E' strano quanto ci si possa sentire in
cima al mondo un giorno, e il giorno dopo aver sola voglia di scappare
via. Mettiamo le cose in chiaro, non sono mai stata una ragazza che si
arrende facilmente. Nella mia vita ho sempre provato e riprovato
finché non riuscivo, era una cosa che mi dava soddisfazione. Ma
purtroppo ho capito che le cose cambiano, non è vero? E'
incredibile, una sola persona è riuscita a condizionarmi e a
stravolgermi la vita così tanto. Ovviamente, è lui. E'
sempre e solo lui. Non riesco neanche a pensare razionalmente,
probabilmente è una situazione penosa, ed è vergognoso
che ci sia finita per colpa di una persona così. E' solo che non
pensavo che sarebbe finita così.
Scommetto che non ci state capendo molto, vero? Beh, tutto è cominciato un anno fa.
***
Auditorium del Liceo.
"Questi erano gli alunni del corso C. Siete pregati di seguire la
professoressa nella vostra aula". Era la voce del preside, aveva appena
finito di smistare i ragazzi di prima superiore, tra cui c'ero anche
io, nelle diverse classi. Ma in quel momento non stavo precisamente
ascoltando, no. La mia attenzione era tutta per la persona che era
seduta due file davanti a me. Non sapevo ancora il perché, al
momento, ma non riuscivo a smettere di guardarlo.
Il giorno dopo.
"Tu ti chiami Ambra, vero?". Ecco, in quel preciso momento stavo per
avere un collasso, dovuto a cause misteriose. Sapevo solo che era
qualcosa che c'entrava con il ragazzo che mi aveva appena fatto quella
domanda.
" Ehm...n.. cioè, sì, Ambra. Tu sei Luca, giusto?"
"Sì. Beh, piacere di conoscerti". E così dicendo si era
alzato dalla sedia in fianco al mio banco sulla quale si era seduto
solo due minuti fa ed era tornato dai suoi amici. Beh, non c'è
che dire, aveva fatto in fretta a fare amicizia, si vedeva che era un
ragazzo speciale. E così si chiamava Luca. Luca. Bel nome.
Due settimane dopo.
"Non lo so, Vale!" avevo detto, irritata, alla mia migliore amica.
Anche se non era proprio vero quello che le avevo detto. La domanda che
lei mi aveva appena fatto mi girava in testa da due settimane.
"Ma allora ti piace?", questo era quello che mi aveva chiesto.
Ovviamente riferito a lui. Non c'era niente da fare, la mia migliore
amica mi conosceva proprio bene. Se n'era accorta subito, anzi, ancora
prima che me ne rendessi conto io. Diciamo che comunque avevo una
giustificazione: non mi era mai successo prima. Lo so, è
ridicolo e sembra strano, ma all'età di quattordici anni non
avevo ancora provato quella sensazione così forte. L'essere
innamorata. Mi era capitato di pensare che dei miei compagni fossero
carini, ma non era neanche lontanamente vicino a quello che mi stava
succedendo in quel momento. Il fatto è che non riuscivo a
smettere di pensare a lui, di parlargli, di ridere con lui, di parlare
su Msn con lui. Mi faceva stare bene, alzarmi alla mattina con l'idea
fissa che tra poche ore l'avrei rivisto. Andavamo davvero d'accordo,
non mi era mai capitato prima, di avere una sintonia così
diretta e immediata con qualcuno.
Altre settimane dopo. Una classe vuota, solo tre persone. Un ragazzo, una ragazza e una professoressa.
Azz...compito in classe di matematica. Nah, non è mai
stata la mia specialità. Comunque, quel giorno avevamo il
compito in classe di questa odiosissima materia all'ultima ora del
sabato. Che splendore. Beh, la nostra prof era una donna abbastanza
concessiva, e permetteva a chi aveva finito il test prima dello scadere
dell'ora di andare a trascorrere il restante tempo al bar della scuola.
Quel giorno, fortunatamente, la verifica non era poi così
spietata e impossibile, perciò quasi tutti avevano terminato
abbastanza presto; a che fare con espressioni e problemi ero rimasta
solo io e, caso volle, proprio Luca. Che strano, però, mi
sembrava di aver capito che se la cavava niente male in matematica.
"Allora? Quanto ti manca?". Questo era lui, che mi bisbigliava dal banco dietro di me.
"Poco, dammi due minuti e ho fatto".
"Okay, ti aspetto". Tenero...
Poco dopo, eccoci uscire dalla classe e dirigerci al bar. Beh, devo
dire che gli altri avevano fatto davvero in fretta. Intanto era suonata
la campanella, e tutti i nostri compagni si erano volatilizzati, era
rimasto solo il nostro barista.
"Beh, quanta gente...", fu il mio commento.
"Giò... Senti, devi fare qualcosa questo pomeriggio?", mi chiese
Marco, e a quel punto cominciai a perdere razionalità.
"No, i miei sono fuori tutto il giorno. Perché?" Ti prego ti prego ti prego, invitami fuori .
"No, niente...beh, pensavo, visto che non è rimasto
nessuno...tanto vale uscire solo noi due, no? Ti va di andare a
mangiare qualcosa al McDonald qui vicino?"
"Certo, volentieri. Andiamo?". Questa fu la mia risposta assolutamente
controllata e dignitosa, anche se nella mia mente stavo improvvisando
un balletto di ringraziamento. Non ci potevo credere, stavo per uscire
a mangiare con lui!
Mentre ci avviavamo, pensieri non richiesti si affacciarono nella mia
mente. Era solo una semplice stupidissima uscita tra amici, non era
niente di più, perlomeno lo era per lui. E allora perché
ero così emozionata? Lo sapevo, perché per me era molto
di più che andare a mangiare un Big Mac al McDonald. Prima
di allora c'eravamo trovati completamente da soli poche, troppo poche
volte. E in quel momento era così
strano
per me, essere invitata fuori. Nessun ragazzo l'aveva mai fatto prima,
per me. Ancora una volta, Luca era il primo - e il più
importante.
In un affollatissimo McDonald in centro.
"Avevi fame, eh?", mi disse Luca. E aveva ragione, avevo
ingurgitato un paninozzo e una porzione di patatine a velocità
record. Eh, che ci volete fare, quando sono nervosa mangio come un
bufalo. E in quel momento ero molto più che nervosa. Anche
mentre mangiavo, non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso; niente
da fare, era semplicemente perfetto.
"Eh, sì, un pochino", gli sorrisi.
"Un pochino", ripetè divertito. "Ehm, ascolta.
Devo....cioè, volevo....cavolo, perché è
così difficile?".
Cosa? Cos'era difficile? Mi stava facendo preoccupare, non mi era mai sembrato così vulnerabile.
"Marco, cosa succede? Tutto bene?".
"No. Certo che no. Come faccio a stare bene, se non riesco a
concentrarmi su altro che non è l'unica persona che ho in
testa?".
Oh. Capito. Gli piace un'altra. Eccolo, uno dei momenti in cui il mondo ti crolla addosso.
Forza, Ambra. Chiedigli chi è. Dopotutto siete amici, no? Se te lo ha detto vuol dire che ha bisogno di parlarne. Dai.
"Ah. E....ehm....ti piace tanto?". Che domanda intelligente. Ma brava.
"Molto più che tanto". Andiamo bene. Maledetto compito di
matematica, se non fosse stato per quello sarei tornata a casa con la
Vale e non avrei dovuto prendere parte a questa discussione, che in
altre parole è la mia distruzione.
"Capisco. E...dimmi, la conosco?". Okay, questo era abbastanza sensato.
"Molto più di quel che credi..."
"E chi..." Ma la domanda mi morì sulle labbra, lasciando il posto per qualcosa di molto meglio. Luca mi stava baciando.
Baciando, me.
In quel momento la mia mente si annebbiò, esistevamo solo noi.
E' stato uno dei momenti più belli della mia vita, il mio primo
bacio, anche se la situazione, in un McDonald strapieno, in mezzo a una
cinquantina di persone, davanti agli avanzi dei nostri untissimi
panini, non era proprio delle più romantiche....è stato
magico.
Nei mesi dopo mi è sembrato di vivere una favola. Non era la mia
vita, non lo sembrava, almeno. Lui si era rivelato un perfetto ragazzo,
se possibile ancora meglio di quello che credevo. Era una cosa
impossibile, quanto ero fortunata? Un ragazzo simpatico, bello come il
sole, dolce e premuroso, che volevo di meglio? Mi ricordo il giorno del
nostro quinto mese insieme.
Avevo passato giorni a fantasticare su quel giorno, anche
perché lui mi aveva detto che sarebbe stato speciale. Mi
svegliai, mi diedi una sistemata e misi i vestiti che avevo scelto per
quel giorno e presi la metro per andare a scuola. Scesi dalla
metropolitana, e mi avviai verso la mia scuola. Alla mia entrata in
classe, la mia accoglienza fu la migliore possibile. Semplicemente lui,
che mi abbracciò e mi baciò. Forse un po' con troppa
foga, perché un paio di nostri compagni si misero a fischiare.
Beh, che si facessero i fatti loro! Quella mattina non riuscii proprio
a concentrarmi, e fui più che felice quando, alla fine delle
lezioni, Luca mi prese per mano e mi portò fuori dalla scuola.
Salimmo sul suo motorino, che aveva preso la settimana prima, e lui
mise in moto. Dopo un po', arrivammo in una via che non avevo mai visto
prima. Feci per chiedergli dove eravamo, ma una cosa che vidi mi fece
perdere la capacità di parlare.
Per terra, proprio davanti a noi, una scritta fresca brillava
dall'asfalto: "Sempre, e per sempre, noi.". No. Questo doveva
decisamente un sogno, era troppo per essere vero. Mi pizzicai,
ma...niente? Com'è possibile, era la realtà?!
"Ehm....beh, ti piace?", chiese timido lui.
"Se mi piace? Uhm, fammici pensare...considerando che sono cinque mesi
da quando ci siamo messi insieme, che sei la persona più
perfetta che conosco e che questa è la cosa più dolce che
chiunque abbia mai fatto per me...dire proprio di sì, mi piace!"
e non lo lasciai rispondere, perché lo travolsi con un bacio.
Un paio d'ore dopo eravamo seduti su una panchina che dava bella vista sul suo meraviglioso regalo, e stavamo parlando.
"Ti ho mai detto che ti voglio bene?" mi chiese lui.
"Certo, anche io te ne voglio".
"E che ti adoro?".
"Sì, mi hai detto anche questo, e anche in questo ricambio".
"E...che ti amo?". Questo proprio non me lo aspettavo. Era la prima, la primissima volta che me lo diceva.
"Me lo hai detto adesso....e anche io lo faccio, più di quanto
tu riesca a pensare". Riuscii a rispondergli dopo qualche secondo.
In quel momento pensai che niente avrebbe mai potuto rovinare quello
che c'era tra di noi. Era semplicemente perfetto. Sarebbe durato
sempre, e per sempre.
Sbagliato. Le cose cambiano, e cambiamo anche noi. Dopo altri
meravigliosi mesi insieme, arrivarono le vacanze. Poco prima che lui
partisse, andammo insieme a Gardaland. All'ombra delle montagne russe,
ci mettemmo a parlare.
"Dopodomani parti. Lo sai che mi mancherai, vero?", gli dissi.
"Sì. E anche tu mi mancherai. Ti scriverò ogni giorno, promesso".
"Grazie. E voglio anche un'altra promessa: non ti metterai con la prima ragazza in bikini che passa, non è vero?"
"Stai scherzando? Io voglio solo te. Dovresti saperlo.", mi rispose.
Due giorni dopo lui partì. Per i primi giorni andò tutto
bene. Mi scriveva messaggi ogni giorno, era affettuoso e dolce come
sempre. Ma poi cominciai a sentire distacco e freddezza nei suoi
messaggi, fino ad arrivare all''ultimo giorno:
- Domani torno, arrivò in paese alle 17. Ci vediamo presto. -
Fine. Neanche un misero "TVB" o un "baci". E in quel momento tutte le
mie paure, che avevo cercato di relegare in un angolino del mio
cervello per tutta la durata delle sue vacanze, esplosero. Fu una notte
terribile. Ma mai quanto il giorno dopo.
Alle 17.15 mi arrivò un suo SMS. Mi diceva di incontrarci al
parchetto della nostra città, perché doveva parlarmi. Mi
precipitai lì, e lo vidi. Era più bello che mai,
abbronzato e baciato dal sole. Eppure, c'era qualcosa che non andava, e
quando alzò la testa capii cos'era. Lo sguardo. Era totalmente
diverso da quello a cui ero abituata, era vuoto, distaccato.
"Ciao, Luca!", dissi, e corsi incontro a lui. Ma lui mi respinse. Sconvolta, feci per parlare, ma lui mi anticipò.
"Ciao, Ambra. Senti, tagliamola corta. Devo dirti una cosa, e so che
non ti piacerà. Abbiamo passato mesi molto belli insieme, e di
questo ti ringrazio. Ma devi sapere la verità. In vacanza ho
conosciuto un'altra ragazza, che abita qui vicino. Ci siamo messi
insieme, e non ho intenzione di essere falso con te. E' stato bello, ma
è finita. Ciao, Ambra". E senza dire altro, si voltò e
uscì dal parco.
In quel momento, la mia mente si annebbiò ancora una volta, ma
non fu come la volta del nostro primo bacio. Avevo solo una
consapevolezza. Luca aveva conosciuto un'altra, e aveva preferito lei a
me; mi aveva lasciato. Era finita.
***
Sono passati tre mesi da quel giorno, ma
ancora non riesco a farmene una ragione. Continuo a chiedermi se ho
sbagliato qualcosa, se avrei potuto fare qualcosa per evitare che
succedesse quello che è accaduto. Ma non arrivo a nessuna
conclusione. Il tempo passa e io non riesco a dimenticarlo. Questa
mattina è bastata una semplice cosa, per farmi ripensare a lui,
e a rovinarmi la giornata.
Stavo camminando a vuoto per il nostro quartiere, e dove mi ritrovo?
Già. Proprio nel posto della nostra scritta. Con le lacrime agli
occhi, mi constringo a guardare per terra. E' ancora lì, i
colori meno vividi e alcune lettere un po' sbiaditi, ma è ancora
lì. "Sempre, e per sempre, noi". E in quel momento sposto lo
sguardo, la vista mi fa troppo male, ma vedo altro che mi fa stare
anche peggio. Una ragazza e un ragazzo, che, seduti sulla "nostra"
panchina, si baciano. Dolcemente. Si staccano, e lui la guarda in un
modo che mi fa venire ancora una volta da piangere. Uno sguardo che mi
fa pensare. Uno sguardo che mi riporta a quando credevo che sarebbe
stata sempre, e per sempre.
Allora,
cosa ne dite? Lo so, è triste, però volevo provare a
scrivere una ff di questo genere.Una piccola nota: il titolo è
la traduzione di una splendida canzone di Taylor Swift, anche se la
storia non c'entra niente con quella canzone. Sinceramente non so come
sia venuta,
sono ancora un'esordiente con le fun-fiction. Per questo motivo mi
piacerebbe tanto sapere il vostro parere, non importa se negativo o
positivo, basta che ci sia. Vi ringrazio già in anticipo:
graziee ^^
bacioniiiii =)