Rubaiyyàt

di Fiore di Giada
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E’ venuta la festa, e accomoderà ogni cosa.
Il coppiere verserà nell’anfora il vino di rubino.
La cavezza della preghiera, e la mordacchia del digiuno
la festa tirerà giù dal capo di questi somari.



Risuona la ritmata musica del cembalo.
Decine di donne, vestite di veli policromi, ondeggiano davanti ai suoi occhi.
Le labbra di Rashid si piegano in un sorriso, mentre centellina il bicchiere di vino.
E’ felice. Quello è il regno dei sensi.
Una donna alta e snella, dai lunghi capelli bruni, gli si avvicina.
Un lampo malizioso brilla nei suoi occhi neri, allungati dal trucco.
Un sussulto scuote il corpo del giovane. Ha compreso quello che vuole.
E i loro respiri, ben presto, si fondono.


Di scatto, Rashid apre gli occhi e si solleva a sedere sul letto.
Si passa una mano sulla fronte, mentre le lacrime bagnano le sue guance. Da tempo, ha rinunciato ai piaceri per diventare vigilante.
Eppure, le sue notti sono tormentate da immagini di vino e donne sensuali.
No, non posso continuare così., pensa. Deve reprimere quelle sue pulsioni peccaminose.
Azam… Come facevi a sopportare la mia precedente stupidità? si chiede, triste. Il suo guardiano e servitore, cinque mesi prima, è spirato, ucciso da un criminale.
Ha voluto proteggere una donna ed è stato accoltellato.
Si stringe le gambe contro il petto e si dondola, ora in avanti, ora indietro. Quella ferita, però, non ha spento il suo animo fermo.
Prima di entrare in sala operatoria, lo ha incoraggiato a non mollare e a sperare nella forza di Allah.
Una debole risata risuona sulle sue labbra. Allah non ha salvato Azam.
E ora il suo servo riposa in una tomba a Dubai.
Si scuote. Che senso ha indugiare in ricordi tanto dolorosi?
La morte di Azam ha dato una svolta alla sua vita.
E non può tornare indietro.









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