Per
Achille88: in effetti è vero Achille, i capitoli sono molto lunghi.
Penso che sia una caratteristica delle fanfiction americane , dato che
nei vari siti ho trovato molto raramente fanfictions nelle quali i
capitoli avessero una lunghezza inferiore alle sei o sette pagine di
Word. Avevo considerato la possibilità di suddividere i vari capitoli,
ma ne avrebbe risentito l'impatto emotivo del passaggio da una
situazione all'altra. In più, non sarei stato fedele al testo originale.
Per Kitsune no
Pao: anche tu hai ragione Kitsune, il linguaggio e le reazioni
utilizzate dai personaggi sono molto aulici, ma questo serve solo a
sottolineare la precarietà e l'instabilità dei sentimenti che provano
gli uni verso gli altri.
Per
enfatizzare i sentimenti che legano i vari personaggi (soprattutto
quelli negativi) che nei capitoli futuri verranno minuziosamente
analizzati. In quanto "Torna da me...Tesoruccio" si tratti di una
fanfiction psicologica e basata sulle emozioni che provano i quattro
protagonisti.
Per gli altri
che stanno leggendo la storia mi raccomando, recensite, recensite!!!XDXD
Episodio
4: Un Altro Clichè, Prego
Sottotitolo:
(Relazione, Prima Parte: Il Problema del Romanticismo)
Il
Carnevale Estivo di Tomobiki, Parte Settima (Coppia Uno: Shinobu e
Shutaro)
Shinobu
e Shutaro sedevano ad un piccolo tavolo nel cortile esterno del
carnevale, che era allestito con bancarelle che vendevano cibarie, il
sole del
tardo pomeriggio splendeva lucente su di loro mentre aspettavano che
Lamù e Ataru ritornassero con la cena per tutti e quattro. Shinobu
tirò fuori il suo carillon nuovo d'acquisto e osservò con un sorriso
sognante le coppie di ballerini che danzavano la suono della dolce
melodia, mentre Shutaro scrutava il punto dove Lamù e Ataru stavano in
piedi in fila, annoiato e affamato.
"E' davvero
adorabile,"
commentò Shinobu. "Non pensi, Shutaro?" Quando non ricevette risposta,
guardò verso di lui e corrugò la fronte non appena notò lo sguardo
apatico nei
suoi occhi mentre fissava la folla circostante. Lei gli diede un
colpetto e ripetè, "Shutaro?"
"Oh, si,
adorabile," rispose rapidamente
Shutaro voltando subito lo sguardo verso di lei, sfoggiando un
affascinante sorriso. Ricomponendosi, aggiunse, "Sono lieto che ti
piaccia, Shinobu."
Shinobu si
sforzò di sorridergli e disse, "Grazie per avermelo comperato."
"Non
c'è di che; la tua felicità è il migliore dei ringraziamenti," rispose
lui sempre con il suo avvenente sorriso sul volto, poi riportò
gli occhi sulla folla, brontolando, "Chissà perchè quell'idiota di
Moroboshi ci sta mettendo così tanto..."
Osservando
sconsolata
Shutaro, il cui interesse per lei era rapidamente svanito
- sempre
che ce ne fosse stato - Shinobu abbassò lo sguardo nuovamente sul suo
carillon con improvvisa malinconia. Seguì uno scomodo silenzio nel
quale Shinobu attese che Shutaro dicesse qualcosa, ma la mente di lui
sembrava essere altrove, in particolare su pensieri riguardanti il
cibo, e la ragazza si ritrovò ad avvilirsi ancora di più. Tuttavia
cercò
di vivacizzarsi e si raddrizzò sulla sua sedia, pronta a far
conversazione. "Questa sarà la nostra ultima estate tutti insieme
prima del diploma; riesci a crederci, Shutaro?"
"Eh?" Shutaro
si
girò nuovamente verso di lei sentendosi chiamare per nome e, dopo un
momento speso ad afferrare quello che gli aveva appena detto, rispose,
"E' vero...me ne ero quasi dimenticato..."
"Sono
terrorizzata al solo pensiero di dover affrontare
quelle prove di ammissione all'università a Gennaio; ho
sentito dire che
sono davvero difficili e-" Shinobu si fermò, tuttavia, constatando che
Shutaro non le stava prestando attenzione. Notando l'annoiato broncio
sul suo viso, Shinobu si imbronciò a sua volta e, lasciandosi ricadere
sullo schienale della sua sedia, portò lo sguardo verso le proprie
mani adagiate in grembo. Dopo qualche altro momento di silenzio,
Shinobu domandò piano, "Shutaro?"
"Si, Shinobu?"
"Sei
sicuro che ti stai divertendo?" chiese Shinobu. "Lo so che hai detto di
si, ma...insomma... mi sembri piuttosto annoiato, ecco tutto."
"Bhe...Io..."
balbettò Shutaro, fissandola con incertezza. Cercò tuttavia di farle
un altro sorriso, e disse, "Ma certo che mi sto divertendo, Shinobu."
"Veramente?"
insistette Shinobu sollevando gli occhi verso i suoi. "Perchè se non ti
stai divertendo, possiamo sempre andarcene, se preferisci, Shutaro, non
importa."
"Non
essere sciocca, Shinobu," rispose Shutaro con una risata spensierata,
un largo sorriso e occhi brillanti. "Desidero restare." Shinobu sorrise
felice a questa dichiarazione. Poi, dopo una pausa, lui aggiunse,
"Inoltre Lamù vuole vedere i fuochi d'artificio, e non potrei deluderla
di certo." Shutaro distolse lo sguardo da lei e tornò a fissare la
folla, mentre il sorriso di Shinobu cadde, il suo cuore spezzato.
"Lamù?" chiese
lei con occhi disperati.
Shutaro
si limitò ad annuire con aria distante, ma tornò a guardarla
leggermente preoccupato. "Perchè? C'è qualcosa che non va, Shinobu?"
Le
guance di Shinobu arrossirono, ma lei subito chiuse gli occhi e scosse
la testa. "Oh, no, non è niente!" esclamò girandosi sulla sua
sedia in modo da non doverlo guardare negli occhi. Shutaro aggrottò le
sopracciglia, piuttosto confuso, ma prima che potesse domandarle
qualcos'altro, Shinobu cambiò frettolosamente argomento. "Allora, in
quale università stai pensando di andare? Forse in una nei pressi di
Tokyo...?"
"Oh...uhm..."
Shutaro sul subito esitò, preso alla sprovvista dall'improvviso cambio
di topica.
"O
probabilmente proprio l'Università di Tokyo, giusto?" Shinobu rispose
per lui, guardandolo ora con sorriso entusiasta. "Voglio dire, tu sei
così ricco e così intelligente che ti ammetteranno di sicuro;
dev'essere sicuramente lì che andrai."
Shutaro
sorrise e rispose, "Attualmente, stavo pensando di andare a studiare in
un'università in America..."
Shinobu
sentì il suo cuore fermarsi e improvvisamente trovò difficile
continuare a respirare. "Oh...davvero?" Shutaro annuì. "Ma...non
è...lon...tanissimo?"
Shutaro diede
una scrollata di spalle. "Suppongo di si; perchè me lo chiedi?"
"Ecco,
io-" Shinobu si sforzò di ridere mentre si sfregava la nuca. "E' solo
che è
buffo pensare a te che te ne vai in America mentre tutto il
resto di noi rimarrà qui..." La sua risata presto si spense lasciando
il posto
alla tristezza, Shinobu si morse il labbro. "Uhm...non ti mancheranno
tutti, Shutaro, standotene così lontano?"
"Non proprio,"
rispose Shutaro con noncuranza.
" Nessuno
NESSUNO?" insistette Shinobu sporgendosi verso di lui, fissandolo con
occhi speranzosi.
"Non penso..."
rispose onestamente Shutaro, smorzando la frase per ponderare la
domanda con più attenzione.
Shinobu,
intanto, emise un sospiro frustrato e si lasciò ricadere sullo
schienale della sedia con un'espressine di amara stizza sul volto.
Lanciò un'occhiataccia al carillon per qualche secondo, come se ne
fosse improvvisamente disgustata, e rimarcò freddamente, "Bhe, immagino
che se non altro potrai conoscere un sacco di ragazze americane là, "
Detto questo,
chiuse bruscamente il coperchio del carillon.
Il
Carnevale Estivo di Tomobiki, Parte Ottava (Coppia Due: Ataru e Lamù)
"Sembra
che questa bancarella non venda nient'altro che ramen e sake," notò
Lamù ispezionando il menù appeso alla parete della bancarella.
Ataru
corrugò la fronte in disappunto. "Bhe, non possiamo certo andarcene e
metterci in coda ad un'altra bancarella; abbiamo già aspettato
abbastanza."
"Immagino che
Shinobu e Shutaro ci stiano
aspettando..." pensò ad alta voce Lamù. Subito dopo esibì un sorriso
eccitato e disse, "Inoltre, ci sono così tante altre giostre che
dobbiamo ancora provare! Come il carosello e-"
"Ti ho già
detto
che non ho intenzione di andare sul carosello," si rifiutò Ataru. "E
una
giostra per bimbetti e femminucce, ed è anche tremendamente noiosa."
Intristitasi
leggermente, Lamù provò a insistere ancora, "Ma, Tesoruccio, sarebbe
solo per pochi minuti. E io davvero-"
"E allora
vacci da sola, se proprio non puoi farne a meno," la interruppe Ataru.
Lamù
gli lanciò un'occhiataccia e fece per gridargli contro, ma in quel
momento una voce familiare parlò, "Cosa prendete?" Allora Lamù e Ataru
guardarono di fronte a loro e videro Ryunosuke in piedi dietro il
bancone.
"Oh, ciao
Ryunosuke!" disse Lamù, la sua rabbia venne rimpiazzata da
un'espressione sorridente. "Cosa ci fai qui?"
"Papà
ha deciso di aprire un'attività qui per l'estate, dato che il negozio a
scuola è chiuso" rispose Ryunosuke gesticolando in direzione di suo
padre che stava cucinando nel retro.
"Oh, bhe, è
una bella cosa," rispose Lamù e Ryunosuke diede semplicemente un'alzata
di spalle.
"Allora,
posso prendere il vostro ordine o no?" chiese poi
impazientemente,
appoggiando il gomito sul bancone e tenendosi il mento con la mano.
"Oh...uhm...prendiamo
tre scodelle di ramen e tre sake," decise Ataru, guardando il menù per
un'ultima volta.
"Tesoruccio!"
esclamò Lamù fissandolo severamente.
Ataru roteò
gli occhi, ma sospirò e con riluttanza modificò la sua ordinazione, "E
VA BENE...daccene quattro di ognuno..."
Ryunosuke
annuì e poi chiamò "Quattro ramen e quattro sake!" Dopodichè si voltò
verso Ataru e disse "Sono 1,800 yen."
Ataru
aggrottò le sopracciglia estraendo il portafoglio, tirò fuori gli yen e
brontolò, "Non capisco perchè devo pagare io per tutti...specialmente
per Mendo..."
"Bhe,
Tesoruccio, lui ha pagato il nostro ingresso al
carnevale, e per tutti noi per vedere la signora Wazuka Nozomi
Suzambo III, e per tutto il resto del cibo che abbiamo mangiato oggi.
Penso che il minimo che tu possa fare sia offrire a lui e al resto
di noi una cenetta economica."
"Economica?!"
domandò Ataru "Per te 1,800 yen è economico?!" Sbattè poi gli yen sul
bancone e Ryunosoke iniziò a contarli.
"Bhe, per
tutti noi quattro assieme..." commentò Lamù con un broncio.
"Idiota!
Muoviti con quell'ordine!" Ryunosuke gridò a suo padre, interrompendo
momentaneamente la loro disputa, e sia Ataru che Lamù si fecero piccoli
di fronte all'ira sul suo volto. Lei tornò a voltarsi verso di
loro, dicendo, "La vostra ordinazione DOVREBBE essere pronta entro
breve. Ecco il vostro resto."
Ataru, però,
le sorrise maliziosamente e le afferrò la mano, dicendo, "Che ne dici
se ti tieni il
resto e io ti porto fuori stasera, dopo il carnevale?" Ridacchiò
maliziosamente.
Ma Ryunosuke
ringhiò con ferocia e strinse gli
occhi. "Idiota!" urlò lei, dandogli un pugno in faccia, facendolo
volare all'indietro, seguito immediatamente da Lamù che gli diede uno
schiaffone dietro la testa, sbraitando, "Tesoruccio!" e lui venne
riproiettato
dolorosamente in avanti, sbattendo la fronte contro il bordo del
bancone.
"Au..."
gemette lui.
"Ecco la
vostra ordinazione," disse
allora Ryunosuke, appoggiando il vassoio con il cibo sul
bancone così che Lamù lo
potesse prendere. "Buona serata."
"Grazie!"
rispose Lamù, il sorriso
ritornatole sul viso mentre prendeva il vassoio con una mano. Dopodichè
tirò su Ataru afferrandolo per il braccio con l'altra, dicendogli,
"Andiamo,
Tesoruccio."
Tiratosi
finalmente in piedi, Ataru si tolse la polvere dai pantaloni e si
affiancò a Lamù mentre iniziarono ad avviarsi attraverso la folla per
ritornare al
loro tavolo. Ataru si mise le mani in tasca e chiese casualmente, "Ehi,
Lamù."
"Si,
Tesoruccio?"
"Perchè vuoi
andare a tutti i costi sul carosello?" domandò.
Lamù
fece spallucce. "Non lo so, penso solo che sia bellissimo." Poi
sorrise e aggiunse, "Inoltre gli unicorni hanno le corna, come me."
"Bhe,
è un ragionamento stupido; non sono neanche veri unicorni," rispose il
ragazzo con noncuranza e Lamù si rabbuiò, i suoi occhi colmi di
tristezza. Ma subito la sua depressione si trasformò in rabbia, anche
se i suoi occhi mantennero un'espressione ferita.
"Tesoruccio,
perchè devi
essere sempre così cattivo?" domandò Lamù, i suoi occhi feriti
trafissero quelli di Ataru, prima di voltarsi bruscamente da lui, i
suoi
capelli frustarono l'aria, e lo lasciò indietro, volando verso il
tavolo.
"Aspetta!
Lamù!" Ataru la chiamò sollevando una mano verso
di lei, poi fece una smorfia infilandosi di nuovo le mani in tasca. "Ma
perchè deve sempre prendere tutto così sul personale?" brontolò Ataru
con rabbia, insicuro però se dirigerla verso Lamù o verso sè stesso.
Intanto,
Lamù raggiunse il tavolo, sbattendoci sopra il vassoio con stizza,
rovesciando un paio di scodelle di ramen, e incrociando
veementemente le braccia prese posto su una sedia di fronte a
Shutaro e Shinobu. Sia Shutaro che Shinobu si fecero perplessi alla
vista dell'espressione irritata sul viso di Lamù.
"Lamù, ti
senti bene?" domandò Shinobu.
"Sto bene,"
insistè Lamù, tuttavia la collera era evidente nel suo tono di voce.
"Se
quell'idiota di Moroboshi ti ha fatto arrabbiare-"
"Io
non ho fatto niente," Shutaro venne interrotto da Ataru non
appena
questi raggiunse il tavolo. "Sta solo facendo un'altra scenata per
quello stupido carosello sul quale NESSUNO vuole andare." Shinobu e
Shutaro aggrottarono perplessi le sopracciglia a questo e Lamù, per
tutta risposta distolse il suo sguardo testardo da Ataru. Il ragazzo
prese posto di fianco a lei, tuttavia Lamù si discostò intenzionalmente
da lui, allontanando di un poco la propria sedia dalla sua.
"Oh,"
commentò Shinobu facendo del suo meglio per sorridere, sporgendosi
in avanti per prendere una delle scodelle di ramen e un sake per sè. E,
osservando Lamù, la cui rabbia e disappunto erano decisamente
evidenti, continuò, "Bhe...sono sicura che possiamo trovare altre
giostre che ti piaceranno e sulle quali potremo andare oltre che al
carosello, Lamù..."
Fu allora che,
nell'atto di avvicinare il cibo
verso di lei, il gomito di Shinobu urtò accidentalmente il suo
carillon. Il carillon cadde lentamente dal tavolo, come se lui stesso
cercasse di rimanerci attaccato, scivolando verso il suolo, non appena
colpì il pavimento di pietra ci fu un forte, acuto sferragliare di
corde che si scontrarono tra di loro, l'ultimo suono che il
carillon avrebbe mai emesso. La ceramica si fracassò, il cardine del
coperchio si ruppe e il fondo si spezzò in due, mentre le teste dei due
ballerini al centro si scheggiarono e si staccarono dai corpi.
Il
silenzio calò sui quattro ragazzi mentre Shutaro, Ataru e Lamù si
alzarono in piedi per vedere il carillon caduto che ora giaceva ai
piedi di
Shinobu, l'irritazione sul viso di Lamù fu immediatamente sostituita
dal suo dolore. Rimasero lì a fissare i resti del carillon con bocche
aperte per l'incredulità e occhi spalancati colmi di rimorso per quello
che una volta era il bel carillon.
Ma nessuno di
loro ebbe il cuore spezzato come Lamù.
Il
Dilemma del Carillon
I
quattro ragazzi sedevano all'aperto sorseggiando tè e ridendo
allegramente mentre i tiepidi raggi del sole cadevano gentilmente su di
loro. Lamù e Shinobu erano abbigliate come gentildonne del
sud-America, con ombrellini parasole, ricchi cappellini e sontuosi
abiti abbinati ad essi, mentre Ataru e Shutaro erano abbigliati come
gentiluomini del sud-America, con lunghi completi muniti di giacche,
cappelli a cilindro e guanti bianchi. Le due ragazze sedevano
delicatamente con le gambe incrociate alle caviglie, portando le tazze
di tè alle loro labbra meravigliosamente tinte con mani d'avorio,
mentre i due ragazzi sedevano con le gambe incrociate alle ginocchia,
portandosi le tazze alle labbra con una mano sola, l'altra poggiata
elegantemente in grembo. Sembrava come se appartenessero ad un altro
tempo e luogo - in particolare al tardo 1800, in un'affluente
piantagione della metà meridionale dell'America.
"Devi
narrar loro la storia che mi hai raccontato," Shutaro stava dicendo a
Shinobu poggiando la sua tazza sul tavolino della veranda. "Quella che
mi hai detto ieri mattina." Lui poi si voltò verso Lamù ed Ataru e
disse, "E' una storia così interessante; adoro sentirgliela raccontare."
"Shinobu
rise poggiando anche lei la tazza sul tavolo. "Ma Shutaro, tesoro, ti
ho già raccontato quella storia cinque volte! Non puoi davvero volerla
sentire di nuovo." Spiegò poi ulteriormente, per Lamù e Ataru,
"Vedete, mi chiede di raccontarla sempre più spesso. Non so perchè,
davvero; non è tutta quella meraviglia."
"Oh, Shinobu,
sei troppo
modesta!" insistè Shutaro. "Io penso che sia una storia fantastica! E
amerei sentirtela raccontare di nuovo!"
"Ma oramai
suonerebbe noiosa per te."
"Potrei
sentirtela raccontare un migliaio di volte senza esserne mai annoiato!
Niente di quello che dici potrebbe mai annoiarmi," continuò Shutaro con
un sorriso e Shinobu sorrise umilmente, le sue già
rosee guance si accesero ancora di più. "Ora, ti prego,
raccontala
di nuovo."
Shinobu fece
una risatina imbarazzata. "Oh, Shutaro..."
"Ancora tè,
Lamù, amore?" Ataru offrì sorridente, sollevando la teiera.
"Oh, posso
versarmelo io stessa, Tesoruccio; non c'è bisogno che ti disturbi," gli
disse Lamù, ma Ataru scosse la testa.
"Solo
uno zoticone permetterebbe alla propria donna di versarsi il tè da
sola,"
disse lui versando il tè nella tazza bianca di Lamù, e aggiunse, "Un
gentiluomo, invece, esaudisce ogni desiderio della sua donna,
specialmente se è una donna della tua squisitezza."
Lamù gli fece
un sorriso, arrossendo, e disse, "Grazie, Tesoruccio," prendendo un
sorso del suo tè appena versato.
"Oltretutto,
Shutaro, non abbiamo ancora dato loro la buona notizia,"
rispose allora dolcemente Shinobu, e Ataru diede loro uno sguardo
interrogativo.
"Buona
notizia?" domandò e Lamù, anch'essa, voltò gli occhi verso di loro con
curiosità.
"Shinobu
fece una risatina mentre Shutaro ora sorrideva con orgoglio ed
eccitazione circondando le spalle di Shinobu con il proprio braccio.
"Glielo dico io, o lo vuoi dire tu?" chiese lui.
"Diglielo tu,
caro."
Il
suo sorriso si allargò guardando nuovamente Ataru e Lamù. "Shinobu e io
ci sposiamo." "Vi sposate?" Lamù domandò entusiasta e Shinobu annuì,
lacrime di felicità le vennero agli occhi. Lamù emise un gridolino
di eccitazione, unendo le mani insieme ed esclamando, "Oh, è
semplicemente meraviglioso! Quando te lo ha chiesto?"
"La scorsa
notte," rispose Shinobu, tutta sorridente. "E' stato così romantico!
Eravamo davanti alla fontana nel cortile. Oh, e l'anello!" porse la
mano verso Ataru e Lamù per mostrar loro l'immenso anello con diamante
che le luccicava al dito.
"E'
magnifico!" dichiarò Lamù, unendo le mani insieme contemplando
l'anello, soggiogata dalla sua brillante radianza.
"Che anello!"
concordò Ataru.
"Pensiamo di
sposarci ad inizio autunno," disse loro Shinobu, riuscendo con
difficoltà a contenere l'eccitazione.
"Non
vedo l'ora," disse Shutaro, sorridendo anch'egli e afferrando la mano
libera di Shinobu, Ataru e Lamù continuarono a studiare il diamante sul
dito dell'altra. "Sarà meraviglioso."
"E bambini!"
esclamò Shinobu. "Non vedo l'ora di avere dei bambini dopo la
cerimonia. Ne avremo come minimo due o tre!"
"Facciamo pure
quattro o cinque!" aggiunse Shutaro con un'allegra risata.
"Congratulazioni
a entrambi," disse allora Ataru, sollevando la sua tazza, "Credo che un
brindisi sia d'obbligo, non pensi Lamù?"
"Lamù annuì e
sollevò
anch'ella la sua tazza. "A Shutaro e Shinobu e al loro felice
fidanzamento, e ad un ancora più felice matrimonio."
"Alla salute,"
convenne Ataru.
"E
alla mia bellissima fidanzata," disse Shutaro, sollevando la propria
tazza con una mano e alzando il mento di Shinobu con l'altra così che i
loro occhi potessero incontrarsi. "Che presto diverrà la mia bellissima
moglie e la bellissima madre dei miei figli."
"Alla salute,"
ripetè Ataru e i quattro bevvero il loro tè.
Poggiando
la sua tazza, Shutaro esibì un sorriso e rimarcò, "Ora l'unica domanda
è, quand'è che Moroboshi avrà intenzione di proporsi, mmh?"
"Oh, si!"
concordò Shinobu. "Sarebbe tempo ormai."
Sia
Lamù che Ataru sorrisero timidamente, i loro visi arrossirono, e Ataru
rispose, "Presto, presto," versandosi un'altra tazza di tè. "Voglio che
sia una sorpresa, dopo tutto. E ora, dopo aver visto l'anello che hai
regalato a Shinobu, Mendo, sarà dura trovarne uno che possa reggere il
confronto." Si portò la tazza alle labbra e prese un altro sorso mentre
gli altri tre risero.
Lamù allora
strinse il suo braccio attorno a
quello di Ataru e lo guardò sorridente e con occhi colmi d'amore. "Oh,
Tesoruccio, lo sai che non ho bisogno di un anello così grande! Non ho
bisogno neanche di un anello; l'unica cosa di cui ho veramente bisogno
sei tu."
Ataru
semplicemente le sorrise in rimando, scostandole una
ciocca di capelli gentilmente dietro l'orecchio con un dito. "Lo so,
cara; ma desidero fartene avere uno. E uno grande come quello." Il suo
sorriso si trasformò in un ghigno giocoso e poi aggiunse, "Inoltre, che
divertimento ci sarebbe se non ti facessi aspettare un poco?" Lamù gli
fece una risatina e Ataru le diede un bacio sulla fronte subito prima
che lei appoggiasse la testa sulla sua spalla.
"Al momento,
sarebbe
meglio che iniziassimo ad avviarci. Sono già le cinque passate,"
Shutaro disse loro alzandosi e guardando il proprio l'orologio.
"Di
già?" chiese Shinobu leggermente preoccupata, guardandolo. "Faremo
tardi al ballo." "Non ti preoccupare, Shinobu," le disse Shutaru
prendendole il braccio e aiutandola gentilmente ad alzarsi. "E' sempre
di moda arrivare in ritardo a questo genere di eventi."
E
così i quattro ragazzi arrivarono con un leggero ritardo al ballo,
com'era di
moda, secondo il suggerimento di Shutaro, e furono calorosamente
accolti dagli altri ospiti, specialmente Shutaro e Shinobu che furono
coperti di congratulazioni e buoni auguri come coppia di novelli
fidanzati del ballo. Intanto, mentre la felice coppia chiacchierava
riguardo il loro fidanzamento novizio a circa una dozzina di ospiti che
presto li circondarono, Lamù si trovava in piedi ad osservare la sala
da
ballo con una sorta di romantico stordimento. L'orchestra si esibiva in
un'elegante sinfonia mentre gli uomini e le donne danzavano
graziosamente sul
pavimento di marmo, i loro abiti ondeggiavano al ritmo delle loro
piroette e la luce degli immensi candelieri sopra di loro brillava
come riflessi di oro e diamanti. Lamù sorrise, i suoi capelli pettinati
con
un'acconciatura ondulata, e canticchiò al ritmo della melodia
dell'orchestra, stando a fianco del tavolo del buffet e prendendo un
sorso dal suo bicchiere di vino, che reggeva nella sua mano guantata,
coperta da un guanto di seta bianca. Dopo un momento, tuttavia, battè
le palpebre uscendo bruscamente dalla sua trance e si guardò attorno
confusa.
"Dov'è
Tesoruccio?" si chiese ad alta voce e lentamente si
avviò lungo il corridoio che separava la pista da ballo dal tavolo del
buffet, in cerca del ragazzo. Presto lo intravide, a pochi metri di
distanza, circondato da tre belle donne, il corpo di Lamù si irrigidì e
il suo cuore si intorpidì.
"Gradirebbe
ballare con me, Mr. Moroboshi, signore?"
"O con me, Mr.
Moroboshi, signore?"
"O con me?"
La
bocca di Lamù si aprì per la paura, ma non riuscì a pronunciare
verbo. Tuttavia, Ataru si limitò a sorridere alle tre donne e rispose,
"Mi dispiace, ma temo di aver conservato tutti i miei balli
di stasera per Lady Lamù." poi si voltò ed estese la sua mano
verso di lei, i
suoi occhi calorosi e il suo sorriso colmo d'amore.
Lamù tirò un
sospiro di sollievo. Poi ricambiò il sorriso di Ataru e posò il suo
bicchiere di vino sul tavolo del buffet, appena prima di sollevare il
bordo dell'abito da terra e camminare verso di lui. Quando lui la
raggiunse, le circondò il braccio con il proprio e i due ragazzi si
diressero elegantemente verso la pista da ballo. Una volta raggiuntone
il centro, proprio al di sotto del candeliere più grande, si
separarono, Ataru si tolse il cappello esibendosi in un
inchino
mentre lei gli offrì una riverenza. A quel punto, entrambi sorridendo
piacevolmente, si presero l'un l'altra e iniziarono a danzare insieme.
"Tesoruccio,
sei un magnifico ballerino," commentò Lamù mentre volteggiavano per la
pista da ballo.
"Solo
perchè sto danzando con te, Lamù, mia cara," rispose Ataru con un
affascinante sorriso, "La più graziosa, la più elegante, la più bella
di tutte le donne della festa di stasera. Sei incantevole."
"Oh,
Tesoruccio..." rispose modestamente Lamù, tuttavia sorridendo,
appoggiando la testa sulla spalla di Ataru mentre danzavano.
"Lamù, mia
bellissima Lamù."
"Si,
Tesoruccio?"
"Ti amo."
Lamù
smise di danzare e sollevò la testa con un sorriso entusiasta, pronta a
ricambiare la dichiarazione. "Anch-"
Ma qualcosa
dentro di lei scattò
non appena guardò Ataru, che la fissava con occhi affascinanti e
sorridendo gentilmente, e realizzò che c'era qualcosa di terribilmente
sbagliato. Le braccia di Lamù improvvisamente si staccarono da Ataru e
il sorriso le svanì di colpo dal viso mentre indietreggiò lontano da
lui studiandolo in atterrita confusione. Ricordi di ataru le
ritornarono alla mente - che le versava da bere, che la baciava sulla
fronte, che estendeva la propria mano verso di lei - per lei - per
danzare, e anche se era buono e gentile, allo stesso tempo vi
era
qualcosa di terrificante in tutto questo.
Ataru, con
un'espressione
preoccupata, fece un passo verso di lei, chiedendo, "Lamù, che ti
succede?" Ma Lamù indietreggiò impaurita, scuotendo la testa e
portandosi una mano chiusa sul petto per proteggersi da lui. Ataru
battè le palpebre confuso e chiese nuovamente, "Lamù...?"
Gli occhi
spaventati di lei incontrarono quelli confusi di lui e, rabbrividendo,
Lamù deglutì nervosamente, il cuore le sprofondò nel petto mentre
rispose con voce tremante, "Tu non-, tu non sei Tesoruccio."
E gli occhi di
Ataru si spalancarono per il terrore, realizzando che aveva ragione.
Domanda Numero Due: Ti Conosco,
Tesoruccio Mio? (La Transizione)
I
quattro ragazzi si trovavano all'interno di uno scompartimento del
vagone del treno, Ataru e Shutaro sedevano di fronte a Lamù e Shinobu.
Ognuno di loro fissava la sua separata direzione, nessun paio di occhi
incontrava quelli di un altro; semplicemente rimanevano lì a fissare il
vuoto degli altri vagoni, essendo loro, al momento, gli unici
passeggeri a bordo. Il sole stava tramontando mentre il treno viaggiava
a tutta velocità, la sua luce rossa splendeva brillante attraverso le
finestrelle dando l'impressione che stesse andando tutto a fuoco. Un
fuoco privo di fiamme che splendeva sui visi dei quattro giovani mentre
essi fissavano solennemente il niente, solitudine era presente in
ognuno dei loro sguardi mentre l'unico conforto era portato dal rumore
del treno che sfrecciava sulle rotaie. Era come se ognuno di loro non
conoscesse gli altri tre lì presenti; come se loro fossero
completamente soli al mondo, e come se lo fossero già da molto tempo
ormai. E anche con il rumore del treno, vi era ancora un pesante
silenzio che aleggiava tra di loro, un silenzio che pungeva loro gli
occhi e serrava loro la gola mentre osservavano il pavimento o
l'arcobaleno di colori fuori dal finestrino, un arcobaleno che
corrispondeva a nient'altro che a un caotico insieme di colori, come se
non fossero nemmeno in grado di trovare un amico nello scenario che
regnava al di fuori del gelido treno di fuoco privo di fiamme.
All'improvviso,
Lamù sollevò la testa e Ataru sollevò la sua, come se avessero
finalmente
notato un'altra presenza - come se avessero finalmente notato che c'era
qualcun'altro su quel treno oltre che alle proprie solitarie figure.
Tuttavia, quando i loro occhi si incontrarono, erano due paia di occhi
sconosciuti che si incontravano per la prima volta, confusi, incerti e
curiosi.
Lamù battè
qualche volta le palpebre, studiando per un momento Ataru con aria
interrogativa. Poi, con calma e sincerità,
domandò, " Ti conosco, Tesoruccio mio?"
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