otto
Capitolo I- Otto anni dopo.
Erano passati quasi otto anni dalla fine della guerra ed Hermione,
quando aveva dovuto scegliere cosa fare del proprio futuro aveva preso
la decisione di fare ritorno nel mondo dei babbani, quel mondo nel
quale era nata ed era vissuta fino al compimento del suo undicesimo
anno.
Dato che ai tempi in cui frequentava Hogards aveva pensato spesso che
sarebbe potuta diventare un medimago e che avrebbe potuto lavorare al
San Mungo, a diciannove anni si
era iscritta alla facoltà di medicina presso
un'Università di Cambridge. Inutile dire che si era laureata a pieni
voti:
d'altra parte era sempre stata la prima della classe!
Ora stava
svolgendo un tirocinio presso un ospedale babbano di Londra. Aveva un
piccolo appartamento tutto suo, degli amici ed era soddisfatta della
sua vita anche se non aveva ancora trovato il ragazzo giusto. Spesso
qualcuna delle sue colleghe aveva provato a combinarle degli
"appuntamenti al buio" ma erano tutti finiti in modo disastroso: non era
in quel modo che Hermione sognava di incontrare l'uomo con il quale
avrebbe condiviso la vita, pensava che non fosse qualcosa che si poteva
programmare, sarebbe successo così, per caso quando meno se lo
fosse aspettato.
Qualche volta vedeva ancora Ron ed Harry anche se non più spesso
come una volta dato che le loro vite avevano preso strade differenti e
sia lei che i ragazzi erano molto impegnati dato che i due erano
diventati Auror e lavoravano per il Ministero della Magia.
Quel giorno aveva lavorato tantissimo e a mezzanotte si trovava ancora
in pronto soccorso dato che una collega le aveva chiesto se poteva
sostituirla. Per fortuna sembrava una serata piuttosto tranquilla e lei
stava per andarsi a cambiare dato che anche il doppio turno che aveva
dovuto fare quel giorno era concluso quando, all'improvviso,
arrivò d'urgenza un' ambulanza e gli infermieri arrivarono
con un uomo privo di conoscenza e cosparso di sangue disteso su una
barella.
La ragazza lo vide di sfuggita mentre lo portavano in sala
operatoria e nonostante le sue condizioni lo riconobbe immediatamente.
Mentre una molteplicità di pensieri diversi le attraversava la
mente sentì una conversazione tra i soccorritori che avevano
appena portato quell'uomo.
-Poveretto, chissà se riuscirà a cavarsela!
-Già e non possiamo neppure avvrtire la sua famiglia o un
parente, non aveva addosso nè documenti nè nulla che
potesse ricondurci ad un indirizzo.
Lei sapeva chi era, ma non aveva idea di dove abitasse nè di
cosa avesse fatto in tutti quegli anni. Quello che aveva sentito
l'aveva profondamente colpita: forse non se la sarebbe cavata. Certo
era la stessa persona che per sette lunghi anni non aveva fatto altro
che rendere la vita impossibile a lei e ai sui due amici con continui
insulti e cattiverie ma ora vederlo così...ora non era affatto diverso
da tutte quelle persone che arrivavano lì ogni giorno e che avevano
bisogno di aiuto.
Aspettò quasi due ore seduta su un seggiolino fuori dalla sala
operatoria. Appena la porta si aprì si alzò di
scatto per andare dai medici che l'avevano visitato.
-Lo conosco, io so chi è...è...Draco Malfoy. Disse tutto d'un fiato. -Come sta? Aggiunse.
-è molto presto per dirlo, lo abbiamo sottoposto a diversi
esami, ha subito un forte trauma cranico, ha riportato fratture e
contusioni, ma la cosa più preoccupante è che rimane in
stato di incoscienza. Fino a quando non si sveglierà non saremo
in grado di valutare l'entità dei danni che potrebbe avere
subito.
Hermione rimase sconcertata, incontrare Draco Malfoy in fin di vita in
ospedale babbano era l'ultima cosa che pensava potesse aspettarsi.
-Quindi sai dove abita. Riprese il medico. -Così possiamo contattare la sua famiglia.
-Mi dispiace. Rispose Hemione. -è dai tempi di Hogar..ehm, della
scuola che ci siamo persi di vista, purtroppo non so niente di lui,
dovremo aspettare che si svegli.
-Posso vederlo?
-Mi raccomando solo pochi minuti.
La ragazza entrò in quella stanza
così asettica che sapeva solo di disinfettante e dove il tempo era
scandito dal ticchettio della macchina che controllava il battito
cardiaco.
Lo vide, disteso, di un pallore spettrale, cosparso di
ematomi, la parte del torace che spuntava dal lenzuolo completamente
fasciata.
Per un attimo le venne in mente il Draco che aveva
conosciuto a scuola: sprezzante, crudele, con quel ghigno cattivo
eternamente dipinto sul volto. Successivamente lo sguardo le cadde sul
viso del giovane uomo che aveva vicino: quegli stessi capelli
biondissimi scompigliati, gli occhi chiusi e un'espressione distesa.
Non potè trattenersi dal pensare di avere sorpreso un angelo
addormentato.
Ormai da molti anni non praticava la magia ma capì
quasi subito che la medicina babbana non avrebbe potuto fare nulla di
più per lui: le fu presto chiaro che era stato vittima di un qualche
incantesimo.
Due parole, come tornate da un passato ormai sepolto, riaffiorarono nella sua mente. "San Mungo..."
Certo, l'avrebbe portato lì dove medimaghi esperti avrebbero saputo come curarlo.
Poi,
repentino, giunse un altro pensiero. "No, non posso farlo, non si
tratta di una persona qualunque, ma di Draco Malfoy, ex mangiamorte
figlio di Draco Lucius Malfoy imprigionato ad Azkaban... Non so cosa
uno come lui stesse facendo nella Londra babbana ma...che si stesse
nascondendo da qualcuno o da qualcosa?"
L'idea del San Mungo era decisamente da scartare.
Si
era ritrovata lì a cercare di proteggere il suo ex nemico giurato da un
pericolo che forse non era neppure reale. Sentì la testa scoppiare per
la stanchezza e a causa di quell'avvenimento così improvviso.
Con la
coda dell'occhio scorse un medico che da fuori le faceva cenno che era
ora di andare. Quanto tempo aveva passato in quella stanza? Non lo
sapeva, era rimasta come sospesa, ne aveva perso la cognizione.
-Ora
non posso fare nulla per aiutarti...Sussurrò sottovoce rivolgendosi al
biondo che non poteva sentirla. -Ma tornerò domani, mi inventerò
qualcosa.
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