Quel mattino, del 20 agosto, Raiko si era svegliato di cattivo umore.
Cioè, non era per niente arrabbiato, ma era triste, e ben
presto anche Gau se n’era reso conto, sempre attento agli
stati d’animo del coinquilino.
E dire che era il suo compleanno. Ma sapeva bene che sarebbe stato uno
dei “soliti” compleanni: passato da solo, a
festeggiare con se stesso ed una fetta di torta, se aveva tempo di
comprarla.
Quella volta tra l’altro era anche poco probabile che gli
rimanesse tempo per andare dal pasticcere, o almeno al bar: il capo, in
altre parole il signor Hattori, l’aveva svegliato facendogli
una telefonata, annunciando che avrebbe dovuto svolgere un incarico,
roba di routine, ma che sarebbe durato probabilmente tutta la giornata.
A nulla erano valse le proteste, doveva compiere l’incarico e
basta. Anzi, le parole esatte che gli furono rivolte erano queste:
“Raiko: tu sai che siamo un clan potente, e che abbiamo
bisogno di tutto questo potere per portare a termine i nostri
obiettivi. –qui Raiko aveva debolmente fatto un rumore che
stava a dire “Sì”- Ma questo potere,
bisogna tenerlo saldo sin dalle fondamenta. Dobbiamo curare il poco,
per riuscire nel tanto. E’ per questo che ti chiamo ora,
anche se so la ricorrenza di oggi. Ricorda sempre: a Nabari nessuno si
ferma, tutto va avanti, non importa quel che accade; fermati, e ogni
tuo intento fallirà per mano altrui: è questa la
legge di Nabari”.
Così, di prima mattina, lasciando Gau da solo (e forse voi
già sapete cosa combinò quel giorno), si
recò all’ufficio per sapere i particolari
dell’incarico.
Appena arrivò si ritrovò non solo Hattori, ma
anche due o tre persone della squadra di ricerca, capitanati da Kazuho.
Tutti quanti lo stavano osservando fissi, come se fosse lo schermo di
una tv o qualcosa del genere; lui si sedette sulla sedia che il suo
superiore gli indicò con un cenno della testa.
“Come ti stavo dicendo al telefono,- iniziò il
signor Hattori – dobbiamo curare le basi per puntare in alto:
e perciò dobbiamo iniziare dalle piccole cose. Come saprai,
la squadra di ricerca sta studiando le tecniche segrete, e ha alcune
necessità per svolgere i suoi compiti al meglio. Abbiamo
bisogno di…”.
Il tutto fu scandito così
lentamente che alla fine, quando s’interruppe, Raiko stava
cadendo dalla sedia dall’ansia. Di cosa diavolo hanno
bisogno? Dovrò combattere con qualcuno per prendere
qualcosa?, erano queste le frasi che infuriavano nella sua
mente: e
senz’altro il capo dei Kairoshuu aveva delle doti di oratore
eccezionali, per fargli dimenticare tutti i suoi problemi.
A quel punto Kazuho si fece avanti, urlando come in preda ad una crisi
isterica: “ABBIAMO BISOGNO DEGLI SNACK!!!”. Per un
attimo, dopo questa frase liberatrice, ci fu un secondo, un lunghissimo
secondo, di gelo assoluto. Non un respiro, non un movimento, se non
quello appena percettibile delle foglie di un albero al di fuori della
finestra. Come se il tempo si fosse fermato: Kazuho era ancora rossa in
volto dall’agitazione, i ricercatori erano ancora a fissare
Raiko tutti agitati, il signor Hattori guardava compiaciuto il giovane
samurai, ma soprattutto quest’ultimo teneva ancora stretta,
posata orizzontalmente sulle ginocchia, la sua spada, lì
dall’inizio dell’incontro.
Ma appena quell’attimo terminò, Raiko fece una
faccia stralunata: Sono
stato buttato giù dal letto, il
giorno del mio compleanno, per degli snack?
A quel punto Hattori riprese a parlare: “Calmati, non
c’è da scaldarsi. Mi meraviglio di te, solitamente
sei così calmo, dovresti proprio prenderti una
camomilla”. Raiko, un po’ meravigliato della sua
stessa reazione, si ricompose, riprendendo il solito colorito.
“Vedi, la riuscita di un piano comprende anche questi
particolari. I ricercatori ogni tanto dovranno fare una pausa, no? E
durante di essa, devono rifocillarsi, riposarsi, tirare un sospiro di
sollievo. Il tutto alla massima velocità, perché
non abbiamo tempo da perdere. Ora, qualche tempo fa avevamo fatto
alcune prove, per vedere qual era la strategia migliore per mantenere
le menti fresche e riposate, e le pance piene… Alla fine era
risultato che tutto ciò si otteneva con uno snack chiamato
“Cioccosnack”. Ma il problema è che non
è uno snack ampiamente distribuito; le grosse catene di
distribuzione ne sono prive. Devi capire che con tutti questi problemi
a reperire i rotoli delle tecniche segrete, non abbiamo abbastanza
personale qualificato disponibile. Ma oggi tu eri senza impegni veri e
propri. Ebbene, ora da te dipende il futuro delle ricerche, che una
volta andate a buon fine cambieranno il mondo!”. Dopo questa
pausa soggiunse: “Ah, e dato che ci sei, potresti farmi anche
la spesa?”
Chi non potrebbe
rimanere impressionato? Dopo un numero simile di
cretinate come questa, mi sono rincretinito pure io…,
questo
pensava tra sé e sé, mentre andava in autobus
–per qualche strano motivo il capo si era rifiutato di
prestargli un’auto- fino ad un negozio in periferia, dove gli
era stato indicato di recarsi e comprare quegli snack. Gli avevano
detto: “Lì vendono gli snack. Ma ci trovi anche
rimedi naturali, tè ed infusi. Ti consigliamo di prenderti
una camomilla”. Dopo la fermata, avrebbe dovuto fare qualche
isolato a piedi, per arrivare alla piccola bottega; infine sarebbe
passato, tornando, al supermarket, dove avrebbe comprato le cose
indicate nella lista della spesa.
Quando, circa un’ora dopo il colloquio sopra citato, Raiko si
trovò davanti al negozietto, tirò un sospiro di
sollievo. Era aperto, e tra l’altro, a parte una tenera
vecchietta dall’aria pacifica e cordiale al posto di
commessa, non c’era nessuno. E, su uno scaffale, si vedevano
decine di confezioni da 10 di Cioccosnack.
Entrò, e un campanello tintinnò quando la porta
si aprì; l’anziana signora si girò
verso di lui, sorridente, come in procinto di dargli un cordiale
benvenuto, e… “Chiudi che fa corrente,
sciagurato!”.
Ora basta. Mi stanno
facendo tutti uno scherzo, vero? Non possono
avermi mandato in un posto simile, facendomi certi discorsi. Non
può essere. Forse ora staranno ridendo di me tutti assieme.
Chissà che combina Gau, invece. Starà ridendo con
loro? Ma a questo punto sorrise, certo che il giovane ed
inesperto
assistente non avrebbe mai riso di lui.
Prese cinque pacchi di snack. Quando stava per pagare la signora
anziana disse malamente: “Esci che è chiuso. E non
sbattere la porta!”. Chiuso?
Come? Ma signora, che sta
dicendo?
Raiko sfoderò allora il suo migliore sorriso, il
più dolce, il più gentile; tenendo socchiusi gli
occhi fece un volto angelico. “Signora, potrei solo
pagare?”.
Il sorriso fu fin troppo efficace: la vecchietta gli si
avvicinò, gli porse il sacchetto dicendo: “Te lo
regalo!” e-- Un attimo dopo il samurai era stato
letteralmente scarventato a terra davanti al negozio, che aveva la
porta chiusa ermeticamente.
Si fermò ad un bar (era ora di pranzo), e lì si
riprese un po’. Che
giornata… Sono solo a
metà e già mi sono fatto prendere a calci da una
vecchietta…
Tornando, passò dal supermercato; lì
c’era un caos pazzesco e una coda alle casse che non finiva
più. Quando ebbe preso le varie mercanzie che doveva
comprare, si rassegnò ad aspettare. E, come voi saprete, la
coda del vicino è sempre più corta, quindi Raiko
aveva la netta impressione che tutti stessero avanzando tranne che lui.
Tanto valeva lavorare
come impiegato! Più che da Wakachi,
questo mi sembra un lavoro da assistente…
Là, in ufficio, stavano ancora ad aspettare i ricercatori
snack-dipendenti ed il signor Hattori, simile ad una statua con qualche
annetto di troppo. “Ecco gli snack!” disse,
entrando.
Kazuho si scaraventò strappandogli la busta delle merendine
di mano, spingendolo via. Tirò fuori un pacco che
aprì violentemente, mentre tutti i ricercatori le stavano
attorno, in attesa.
Assaggiarono le merendine.
Le gustarono.
Le ingoiarono.
E le fecero cadere per terra.
“COS’E’ QUESTA SCHIFEZZA?? VOGLIAMO LE
CIOCCOSNACK!!”.
Raiko stava diventando rosso come un pomodoro.
“Ma SONO le Cioccosnack! Sono andato al negozio che mi avete
detto voi!”.
Tutti guardarono la scatola.
Tra i colori sgargianti, c’era la scritta: “I
Cioccosnack sono tornati! Con una nuova, rivoluzionaria
ricetta!”. Hanno cambiato la ricetta.
Ora, un semplice essere umano come me e come voi forse avrà
visto qualcuno andare in crisi per la più grossa cavolata.
Forse, come me, voi stessi siete andati in crisi per una grossa
cavolata. Però vedere qualcun altro che impazzisce per una
cretinata fa sempre una certa impressione.
Dall'incredulità generale, Raiko vide i ricercatori passare
ad
una disperazione nera fino ad una sottospecie di ridarola, come dire:
“Ah ah. Tutto questo casino per nulla. Che cretini che
sembriamo. Ah ah”. Sembravano aver tutti bevuto un goccetto
di troppo. O forse, lo
studio delle tecniche segrete ha fatto bere loro
il cervello. Può darsi. Forse quelle merendine avevano
qualche strana sostanza che crea demenza, dentro. E’
probabile. Senz’altro, qui non sono l’unico ad
avere bisogno di una camomilla.
Stanco morto, Raiko riuscì a tornare a casa solo di sera. Si
era completamente dimenticato del suo compleanno, e non aveva neanche
preso qualcosa per festeggiare un po’.
Certamente, quello non era stato un solito compleanno. Era stato peggio.
Si massaggiò la testa. Durante la giornata, si era alzato un
vento insistente, e qualche nuvola si era avvicinata. Da un momento
all’altro sarebbe scoppiato uno di quei brevi temporali
estivi. Si domandò se Gau avesse chiuso le finestre per
evitare di farsi piovere dentro. Iniziava a tirare un vento forte.
Quando entrò, Raiko aveva una faccia stanca e triste, e come
dargli torto, dopo una simile giornata? Non era proprio
dell’umore adatto per addormentarsi serenamente. Immaginate
la sua sorpresa, quindi, quando entrando si trovò davanti
Gau con una torta di cioccolata decorata con la scritta
“Tanti auguri signor Raiko”. Quasi non ci credeva.
Forse si era addormentato e stava sognando. Ma che bel sogno
però. Finalmente qualcuno che pensa un po’ a me,
dopo tanto tempo.
Quando si sentì la voce entusiasta di Gau augurargli un buon
compleanno, capì di essere sveglio.
E capì inoltre che non era stato il più brutto
compleanno passato. Anzi.
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