Il
pensiero che per tutto il giorno aveva accompagnato Minerva McGranitt
continuava a ronzarle nella testa come un mantra anche mentre apriva
la porta delle sue stanze. Odiava le gite a Hogsmeade, e onestamente
se fosse dipeso da lei non si sarebbe fatta particolari scrupoli
nell'abolirle.
«
Brutta giornata? » La strega quasi si strappò di
dosso cappello e
mantello di tartan, esausta, e gettò un'occhiata truce
all'indirizzo
di Albus Silente che chinato davanti al camino alimentava il fuoco.
«
Sono troppo vecchia per queste cose, Albus. Mi irritano. Non sopporto
i ritardatari, quel nauseante odore di dolciumi che si portano dietro
da Mielandia, le coppiette che pretendono di non essere viste... E
come se non bastasse nevica.
Per tutto il giorno non ha fatto altro che nevicare, dannazione.
Guarda qui, » sollevò di qualche centimetro l'orlo
della lunga
gonna « guarda, fradicio!
» Calciò via le scarpe, cosa che – e
Silente lo sapeva bene –
si concedeva solo quando era stanca oltre misura. Il mago era tornato
a sedersi sul divano di fronte al camino, aspettando pazientemente la
fine del monologo. « Devi sospendere le visite invernali
». Disse
proprio così, devi, e
ne ricavò in cambio uno sguardo incredulo.
« Scherzi?
»
« Certo
che no! »
« Minerva
cara, se sospendessi
le gite a Hogsmeade scateneremmo una rivolta... » Minerva si
sedette
in poltrona, strategicamente distante dal Preside, le labbra strette
in un sorriso di sfida.
« Molto
bene. Se mi vuoi
morta, non hai che da dirlo ». Albus Silente scosse piano la
testa,
ridendo sottovoce.
« Non
essere così tragica...
» Se di solito quel rimprovero bonario placava il carattere
tempestoso della strega, quella volta evidentemente non
funzionò.
«
Tragica? Hai detto tragica,
Albus? », sibilò, e Silente avrebbe voluto
appiattirsi contro il
divano con l'aria colpevole e implorante di uno studente del primo
anno. Ma quando Minerva sibilava così c'era poco da fare, e
chiedere
pietà sarebbe stato un inutile spreco di fatica. «
Tu
non hai idea di che cosa siano queste giornate! Tu
te ne stai qui tra le tue carte, al caldo, con tutte le tue
dannatissime comodità,
e non metti quel tuo meraviglioso naso
fuori al freddo a meno che non sia terribilmente importante per la
sicurezza del mondo magico! Io
invece devo sorbirmi un'orda di ragazzini irresponsabili, tenerli
d'occhio perché non facciano danni, arrancando nella neve,
da sola –
perché i miei fantastici
colleghi sono sempre troppo occupati per queste sciocchezze -, e
vieni a dirmi che sono tragica?
Sono esausta, dannazione! »
«
Sarà. Io però ti trovo magnifica... »
Il sopracciglio sinistro
della strega si inarcò pericolosamente. Albus, che aveva
tentato di
avvicinarsi a lei, si trasse di nuovo indietro.
«
Non starai davvero cercando di prendermi alle buone, voglio augurarmi
»
«
Nemmeno per sogno! » mentì. « So bene
quanto sei irritabile quando
si cerca di rabbonirti... »
«
Irritabile? E ora magari prova anche a dirmi che non ne ho motivo...
»
«
Non mi permetterei mai! »
Soddisfatta
per quel poco che la stanchezza e l'esasperazione della giornata
appena finita potevano concederle, Minerva McGranitt
sospirò. « Ah,
ecco ».
Silente
si alzò e aggiunse legna nel camino; al di là
delle reazioni
intense che in certi momenti Minerva opponeva ai suoi tentativi di
risollevarle il morale, il Preside non faticava certo a riconoscere i
segni della spossatezza della sua vice - e soprattutto, a dispetto
dell'aver affrontato la cosa sorridendo, ne comprendeva appieno le
motivazioni. Aveva ragione, i colleghi la lasciavano sola a gestire
una situazione tutt'altro che semplice. Con la scusa che lei soltanto
era in grado, con la sua presenza rigorosa e perfezionista, di
impedire agli studenti di devastare Hogsmeade nel corso delle loro
gite, nessuno mai sembrava preoccuparsi del fatto che forse un aiuto
le avrebbe fatto comodo.
«
Dovresti stendere le gambe ».
Minerva
guardò il cuscino del divano lasciato libero da Silente poco
prima.
« Ma non ci sarebbe più posto per te »
«
Questo lo dici tu ». E si sedette, e sollevò con
garbo le caviglie
della strega e se le appoggiò in grembo. «
C'è posto, vedi? E ti
dirò... Questa sistemazione mi piace molto più di
quella di prima
».
«
Lo stai facendo di nuovo, cerchi di farmi tornare sui miei passi! Mi
hai sentito, Albus? Non te lo permetto... » La sua protesta
si
spense da sola, sempre più debole e inconsistente di fronte
al
gentile massaggio delle dita di lui intorno alle sue caviglie
doloranti per le lunghe ore in piedi e nella neve. « Questo
è
giocare sporco... »
Albus
Silente le scoccò un'occhiata divertita. « Tu
dici? »
«
Mmh mmh... » annuì Minerva, consapevole di stare
sprofondando
sempre più in suo potere. Avrebbe voluto essere ancora
arrabbiata,
furibonda con lui e con il sistema, ma non le riusciva: accidenti a
lui, la conosceva troppo bene. Chiuse gli occhi, si appoggiò
meglio
al divano. « Rischio di addormentarmi, Albus »,
mormorò.
«
E chi te lo impedisce? » La sua voce era morbida, calda come
un
abbraccio.
«
Non voglio dormire mentre tu sei qui, sarebbe uno stupido spreco di
tempo » spiegò, il tono quasi lamentoso, senza
aprire gli occhi.
Silente ebbe l'impressione che addirittura le sue labbra avessero
assunto una piega infantile, come un broncio, e ne fu intenerito: la
sua Minerva, perfettamente razionale e al tempo stesso sempre un po'
bambina... Tipica di lei, una simile protesta persino scivolando nel
sonno. Tipico di quella contraddizione vivente che lo faceva
impazzire da tutta la vita. Interruppe il massaggio.
«
Sarebbe d'aiuto, se rimanessi a dormire insieme a te? »
Gli
occhi della strega si spalancarono, di colpo nuovamente vigili.
«
Lo faresti? »
«
Solo se mi permetti di portarti in braccio »
«
È il tuo modo di dirmi che hai capito come mi sento?
» Silente
sorrise e la sollevò.
«
È il mio modo di prendermi cura della donna più
importante della
mia vita »
«
E abolirai le gite a Hogsmeade, anche? »
«
Sai che non posso farlo... » Il labbro inferiore di Minerva
si
corrucciò.
«
Significa che dovrai trovare un modo di farti perdonare, Albus
».
Albus
Silente catturò morbidamente quel labbro tra le proprie, per
un
attimo.
«
Ci sto ».
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