Al di là
delle apparenze
Sembrava tutto perfettamente normale: Light e Ryuzaki si punzecchiavano
come sempre. Il primo che sentiva il fiato sul collo dell'altro
perché sospettato di essere Kira, il secondo non perdeva
l'occasione di fargli domande compromettenti, cercando sul suo volto
una qualche reazione che lo avrebbe portato ad avere ancor
più sospetti su di lui.
Era sempre stato così da quando Yagami era entrato a far
parte della squadra di indagini sul caso Kira e così sarebbe
sempre stato.
Erano colleghi di lavoro: il detective e il suo assistente o il
detective e l'assassino, dipendeva dai punti di vista. Erano legati da
un filo indissolubile e non solo perché i loro polsi erano
collegati da un paio di manette.
Il loro pensiero viaggiava sulla stessa linea d'onda, si capivano come
nessun altro e le loro ipotesi erano sempre le stesse. Chiunque facesse
parte della squadra di L invidiava un po' il loro rapporto e la loro
intelligenza.
Alle volte sembrava che solo loro fossero capaci di tener testa a quel
complicato caso. Matsuda per esempio di sentiva di troppo ogni volta ed
L lo aveva fatto sentire così più di una volta.
L'unico motivo per cui aveva chiesto la sua collaborazione era stato
per farsi portare il caffè -o una torta, o qualsiasi cosa
contenesse dello zucchero.
Tota Matsuda ammirava il suo capo e allo stesso tempo sentiva la stessa
cosa per Light Yagami. Troppo impulsivo per essere al loro pari, troppo
stupido, forse? Più di una volta aveva immaginato di
trovarsi ad ipotizzare insieme a loro, ma non trovava mai niente di
intelligente da dire, per cui se ne stava zitto e osservava il lavoro
di Ryuzaki e Light.
I due in questione sapevano del pensiero dei loro colleghi: niente di
più vero, come niente di più sbagliato.
Ai loro occhi erano solamente due persone che la pensavano allo stesso
modo, ma era solo alla sera, quando si trovavano da soli che davvero il
loro legame diveniva perfettamente unito. Era in quei momenti che
diventava indissolubile.
Lontano dagli sguardi degli altri L e Light si racchiudevano in un
mondo tutto loro, fatto di carezze e sguardi.
Il letto su cui dormivano sapeva di loro, come le lenzuola che
avvolgevano i loro corpi sudati e stanchi dopo quei momenti di passione
che attendevano entrambi dall'inizio della giornata.
Non poteva definirsi amore il loro, bensì un forte bisogno
di lasciarsi andare alle emozioni che solo l'uno era capace di dare
all'altro, senza il quale si sentivano persi. Ormai era spontaneo
lasciarsi coinvolgere dalla passione, non potevano farne a meno.
Anche quella sera, dopo una giornata lavorativa si erano ritrovati su
quel letto: Ryuzaki tra le braccia dell'altro, che era impegnato a
mordicchiargli il collo sensualmente. Quelle stesse labbra andarono poi
a posarsi sulla bocca del compagno, che le accolse schiudendola,
permettendo alla lingua di insinuarvisi al suo interno.
Qualche istante più tardi il detective interruppe il
contatto -anche se a malincuore- guardando Light nel profondo dei suoi
occhi, con la sua solita espressione vacua.
"Che c'è, mi stai ancora studiando Ryuzaki?" chiese con una
punta di irritazione nella voce. Detestava che L ponderasse le sue
ipotesi su Kira anche in quei momenti.
"Mh?" mugolò portando un dito alle labbra con fare
perplesso, senza mai abbandonare le iridi color nocciola dell'altro.
"Stai ancora pensando che io sia Kira." esclamò lo studente
infastidito, mentre il compagno per tutta risposta gli rivolse uno dei
suoi rari sorrisetti.
"Niente di tutto ciò Light-kun. Ma vedi, pensavo al fatto
che la porta non sia mai stata chiusa a chiave." sussurrò
apatico, indicando l'entrata della loro stanza.
"E allora?" Yagami non capiva perché gli fosse venuta in
mente una cosa simile: per quale motivo doveva tirare in ballo una
stupida porta non chiusa?
"Sarebbe un problema se MisaMisa dovesse entrare. Temo non resisterebbe
allo shock." rispose con un pizzico di ironia, spiazzando del tutto
Light che continuava a chiedersi quale fosse il problema.
Sinceramente a lui non era mai importato della ragazza e del loro
presunto fidanzamento aveva colpa solo lei. Quando mai aveva
acconsentito di essere il suo ragazzo? Non ricordava il fatto che fosse
stato lui ad accettare la relazione, usandola solo come una pedina per
i suoi scopi: Light aveva perso i ricordi legati al Death Note, per cui
non poteva rimembrare.
Sorridendo afferrò la mano di L, portandosela alle labbra e
addentandone leggermente il dorso.
"A me non interessa, che entri pure..." disse riprendendo a mordere la
pelle liscia del detective, che continuava ad osservarlo ironico. Forse
non aveva capito il punto della situazione.
"Ma Light-kun, sai che Amane non è capace di star zitta..."
non finì la frase sapendo perfettamente che a quelle parole
il ragazzo avrebbe compreso dove voleva andare a parare. Infatti non ci
mise molto a ribattere.
"Prima o poi lo avrebbero capito comunque, non trovi?" non aveva
importanza che suo padre, Misa, Mogi, Matsuda o Aizawa venissero a
sapere della loro relazione.
In fondo era una scelta loro e avrebbero dovuto accettarla nonostante
tutto.
Ovviamente non avevano rivelato nulla per non avere fastidi, non era
una cosa che volessero spifferare ai quattro venti. A loro bastava
avere quei momenti insieme e se la squadra investigativa l'avesse
scoperto o meno non faceva alcuna differenza.
Non era un problema loro affrontare la situazione, dato che andava bene
così.
[Fine.]
Note
dell'autrice:
Ecco qua il secondo prompt del "piano N": #67. Rapporti professionali.
Spero di aver reso bene l'idea e che non sia troppo banale!
Adesso me ne mancano tre, ho già in mente tutto quanto! *w*
Beh, spero vi sia piaciuta! Alla prossima con il prompt: "#68.
Scheletri nell'armadio"!
See Ya,
vostra Cami.
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