Dark
dream
PROLOGO
Il sole sembrava brillare più del
solito quel giorno, seppur al tramonto, non accennava a
lasciare il passo alla placida ma dirompente imminenza della notte,
ostinandosi a scagliare le ombre dei gabbiani in volo sulle rocce
aguzze della scogliera dove, rilucenti sempre della sua luce, si
abbattevano piccole onde. Tra questi raggi solo uno, timido, quasi
opaco, osava attraversare le sbarre di una delle tante celle che
riempivano i sotterranei di quell'isola, privando i suoi
prigionieri del soffio di libertà, estraniandoli
dal mondo circostante e lasciando che solo un flebile ricordo del mare
giungesse ovattato alle loro anime. Illuminata solo della sua luce, una
cella teneva stretti a se con pesanti catene i membri della ciurma di
cappello di paglia i quali giacevano tutti incoscienti, rassegnati a
quello strano gioco del destino che troppo in fretta li aveva strappati
alla vita.
Solo una tra le menti stremate aveva ancora la forza di vegliare sulle
altre; anche se leggermente intontito dall'assenza d'aria e
infastidito dal continuo rumore di gocce di
umidità che alternandosi nella loro caduta verso il
pavimento umido della grotta, scandivano il passare del tempo, il corpo
inerme di Zoro riusciva ancora a porsi quelle domande che sicuramente,
fossero stati in altre condizioni, avrebbero affollato anche il
pensieri dei suoi amici.
Che cos'era successo ? Dove si trovavano e perché ? Chi era
il responsabile? Cercò con lo sguardo i suoi compagni
trovandoli accanto a sé imporporati di sangue rappreso e
fresco che bagnava i polsi e le caviglie cinse da ferri troppo
stretti. Cercò di rialzarsi da quella posizione
innaturale né in ginocchio né in piedi in cui era
costretto, ottenendo solo un dolore lancinante che però,
chissà come, riuscì a dargli quel lampo di
lucidità necessario per ricordare: a conti fatti non sapeva
quanto questo gli fosse convenuto in quanto, dopo poco, anche lui
cedette sotto il peso di quel ricordo.
Era partita in modo così classico quella giornata,
una di quelle che, non senza qualche piccola variante, riusciva a
entrare nella routine quotidiana, lasciandoti quello squarcio di
sicurezza e familiarità nel quale il proprio cuore
può trovare, anche se solo per poco la pace: c'erano Nami e
le sue cartine, Franky e i suoi marchingegni, Brok e il suo
thè, Robin e Chopper dietro i loro libri enormi e Usop
vicino a Rufy che, come lui, cercava di intrappolare uno di quei pesci
che, forse invidiosi del tenue calore delle prime luci, nuotavano
appena sotto la superficie dell'acqua prima di tornare negli abissi
profondi di quel grande mare che li circondava. E lui era
lì, gli sembrava ancora di vederlo, impegnato com'era a
smanettare ai fornelli, non si era nemmeno accorto di essere osservato
così attentamente da un angolo buia della dispensa, o forse
l'aveva sempre saputo e quello che il suo cuoco aveva voluto
regalargli, era un semplice attimo di contemplazione, un piccolo
momento solo per loro; erano così rari e preziosi che farsi
domande pareva sciocco e inutile quando tutto ciò che
importava erano loro due e quel momento. Poi, improvvisamente, era
tutto svanito, come una bolla di sapone andata troppo in alto, quel
magico equilibrio era stato infranto e sostituito da un' altrettanto
tipica situazione; solo che questa volta qualcosa era destinata a
cambiare. Un forte boato, marines dappertutto e, dopo aver visto Rufy
svenuto a terra sotto una rete di agalmatolite tutti avevano visto la
fine, l'avevano semplicemente intuito, l'avevano fiutata nell'aria come
Nami faceva con le tempeste. Ma in quella consapevolezza, avevano
comunque voluto cercare la loro forza e nessuno aveva ceduto sino allo
stremo delle forze: combatterono tutto il giorno e quando caddero sotto
l'effetto delle droghe lanciate dai nemici, anche cielo si
oscurò forse cercando di fuggire a quella scena di
disperazione che senza ritegno si consumava innanzi a sé.
L'ultima cosa che riusciva a ricordare era la nave ormai
vuota e a pezzi che ondeggiava titubante sul mare calmo, aspettando
solitaria la sera, mentre la bandiera sul pennone, veniva mossa dalla
intensa brezza che tornava quel precoce tramonto,
accompagnando la rapida scesa della notte che quel giorno sarebbe stata
buia come non mai.
Note dell'autrice:
Non chiedetemi da dove sia scaturita questa storia ma devo ammettere
che l'idea mi allettava da parecchio.. quindi ecco qua pronto per voi
il prologo di quella che si preannuncia una longfic ma, vi avverto, non
ho assolutamente idea di come finirà.
Valuterò se continuarla o meno dal vostro parere quindi
spero in una vostra recensione, positiva o meno che sia, per decidere.
Un grazie anticipato a tutti quelli che semplicemente hanno avuto la
pazienza di leggere anche quest'ultima riga, uno in particolare a
Xelybacix che, non solo riesce a sopportare le mie follie mentali sin
dalla prima storia ma con la sua pazienza è riuscita a
seguirmi nonostante la mia perenne incostanza XDXD
XoXo
Ely
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