Appena
aveva visto i suoi occhi si era subito accorta che qualcosa non andava,
ma Edward si era silenziosamente dileguato in camera sua, senza dire
una sola parola, nemmeno un semplice “Ciao”.
Anche Al
doveva essersi accorto dello strano comportamento del fratello, tanto
che si era alzato e era andato a cercarlo.
Entrò
nella sua stanza, sua e di Ed, e si chiuse la porta alle spalle.
Winry si
risedette attorno al tavolo della cucina e cominciò a
giocherellare con le bacchette del suo piatto ormai vuoto. Avevano
cenato da soli, lei e Alphonse, perchè Edward si era dovuto
attardare a lavoro e li aveva assicurati che avrebbe mangiato
qualcosa lì.
La ragazza
decise di cominciare a sparecchiare e si alzò, prendendo in
mano il suo piatto e quello di Al, ma per poco non li fece cadere
quando delle urla si espansero per tutta la casa.
Lasciò
immediatamente le stoviglie nel lavandino e si diresse verso la camera
dei fratelli, cercando nel frattempo di capire cosa si stessero
gridando, ma i due urlavano contemporaneamente e non si capiva nulla.
Quando Winry
fu a due passi dalla porta della loro stanza questa si aprì,
rilevando l'immensa armatura di Al.
Il ragazzino
si diresse a grandi falcate verso di lei, ma sembrava che non l'avesse
neanche vista, infatti la superò come se non fosse
lì. Fu Winry a richiamare la sua attenzione.
-Al, che
succede?
Aveva chiesto
con un pizzico di paura nella voce.
Al si era
fermato, sembrava indeciso se rispondere o no. Voltò la
testa verso di lei, sempre rimanendo di spalle.
-L-lui...
Ma poi scosse
la testa e si allontanò, dirigendosi in soggiorno e
lasciandosi cadere sul divano. Nascose il viso tra le mani metalliche,
se non fosse stato per quel corpo Winry era sicura che avrebbe pianto.
Lei aveva
paura, cosa stava accadendo?
Timorosa si
avvicinò alla porta della stanza di Ed, sua già
precedente destinazione, e posò una mano sul pomello,
esitando ad entrare.
Dall'interno
provenivano strani rumori, il suono di oggetti spostati e di passi
veloci che si muovevano da una parte all'altra.
Winry strinse
la mano sul pomello ed entrò.
Ciò
che vide le sembrò prima strano, poi assurdo.
Edward non si
era fermato al suo ingresso, continuava a spostarsi da una parte
all'altra all'apparente ricerca di qualcosa, ma non era questo ad aver
sorpreso – spaventato – Winry, no, ciò
che l'aveva tenuta ferma sulla soglia era la divisa militare che
stranamente Edward aveva indossato e l'inquietante rivoltella che
portava alla cintura dei pantaloni.
Quella era
un'arma, era un mezzo per uccidere.
-Ed...cosa
stai facendo?
Chiese con un
filo di voce, terrorizzata dai pensieri che la sua mente stava
involontariamente formulando, dal ricordo dei giornali che aveva letto
in quei giorni, dalle parole delle persone che camminavano per la
strada, dai timori che la stavano soffocando, perchè forse
lei già sapeva la risposta a quella stupida ed inutile
domanda.
Ed
parlò ancora girato di spalle, continuando a fare
ciò che stava facendo, anche se non lo avrebbe mai ammesso
temeva il contatto visivo con quelle due ampolle d'acqua cristallina.
-Parto
Annunciò
senza ulteriori spiegazioni.
Winry si morse
il labbro inferiore, non era tutto lì, Ed e Al partivano in
continuazione, ma allora perchè Al sembrava sul punto di
mettersi a piangere? E perchè Edward si comportava in quel
modo, perchè non la guardava?
-Ah, eccolo.
Lo
sentì dire senza una particolare enfasi. Non sorrideva, non
lo aveva fatto mai fin da quando era rientrato quella sera.
Tra le mani
reggeva il suo orologio d'argento, l'orologio che lo identificava come
Alchimista di Stato, come cane
dell'esercito.
Attaccò
la catenina alla cintura dei pantaloni, vicino all'astuccio della
rivoltella.
Perchè
Ed aveva una pistola, lui che non era mai stato in grado di uccidere
nessuno?
Winry si
portò le mani al petto, chinò il capo e
rilassò le labbra, tirando un lungo sospiro, nell'inutile
tentativo di calmarsi.
-E dove...dove
vai?
Chiese
insicura, spostando il peso del proprio corpo da un piede all'altro e
ostinandosi a guardare un punto impreciso del pavimento.
Aveva paura di
scoprire la verità scritta nelle sue iridi dorate.
Edward si
fermò, sembrò esitare, ma poi si voltò
a guardarla, senza distogliere lo sguardo, per quanto difficile fosse.
-Winry,
è scoppiata una guerra al sud...
Iniziò
e lei prese inconsapevolmente a tremare.
Edward
annaspò un attimo, alla ricerca delle parole giuste da
dirle, ma non vi era una via di mezzo.
-...sono stato
chiamato a combattere come soldato e Alchimista di Stato
Winry
alzò di scatto la testa, gli occhi sbarrati dalla sorpresa e
dal...terrore.
Strinse ancor
più le mani al petto e indietreggiò, senza che se
ne accorgesse.
Edward, al
contrario, percepiva ogni suo movimento, ogni suo respiro, ogni suo
battito sfuggito al controllo. Osservava i suoi occhi terrorizzati, il
velo di lacrime che presto le offuscarono la vista, senza
però spezzarsi.
E lui si
sentì tremendamente in colpa, una colpa che sapeva di
meritarsi, perchè era sempre a causa sua se le persone a lui
care continuavano a soffrire.
Winry non
parlava, si limitava a guardarlo.
Aveva capito
le sue parole, il suo cervello, in quanto tale, le aveva capite alla
perfezione, ma il suo cuore continuava a dirle che era tutto uno
scherzo, che Edward sarebbe ben presto scoppiato a ridere e avrebbe
cominciato a prenderla in giro per come aveva reagito, mentre lei
avrebbe afferrato la sua fidata chiave inglese e gliele avrebbe date di
santa ragione per averla fatta spaventare in quel modo.
Eppure Edward
non disse nulla, la guardava serio come non era mai stato e nei suoi
occhi vi era solo una muta consapevolezza.
Quando una
lacrima solcò il suo viso di ragazza, Ed cominciò
ad agitarsi e sorrise nervoso, cercando di calmarla.
-Dai Winry,
non c'è bisogno di piangere, dai, non fare la melodrammatica!
Tentò
di scherzare, finendo solo per peggiorare la situazione.
Winry
singhiozzò, una, due volte, e lui si sentì
inutile e insignificante.
Lei non
meritava tutto questo.
Eppure dopo
qualche istante lei si fece forza, se lo disse un'infinità
di volte dentro di sé di non cedere, di trovare una
soluzione, di scoprire un buon motivo per poter sorridere e tenerlo
lì con lei.
Perchè
lei lo amava, ma non era ancora
stata in grado di dirglielo, e ora lui se ne andava, di nuovo, e forse
questa volta non sarebbe più tornato.
Winry non
poteva permetterglielo.
Si
asciugò le lacrime e rialzò il viso arrossato,
guardando Ed con nuova risolutezza.
-Non andare.
Disse
semplicemente, ma con il tono di chi non voleva, di chi sperava
disperatamente di non essere contraddetto.
-No
Replicò
lui, un “no” secco, senza intonazione, senza
più un sorriso.
Era stato
duro, ma Edward sapeva che illuderla non sarebbe servito a nulla. Non
poteva tirarsi indietro, non era ancora riuscito a ridare un corpo a
suo fratello, non poteva abbandonare l'esercito e così tutte
le sue ricerche.
Era il giusto
scambio equivalente, anche se in quella guerra di giusto non c'era
nulla.
Quella
risposta colpì Winry come un pugnale in pieno petto, non
c'era nulla da fare allora?
-Perchè...?
Sussurrò,
in un ultimo, futile tentativo.
Edward
socchiuse gli occhi, chinando il capo
-Perchè
è giusto così
Rispose amaro,
incamminandosi verso di lei, oltrepassandola senza guardarla.
Sarebbe stato
troppo, perchè sapeva che se avesse incontrato i suoi occhi
non avrebbe più avuto il coraggio di abbandonarla, ma quando
fece per aprire la porta lei gli afferrò il braccio con la
mano.
Non stringeva,
non tirava, ma il suo tocco leggero basto a far fermare il giovane
alchimista.
Edward si
girò piano, era curioso e terrorizzato al tempo stesso di
quello che lei avrebbe potuto dirgli, ma Winry teneva il capo chino, lo
sguardo nascosto dall'ombra dei lunghi capelli dorati.
Aprì
la bocca, ma non un suonò uscì dalle sue labbra.
Voleva dire
qualcosa, ma sembrava non riuscirci.
Winry
tremò, doveva dirglielo, voleva dirglielo, avrebbe potuto
non vederlo più.
-Io...Ed, io...
Edward la
osservò ansioso.
La ragazza
deglutì.
Non lo avrebbe
più rivisto, forse non lo avrebbe mai più visto,
lui non sarebbe più tor....no, lui sarebbe tornato, sarebbe
tornato da lei.
Lasciò
la presa sul suo braccio, ma non si allontanò da lui.
-Niente, la
prossima volta.
Disse,
sorridendo poi tra le lacrime.
Edward rimase
in un primo momento sorpreso, poi ricambiò il sorriso, dolce
e amaro.
-Va bene, la
prossima volta.
Accordò,
accarezzandola con la voce.
Le prese una
mano e in attimo se la ritrovò stretta al petto, il suo
profumo ad inebriargli i sensi, il suo calore ad ardergli il cuore e la
sua mano, ancora stretta in quella di lei, a tenerli legati in
quell'abbraccio che non necessitava di parole.
Winry
poggiò la fronte sul suo petto e si strinse a lui, mentre le
lacrime continuavano a scendere silenziose.
Sorrisero, per
un istante tutto scomparve, c'erano solo loro due e la loro promessa.
-La prossima
volta Winry, la prossima volta.
E chissà se ci
sarebbe stata, poi, una prossima volta?
Angolo
Autrice
Ci ho messo tre ore per fare questa fic, ma devo dire che ne
è valsa la pensa. Come al solito non ne sono pienamente
soddisfatta, ma mi piace e finalmente sono riuscita a scrivere una shot
un pò più lunga della precedente senza farmi
troppi problemi!
Spero vi sia piaciuta, sto seriamente pensando di farne un secondo
capitolo per vedere se Ed torna da Winry, ci penserò
^ç^
Voi che ne dite, mi piacerebbe molto sapere la vostra opinione su
questa fic, commentate in tanti.
Però ringrazio lo stesso chi legge, chi commenta e chi,
eventualmente, metterà la fic tra le preferite, grazie^^
Alla prossima
Baci
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