dunque: questo primo
capitolo è un puro e semplice esperimento. Tengo moltissimo
a questa storia, che ho creato a partire da personaggi già
ampiamente sviluppati e caratterizzati, nati da un gioco di ruolo:
ognuno di essi ha un'identità ben precisa, che poi
esternerò nel caso che la storia venga apprezzata e mi sia
chiesto di continuare. Tengo a precisare che non è in alcun
modo da considerare una fanfiction di twilight: come noterete i miei
vampiri hanno caratteristiche diverse da quelle del libro, e sono
decisamente più integrati all'interno del mondo umano. Spero
vivamente che questo capitolo vi piaccia almeno quanto è
piaciuto a me scriverlo *W* mi rendereste assurdamente felice lasciando
un commento, anche brevissimo, positivo o negativo che sia, in modo da
aiutarmi a migliorare il mio stile o in ogni caso capire se postare i
capitoli seguenti o meno. Non mi resta che augurarvi una buona lettura
*---* Jade. Oh, piccolo appunto: ovviamente i continui
riferimenti ai My Chemical Romance non sono casuali, ma in ogni caso
anche questi particolari vi saranno più chiari nei capitoli
seguenti :D
A blue, black shade of love.
Sent from above.
My hands are tied to worlds alone,
And this I know.
Your breath's like wine,
And just like clouds, my skin crawls.
It's so divine, the sky it glows with fields of light
Pioggia.
Mi abbraccio le ginocchia sottili, posandovi sopra le labbra, e osservo
la pioggia ticchettare contro il vetro, fuori dalla mia finestra. Il
cellulare accanto a me, lo schermo rivolto al copriletto viola, trilla
attutito dal suono assordante e divino della musica che riempie la mia
stanza avvolta dalla penombra. Non so se si tratti dell'ennesimo
augurio da parte di qualcuno che nemmeno conosco: non ho realmente idea
di come faccia un numero tanto spropositato di persone a possedere il
mio numero. Sospetto che qualcuno l'abbia scritto sul muro del bagno
della scuola o qualcosa di simile accanto alla data del mio compleanno,
perchè, sul serio, non vedo altre spiegazioni.
Socchiudo appena gli occhi, con un leggero brivido nell'avvertire uno
spiffero proveniente dalla porta/finestra solleticare le mie braccia,
lasciate nude dalla canottiera viola chiaro che indosso, prima di
scivolare giù dal letto ed avvicinarmi alla grande vetrata,
dietro la quale le cime degli alberi stanno iniziando a piegarsi,
schiacciate dal vento: sollevo lo sguardo, e rimango affascinata dal
magnifico contrasto creato dalle nuvole nerissime, che lottano per la
supremazia del cielo con pallidi ma tenaci raggi di sole che filtrano
dove lo strato di nubi è meno denso, e d'un tratto
confermano la propria superiorità con un poderoso tuono, che
squarcia il vago fruscio della pioggia, dominante fino a quel preciso
istante. Le mie dita, dalle unghie smaltate di nero, picchiettano
appena contro il vetro, e quasi richiamata da quel suono sottilissimo
abbasso lo sguardo e le fisso, come se non appartenessero al mio corpo:
oh, lo smalto è rovinato, si è ridotto a piccole
macchie nere.
Papà adora tenerlo così, e anche Jamie. E Matt,
ultimamente, ho notato che di tanto in tanto la mia boccetta sparisce
curiosamente, per poi tornare ridotta a metà nel cestino dei
trucchi, paradossalmente in corrispondenza delle occasioni in cui il
mio biondo fratellino si presenta indifferente con le unghie
smaltate..ancora piuttosto male, non ci ha ancora fatto la mano e
probabilmente è troppo orgoglioso per chiedere ad
Elìn di aiutarlo.
Sorrido, mentre i miei occhi azzurro ghiaccio vagano per la superficie
trasparente fino a posarsi stabilmente sul mio riflesso: mi agito,
quasi a disagio nel vedermi scrutata dal mio stesso sguardo, e mi passo
una mano tra i liscissimi capelli neri, che ricadono lucidi sulle
spalle, decisamente più bianche della carnagione della
quattord..quindicenne media.
Già, perchè oggi è il giorno del mio
quindicesimo compleanno..è ora di crescere, piccola Jade.
Ora di stabilire priorità e obbiettivi, ed impegnarsi per
raggiungerli. Ora di aprire gli occhi e cavarsela da sola, e di
lasciare da parte i sogni infantili, almeno per un pò, per
dedicarsi all'immaginare cosa realmente vorrai e potrai diventare nella
tua vita. Discorsi triti e ritriti, certo, solite frasi di circostanza,
soliti consigli che ogni genitore declama al proprio figlio nel vederlo
crescere, come se quelle semplici frasi potessero farlo sentire in pace
con sè stesso. Mio padre non mi ha detto niente del genere,
quando stamattina sono scesa scalza a fare colazione, l'espressione
assonnata perfettamente identica a quella della mattina precedente,
quando ero ancora quattordicenne e secondo i canoni del genitore medio
i sogni infantili mi sarebbero stati ancora concessi, almeno fino a
mezzanotte: no, lui mi ha sorriso, mi ha posato le mani sulle spalle,
mi ha guardato negli occhi azzurri perfettamente identici ai suoi, e mi
ha augurato un buon compleanno dichiarando:
"Sei stupenda, Jade."
Sorrido istintivamente, mentre il cellulare torna a trillare offeso, e
con un leggero sbuffo mi allontano dal vetro, per poi lasciarmi cadere
all'indietro sul letto, rimbalzando leggermente, ed afferrare l'iphone
li accanto, roteando le pupille nel vedere il nome di Iris, uno delle
due mie migliori amiche, lampeggiare sullo schermo, accanto ad una
piccola foto in cui tecnicamente starebbe sorridendo: considerato che
sarà la quarta volta che mi chiama senza risultato,
però, persino quella sembra contratta in una smorfia
minacciosa. Con una piccola fitta al cuore nel vedere due occhi verdi
al di sopra del bordo della foto, unica parte visibile dello sfondo
insieme ad una massa di meravigliosamente scompigliati capelli neri, mi
porto finalente il cellulare all'orecchio, esordendo con un divertito
"pronto?"
"JADE! no scusa, ma hai idea di quante volte ti ho chiamato,
nell'ultima mezz'ora?"
Allontano appena il cellulare, sfioro un paio di volte lo schermo fino
al registro delle chiamate, e torno a ripristinate la comunicazione,
cinguettando innocente
"dodici, forse?"
"ahah, sì, davvero divertente. Io e Maria qui a
sbatterci per organizzarti una festa e tu a fare chissà cosa
guardando chissà cosa."
"ancora con questa storia? Ma finiscila! Non faccio propr.."
"sì, sì. Allora, a che ora riesci ad
arrivare?"
Lancio un'occhiata all'orologio sul comodino, e mi stringo appena nelle
spalle, rendendomi conto subito dopo della perfetta
inutilità del gesto, considerato che lei non può
vedermi: evidentemente la mia capacità di giudizio
dev'essere stata offuscata dalla foto sullo sfondo della sveglia.
Sospiro, vagamente tentata dal prendere a testate il muro.
"mmm. Tra un paio d'orette?"
"COSA? Mezz'ora."
"un'ora e mezza!"
"un'ora, è la mia ultima offerta. Muovi il tuo
stupendo culetto!"
Sbuffo nuovamente, e lancio svogliata il cellulare poco lontano. Non
riuscirò a fare niente in un'ora. Voglio dire, devo ancora
decidermi su che diavolo mettere!
Sto meditando senza alcun entusiasmo se infilarmi nella doccia o in
camera dei miei per rubare qualche meraviglioso vestito alla mamma,
quando il cellulare trilla nuovamente. Ancora Iris.
"oh, dimenticavo. Sono arrivati gli alcolici. Dieci casse, ci
credi?"
Beh, suppongo che tutto sommato questa festa potrebbe anche rivelarsi
interessante.
Quando mamma bussa alla porta, il pavimento della mia camera
è letteralmente ricoperto da uno strato spessissimo di
vestiti, e io me ne sto in mezzo, con un'espressione di puro panico
dipinta sul viso. Il mio cellulare ha ripreso a trillare furiosamente
nell'ultima mezz'ora, e questo semplicemente perchè dovrei
già essere alla MIA festa da poco più di venti
minuti: ma hey, avete idea di quanto sia dannatamente difficile
decidere cosa indossare? Se siete una ragazza di appena quindici anni,
con un armadio stracolmo di vestiti e la netta sensazione che nemmeno
uno di questi sia azzeccato per la serata, allora sì,
probabilmente l'avete. Sospiro, passandomi una mano tra i capelli neri,
e mormoro un vago
"avanti.."
sollevando lo sguardo con un vago sorriso nel vedere mia madre,
probabilmente la creatura più incantevole che possiate mai
incontrare, fare capolino sulla soglia, sbattendo appena le ciglia nel
notare la massa di vestiti scartati sparsa in masse scomposte qua e
là per la stanza: apre la bocca per dire qualcosa, in
particolare quando i suoi magnifici occhi viola si posano su una maglia
rossa dalle maniche a sbuffo che ciondola a mezz'aria da sopra la
lampada della scrivania. Poi, probabilmente impietosita dal mio sguardo
implorante, torna a sorridere, sistemandosi una ciocca di capelli di un
nero corvino perfettamente identico al mio dietro l'orecchio..quando
sorride ci somigliamo ancora di più,papà lo dice
sempre.
"problemi con i vestiti, amore?"
chiede, non senza una sfumatura ironica nel tono melodioso, e io
annuisco, affranta.
"grossissimi problemi, mami!"
esclamo, e lei ride cristallina, posandosi le mani bianche sui fianchi
sottili..rimane qualche istante in silenzio, la testa appena piegata,
poi sorride e solleva una mano piccola e bianca, un indice sollevato,
come a dirmi di aspettare un istante..sparisce in camera, e un istante
dopo ne fa ritorno trionfante, stringendo tra le mani il più
bel vestito che io abbia mai visto in tutta la mia vita..e credetemi,
ne ho visti centinaia, data l'apprezzabile abitudine della mia famiglia
di non farsi alcun problema nello spendere miliardi su miliardi in, tra
le altre cose, capi d'abbigliamento. è viola, ovviamente,
essendo il colore preferito di mamma, ed è formato da un
corpetto con stupendi e minuscoli fiori ricamati neri, e una gonna
arricciata stile tutù. Mi getto su di lei con uno strillo
entusiasta, brandendo il vestito che lei mi porge e stringendomelo al
petto come un adoratissimo figlio ritrovato, mentre saltello qua e
là per la stanza, semplicemente entusiasta: DIo, adoro mia
madre, sul serio. NOn c'è giorno in cui non ringrazi il
fatto che, almeno apparentemente, sia quasi una mia coetanea. Certo,
questo comprende altri spiacevoli dettagli come il fatto che debba
nutrirsi esclusivamente di sangue, e per ottenerlo uccida quasi ogni
giorno un paio di persone. O che lei e mio padre passino intere
giornate chiusi in camera loro, considerato il fervido appetito
sessuale tipico dei vampiri, ma immagino siano dettagli trascurabili,
nel panorama complessivo dei vantaggi che il loro stato comporta.
"grazie mami, grazie grazie grazie grazie!! Dio, non ti
ringrazierò mai abbastanza, sul serio. Sei la mia
salvatrice!"
esclamo, gli occhi azzurro ghiaccio che brillano, e lei ride
cristallina, scuotendo la testa, mettendo in mostra i denti perfetti,di
un bianco accecante.
"figurati, piccola..oh, non per metterti fretta, ma
Gee ti sta aspettando giù da almeno quaranta minuti.
Comunque non preoccuparti..ci sono anche Frankie ed Hel, è
in buonissima compagnia."
sorride, e dal lampo che attraversa i suoi occhi viola sembra aver
avvertito il battito mancato dal mio cuore (ancora) umano, nel sentir
pronunciare quel nome.
Annuisco vaga, mordendomi il labbro inferiore, tutto l'entusiasmo
improvvisamente convertitosi in qualcosa di meno ostentato, ma
decisamente più intenso: prima che lei chiuda la porta mi
sporgo appena verso lo spiraglio man mano più piccolo, come
sperando di avvertire un qualsiasi, anche impercettibile segno della
sua presenza, ma la porta si chiude prima che io possa aver carpito
anche solo un frammento della sua voce, il suono più
meraviglioso che io abbia mai sentito. Poi ride. Ride, probabilmente in
seguito a qualcosa di detto da mamma, e io lo sento, e l'intera stanza,
prima immersa nella penombra, sembra illuminarsi, come se i raggi di
luce che prima filtravano timidi attraverso le nuvole nere le abbiano
improvvisamente dissipate, e la piena luce del sole caldo di fine
maggio si sia appropriata della mia camera..chiudo gli occhi,
sospirando, lasciando che gli echi di quella seppur breve risata
invadano ogni mia cellula, che ogni millimetro del mio corpo si
impregni di frammenti di quel suono divino, e quando apro gli occhi,
come ogni volta, avverto un leggero capogiro, e sono costretta a
socchiudere gli occhi, portandomi una mano bianca alla testa, a
sfiorare appena i capelli neri..è amore, questo? GLi adulti
sembrano avere la singolare convinzione che un essere umano possa
iniziare ad amare veramente solo allo scoccare di una precisa ora, e
dopo un numero considerevole di anni trascorsi dalla sua nascita. COme
se tutti i sentimenti che egli aveva, erroneamente, ricondotto
all'amore fossero semplicemente germogli di questo. Qualcosa che al
piccolo ingenuo pare immensamente forte e bello, ma che con il passare
degli anni riconoscerà essere solo spiragli di luce tra le
nubi..come se si potesse avvertire il calore del sole sulla pelle solo
una volta raggiunta l'età adulta.
Tutti i tiepidi raggi precedenti sono definiti "cotte" "infatuazioni"
"amori platonici".
Mi lascio cadere sul letto, sollevando una mano per sfiorarmi le labbra
con la punta dell'indice. è veramente solo questo, che sento?
No, un raggio tanto piccolo non illuminerebbe mai un'intera stanza,
nè mi scalderebbe tanto il cuore.
Con una lentezza quasi estenuante, come indifferente al cellulare che
continua a squillare e alle lancette che ticchettano inesorabilmente
dall'orologio sul comodino (ho sempre avuto un udito particolarmente
raffinato, come ogni altro mio senso. Eredità dei miei
genitori, immagino, sebbene i miei fratelli sostengono di aver sempre
avuto percezioni prettamente umane): infilo il vestito, senza guardarmi
allo specchio se non per truccarmi, matita nera per valorizzare gli
occhi azzurro ghiaccio: mi sembra un crimine voler scurire in qualsiasi
altro modo la mia adorata pelle, meravigliosamente pallida, e infilarmi
un fiocchetto viola, con un teschietto nero all'interno. Un ultimo
sguardo allo specchio, una domanda fuggevole che come ogni volta si
presenta nella mia mente solo per essere repentinamente scacciata in un
angolo della mia coscienza, con quella che appare come una certezza,
pesante quanto un macigno, a tenerla ben inchiodata al suolo, senza
permettere che alcuna speranza si sollevi in volo da essa: poi, dopo un
respiro profondo, apro la porta e la richiudo dietro di me.
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