Kougaiji 1
TIME
Benché lo senta,
benché lo percepisca con ineluttabile precisione, quel maledetto
tempo che scorre sulla pelle inesorabile, minuto dopo minuto, come una
lama che incide tacche sulla mia pelle, ferendomi fino allo spasmo,
fino a farmi boccheggiare stanco, non c’è minuto che io
possa concedermi una pausa che ristori il mio corpo provato.
Non posso rallentare il passo,
perché i minuti scanditi dal ritmo delle mie gambe possano
passare senza soffermarsi su istanti.
Dolorosi o meno, non ha importanza, anche volendo mi sarebbe difficile pensarci.
Cinquecento anni…
cos’è un attimo, alla fine, in confronto a
quest’eternità? Una bazzecola, una virgola che appena
stona tra verbo e soggetto, tra oggetto e predicato.
Anche il dolore è un attimo,
e ciò che perdura alla fine diventa monotono, banale. Una cosa
di cui non si sente neanche la presenza gravosa sulle proprie spalle. E
alla fine, anche un colpo mortale allo stomaco sembra una carezza un
poco vigorosa.
Vitalità, sto perdendo gocce
di vitalità. Continuando così, proverò solo
un’infinita voglia di farla finita; l’insensibilità
è peggio della morte, perché tortura la coscienza con
un’effimera esistenza opaca.
E’ il passo cadenzato della
volontà che non vacilla, che non traballa a farmi camminare
sempre. Quell’immagine candida nella mia mente che si staglia
ogni qualvolta io abbia la tentazione di soffermarmi a malapena. Mia
madre, che no, non lo sente il tempo maledetto, restando sigillata in
quella pietra perenne, in quella roccia che non sente nulla e prova
anche meno, è ciò che mi vincola alla vita.
Non posso arrestare il corso di
questo passare vigoroso perché un mio tentennamento varrebbe la
semplice sconfitta. Non sono responsabile solo della mia vita, questo
la mia coscienza me lo ripete fin troppo spesso.
Passa, passa il tempo. Briciola dopo briciola, tacca dopo tacca.
E’ come se il sole non trovasse mai riposo dietro i monti, la luna mai sorgesse.
Se continuo a camminare a questo
modo, rischierò di corrodere qualche osso, di consumare la
materia bianca fino a farla diventare polvere.
Ma che senso hanno gli istanti, che ragione d’esistere, in un oceano sconfinato che forma il tempo?
Forse nel ricordare che il mare
è fatto di gocce, il tempo di tanti, infiniti istanti, potrei
provare ad arridere quanti sciocchi pensieri filosofici mi fanno
sperare in un domani migliore.
Istante prima, istante dopo, ogni cosa muta ad una velocità sorprendente.
E le verità di 500 anni fa sono polvere e fango nel mio presente.
Time, tempo.
Ho pensato che per una persona che vive per più di 500 anni un simile argomento non deve essere facile da affrontare.
Torno a fare Nonsense, un genere che a me piace davvero tanto.
E torno a farlo in un nuovo, nuovissimo fandom per me.
Ho voglia di innovazione, ecco tutto.
Spero vi sia piaciuta <3
|