Quel mattino Gau aveva saputo che era il compleanno di Raiko. Quando il neo-ventenne gliel’aveva detto, sembrava un po’
triste: il fatto era che, probabilmente, avrebbe passato un altro
compleanno da solo, senza nessuno a festeggiare con lui. E tra
l’altro il signor Hattori gli aveva anche dato un incarico,
nulla di speciale, da sbrigare da solo, sarebbe tornato di sera; quindi
era uscito presto lasciando Gau da solo.
Ma quest’ultimo non ce la faceva proprio a vedere il signor
Raiko così abbattuto. Aveva deciso: doveva fargli passare un
bel compleanno. E visto che non aveva più nessuna scartoffia
da sistemare, iniziò a fare il giro di telefonate per
invitare almeno i colleghi: ma la doppia vita di un ninja è
difficile, e tutti declinarono perché già
occupati. Per quanto riguardava Yukimi, quel signore non gli era troppo
simpatico e non lo rimpiangeva affatto. Ma proprio
nessun’altro poteva partecipare.
Non importa!, fu il
pensiero di Gau. Ci sarò solo io!
A quel punto doveva comprargli un regalo. Quasi automaticamente, prese
il portafoglio (non troppo pieno) ed uscì, dirigendosi al
più vicino
centro commerciale.
Là c’era proprio l’imbarazzo della
scelta: indumenti, calzature, libri, dvd… Qualcosa si
sarebbe trovato.
Alla carica!! Cosa
scelgo?
Escluse le scarpe. Non sapeva proprio che numero portasse, il signor
Raiko. Dvd? Mmm…
Ma quale? Non lo vedo mai guardare qualche
serie tv. Per non parlare dei film!
Libri? Lo stesso
identico problema. Che razza di libri
leggerà?
Improvvisamente si rese conto di non sapere quasi nulla del suo
superiore. Anche questo lo atterriva.
Ma certo! I vestiti!
Conosco la taglia e so cosa indossa in genere!; ma
qui rimase un poco imbarazzato: I
gusti del signor Raiko…
Fan rabbrividire…
Però era più facile a dirsi che a farsi. Di
negozi ne abbondavano, ma se li avesse girati tutti avrebbe perso
l’intera giornata: non avrebbe fatto in tempo, e No! Devo
sbrigarmi!
Diede un’occhiata veloce alle vetrine più vicine.
Una lo colpì; aveva vestiti piuttosto particolari. Ma
certamente a lui sarebbero piaciuti, e senza neanche pensarci
entrò.
Là dentro si ritrovò un’immagine
destinata a ricordarsi per molto, molto tempo. Decine e decine di
persone, tutte abbigliate in modo alquanto inconsueto, erano
lì che giravano, provavano vestiti, guardavano accessori...
Alcuni sembravano proprio uguali al signor Raiko. Ma Gau ben sapeva che
nessuno era speciale come il suo venerato coinquilino.
In particolare, tutti erano davanti ad un modello al centro del negozio
che pareva riscuotere parecchio successo.
Curioso, andò a vedere… E dopo si girò
dall’altra parte. Senz’altro, sarebbe piaciuto al
signor Raiko. Ma…
Avete presente la faccia di uno che ha appena visto qualcosa di
sconvolgente? E’ poco. Di qualcuno che ha appena visto un
fantasma? Non ci siamo ancora. Gau aveva appena visto un atroce vestito
sgargiante con un coniglio enorme stampato sopra, con qua e
là merletti vari. Voi che non lo vedete direte:
“Ah, tutto qui?”. Beh, vi assicuro che bisogna
vederlo, per comprendere appieno cosa la moda malata d’oggi
abbia partorito. Per superare il trauma i più deboli forse
dovranno fare qualche visitina dallo psicologo; personalmente non
consiglio la visione ai minori di 14 anni ed ai deboli di cuore.
Ma Gau doveva decidersi: Rendersi
ridicoli per comprare quel vestito, e
far felice il signor Raiko? O non rendersi ridicoli e vedere il signor
Raiko abbattuto? E’ questo il problema!
Come penosa era la sua rielaborazione di Shakespeare, tanto penoso era
il suo stato d’animo. Alla fine, tra atroci sofferenze, si
ritrovò a fare tira e molla con un altro tipo con i capelli
turchini (la Fata di Pinocchio dovrebbe citarlo in giudizio per averle
rovinato l’immagine), che voleva accaparrarsi come lui
l’ultimo capo rimasto della taglia giusta.
Con un finale, penoso strattone riuscì a portarlo alla
cassa. Anche la commessa, una ragazza con i capelli neri tinti dall’aria unticcia, la faccia indifferente, pareva essere riemersa dal mare dell’apatia per ridacchiare sotto i baffi.
“63500 yen”. A quel punto, Gau era davvero
disperato.
Signor Raiko…
Non le ho trovato un regalo…
Aveva quei pensieri quando, abbattuto, tornava verso casa, attraverso
le vie poco affollate. Camminava mogio mogio, guardandosi i piedi. Tra
non molto, certamente, sarebbe rientrato anche Raiko.
Come fu, come non fu, io questo non lo so, ma per qualche motivo
alzò un attimo lo sguardo. Si trovò faccia a
faccia con una vetrina di una pasticceria ancora aperta.
“Torte personalizzate in 5 minuti – soli 1200
yen!”.
Meglio di niente! Mi
stavo proprio dimenticando di comprare qualcosa da
mangiare! E, quando uscì, aveva un involto
contenente una
torta al cioccolato decorato con una scritta in glassa:
“Tanti auguri signor Raiko!”.
Aveva appena finito di preparare tutto, quando la chiave
girò nella toppa e una voce familiare si alzò:
“Sono tornato…”.
Raiko si guardò davanti.
Davanti a lui c’era Gau con una torta al cioccolato.
“Tanti auguri, signor Raiko!” furono le liete
parole che riempirono il silenzio, e che resero altrettanto allegra la
serata.
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