguardo, per un istante pensò di
trascinarlo in casa, ma non lo fece si limitò ad annuire di rimando accaldata e
frastornata.
Quando entrò in casa si rifugiò sotto il
getto tiepido della doccia, sbirciando nello specchio il riflesso di quel corpo
così estraneo.
Le sue mani si mossero da sole, andò a
toccarsi il seno, dai capezzoli rosa, sensibili e già induriti dall’acqua
calda. Si morse le labbra chiudendo gli occhi scivolando con la schiena sulle
mattonelle fredde, fino a sedersi, schiuse le labbra aprendo le gambe
esplorandosi piano piano.
È così diverso…
Lasciò che le immagini di Hajime le riempissero
la mente, pensando che fossero le sue mani a toccarla.
Mi sono masturbato altre volte
pensando a Iwa-chan.
Introdusse le dita era così bizzarro, era
calda, scivolosa, sensibile, con una mano si titillava un capezzolo, mentre con
l’altra si penetrava con due dita.
Sentì il calore aumentare e condensarsi, un
formicolio all’altezza del pube, mentre il proprio respiro si faceva più rapido
e corto.
È bellissimo.
Era a casa da sola, poteva lasciare libero
sfogo al piacere, mosse le dita più velocemente, strofinando anche il
clitoride.
Hajime.
Rimase sotto il getto caldo dell’acqua fino a
quando il respiro non tornò regolare, quindi raccolse le ginocchia al petto e
pianse.
***
Il rumore della sveglia trapanò la sua
coscienza svegliandola, si mosse a disagio nel futon stropicciandosi gli occhi,
ancora un lieve mal di testa gli pulsava nelle tempie e una diffusa nausea la
infastidiva.
Gemette passandosi le mani sul viso, non
poteva affrontare un’altra giornata da ragazza, non ce l’avrebbe fatta poi però
gli venne in mente il bacio di Hajime e quello che aveva fatto sotto la doccia
e sentì la tensione a livello dell’inguine.
Spalancò gli occhi alzandosi in piedi,
spalancando le tende, tese l’elastico dei pantaloni fissando la propria
erezione mattutina.
“Sì” gridò felice tastandosi il petto piatto,
anche la sua voce era tornata baritonale e calda. Lanciò una occhiata al
telefono quadrando la data: otto marzo.
È stato un sogno?
Si lavò e vestì scendendo in cucina, recuperò
due mimose dall’armadio e le consegnò a sua madre.
“Una è da parte di papà, io vado” trillò
uscendo di corsa.
“La colazione?” gli urlò dietro su madre.
“Non ho fame…”
Tooru corse fuori di casa e suonò ad Hajime
che lo raggiunse poco dopo imprecando a denti stretti con una fetta imburrata
tra i denti.
“Che hai stamattina, Merdakawa?” gli domandò
fissandolo torvo masticando la propria colazione e Tooru rise rubandogli la
fetta di pane e mangiandone un pezzo.
“Dimmi una cosa, Iwa-chan” gli disse mandando
giù il boccone.
“Se fossi una ragazza ti piacere lo stesso?”
A quelle parole lo schiacciatore per poco non
si strozzò e dopo aver tossicchiato imbarazzato e rosso scrollò le spalle.
“La verità…” mormorò fissando l’asfalto sotto
ai suoi piedi… “Oh fanculo” sbottò Hajime afferrandolo per la giacca.
“La verità è che ti amerei anche se fossi
femmina, o avessi la pelle verde e le antenne” confessò colmando la distanza
che c’era tra le loro labbra, in un bacio che sapeva di burro e marmellata.
Tooru ricambiò il bacio sorridendo… “Lo
stesso vale per me” asserì baciandolo ancora.
“Sei strano… sei diverso” commentò
prendendogli il volto tra le mani e Tooru sorrise prendendolo per mano
trascinandolo lungo la via iniziando a raccontare.
È
stato un sogno, una realtà parallela?
Non
importa tu ed io staremo semplicemente insieme, in qualunque luogo, in
qualunque tempo e in qualunque genere.