Lo specchio della mente
Capitolo dieci
Era rimasto a fissare il vuoto davanti a sé, lo specchio
ancora ben stretto tra le mani.
Grazie ad esso, come in un film visto al contrario, si era calato in
alcuni dei momenti passati con l'arciere, provando ad immaginare le
motivazioni che si celavano dietro i tanti silenzi o le azioni, a volte
anche drastiche ma indispensabili a salvargli la vita.
Non aveva mai provato a soffermarsi sul perché ogni volta
veniva salvato da lui.
Una cosa assai stupida, se ne rendeva conto, ma impossibile da
cancellare.
Per troppo tempo non aveva fatto altro che pensare a sé
stesso, arrabbiandosi per le richieste culinarie dell'altro,
preparandogli i pranzi quasi automaticamente, sforzandosi di renderli
ogni volta il più appetitosi possibile.
Non si era mai chiesto il perché si prendesse tanto a cuore
ogni singolo piatto. Si era obbligato a dirsi che era solo per non
sfigurare e da allora era andato avanti con quella stupida bugia in
testa.
Probabilmente la risposta che avrebbe dovuto cercare era troppo
difficile da accettare. Esattamente come lo era dare un nome al dolore
fisico che lo aveva assalito dal momento in cui l'arciere si era
allontanato da lui, lasciandogli in ricordo uno sguardo carico di
biasimo.
Con quei pensieri per niente rasserenanti, Watanuki si
allontanò dalla sua stanza, raggiungendo il portico del
negozio.
La luna, già pienamente visibile, offriva pallidi raggi di
luce a quell'angolo di mondo.
Era diverso tempo che frequentava la strana abitazione di Yuuko-san.
Un periodo intenso e ricco di insegnamenti che, tuttavia, non gli aveva
risparmiato di commettere svariati errori. Ultimo tra tutti, quello che
lo avava portato a perdere... lui.
Cosa rappresentava Doumeki, un compagno, un amico, un...?
Si sollevò, irritato da sé stesso, scuotendo la
testa più volte al fine di riportare la giusta
quantità di ossigeno là dove evidentemente era
venuto a mancare.
Doumeki era il ragazzo che detestava da sempre.
L'arciere pieno di sé che trafiggeva i cuori di giovani
fanciulle, rubando loro dolci di cioccolato per San Valentino.
Si, Doumeki era colui che dispensava saluti insopportabili a chi non
faceva parte della sua cerchia di conoscenti, come lui arcieri. Il
ragazzo che ogni giorno pretendeva cibi via via più
complessi. Quello che si insinuava nel rapporto tra lui ed Himawari.
Quello che lo disturbava sempre, salvandolo dai fantasmi, salvandolo
dalla sfortuna, salvandolo da sé stesso...
Cos'era quindi per lui?
La tensione provata lo portò a piangere, facendolo sentire
un perfetto idiota.
Si trovò persino a rimpiangere di non averlo lì a
ricordarglielo, con quel suo tono impassibile che proprio non
sopportava.
«Dou...meki...» Mormorò tra le lacrime.
«Potresti andare da lui.»
«Eh?» Si limitò a chiedere. Non c'era
bisogno di voltarsi: Conosceva fin troppo bene la voce della strega.
«Ho detto che potresti andare da lui.»
Ripeté la donna, raggiungendolo per sedersi al suo fianco.
«Ma...» Watanuki abbassò il viso,
celando uno sguardo piuttosto cupo. «Lui... è
arrabbiato ormai... e ha fatto quell'incantesimo, sa... per tenermi
lontano...»
Yuuko lo squadrò con aria malinconica.
«Sai...» Iniziò, parlando con un tono di
voce stranamente dolce e morbido. «A volte, preferiamo
intestardirci su posizioni che fanno del male solo a noi.»
Watanuki sembrò ascoltarla con attenzione, salvo poi restare
fisso sulle sue idee. «Non credo sia questo il
caso...»
«Ne sei convinto?» Ribatté la donna,
rivolgendogli un lieve sorriso. «Doumeki-kun ha fatto tutto
questo per te... Non credo che ciò possa definirsi
odio...»
«Per me?» Domandò il ragazzo.
«Ma... Lui ha... spezzato il legame che c'era tra
noi...»
«Questo... te l'ha detto Doumeki-kun?»
S'informò la strega.
«N...no ma... è ovvio. Aveva un libro che parlava
di legami... come scioglierli...» Ribattè,
pensieroso.
La strega sospirò stancamente. «Watanuki... un
libro che parla di come sciogliere i legami, spiegherà anche
come crearli o... consolidarli.»
Il ragazzo la fissò senza ribattere, spiazzato da quella
rivelazione. «Ma... Doumeki... Lui... Non sembrava
intenzionato a consolidare qualcosa... con me. Né tanto meno
a crearla.» Sospirò.
Per tutta risposta la strega si alzò, rivolgendogli un
ultimo sguardo. «Hai solo un modo per conoscere la
verità.» Esclamò, allontanandosi per
poi fermarsi una volta giunta davanti alla porta. «Inoltre...
puoi sempre chiederti come mai i fantasmi non si stiano più
avvicinando...»
A quelle parole Watanuki si voltò.
Come faceva a saperlo?
I suoi occhi, increduli, si scontrarono con la porta che si chiudeva.
Ah già... si trattava pur sempre di Yuuko-san,
pensò amaramente, lei sapeva sempre tutto...
E forse... forse aveva persino ragione.
Probabilmente solo Doumeki avrebbe potuto dargli le risposte che stava
cercando.
Inoltre, se pur la cosa non lo rendesse affatto felice, aveva davvero
bisogno di vederlo. Di capire.
La sua mente si soffermò per un attimo su quell'ultimo
pensiero.
Se davvero Doumeki avesse cercato di aiutarlo, forse... tutto quello
che lo specchio magico gli aveva mostrato... era reale?
Doumeki quindi, teneva a lui?
Pensava davvero che lui lo odiasse?
Che preferisse la vicinanza di Haruka-san?
Tutti quegli interrogativi ebbero il solo risultato di confonderlo,
così, in uno stato di ansia crescente, si alzò
allontanandosi rapidamente dal negozio.
°*°
Fu solo quando si trovò davanti al tempio che
capì l'assurdità di ciò che stava per
fare.
Arrivare da lui a tarda sera, di corsa e senza preavviso. Poteva
esserci qualcosa di più insensato?
Ad ogni modo, ormai era lì. Tanto valeva tentare.
Fu questo l'ultimo pensiero che gli sfiorò la mente, un
attimo prima che la voce dell'arciere lo cogliesse di sorpresa.
«Che ci fai qui...»
Watanuki si voltò, osservandolo con espressione dubbiosa.
Già... che ci faceva li, a quell'ora?
«I...io... volevo parlarti...» Tentò,
evitandone accuratamente lo sguardo.
L'arciere lo osservò, l'espressione ancora tesa per il
precedente incontro. «Di cosa...»
«Ecco....» Seppur con enorme sforzo, Watanuki si
obbligò a sollevare gli occhi sull'altro.
«Prima... mi dispiace per... So che non dovevo.»
«E sei venuto fin qui solo per questo?»
Il più piccolo scosse la testa. Non era abituato ad un
simile confronto. Tra i due era lui quello sempre arrabbiato.
«No io... Volevo sapere se... se quanto ho visto in quello
specchio è vero!» Tentò infine. Lo
sguardo fisso sul terreno.
«Non ho idea di cosa hai visto.»
Commentò l'altro.
«Già... beh... sembravi... interessato a me... No!
Cioè... al mio benessere... volevo dire... al mio
benessere...»
Doumeki lo osservò per un po' prima di rispondere.
«La cosa ti stupisce?» Domandò infine.
«N..no... solo che... pensavo che quel libro... sai quello
sui legami... servisse a spezzare... quelli tra noi.»
Replicò il più piccolo.
«Sei un idiota...»
Watanuki lo guardò senza rispondere e all'arciere
bastò osservarne lo sguardo per capire che da solo non ci
sarebbe mai arrivato.
«Credi che dopo tutto questo tempo ti lascerei andare
così?» Domandò, andandogli vicino e
afferrandolo per le spalle.
«Io... io non...»
«Cosa?!» Proseguì il più
grande. «Io sono quello che ti protegge, da sempre! Come puoi
pensare che... Lascia perdere...» Concluse, lasciandolo
andare. «Tanto, non capiresti mai.»
Non lo aveva mai visto così.
O forse, non lo aveva mai visto alla luce di quella nuova
consapevolezza.
Doumeki aveva dei sentimenti ben più forti di quanto non
desse a vedere, e di certo in quel momento stava malissimo.
«Shizuka...» Tentò, avvicinandosi.
«Per favore...»
Sentirsi chiamare per nome sembrò convincere l'arciere a
voltarsi. «Watanuki... lascia perdere. Ormai non hai
più bisogno di me quindi... hai ragione tu. In un certo
senso, è come se avessi tagliato ogni legame.»
Quelle parole, emesse con un tono più freddo del solito, gli
giunsero come una sentenza.
«Ma... perché...» Domandò,
mentre le prime lacrime iniziavano a scendere.
Il pensiero di averlo perso per sempre era così orribile da
sconvolgerlo. «Perché...»
L'arciere intanto era tornato a voltargli le spalle. «Non sto
facendo niente che tu non voglia. Torna alla tua vita e lascia me alla
mia.» Dichiarò.
Fu solo l'improvviso singhiozzare di Watanuki che lo spinse nuovamente
a prestargli attenzione.
«Che ti prende ora...» Domandò,
voltandosi per trovarlo rannicchiato su sé stesso.
«Watanuki...» Mormorò, avvicinandoglisi,
piegandosi sulle gambe e sfiorandogli il viso. «Che ti
prende...»
Quell'improvvisa dolcezza spinse il più piccolo ad
abbracciarlo, incurante delle lacrime.
Rimasero così per diversi minuti, in un silenzio interrotto
solo dai singhiozzi di Watanuki, che andavano diminuendo con lo
scorrere del tempo.
Per Doumeki era una vera sorpresa vederlo così fragile, tra
le sue braccia.
«Oi...» Sussurrò, sfiorandogli i capelli.
Per un attimo gli sembrò di aver perso il battito del cuore
quando il ragazzo, ancora tra le sue braccia, sollevò il
viso su di lui guardandolo tra le lacrime.
«Perché piangi...» Domandò
quando lo sentì finalmente più calmo.
«Sono un'idiota...» Mormorò l'altro.
«Lo so.»
A quella risposta Watanuki sorrise amaramente, lasciando che le lacrime
riprendessero a scorrere.
«Non lasciarmi...» Sussurrò appena,
appoggiandosi a lui.
«No...» Rispose l'altro, affondando la testa sui
suoi capelli.
Profumavano di buono, proprio come Watanuki e quanto lo circondava.
Lo amava così tanto che per lui sarebbe stato disposto a
vivere una vita colma di infelicità.
«Entriamo...?» Domandò poi, temendo
improvvisamente la fine di quell'attimo così prezioso.
Watanuki si limitò ad annuire e, senza aggiungere altro,
Doumeki si sollevò lentamente aiutandolo a fare lo stesso.
Era tanto nuova la sensazione data dall'essere l'uno di fronte
all'altro. Entrambi così consapevoli da non avere quasi
nulla da dire.
Si osservarono a lungo, come si contemplerebbe il tramonto incantevole
di un luogo che ci si appresta a lasciare, ognuno perso nei propri
pensieri.
Fu Watanuki a spezzare quell'attimo intriso di magia, dando voce al
pensiero intrappolato in quel momento a lui così caro.
«Perdonami...» Sussurrò, semplicemente.
Una parola che da sola sembrava racchiudere le lacrime versate in quei
giorni, il dolore provato alla sola idea di perderlo, la gioia del
saperlo a sua volta innamorato o, almeno, interessato.
Era stato tutto così rapido da lasciare ad entrambi quasi un
senso di vertigine, sfumato lentamente in un moto di sorpresa che in
quegli attimi si tramutò in un lieve ed inafferrabile
sorriso dell'anima.
«Non ho nulla da perdonarti.» Comunicò
l'altro, senza smettere di fissarlo. «A parte l'aver
osservato i mie pensieri così a lungo.» Aggiunse
poco dopo.
Watanuki lo osservò mentre calde lacrime spingevano contro i
suoi occhi nuovamente lucidi. «Io volevo solo capirti... Non
mi aspettavo di scoprire quelle cose e... i tuoi sentimenti... mi hanno
confuso.» Ammise asciugandosi le lacrime. «Tu poi
eri così distante e quello era l'unico modo per sentirti
mio...» Ammise tornando a specchiarsi in quelle iridi dorate.
Sapevano di coraggio e amore infinito, lo stesso che in quegli anni non
gli era stato di certo negato.
«Perdonami per essere stato così cieco.»
Concluse, al colmo dell'imbarazzo.
Non era da lui dire simili cose, ancor meno considerando la persona cui
le stava dicendo.
Shizuka Doumeki, colui che da nemico era diventato un custode silente,
un amico ed infine il preludio di ciò che a tutti gli
effetti sembrava essere amore.
«Perdonami...» Sussurrò ancora.
Doumeki non disse nulla, limitandosi a fissarlo, premendo poi le labbra
sulle sue.
Quel bacio improvviso lasciò il più piccolo senza
parole.
Si mosse appena, quasi per respingerlo.
Fu la reazione di un istante, dopo il quale sembrò
arrendersi, lasciando il comando al ragazzo che aveva appena scoperto
di amare.
Nel giro di poco venne avvolto da una sensazione dolcissima, che
rapidamente si fece elettrica quando la lingua dell'arciere si
insinuò tra le sue labbra, cercando la sua, trovandola ed
accarezzandola.
Avrebbe voluto fermarlo, dargli del pervertito. Quel bacio
però era troppo languido e buono per permettergli di dar
voce ai troppi pensieri che sentì passargli distrattamente
per la mente.
Di colpo, sentì come se una nuvola di felicità
gli avesse avvolto la mente, ovattando ogni pensiero, ogni parola,
tutto.
Lasciò quindi che l'altro si sdraiasse su di lui e, quando
lo vide fissarlo con occhi carichi di desiderio, si limitò a
sorridergli, impaurito ed eccitato da quanto stava per accadere tra
loro.
Per urlargli, in fondo, avrebbe avuto tanto, tantissimo tempo.
Tutta la vita, pensò, abbandonandosi ad un nuovo bacio.
Hem... mi scuso tantissimo per il
super mega ritardo. Questa fanfic però aveva finito con
l'incasinarmi la vita in una lotta tra il mio volere e quello dei pg.
Alla fine, inutile dirlo, hanno vinto i pg ed io mi son trovata con un
finale che non c'entra nulla con quello che avevo in mente.
Vabè... mi rifarò alla prossima.
Prima delle recensioni ci tengo a ringraziare tutte voi per l'aver
seguito con tanto affetto questa storia.
E si... se non si fosse capito la storia si è ormai
conclusa. Spero sia stata all'altezza delle vostre aspettative. ^_^
Bye da
Gioielle: Visto che alla fine sono riuscita a terminarla? ^_^
In effetti la svolta sul finale è stata tale da portare
rapidamente verso l'epilogo della storia.
Nacochan: Ma nuuuu, non voglio torturarvi ;_; E poi dai...
al nono capitolo l'ha capita. XD
Ammetto di aver dovuto pagare Yuuko-san con litri e litri di
sakè per convincerlo a muoversi. Ma almeno è
valso a qualcosa. Essì...
Yusaki: Dai, direi che gattino Wata ha seguito il
tuo consiglio, no? :P
Spero ti sia piaciuto anche il finale.
Roy4ever: Concordo su tutto. Specialmente su Watanuki curo
come un masso. Per fortuna, la reazione dura di Shizuka è
riuscito ad aprirgli gli occhi appena in tempo. ^^"
Witch Of The Dimensions: Che dire se non... Grazie
^_^
I tuoi complimenti mi emozionano e spero che nonostante la lunga attesa
questo capitolo ti sia piaciuto.