A Mirandina che ha finito la mat
L’ALMANACCO DEL GIORNO di
*Domenica 20 Settembre 2009*
Nella giornata di oggi si
festeggiano i seguenti santi:
- Santa Oluha del Clover,
patrona della musica malinconica e delle fughe romantiche.
Ad acclamazione popolare,
il povero Shaoran da oggi è ufficialmente Santo patrono degli impossibilmente
pazienti, oltre che unica voce della coscienza in questo gruppetto di folli.
Si celebra inoltre
l'Hitsuzen, che in data odierna ci ha dato prova della sua esistenza presso la
Fumettopoli (Hotel Executive - Porta Garibaldi, Milano). È solo grazie ad esso
che Yuko e Himawari hanno avuto il piacere di conoscere un simpaticissimo
gruppetto di cosplayer di Tsubasa con cui hanno amabilmente chiacchierato e
fatto foto.
Dedicata a Kurogane, Fay,
Sakura e Shaoran (Infinity version), sperando che capitino di qui XD
Goodmorning, Kuro-papi!
CAPITOLO 5
“…il bello inizia adesso,
Mokona… aspetta e vedrai” le ultime, enigmatiche parole di Yuko riguardo ciò che
stava accadendo a Oto avevano lasciato tutti perplessi.
Dopo averle pronunciate,
la Strega non aveva più parlato, limitandosi ad accendere il lungo bocchino e
tirandone lente boccate di fumo.
Dopo qualche istante,
Domeki le si era avvicinato, sul viso la solita espressione fredda. Non gli
tornava affatto il motivo per cui quella donna (che di certo non faceva mai
nulla a caso) aveva voluto continuare ad osservare le vicende del biondino e
dell’altro tizio scontroso… o meglio, aveva trovato una sola spiegazione, ma non
gli piaceva per niente. Decise quindi di chiederlo direttamente a lei,
ponendogli però la domanda in modo che lei non potesse eluderla con una delle
sue risposte sibilline: “Yuko-san, posso sapere per quale ragione vuole che io e
Watanuki stiamo a guardare quei due che litigano?”
Yuko non rispose. A
interrompere il silenzio di attesa che era calato dopo la domanda dell'arciere
fu Himawari, che scoppiò a ridere deliziata. Quando riuscì a calmarsi un po', la
ragazza con i codini diede tranquillamente la sua versione della storia.
“Ma come, Domeki-kun, non
te ne sei accorto nemmeno tu? Fay-san e Kurogane-san sono così carini assieme!
Certo sembra si sopportino a malapena, o che addirittura si odino, ma sotto
sotto si vogliono un gran bene… prima o poi riusciranno a rendersene conto
entrambi, e allora le cose si sistemeranno! Proprio come tra te e Watanuki-kun!”
decretò lei, il suo solito sorriso a illuminarle il viso.
Domeki accolse quella
spiegazione con un lieve inarcarsi di sopracciglia: lui che voleva un gran bene
a Watanuki? Avrebbe mentito a se stesso negando recisamente quell’affermazione,
ma d’altro canto non si sentiva neanche di sottoscriverla… semplicemente perché
non ci aveva mai riflettuto.
Dal canto suo, Yuko non
confermò né smentì nulla delle parole di Kunogi. Si limitò a sorridere, uno di
quei suoi sorrisi così strani che facevano sempre correre un brivido lungo la
schiena di chi la conosceva.
Quel sorriso ovviamente
non passò inosservato a Watanuki che sbiancò ulteriormente, dopo essere già
impallidito all'uscita della ragazza. Senza proferire parola, il giovane con gli
occhiali si alzò e iniziò a riordinare, perdendosi in mille pensieri e di
conseguenza incespicando tra piatti, posate e cuscini.
Non riusciva a sopportare
l'idea di dover avere a che fare con l'arciere, ma a pensarci bene non riusciva
nemmeno a capire da dove nascesse questa insofferenza. La frase di
Himawari-chan, benché uscita dalle labbra rosee della sua Dea della Fortuna, gli
sembrava assurda e azzardata, eppure… più ci pensava… Forse non ne era più così
convinto. Ma solo forse, eh.
“Aaaaah, non ne posso più
di questa storia!” sbottò infine Watanuki. “Io me ne torno al negozio, si sta
facendo sera e devo ancora preparare la cena!” esclamò, caricandosi armi e
bagagli in spalla e allontanandosi rapidamente da Yuko, Himawari-chan e
soprattutto da Domeki.
La Strega rimase ad
osservare divertita i movimenti affannosi e scoordinati del suo dipendente. La
cosa più bella era che, sebbene lui non se ne rendesse conto, i suoi pensieri
erano perfettamente leggibili sul suo viso e, soprattutto nel suo sguardo, che
ora fuggiva in tutti i modi l’arciere pur non potendo fare a meno di lanciargli
occhiate di sottecchi. Questi, dal canto suo, se ne stava impassibile un poco
discosto dal gruppo ma, notò Yuko, quegli occhi dorati continuavano a cercare i
suoi: era da lei che Domeki Shizuka voleva una risposta, non se ne faceva niente
di quella (pur quasi del tutto esatta) di Himawari. Peccato che la Strega non
avesse nessuna intenzione di dargliela quella risposta. Non spettava a lei
risolvere quel tipo di problema… anche se ci metteva volentieri lo zampino, se
ciò poteva rivelarsi utile!
All’improvviso, Yuko si
alzò in piedi, battendo le mani. “Bene ragazzi, visto che oramai è tardi per
restare ancora qui all’aperto, che ne dite di trasferirci tutti al tempio di
Domeki-kun?
♥
Watanuki potrebbe
prepararci una bella cena!”
“Puuuu! Con tanto sakè,
vero Watanuki?” aggiunse il Mokona nero, accoccolato tra le braccia di Himawari.
Per tutta risposta
Watanuki inciampò, facendo cadere le stoviglie e finendo faccia a terra. Poi,
come se niente fosse, si rialzò e ripartì con il suo carico in direzione del
tempio, borbottando sotto gli occhi divertiti di Yuko e Himawari e lo sguardo
vagamente perplesso di Domeki.
Dopo aver lasciato in
silenzio il salottino dove Kurogane stava facendo colazione, Fay era scivolato
rapido tra le stanze della casa alla ricerca di un posto dove poter stare
qualche momento da solo a riposare un po’. Senza sapere come, si era infine
ritrovato nel locale principale del cafè vero e proprio, nel cui angolo
troneggiava il pianoforte a coda su cui Mokona aveva appena finito di suonare.
Il mago sorrise lievemente, salendo i tre scalini che portavano al palco
rialzato su cui era collocato lo strumento e vi si avvicinò, facendo scorrere
con delicatezza le dita sulla tastiera, ma senza ricavarne alcun suono.
Quel piano gli faceva
tornare in mente quello (molto più bello) che aveva visto la sera precedente al
Clover, dove si era recato in compagnia di Kuro-wanwan e dove c’era quella
ragazza che cantava quella canzone così triste…
Per impedire ai suoi
pensieri di tornare a scivolare sul ninja e sull’improvviso peggioramento dei
loro rapporti (guarda caso cominciato proprio la sera prima e proprio per una
frase che lui si era fatto sfuggire ascoltando quella canzone - e qui qualcuno
avrebbe tirato in ballo l’Hitsuzen…) Fay provò ad accennare le prime note di
quel motivo.
Scoprì di avere un buon
orecchio per la musica, perché riuscì quasi subito a trovare la giusta sequenza
di note dell’introduzione; il seguito, poi, venne praticamente da solo. Quando
ebbe acquisito una certa sicurezza nell’eseguire la melodia, il mago provò anche
a canticchiare il testo di quella che, più che una canzone, a lui continuava a
sembrare una poesia.
“Toki no
mukou / Kaze no machi he nee / Tsurete itte…”[i]
su quelle ultime parole, la voce gli si spezzò per un attimo, ricordando il
commento sprezzante dello spadaccino: «Se vuole davvero andarsene, può farlo da
sola»… “Fosse così facile, Kuro-pon… ma non tutti sono forti come te, sai? Io
per primo non lo sono… e tu mi odi anche per questo, non ho dubbi…” si ritrovò a
mormorare, interrompendo il suo canto sussurrato. Ecco, non era proprio capace
di non pensare a lui!
Sorrise appena, scuotendo
la testa, poi ricominciò tutto da capo, senza curarsi di frenare la malinconia
che traspariva dalla sua voce.
Le ricerche di Kurogane si
interruppero improvvisamente quando sentì i primi accordi. Attirato dalla
musica, il ninja si diresse quindi nella zona della cafè aperta al pubblico,
quella con i tavolini, il bancone e soprattutto il pianoforte che il biondo in
quel momento stava suonando.
Riconobbe subito la
canzone udita la sera prima, ma decise di lasciarlo fare. A quanto pareva
l'altro non si era accorto della sua presenza, e per Kurogane quello poteva
essere uno dei rari momenti in cui sarebbe finalmente riuscito a vedere il
«vero» Fay…
Rimase quindi in ascolto,
appoggiato allo stipite della porta con le braccia conserte, continuando a
fissarlo, fino a che il mago non iniziò a cantare.
Kurogane chiuse gli occhi,
concentrandosi sulla melodia e sulle parole. In fondo non era una brutta
canzone, anzi (anche se troppo sdolcinata per i suoi gusti), e il mago non se la
cavava affatto male. La tecnica non era perfetta, va bene, ma nelle parole
metteva un'intensità e un sentimento che il moro aveva sentito solo dalla
cantante della sera prima. Gli faceva strano pensarlo, ma quel lato malinconico
di Fay gli sembrava, oltre che stranamente adatto alla situazione, anche il suo
aspetto più reale.
L'idea gli fece
rimescolare il cuore (sì, si stava decisamente, assolutamente rammollendo!),
quindi l'accantonò bruscamente e cominciò a rilassarsi, facendo vagare i
pensieri.
Hn. Considerato che
avrebbe dovuto affrontarlo di li a poco, calmarsi un po' non gli avrebbe fatto
altro che bene.
Quando però il biondo
interruppe l'esecuzione, cominciando a borbottare tra sé e sé parole che, a
causa della distanza, lo spadaccino non riuscì a capire, Kurogane riaprì gli
occhi e si staccò dal muro.
Proprio quando il mago,
dopo aver ricominciato a cantare da capo, finì la prima strofa, il ninja decise
di interromperlo e di passare all'azione.
“Oi. Si può sapere dove ti
eri cacciato?”
Sentendosi chiamare (e per
di più proprio da lui), Fay sussultò sorpreso, staccando immediatamente le mani
dalla tastiera con aria vagamente colpevole. “Ciao Kuro-myu! Avevi bisogno di
me?” esclamò subito dopo, sforzandosi di apparire tranquillo e sorridente come
sempre.
Non si aspettava
assolutamente che Kurogane venisse a cercarlo e sperava che non fosse lì per
dirgliene quattro per la sorpresa che gli avevano organizzato – non che quello
fosse un problema, in fondo le sfuriate di Kuro-puu l’avevano sempre divertito,
perché il ninja non era proprio capace di stare agli scherzi e si comportava in
maniera assurda. Soltanto che, nello stato d’animo in cui si trovava in quel
momento, Fay non sapeva come avrebbe potuto reagire di fronte alla rabbia
dell’altro. Fu anche per quel motivo che non si azzardò a scendere dalla pedana
rialzata del pianoforte per avvicinarsi a lui, preferendo mantenere tra loro una
sorta di distanza di sicurezza.
Kurogane alzò un
sopracciglio di fronte alla calma (ovviamente fasulla, si vedeva lontano un
miglio!) del biondino. Senza rispondere attraversò la saletta a grandi falcate,
arrivando al primo scalino. Lì si appoggiò a una delle colonnine (non aveva
certo bisogno di entrare nel suo spazio personale per non lasciarselo sfuggire…)
e ricominciò a fissare il mago dal basso in alto.
“Te ne sei andato senza
dire niente a nessuno, mi chiedevo dove fossi finito… cosa stai combinando?”
disse poi, guardandolo in viso per cogliere ogni piccola sfumatura di quello
sguardo, a volte troppo sfuggente.
Fay si irrigidì appena e,
per reazione, il suo sorriso si fece ancora più ampio e luminoso. Accidenti, un
inizio del genere non prometteva nulla di buono… In più, piazzandosi proprio
sugli scalini d’accesso alla piattaforma, lo spadaccino gli stava implicitamente
chiudendo ogni via di fuga: certo, il palchetto era circondato solo da una
balaustra in legno, niente di impossibile da scavalcare… peccato che la sua
schiena non fosse dello stesso parere. Non poteva far altro che resistere,
sperando che Kuro-tan non fosse troppo spietato.
“Hyuu! Come sei carino a
preoccuparti per me, Kuro-pippi! Comunque stai tranquillo, è tutto a posto, sto
bene!” Menzogna spudorata, ma Fay non sapeva cos’altro fare: non poteva proprio
permettersi di abbassare la maschera, soprattutto con lui.
Mantenendo calma e sangue
freddo, il ninja salì la piccola scalinata e si portò davanti al mago.
Allungando rapido un braccio, lo prese per una spalla, tirandolo verso di sé e
sollevandogli la camicia con la mano libera. Non spalancò più di tanto gli occhi
quando vide ciò che aveva sospettato (temuto) di trovare: il biondo aveva la
schiena pallida coperta di lividi.
Sebbene il movimento dello
spadaccino fosse stato piuttosto veloce, Fay riuscì assurdamente a coglierne
ogni minimo istante. Sentì la presa, salda ma non violenta sulla spalla, l’aria
più fresca sulla pelle quando Kurogane gli scoprì il dorso e immaginò senza
fatica i suoi occhi severi che esaminavano gli ematomi.
Senza dire nulla, il ninja
analizzò accuratamente ogni singola striatura violacea e anche le altre più
leggere (lividi che al momento erano solo lievi arrossamenti della pelle, ma che
sarebbero emersi in superficie nelle ore a venire). Non erano niente di
particolarmente preoccupante, ma erano pur sempre dolorosi, valutò.
«E questo idiota si è
messo a ballare come un cretino con la schiena in queste condizioni…»
Bloccato da quella stretta
autoritaria, Fay rimase rigido e muto. Beh, se aveva sperato di cavarsela con
poco, si era clamorosamente sbagliato: avrebbe dovuto capire che questa volta il
ninja era troppo arrabbiato per lasciarlo scappare o far finta di credere ai
suoi sorrisi. E adesso che l’aveva smascherato in pieno, come sarebbe andata?
Il ninja prese un respiro
profondo per abbattere l’ondata di rabbia (diretta al mago che raccontava
balle... o a se stesso per il danno causato all'altro?) che minacciava di
togliergli lucidità, e lo allontanò leggermente da sé.
“Ah, e secondo te questo
è «stare
bene»?” gli chiese poi, incrociando le braccia e chinando il capo di lato, in
attesa di una risposta.
Quando Kurogane lo lasciò
andare (anzi, l’aveva proprio spinto via, quasi fosse… schifato dal suo
atteggiamento?) il mago si azzardò a ridacchiare appena. “Non è niente di grave,
davvero!” tentò, lisciandosi nervosamente la camicia “Non fare quella faccia
corrucciata, Kuro-bun, che poi ti vengono le rughe!”
“Niente di grave?” ribatté
lui continuando a fissarlo, lo sguardo improvvisamente meno rabbioso, quasi
stanco. Sbuffò. “Se non fosse niente di grave non ti muoveresti in maniera così
innaturale per sentire meno dolore, quindi non credere di fregarmi con le tue
bugie. E levati dalla faccia quel sorriso beota, per gli dèi…” proseguì con voce
bassa, portandosi entrambe le mani alle tempie. Non era abituato a ragionare
senza le armi in pugno, quindi stava iniziando a venirgli un mal di testa con i
fiocchi.
No, decisamente Kuro-pin
non era uno che si poteva intortare con una battuta o un’espressione sorridente,
concluse Fay, senza tuttavia riuscire a reprimere un sorriso che sapeva di
desiderata resa. Non aveva senso continuare a combattere contro di lui, gli
leggeva dentro con troppa facilità… ma forse era esattamente questo che il mago
inconsciamente voleva, anche se non l’avrebbe ammesso mai nemmeno a se stesso:
aveva un disperato bisogno di qualcuno con cui essere sincero almeno un po’.
Abbassò gli occhi e voltò
il capo di lato, cercando di sfuggire allo sguardo dello spadaccino. “Sei tu che
sei troppo perspicace, Kuro-rin… e non farti venire mal di testa per me, non ne
vale la pena…” si interruppe un attimo e prese un sospiro, come se stesse
cercando la forza di proseguire “In fondo… mi odi, no? Quindi perché
preoccuparti?” sussurrò infine, la voce appena udibile velata di tristezza
malcelata.
Quelle quattro parole
smozzicate non sfuggirono all'udito fino del ninja, che stavolta spalancò per
davvero gli occhi per la sorpresa. Ok, non erano mai andati particolarmente
d'accordo… ma da quello a odiare qualcuno ce ne passa!
«Insomma, il mago non
starà mica alludendo a ieri sera, vero?! Non può essere così idiota da aver
incassato l'insulto senza capire il vero significato di quelle parole… non può,
giusto?!» rifletté Kurogane, abbassando le braccia lungo i fianchi e mascherando
lo stupore sotto la sua solita espressione imperscrutabile.
Sospirò grattandosi la
testa, pensando alle parole giuste da usare per spiegargli come stavano
realmente le cose, poi si avvicinò al biondino, prendendo un respiro profondo.
Ci sarebbe voluta tutta la sua pazienza per spiegarsi senza irritarsi
ulteriormente (con Fay e con se stesso).
“Ascoltami bene, stupido
mago, è ora che tu la finisca sul serio con le tue storielle e i falsi sorrisi…”
esordì, prendendo delicatamente il biondo per le spalle e scuotendolo appena.
“Credi forse di ingannarci tutti? Persino i ragazzini di là, che ti hanno
seguito in questa assurda idea del balletto, si sono accorti delle tue
condizioni! Eppure sono stati zitti, hanno preferito tenersi le loro
preoccupazioni e fare finta di nulla pur di non rovinare tutto. Perché credi
l'abbiano fatto?”
Un sospiro, poi lo sguardo
di Kurogane finì a lato sfuggendo quello azzurro del mago, il senso di colpa
a ribaltargli lo stomaco.
Fay aveva ascoltato senza
fiatare, stupito dall’atteggiamento del ninja: aveva iniziato con la sua solita
durezza, afferrandolo per le spalle come se volesse scrollarlo con energia per
fargli entrare meglio il concetto in testa. Invece la sua voce non era mai
salita di tono, né si era inasprita e gli scossoni non c’erano stati affatto… ma
soprattutto… Kurogane aveva abbassato gli occhi, lasciandoli scivolare su un
angolo di pavimento – proprio lui, che al suo allievo aveva sempre detto di non
chinare mai la testa davanti a nulla!
“Kuro-sama…” iniziò il
biondo, sussurrando. Ma lo spadaccino non gli diede il tempo di aggiungere
altro.
“Persino io ho seguito
fino in fondo e senza fiatare la vostra esibizione, e ti giuro che adesso ce la
sto mettendo tutta per non farti a fette nonostante tu stia palesemente
continuando a nascondere la verità su quei lividi, dannazione! Ora, se ai tuoi
occhi quello che le nostre azioni hanno dimostrato è odio, va bene… ti odiamo,
sì, ok? Tutti quanti, manju compresa. Contento?” concluse il ninja, tornando a
guardare Fay dritto negli occhi e poi lasciandolo libero.
Quando Kurogane mollò la
presa su di lui, il mago rimase immobile. Il discorso del moro l’aveva
completamente preso in contropiede, non sapeva assolutamente come reagire. Si
nascose il viso con una mano, scuotendo il capo.
“Sono davvero un idiota,
eh Kuro-rin?” mormorò infine, la voce rotta da una risata amara appena accennata
“Non avevo proprio capito nulla…”
“A quanto pare no… bah, a
volte mi piacerebbe proprio sapere cosa ti passa in quella testa bacata. Se hai
un dubbio chiedi, no?” gli rispose il ninja prima di voltarsi e raggiungere
lentamente l'uscita. Mantenere il controllo stava diventando sempre più
difficile, in quel mare di parole cominciava a sentirsi un po' confuso.
Dal canto suo, Fay era
troppo spiazzato dalle parole dello spadaccino per notarne l’imbarazzo. Quando
lo vide dirigersi verso la porta, sentì la tensione iniziare a sciogliersi e, di
conseguenza, il dolore alla schiena accentuarsi, mentre una vocina dentro di lui
lo spronava a resistere ancora per qualche istante, almeno finché l’altro non
fosse uscito – poi avrebbe potuto lasciarsi scivolare a terra e riflettere con
calma su quanto avvenuto.
Arrivato a metà strada
però, Kurogane si fermò, girando la testa per lanciare un'ultima occhiata al
biondo. “In ogni caso non credo tu sia veramente un idiota, idiota. Se tu lo
fossi non perderei il mio tempo a spiegarti le cose, non credi?” esclamò con
tono burbero ma leggermente imbarazzato.
Il mago colse in quello
sguardo e nelle parole che seguirono una sorta di mano tesa per risolvere
definitivamente lo screzio che li aveva divisi.
Alla vista di Kurogane che
si allontanava in fretta per non mostrargli l'assurdo rossore che il quel
momento gli stava colorando la faccia, un sorriso sincero si allargò sulle
labbra del biondino che non riuscì a trattenersi dal raggiungere di corsa il
ninja.
“Aspetta, Kuro-chii…”
Sentendo il mago chiamarlo
e avvicinarglisi, fermandosi però un paio di passi indietro, lo spadaccino si
bloccò ma continuò ostinatamente a dargli le spalle per non tradirsi. A Fay
quell’atteggiamento all’apparenza freddo andava benissimo, perché gli consentiva
di radunare le idee senza essere sottoposto, adesso che era così confuso e
vulnerabile, allo sguardo indagatore dell’altro.
Il mago prese un respiro
profondo, poi iniziò un po’ tentennante. “Senti Kuro-pon… io non sono molto
bravo con i discorsi seri, però…” si interruppe con un nuovo sospiro e, prima di
continuare, poggiò il capo sulle spalle del ninja, godendosi il calore che ne
emanava “Ecco, io volevo ringraziarti… tutto qui…”
Kurogane, sentendo
improvvisamente il peso del mago tra le scapole, si immobilizzò e trattenne il
fiato. Non riusciva a vedere l'altro, ma aveva percepito chiaramente che questi
aveva appoggiato la fronte alla sua schiena e ora stringeva tra le mani il
tessuto del suo kimono. Riprese a respirare, cercando di calmare i battiti
frenetici del proprio cuore, e nonostante si sentisse a disagio (non era
abituato a gesti del genere!) cercò di rilassarsi il più possibile… se lo
stupido mago sentiva la necessità di fare, beh, quello che stava facendo, non
gliel'avrebbe certo impedito! Rispose ai ringraziamenti del biondo con un
“Prego” che sembrava più un grugnito, continuando a guardare imbarazzatissimo
dall'altra parte.
Sentendo la risposta
mugugnata del ninja, Fay accennò un sorriso, ma senza spostarsi da quella
posizione che, per quanto assurda, gli trasmetteva un senso di protezione e pace
che non provava da molto.
“Però, Kuro-tan… non
sperare che io adesso ti dica tutto quel che penso, capito? Altrimenti dove
sarebbe il divertimento?” buttò lì poi, la voce venata della solita allegria. Il
mago percepiva con chiarezza che tutto stava tornando come prima, ma nello
stesso tempo era tutto diverso, specialmente tra loro, e questo lo rassicurava e
lo rendeva felice.
Il ninja scosse la testa e
chiuse gli occhi, decisamente più rilassato. Si era risolto tutto per il meglio,
a quanto pareva, anche se una vocina dispettosa continuava a ricordargli che
certe abitudini sono dure a morire…
Ghignò alla battuta del
mago, anche se con un pizzico di tristezza si rese conto della verità che essa
conteneva: probabilmente non avrebbe più avuto l'occasione di raccogliere le sue
confidenze. Lo sapeva bene, e non intendeva farsi illusioni. Sorrise comunque,
inconsapevolmente, decidendo che avrebbe tenuto per sempre nella memoria (e nel
cuore) quella giornata, a testimonianza che non sempre l'improbabile equivale
all'impossibile e che molte volte l'apparenza inganna.
Passarono un paio di
minuti in confortevole silenzio prima che Kurogane decidesse di interrompere
quel contatto.
Borbottando un brusco “Oi,
mago, ora però scollati…” fece un passo in avanti e si girò su se stesso, pronto
a prendere al volo l'idiota nel caso questi avesse (prevedibilmente) perso
l'equilibrio.
Ma in effetti Fay non si
trovò troppo sbilanciato dal movimento del ninja perché, sentendo le sue parole,
era riemerso seppur a malincuore da quello stato di languore mentale in cui si
stava lasciando scivolare ed era preparato a reagire. Vedendo però l’altro
allargare le braccia, pronto a frenare la sua eventuale caduta, il mago decise
di approfittarne e si lasciò apparentemente cadere a peso morto verso il moro.
In quel bravissimo istante
che impiegò ad andare a impattare sul torace ampio dello spadaccino, poi,
un’altra idea folle gli aveva attraversato il cervello e Fay si trovò a metterla
in pratica ancora prima di essersi reso conto di averla pensata. Controllò la
sua caduta puntando le mani sulle spalle di Kurogane e infine, sfruttando il
movimento, posò la bocca su quella del ninja.
“Come vuoi tu, Kuro-wanko!
♥”
gli sussurrò sulle labbra, prima di baciarlo nuovamente e subito dileguarsi.
Kurogane rimase un attimo
completamente basito, lo sguardo fisso sulla porta che il biondo aveva appena
attraversato di corsa e una mano a sfiorarsi la bocca.
Allontanatosi il più in
fretta possibile dal ninja, Fay non resistette però alla curiosità di rimanere
qualche istante ad osservarlo, curandosi ovviamente di stare ben fuori dal suo
campo visivo! Ridacchiando tra sé e sé, si godette ogni singolo cambiamento
della sua espressione mentre lo spadaccino elaborava quanto appena successo e lo
razionalizzava: Kuro-bau in quel momento era semplicemente adorabile! Il
biondino si ripromise che, alla prima occasione, avrebbe dovuto baciarlo di
nuovo! (…anche perché non gli era dispiaciuto per niente…)
Kurogane era davvero senza
parole: possibile che ogni volta che pensava di aver visto tutto, quel pazzo se
ne usciva fuori con una trovata più assurda della precedente?!
Chinò il volto a terra, le
braccia lungo ai fianchi, chiudendo gli occhi e iniziando a stringere
spasmodicamente i pugni. L'improvviso pallore dato dallo sconcerto venne
sostituito da una tonalità simile a quella dei pomodori maturi, mentre
l'incredulità più assoluta lasciò pian piano il posto alla furia.
Quando la pressione
raggiunse il massimo, beh… Kurogane esplose!
Raggiunta di corsa la
propria stanza, prese la katana, tornò sul pianerottolo e la sguainò puntandola
verso l'alto. Guardandosi bene attorno in cerca della sua preda, al grido di
“Stupido mago, ti ammazzo!” partì all'inseguimento.
Come vide lo spadaccino
riaprire gli occhi e scattare verso la porta, il biondo andò di corsa a cercare
un nascondiglio sicuro, trovandolo infine nella cucina, dove ancora i bambini
stavano chiacchierando dopo aver fatto colazione.
Davanti alle espressioni
incredule e preoccupate dei due, Fay rispose con un ampio sorriso.
“Ragazzi, nascondetemi per
un po’! Dopo vi spiego tutto!” esclamò ridendo, prima di infilarsi sotto al
tavolo, benedicendo l’idea della principessa di mettere una tovaglia che
toccasse terra.
I due ragazzini
continuarono quindi a chiacchierare, facendo finta di nulla. All’improvviso la
porta della cucina si spalancò di nuovo, lasciando entrare un Kurogane
particolarmente inviperito che si guardò attorno con sguardo sottile, in cerca
di indizi del passaggio del mago.
Il ninja si rivolse a
Shaoran e Sakura, chiedendo loro se avevano visto passare la «cara mammina», ma
quando non ricevette risposta (non si sa se per panico o per evitare bugie) li
lasciò perdere e ricominciò la ricerca nelle altre stanze.
Appena lo spadaccino si fu
allontanato, Fay cacciò fuori un poco la testa da sotto il tavolo, ridacchiando.
“Grazie mille, bambini!
♥
Mi sa che questa volta papino ci metterà un po’ per digerire lo scherzetto che
gli ho fatto…”
Entrambi lo guardarono,
lei con curiosità e lui con sguardo perplesso. Di solito gli «scherzetti» di
Fay-san avevano conseguenze catastrofiche... meglio saperne di più.
“Scherzetto, Fay-san?
Cos'avete combinato, questa volta?!” esclamò sconsolato Shaoran, mentre Sakura
lo supportava annuendo con foga.
“Tranquillo Shaoran-kun!”
lo rassicurò il mago, scivolando con qualche difficoltà fuori da sotto il tavolo
“E anche tu, Sakura-chan, non preoccuparti. Stavolta è davvero tutto a posto,
credetemi!”
Nel frattempo Mokona, che
era andata a spostare la statuetta a forma di farfalla con cui aveva trasmesso
lo spettacolo alla dimensione di Yuko-san, stava gironzolando senza meta per la
casa canticchiando uno dei suoi motivetti preferiti.
Vedendo uscire Kurogane
dalla cucina si fermò, non sapendo come comportarsi dopo lo «scambio di
opinioni» che avevano avuto nel salottino, ma la curiosità ebbe la meglio: aveva
assolutamente bisogno di sapere se la questione si era risolta o meno, stava per
impazzire dall'ansia!
Si arrampicò quindi su una
delle mensole e tentò di nascondersi, alzando però lo sguardo per guardare il
ninja in viso e ottenere un qualsiasi indizio sulla situazione attuale.
Ovviamente il movimento
non passò inosservato agli occhi di Kurogane (che aveva visto anche dove si era
nascosto il mago, cosa credete? Solo non era andato a tirarlo fuori da sotto al
tavolo perché con quel giochino del gatto e del topo - pardon, del cane e del
gatto - si stava divertendo troppo!).
Silenzioso il ninja le si
avvicinò, e con uno strano ghigno le disse: “Sappi che avevo ragione. Come
sempre, del resto” Poi, come se nulla fosse, se ne andò a continuare la caccia.
Mokona spalancò gli occhi
per la sorpresa, ma subito di riprese e scese dalla mensola per correre in
cucina a dare la buona notizia. Arrivò giusto in tempo per udire l'ultima frase
del mago.
“Puuuu!!! Fay-san ha
ragione!” strillò tutta contenta, saltellando e raggiungendo i tre al tavolo. “È
veramente andato tutto a posto! Venendo in cucina Mokona ha incrociato Kuro-papi
in corridoio, e Mokona ha visto che Kuro-papi stava perfino sorridendo!”
Quell’affermazione della
manju stupì tutti, soprattutto Fay: Kuro-wanwan che sorrideva? Dopo che lui
l’aveva baciato? Era semplicemente incredibile… ma ora non poteva permettersi di
stare a riflettere sulle implicazioni della cosa. Si limitò quindi a sorridere,
rassicurando i ragazzini: “Visto? Lo dice anche Mokona che è tutto a posto!”
Sakura, dal canto suo,
accolse con gioia la notizia portata da Mokona. Per fortuna mamma e papà non
erano più arrabbiati uno con l’altro… sì, si disse la principessina,
Kurogane-san alle volte aveva un carattere un po’ difficile, ma in fondo era una
persona dal cuore d’oro. E lei aveva ragione a pensare che volesse un gran bene
a Fay-san. Sorrise luminosa. “Sono proprio contenta per tutti noi che non ci
siano più problemi!”
“Già!” esclamò a sua volta
Shaoran, annuendo contento.
Benché fosse cominciata
decisamente male quella era davvero diventata una splendida giornata, pensò con
soddisfazione Mokona lasciando la cucina e dirigendosi trotterellando verso la
sala con il pianoforte.
Se ne stava quasi
dimenticando: doveva ancora togliere la seconda statuetta a forma di farfalla
che Yuko-san le aveva fatto nascondere in mezzo agli spartiti che erano
disordinatamente sparsi sul pianoforte!
«Chissà perché, poi…», si
chiese, prendendo l'oggetto magico e facendolo sparire. La piccola manju proprio
non riusciva a capire cosa ci fosse di così divertente da filmare in una stanza
vuota.
Nel tempio gestito dalla
famiglia di Domeki, intanto, Yuko e gli altri avevano già finito di cenare.
Seduti comodi sui cuscini parlavano tranquillamente del più e del meno, ormai
sazi dopo l'ottima cena preparata da Watanuki (il quale, dal canto suo, era
tutt'altro che felice. Aveva dovuto cucinare seimila pietanze diverse su
«consiglio» della Strega e dell'arciere, e nemmeno la presenza della bella
Himawari-chan riusciva più a risollevargli il morale...).
Finito di sparecchiare, il
ragazzo con gli occhiali rientrò in cucina e riapparve con il vassoio degli
alcolici, mandando in visibilio sia Yuko che Mokona.
Dopo che Watanuki le ebbe
servito il liquore, la donna cominciò a sorseggiarlo lentamente. Finito il primo
bicchierino se ne riempì un altro, ma prima sospirò contenta ed esclamò: “Oh, è
stata proprio una bella idea quella di venire qui, vero?”
Quando tutti si dissero
d'accordo (ovviamente tutti tranne Watanuki, che però si fermò comunque alla
porta per ascoltare cos'altro aveva da aggiungere la Strega delle Dimensioni),
il sorriso di Yuko si fece più ampio.
“E la cena è stata davvero
ottima, complimenti Watanuki!” aggiunse, prendendo la borsa e cercando qualcosa
al suo interno. Dopo che ebbe trovato la sottile scatolina che stava cercando,
la aprì e ne estrasse con delicatezza un cd.
Sulla copertina, in
caratteri minuscoli, il titolo recitava «Missione Goodmorning - seconda parte».
Ed era il sorriso di chi
la sapeva lunga e si divertiva a tenere gli altri sulle spine quello che le
incurvava le labbra mentre sventolava il disco davanti agli occhi curiosi (chi
più chi meno) dei tre ragazzi.
“Ora che abbiamo finito…
che ne dite se ci guardiamo un bel film?” propose poi, con aria complice “In
fondo, la notte è ancora giovane!”
[i]
“Portami oltre il tempo, nella Città del Vento, là dove il sogno dei
fiori bianchi si realizzerà”
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