bugiarda
La luce tenue della mattina passava appena tra le fronde degli alberi, arrivando fioca fino all’erba verdissima.
Quei
pochi raggi che riuscivano a oltrepassare l’intricata trama del verde
fogliame, andavano a perdersi in angoli bui, o sulle scure cortecce dei
pioppi e dei ciliegi, creando così, complicati disegni impossibili da
descrivere, e nei quali si poteva, con un po’ di immaginazione vedere
di tutto: da cavalli volanti a asini a pois, panini col bacon e
pomodori o cappelli di fate turchine.
Sul dolcissimo verde dei prati
Inglesi, spiccavano solo il marrone scuro di una panchina e il grigio
della catena con la quale era saldamente fissata a terra attraverso un
blocco di cemento.
La sicurezza prima di tutto, era il motto del comune.
Anche
se forse, osservando meglio, non erano servite neppure le schiere di
bobbies inglesi sguinzagliate ogni notte per impedire atti di
vandalismo e crimini vari a fermare le tipiche bravate da giovani.
Solo
qualche metro dalla prima panchina, che stonava così palesemente col
verde dell’erba, quello che rimaneva di un pezzo di cemento era ben
visibile.
Detriti.
Pur di impossessarsi della panchina,
quei ladruncoli da strapazzo, non si erano fermati davanti alla catena
e neppure davanti al blocco di cemento che ancorava le panchine a terra.
Una
grossa crepa, minacciava di cedere da un momento all’altro e di
tramutare un pezzo di cemento relativamente grosso rispetto a quello
che doveva essere l’originario, in briciole sulla strada.
Inammissibile.
Sarebbe stato inammissibile.
Una pecca imperdonabile, una stoccata alla precisione e alla perfezione Inglese.
Uno
sbuffo divertito si levò da un punto indefinito del prato, all’ombra di
quella che doveva essere una quercia piccola o un grosso, ma davvero
grosso pioppo.
I raggi del sole, lentamente, erano cresciuti di
vigore e erano riusciti a spingersi sempre più in profondità, riducendo
le zone oscure con una velocità disarmante e arrivando a illuminare un
altro pezzo di prato.
Non solo verde.
Un elegante merletto bianco.
Organza.
Un bianco vestito d’organza era mollemente adagiato sul prato,
forse fin troppo elegantemente, per poterlo definire casuale.
Tutto sembrava studiato.
La
grossa spallina sinistra dell’abito che era scivolata in basso,
lasciando scoperta una parte tenera della spalla, fin troppo sensibile
ai baci e al vento; le gambe lunghe e affusolate accavallate quasi
distrattamente ma che non lasciavano intravedere nulla; il merletto
dell’abito che quando il vento riprendeva a soffiare, implacabile, le
si alzava appena, lasciando scoperta una bella dose della sua tornita
coscia, ma quella visione, chissà come, risultava quasi lirica e
affatto volgare.
Una dea venuta dal Cielo.
Un angelo caduto chissà come sulla Terra.
I
capelli, color ambra, le ricadevano in morbidi riccioli sulle spalle
eleganti, da ballerina, e sfioravano sensualmente il suo elegante collo
da cigno; il capo leggermente inclinato, sembrava non vedere neppure
l’originale stratagemma trovato dal sindaco, che, tronfio come un
pavone, solo poche settimane prima aveva reso partecipi i cittadini del
suo nuovo colpo di genio: una divisione di cemento tra strada e parco. “Giusto
per non far sentire troppo il rumore delle macchine a coloro che
passeggiano beati nel verde di Kensington Gardens.” aveva spiegato orgoglioso.
Ma lei non sembrava neppure vedere la nuova creazione artistica, che sicuramente era costata un occhio della testa.
Un occhio e tre denti, per la precisione.
No,
il suo sguardo andò oltre la palizzata a forma di pastelli, colori a
cera, scatole piene dalle quali uscivano pennarelli multicolori, block
notes stravaganti.
Il suo sguardo andò a un anno prima, quando aveva preso la sua decisione.
O non l’aveva presa, che in realtà era forse la stessa cosa…
Remember the feelings, remember the day
Quel maledetto giorno di fine primavera era fin troppo simile a quello che stava rivivendo.
Anche allora il sole si era fatto attendere, desideroso di essere acclamato unanimemente.
My stone heart was breaking
Anche quel giorno, come allora, era sotto un albero.
Un salice, per la precisione.
Ricordava quel giorno nella memoria come se fosse stato impresso a fuoco sulla sua pelle candida.
-Allora?- il suo tono era freddo, duro, calcolatore.
Faceva male solo a sentirlo.
-Allora cosa?- quella risposta così sostenuta non sarebbe potuta arrivare che da lei.
La Gryffindor per eccellenza, la regina delle regine, l’incarnazione in persona dell’Orgoglio.
Il caro vecchio Godric, che il Diavolo dannasse la sua miserrima anima
per il resto dell’eternità, sarebbe stato fiero di lei.
In quegli occhi si poteva leggere forza.
L’orgoglio del Grifone, incarnato in ognuno di loro, bruciava ardente.
Ammaliava solo a guardarla.
Quelle
fiamme che danzavano nei suoi occhi avrebbero potuto stregarlo per
l’eternità, se solo non l’avessero fatto tempo addietro.
Diceva di
essere il suo padrone, ma non era che il suo schiavo; si vantava di
essere lui a torturarla, ma la verità era che era stata lei a mettere
lui al ceppo.
In ginocchio.
E lui l’aveva fatto, ben felice di avere lei come carceriera.
Ma nonostante tutto, non poteva permettersi il lusso di essere prigioniero.
Con ancora le catene ai polsi, non riuscì a frenare il fiume di parole che aveva in gola.
-Esigo un risposta, Mezzosangue. E subito-
-Non ne ho di risposte-
-Strano. Eppure ero pronto a giurare che a te la parola non mancava mai. Tranne quando era il sottoscritto a zittirti, ovviamente…-
-Stai giocando con il fuoco- un avvertimento che sapeva tanto di ultimatum.
I denti stretti e i tratti dolci del viso improvvisamente induriti per
l’incresciosa situazione in cui l’aveva gettata.
L’aveva messa con le spalle al muro.
O sei con me o contro di me, aveva detto.
-Davvero?-
-Davvero.- fredda come lui.
Glaciale.
Anche il vecchio Salazar l’avrebbe amata.
Ovviamente, discendenza e sangue a parte…
Lui aveva stretto pericolosamente gli occhi, e l’aveva freddata con quel suo sguardo di ghiaccio.
-Voglio una risposta Granger. E la voglio ora-
-Si Caposcuola Malfoy- aveva detto il suo cognome come se avesse appena sputato via il veleno da una ferita infetta.
Era lui il suo veleno.
La sua ferita infetta.
Lui, quel male senza cura, quella speranza di morte certa, quella fine tra le fiamme dell’Inferno.
Eppure… avrebbe accettato tutto volentieri se lui fosse stato al suo fianco.
Anche Voldemort in persona.
Forse
l’avrebbe guardato in volto, superba e altera come sempre, Regina
sdegnosa dei Purosangue e dei codardi, portatrice dello stendardo
dell’Orgoglio Grifondoro, e l’avrebbe sfidato a duello, pur conscia
della sua morte certa.
Ma non si sarebbe tirata indietro.
No, questo no.
Mai.
-Vuoi una risposta?- crudele il suo tono, come le sue parole.
Per un attimo ebbe paura.
Il tono sembrava folle come quello di sua zia Bellatrix, canzonatorio e irriverente.
-Harry- fu l’unica parola.
La parola che segnò la fine.
My love ran away
Io scelgo Harry.
Calde lacrime le rigavano le rosee gote, arrossandole.
Forse non era stata una buona idea tornare in un parco, proprio quel giorno.
Magari avrebbe fatto meglio a starsene a casa, a leggere un buon libro.
Magari anche con una buona tazza di tea al gelsomino.
Ma
aveva sentito un bisogno quasi impellente di uscire, di tornare in un
luogo che le riportasse alla memoria quel momento mai davvero
dimenticato.
Quel dolore la faceva sentire viva.
Viva come non si sentiva da un anno.
Vide il suo volto irrigidirsi.
Sentiva ancora il nome del suo migliore amico riecheggiare nell’aria.
…Harry…
Caro, dolce, amato Harry.
Harry
che c’era sempre stato, che aveva asciugato fin troppe volte le sue
lacrime, che aveva sopportato pazientemente tutte le sue crisi
isteriche prima dei compiti in classe di Trasfigurazione.
Harry a cui aveva dato il primo bacio, il ragazzo goffo e impacciato con il quale aveva fatto per la prima volta l’amore.
Harry che le aveva stregato il cuore e che lei, troppo innamorata, o forse troppo poco, aveva deciso di lasciare.
Harry che aveva gridato come un pazzo, rompendo ogni oggetto gli capitasse sotto mano, quando aveva saputo di lei e Malfoy.
E
che poi, per amor suo e della loro amicizia, si era davvero sforzato di
tentare di accettare la decisione di quella che ormai era solo la sua
migliore amica.
Ma che non ci era riuscito.
…Harry…
Peggio di una stilettata nel cuore.
Anzi, forse una pugnalata alle spalle avrebbe fatto meno male.
Io…
Lei aveva mentito, mentito su tutto.
Il loro amore, i loro baci, le loro promesse…per lei valeva tutto meno di niente.
Quelle
labbra così perfette, avevano partorito tutti quegli inganni, quelle
promesse da marinaio, quei giuramenti menzogneri a cui lui aveva
creduto ciecamente, fidandosi completamente di lei.
… scelgo…
Bugiarda.
Con
le sue fattezze da Madonna e i suoi modi da meretrice, attrice
disillusa, consumata ormai da quel suo teatrino ormai trito e ritrito,
e quelle scenette che chissà da quanto tempo ripeteva, prendendosi
gioco dell’ingenuo di turno e beffandosi allegramente di lui come se
nulla fosse.
…Harry.
This moments I knew I would be someone else
Era solo un gioco per lei, si ripeté.
Solo un gioco.
Un’altra lacrima, cadde silenziosa sul pregiato abitino bianco, impregnandolo di sale.
Sale di lacrime.
Quelle preziose stille cadevano dai suoi occhi come pioggia in un temporale estivo.
Fin troppo copiose.
Inarrestabili.
C’erano troppi “se” e troppi “ma” nella loro storia.
Provò
a ripetersi ancora una volta, anche se a distanza di una anno, che
aveva fatto la scelta giusta, ma ormai non le riusciva più di credere
neppure alle sue stesse menzogne.
Attrice consumata e disillusa.
Le
mancavano i suoi baci, la sua pelle fremeva al vento in attesa delle
sue forti braccia che la stringessero quando meno se l’aspettava, la
bocca leggermente socchiusa in attesa di un bacio che ormai sapeva non
sarebbe più arrivato.
“Noi Malfoy non diamo seconde opportunità”, le aveva detto una volta, duro.
E lei si era bruciata la sua.
Fece un passo, e poi un altro, e un altro ancora, fino a quando tra i loro visi non ci furono che pochi centimetri di distanza.
Sapeva cosa sarebbe successo di lì a poco.
L’avrebbe baciata.
E quel bacio non avrebbe avuto proprio niente di casto.
Da una parte di quel bacio di nascondevano labirinti di seta rossa, dolce, morbida e letale.
Dall’altra
c’era del soffocante velluto carminio, soffocante, che ricopriva scale
sinistre che portavano a segrete sotterranee, lugubri e glaciali, piene
di segreti e di inganni.
Di menzogne.
Menzogne come la sua.
Io scelgo Harry.
Tuttavia
non la baciò; si limitò a poggiale una mano sulla guancia, e a
sfiorarle la bocca con la sua, in quello che non era neppure un bacio.
Ma un addio.
Sorrideva, La Serpe, sorrideva beata.
E più tentava di non scoppiare a ridere, più le sue
labbra di distorcevano in quel ghigno che l’aveva fatta
innamorare.
Inconsciamente, si ritrovò a sorridere ancora di più.
-Allora, come dire, “Buona fortuna” Mezzosangue-
Il ghigno sulle sue labbra perfette era semplicemente qualcosa di sublime.
Riprese
subito le distanze, senza tuttavia rompere quel contatto così intimo e
al tempo stesso così formale, osservandola come se fosse stato una
razza in via d’estinzione.
My love turned around and I fell
Era decisamente inutile illudersi.
Stava male.
Anzi no, non stava male, stava uno schifo.
Letteralmente e non solo.
Aveva la nausea, il mal di testa e il magone.
Voleva quello che aveva perso.
Tutto quello che aveva perso.
Lui per primo.
Se
non fosse stato Draco Malfoy e lei non ne fosse stata ancora così
terribilmente e irrimediabilmente innamorata, forse sarebbe successo il
finimondo.
Fatta sta che lui era Draco Malfoy e lei,
nonostante quello che andava in giro a blaterare ai quattro venti,
ovvero che non lo sopportava, era stracotta di lui.
Con un incedere
lento e deciso, l’aria altezzosa e il portamento fiero, le si avvicinò
ricordandole tanto il modo di cacciare di un gatto.
Puntava la preda, la scrutava, era paziente, l’aspettava, e poi si lanciava all’attacco.
E difficilmente la sua preda poteva riflettere sulla sua fortuna sfacciata per essergli appena sfuggita.
Primo, perché lo sanno tutti che i topi pensano solo allo stretto indispensabile: cibo, cibo e ancora cibo.
Bastava pensare a quel lurido traditore di Crosta, e l’esempio era palese.
Anche se forse lui non valeva poi molto come modello di topo…
E poi perché davvero pochi hanno la fortuna di rivedere
un’altra alba e un altro tramonto dopo che hanno incontrato un
gatto.
Si ritrovò a sospirare senza neppure essersene resa conto.
E quando meno se l’aspettava, lui la baciò a tradimento.
Be my bad boy, be my man
Be my week-end lover
But don't be my friend
Uno scoiattolo attraversò in quel momento il prato e l’osservò curioso.
Poi,
conscio che l’umana in questione, che lui stava curiosamente studiando,
lo fissava, scappò veloce dietro un tronco, per tornare poi timidamente
a fare capolino, prima di sparire nuovamente dietro un cespuglio.
Mosse appena i piedi, giusto per cambiare posizione e per fingere di non essere di marmo.
Ma ormai che importanza aveva?
Perché fingere di essere felice, quando in realtà aveva solo voglia di piangere e urlare?
Perché fingere che le importasse ancora qualcosa all’infuori di lui?
Decise di camminare ancora un po’ e si alzò senza avere una meta precisa.
Adorava Londra in quel periodo.
Il
sole si faceva desiderare a lungo, prima di comparire per brevi
istanti, facendo timidamente capolino dietro a bianchissime nuvole che
davano l’idea di essere soffici come panna montata o zucchero filato.
Per
poi scomparire nuovamente altrettanto timidamente dietro a nubi ancora
più grandi, e lasciando tutti insoddisfatti e ancora vogliosi di lui.
Forse sapeva le regole base dell’Ars Amandi, pensò sarcastica.
Mai offrirsi completamente.
Chissà
come, i suoi piedi la portarono dall’ingresso del parco, in Bayswater
Road, verso la The Serpentine, il corso d’acqua, facendola passare per
un grande slargo dove si ergevano elegantemente quattro fontane, che
creavano splendidi giochi d’acqua.
Ma c’era gente.
Troppa per i suoi gusti, e decise di proseguire il suo cammino.
Fu
un bacio violento e gentile al tempo stesso, lui la teneva
prepotentemente per la vita con in suo braccio destro e con il sinistro
giocherellava distrattamente con i suoi riccioli ribelli.
Poi, quando lei rispose al bacio, allentò un po’ la presa, e si fece più dolce.
Un tenero amante.
Gli
gettò senza accorgersene le braccia al collo, e prima di avvicinarsi
nuovamente alle sue labbra sussurrò piano –Tra noi è finita-
Un cenno del capo, a dimostrazione che lui aveva sentito.
E poi quelle parole, così piene d’ironia da risultare palesemente provocatorie e irrisorie.
-Ma naturalmente…-
You can be my bad boy
But understand
That I don't need you in my life again
Un altro bacio, un’altra promessa menzognera pronunciata da quelle labbra traditrici.
Bugiarde come lei.
Così stucchevole nella sua precisa e perfetta
meticolosità da risultare quasi maniacale, oltre che oltremodo
snervante.
Labbra morbide e docili, che sapevano mordere e farsi mordere, baciare e farsi baciare.
E rispondere al bacio con un ardore e una passione che non potevano essere solo semplice e mera attrattiva fisica.
Won't you be my bad boy, be my man
Perché l’aveva fatto?
Ultimamente se lo chiedeva spesso, anche se non era ancora mai riuscita a trovare una risposta adeguata.
Adeguatamente vera.
Io Scelgo Harry.
Bugiarda.
Quello sguardo d’argento non l’avrebbe mai scordato.
Il
tocco leggero delle sue dita sulla sua pelle, il sapore dei suoi baci
al tabacco, i suoi capelli lisci come seta al tatto, il ruvido sfregare
della ricrescita della sua barba contro la sua pelle delicata…
Eppure l’aveva lasciato andare.
Hermione Granger sei una bugiarda.
Glielo aveva letto negli occhi.
Bugiarda.
La peggiore delle accuse.
Lei era una bugiarda.
Lui lo sapeva, glielo aveva detto chiaramente.
Bugiarda.
Ma lei non l’accettava.
Non
fosse mai che la dolce pupilla di Godric Gryffindor andasse contro il
grande insegnamento che il fondatore di quella casa di babbei che si
credevano i nuovi eroi del mondo aveva loro lasciato: siate coraggiosi,
incoscienti ma coraggiosi.
E poi chissene importa se nella battaglia in cui vi siete lanciati perdete un occhio, un braccio, una gamba o la vita.
Combattete da veri Grifondoro.
Coraggio da Leoni, orgoglio da Grifoni.
La stupidità, evidentemente, doveva essere un’altra loro caratteristica fondamentale.
Ecco perché Draco era finito tra le Serpi fredde e calcolatrici come lui, rifletté.
Non era stupido.
Codardo si, ma stupido proprio no…
-Voglio un motivo valido Mezzosangue, o non ti lascerò mai andare. Tu sei mia, non dello Sfregiato…-
-E se ti dicessi che io amo Harry?-
-Ti risponderei nell’unico modo possibile…- disse con una semplicità quasi disarmante -…Bugiarda…-
-Non puoi sapere la verità. Noi siamo stati bene insieme. Ce lo dicevano tutti…-
-Tutti
chi?- l’interruppe brusco lui –i Grifoscemi come voi? I grandi eroi del
domani? Oh, bhè, permettimi, ma la cosa non mi tocca poi così tanto. E
poi dici sempre di fregartene del parere degli altri. Non sei molto
coerente, lo sai?-
-Ma come ti permetti? Io tengo ai miei amici!-
-Amici
che ti hanno voltato le spalle quando hanno saputo che noi due stavamo
insieme? Begli amici, Mezzosangue. Begli amici davvero…- sibilò ironico
al suo orecchio.
-Perché non capisci? Io stavo male, sto male, senza di loro!-
-E allora lasci me per loro?-
-Nooo! Non è così! Solo che non posso continuare in questo modo-
-In questo modo , come, esattamente?-
-Lo
sai. I loro sguardi pieni di rimproveri, il loro disprezzo, le
frecciatine che mi rivolgono. E tu. Tu che non mi dai tregua, con le
tue assurde idee, prive di ogni fondamento…-
-Adesso basta. O me o loro. Niente vie di mezzo, niente compromessi- duro come sempre.
Come un vero Malfoy.
Un
sospiro che parve costare la quintessenza della pazienza, gli occhi
chiusi, come a volersi preservare ancora un poco dal dolore che le
avrebbe causato la sua stessa risposta.
Loro.
Era fin troppo palese.
Loro.
Io…
Avrebbe potuto indire una gara di sospiri e di sicuro sarebbe arrivata prima.
…scelgo…
Volendo avrebbe anche potuto scommettere dei soldi, magari molti galeoni, e sarebbe diventata di sicuro stra-ricca.
…Harry.
Nessuno riusciva a batterla nei sospiri.
-Harry-
Di nuovo.
Maledettissimo Sfregiato, che la tua anima sia dannata per l’eternità, brutto bastardo, infimo traditore.
-Ma…-
Quelle parole, sussurrate così dolcemente mentre lei si avvicinava, suonavano tanto amare.
Erano il miele prima della medicina, lo zucchero prima della pillola, la carota prima della bastonata.
Il bacio prima dello schiaffo finale.
Il bacio di Giuda.
-Ma…- le fece eco lui.
Be my week-end lover
But don't be my friend
You can be my bad boy
Non ci furono altre parole.
Non servirono.
Come un bellissimo nodo di seta, era quel bacio.
Un nodo scorsoio di pregiatissima e costosissima seta, ma non per questo meno letale.
-Mi stai proponendo una storia di solo sesso, Mezzosangue?- le domandò dubbioso.
-Io non propongo nulla. Sei tu a dettare le condizioni di solito, mi sembra…-
-Io non sono d’accordo-
But understand
That I don't need you again
No I don't need you again
Se
solo avesse saputo come sarebbe finite tutta la storia, forse si
sarebbe comportata diversamente; avrebbe scelto diversamente ai bivi
della sua vita, avrebbe prestato più attenzione alle conseguenze delle
sue scelte.
O forse no.
Forse era normale avere tutti quei
rimpianti, e mentre si piangeva addosso, continuando a camminare per i
verdi prati di Kensington Gardens, si domandava se in realtà non fosse
meglio avere rimorsi che rimpianti.
Ma ormai era fatta.
Chiuse per un attimo gli occhi, e con un battito di ciglia si ritrovò ancora a rivivere quel maledetto giorno.
All’inizio era stata dura.
Andare avanti, svegliarsi tutte le mattine sapendo quello che avrebbe dovuto affrontare.
Solo la consapevolezza di avere accanto Draco la faceva andare avanti.
Riusciva
a sopportare le frecciatine continue degli altri Serpeverde, il mutismo
dei suoi compagni Grifondoro, le occhiate incredule dei professori, il
cipiglio di Harry ogni qual volta l’incontrava per un corridoio al suo
fianco.
Poi, chissà come era tutto finito.
Un giorno l’aveva
sentito freddo, proprio quel giorno in cui aveva un disperato bisogno
di lui a causa dell’ennesimo battibecco avuto con Ginny; non l’aveva
tenuta per mano, le era semplicemente stato accanto come un automa.
Neppure un sorriso le aveva regalato quel giorno.
E le era sembrato di morire.
Poi, rimasta sola nella torre dei Grifoni, i sensi di colpa l’avevano raggiunta, assalendola.
Riusciva quasi a sentire nella sua testa i pensieri dei suoi compagni di Casa.
“…Traditrice…”
“Come hai potuto lasciare Harry per quella Serpe?”
“Vergognati!”
“Non avrei mai creduto che potessi cadere così in basso”
“con un lurido Serpeverde, che schifo”
“Mezzosangue e figlio di Mangiamorte. Un’assurdità…”
E così aveva finito per crederci anche lei che la loro storia fosse impossibile.
E glie l’aveva detto, rovinando tutto.
E lui, pauroso dei suoi stessi timori, si era allontanato, senza sapere
che così la stava perdendo definitivamente…
You once made this promise
To stay by my side
-Io
non capisco proprio come tu possa starci insieme, Draco...- stava
dicendo quella stessa mattina una voce maschile, profonda e dal timbro
caldo.
-Non vedo come tu possa capire, Nott…- quel cognome pronunciato da lui risultava quasi come un insulto.
Era lo stesso tono con cui lei si era rivolta a Draco per sei anni: esprimeva tutto il disprezzo e il ribrezzo possibile.
But after some time you just pushed me aside
-Mezzosangue. Draco, lei è una Sanguesporco…-
-So di chi è figlia, Nott. Lo so benissimo, grazie… la tua premura nei miei confronti è…strabiliante, se così si può definire-
Theodore
aveva assunto un anomalo colorito pallido, insolito sulla sua pelle
naturalmente scura, e aveva abbassato il capo, quasi in un cenno di
scuse, che in realtà sarebbe potuto passare benissimo per un indice di sottomissione.
-E ora cos’hai intenzione di fare con lei, Malfoy?-
Hermione ebbe un tremito involontario.
Parlavano di lei alla stregua di un oggetto.
Magari un bellissimo oggetto, ma pur sempre una cosa.
-Il necessario- fu l’enigmatica risposta del biondo.
-E sarebbe?-
-Sarebbe che non sono affari tuoi, Nott…-
Quello
stesso pomeriggio Draco era di nuovo a discutere sotto lo stesso
salice, solo che in sua compagnia non c’era Theodore Nott, ma il
Prefetto Grifondoro, Hermione Granger.
-Non riuscirai a stare lontano da me, Mezzosangue-
You never thought that a girl could be strong
-Vedremo…-
Now I'll show you how to go on
-Non puoi dimenticare tutto questo tempo passato assieme, Hermione-
Sentire il proprio nome pronunciato da lui in modo così tenero fu come morire e rinascere.
Se quella era la sensazione, allora avrebbe voluto provarla ancora molte altre volte…
Lo voleva.
Voleva Draco ma non poteva averlo.
Non doveva volerlo.
Si
ritrovò a stringere i denti per non mettersi a ridere e urlare “É tutto
uno scherzo, è tutto uno scherzo! È solo uno stupidissimo gioco, io ti amo…!”
Eppure non lo fece.
Era
fin troppo consapevole che se l’avesse fatto, se gli avesse confessato
i propri sentimenti non sarebbe più riuscita ad andare avanti da sola
per la propria strada.
Si allontanò un poco, continuando a fissarlo, e intanto pensava
a quello che stava per perdere, sentendone già la
mancanza…
Forse sarebbero potuti restare amici…
Perché no, a lei e Harry, quando si erano lasciati, era successo…
“…Bugiarda…” le disse una vocina nella sua testa “Anche Harry ti ha abbandonato a suo tempo…”
Bugiarda.
La sua accusa.
Avrebbe solo voluto averlo ancora un po’ per sé…
Be my bad boy, be my man
Be my week-end lover
But don't be my friend
You can be my bad boy
But understand
That I don't need you in my life again
Non chiedeva tanto…
Solo un po’ del suo tempo.
Tempo che, a quanto pareva, lui non era minimamente disposto a concederle…
-Herm, non puoi giocare con gli altri, e ancor meno con te stessa-
-Perché no, Ginny? Me lo ripetevate tutti che tra di noi non avrebbe potuto funzionare-
-Ma ha funzionato, a dispetto di tutte le previsioni che si sono dimostrate fallaci dalla prima all’ultima…-
-Si ma…-
-Hermione,
io non capisco perché ti ostino a volerlo lasciare. Non state bene
insieme? Si! E allora io non vedo il problema. E sai perché? Perché il
problema non c’è, mia cara Prefetto, il problema non esiste, è solo
nella tua mente. E adesso piantala di dire e dare quello che vogliono
gli altri. Fai quello che vuoi tu…-
-Ginny, tu stai con Dean. Come puoi non capire?- chiese la riccia con un tono disperato.
-Che intendi?- domandò la più piccola dei Weasley, sulla difensiva.
-Sei
innamorata di Harry da una vita, eppure non me l’hai mai fatta pagare
quando stavamo insieme. E poi ti sei messa con Dean. All’inizio pensavo
che fosse una ripicca…-
-Era una ripicca-
-E quando ha smesso di esserlo?- domandò ancora Hermione
-Quando
ho capito di essermene innamorata. Non è facile, sai Herm? Non è
affatto facile. Ti accorgi di aver fatto un abnorme errore di calcolo,
e tutti i tuoi piani, i tuoi progetti… puff! All’aria! E si ricomincia
tutto da capo… io amo davvero Dean, è un ragazzo d’oro, e non riesco
proprio a capire il tuo comportamento infantile…-
-Solo perché non lo vuoi capire…-
-Sei davvero innamorata di Draco, Hermione?-
Non ci fu neppure bisogno di riflettere, tanto la risposta venne spontanea.
-Si. Ma non cambierò idea-
La statua di Peter Pan era tanto bella da far mancare il fiato.
Era piccola, tutto piedistallo e un cosetto di bambino, pensò Hermione quando gli arrivò davanti.
Si sedette sulla panchina di fronte allo spiazzo dove era collocata la statua, e rimase a guardarla.
…Peter
Pan… quante volte da piccola sua madre le aveva raccontato quella
storia, e quante volte lei si era trovata ad invidiarlo perché lui
poteva volare via da quella realtà che tanto l’opprimeva.
Una gabbia dorata, era.
Bellissima, preziosa, raffinata, elegante, rara… ma pur sempre una gabbia.
Senza magia nessuno dei due sarebbe mai stato libero.
Né lei, né Peter.
Ma
Hermione ora era sola, in un parco deserto, su una panchina di legno
miracolosamente al suo posto, mentre Peter era sul suo bel piedistallo
di bronzo con tutti i suoi amici: Wendy, la bellissima e bionda Wendy,
era sul lato sinistro della statua, e tentava di arrampicarsi accanto a
Peter.
Michael e John, su lato sinistro, combattebano con le spade
di legno, mentre Giglio Tigrato e alcune sirene li guardavano
affascinate.
Trilli, la piccola, dolce, tenera, dispettosa Trilli, lo guardava dal passo, tra Wendy e tutti gli altri personaggi.
Lo invidiò fortemente nonostante la sua ormai maggiore
età “tu sei rimasto sempre bambino. Non ne hai avuti di
questi problemi…”
Si
portò la mano destra, con in movimento lento e delicato, sotto la veste
bianca, e tirò fuori una catenina, che era coperta dalla stoffa.
Un magnifico ciondolo risplendeva nelle sue mani.
Cominciò a soffiare il vento senza che lei neanche se ne
accorgesse, troppo presa a ricordare i loro ultimi momenti assieme.
-Se questa è la tua scelta definitiva, allora addio, Granger. Abbi cura di te, e stai bene con lo Sfregiato-
“Maledetto, maledetto!”
-Allora finisce così…- chiese sentendo già le lacrime agli occhi.
-Già, finisce così…-
-Allora addio-
Lui neppure le rispose, si limitò a darle le spalle e si
incamminò a testa alta, come sempre, verso le mura del castello.
Non
avrebbe più rivisto quei capelli splendere al sole, il suo sorriso, il
suo ghigno… non avrebbe più avuto le sue mani implacabili insaziabili,
frementi su di sé… i suoi baci non le avrebbero dato la buonanotte e il
buongiorno.
E senza capire quando avesse iniziato a correre, si
ritrovò a urlare il suo nome e quando lui si voltò gli finì tra le
braccia, piangendo.
Fu un bacio tormentato, quello che si diedero.
Un bacio che sapeva d’addio, di lacrime e di amarezza.
Un bacio dolcissimo come mai prima d’ora ce n’erano stati tra li loro.
E
quando seppero entrambi che era veramente venuto il momento di
salutarsi, Hermione si tolse il suo anello d’argento, e l’infilò al suo
mignolo.
Poi, con un ultimo sorriso, si voltò e camminò dritta verso l’orizzonte.
Verso l’infinito…
Won't you be my bad boy, be my man
Be my week-end lover
But don't be my friend
You can be my bad boy
But understand
That I don't need you again
No I don't need you again
Il sole splendeva anche quel giorno, regalando luci e ombre indimenticabili.
I primi turisti erano cominciati ad arrivare, affollando il bel parco di Londra, e facendo confusione.
Tuttavia
Hermione non si mosse dalla panchina, continuando a stringere il
prezioso ciondolo in mano, come se fosse stato il suo stesso cuore.
L’essenza stessa della sua vita.
E in fondo era proprio così.
Un Serpente arrotolato su un Grifone.
“Quando smetterai di portarlo, smetterai di amarmi” le aveva detto, regalandoglielo.
E nonostante tutte le menzogne che gli aveva raccontato per lasciarlo, quel ciondolo era ancora lì, sul suo bel collo.
Quando
si alzò e proseguì, diretta a Knightsbridge, per un po’ di sano
shopping da Harrod’s , neppure vide la dispettosa Trilli strizzare
l’occhio verso l’alto, mentre un sorriso silenzioso nasceva sul volto
di Peter.
La magia di quel ciondolo non era ancora finita…
La magia dell’amore…
§ Spazio Autrice§
Anche questa è finita.
Mi
è venuta in mente in un momento un po’ “no”, mentre pensavo alla “mia”
Londra, e alla storia che ne poteva venir fuori con un mix pericoloso
di bugie, Hermione, Draco e dei sentimenti contrastanti.
E pensare che questa one-shot è nata di notte, anzi, di mattina
prestissimo, considerando che l’ho terminata alle quattro!
Che
volete farci, quando ho in testa qualcosa non riesco a dormire, e
allora ho trovato il compromesso di finire di scriverla ora, e postarla
domani mattina (sempre che mi svegli!!!)
Spero che vi piaccia…
Un bacio a tutti voi.
Ele_lele
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