Hai
vinto ciò che hai perso, Sakura.
A
Marta – sasusakuxxx
– che mi è mancata tanto <3.
Al
suo grande ritorno, glielo avevo promesso, le avrei scritto
una
fan fiction di buon ritorno!.
E
stammi su, capito? <3.
“Nasce
il sentimento, nasce in mezzo al pianto,
e
si innalza altissimo
e
va'”.
-
Il mio canto libero, Lucio Battisti –
Sasuke
rialzò il petto dal suolo, affaticato. Il respiro affannato
ne era
la prova, il torace era martoriato, come se qualcosa gli avesse
trapassato la pelle, da parte a parte. Era sangue quello che grondava
dall'addome, colava dalla fronte, si confondeva col color onice dei
capelli, mescolandosi ad un vermiglio troppo lucente per i suoi
gusti.
Gli
era davanti, immobile, una figura affaticata, tanto quanto lui.
Teneva in mano la sua Kusanagi, la stessa spada che il grande Uchiha
aveva armeggiato con tanta destrezza davanti i suoi occhi. Ora, sulla
lama d'acciaio, vi era un liquido rossastro che cadeva con una certa
lentezza sul suolo arido, andando a sporcare le rocce immacolate.
“Non
avrei voluto farlo io, ma devo farlo”, sillabò
lei, gli occhi che
si alzavano in cielo, scorgendone il sole, dietro le burrascose nubi.
“Fallo
allora”, Sasuke trovò il coraggio di voltarsi
toccando con la
schiena il suolo, mostrando il suo petto, il sangue e il sudore che
grondavano da esso, gli occhi chiusi, come se aspettasse un segno.
Sospirò
laconicamente, Sakura; si morse le labbra con veemenza, osservando
quel barlume di gioia illuminargli le iridi petrolio.
“Sai
Sasuke... Se tu me lo chiedessi adesso, se tu...”,
faticò a
continuare, anche adesso il cuore le batteva forte. Adesso, doveva
covare odio dentro il suo cuore e struggersi per la rabbia, e
bestemmiare per la frustrazione; lui aveva ucciso tutti, tranne lei.
Ma
era proprio lei – ora – che aveva il coltello dalla
parte del
manico.
Uccidilo.
Non l'avresti già dovuto fare, Sakura?
“Cosa?
Dillo, Sakura”, la incitò.
Si
chiese cosa le prendesse, la ragione per la quale sentiva il viso
bagnato.
Quelle stesse lacrime che le avevano percorso le guance più
volte,
facendo leva sullo zigomo, fermandosi poco prima delle labbra, poi
sfregate contro le braccia, in un gesto impulsivo. Stavolta non
fermò
quelle stelle morenti, le lasciò scorrere libere, ribelli,
fiere e
indomite.
Le
lacrime d'amore non si devono mai vergognare.
“Se
tu me lo chiedessi adesso, Sas'ke-kun...”,
s'abbassò alla sua
altezza, sfiorò il suo petto, il sangue non la schifava,
anzi, lo
odorò bene, come per bearsi di quella sensazione. La lama
della
katana scorreva sul petto del ragazzo, creava invisibili
circonferenze, non pressava troppo sullo sterno, già
martoriato dai
precedenti colpi. Le gambe dell'Haruno andarono ad impattare contro
il kimono – o almeno: ciò che ne era rimasto, solo
brandelli –
del ragazzo, aderendo al suo corpo.
“Chiedimelo,
Sasuke-kun”, quell'onorifico non l'aveva mai tolto dal suo
nome,
anche adesso che meritava di essere chiamato Uchiha.
Non
riusciva ad odiarlo, perché poteva solo amarlo, non poteva
dividere
i due sentimenti. Certo, la ferita ancora bruciava, avrebbe arso
per sempre. Tutto ciò che vedeva attorno a sé era
deserto,
desolazione, vuoto.
“Chiedimelo”
Supplicò,
mentre una lacrima cadde involontariamente dal suo volto e si sciolse
sul petto di Sasuke, quasi a volerlo purgare dal peccato che aveva
commesso.
“Potrei
ribaltare la situazione a mio favore”, la guardò
negli occhi,
gelido.
Indagò
nel suo sguardo, indugiando con meticolosità sulla sfumatura
più
chiara delle sue pupilla. Sakura
piegò le labbra in un sorriso amaro, mentre premeva con
più
decisione la punta della lama.
“Non
sei cambiato affatto”, respirò a fatica, si
pulì il rivolo di
sangue nato nel mezzo del labbro inferiore. Sfregò con
decisione il
dorso della mano, irruenta; Sasuke studiò i suoi gesti
meccanici,
disegnandoli nella propria mente.
“Tu
invece sì”
E
fu silenzio. Fugaci sguardi, furtive occhiate, sorrisi amareggiati e
ghigni poco comprensibili... la magia di un momento macabro,
quell'incantesimo da cui sentiva ancora di essere stregata,
gli occhi
di Sasuke erano una trappola, e lei ci era caduta - di nuovo.
“Vieni
con me”,
sussurrò, flebile.
Attonita,
sconvolta, sbalordita. Sakura pressò una mano sul cuore,
constatando
che batteva all'impazzata; cercò di nascondere quella
sicurezza
prima celata, mentre gli supplicava una preghiera uscir dalla sua
gola, mentre protestava per quella sua freddezza - immutabile ed
egocentrica freddezza.
Il
volto della kunoichi era piegato dal dolore, gli occhi si fecero
piccoli come fessure, i suoi smeraldi erano pietre allo stato grezzo
e strizzò le iridi, applicando con forza la Kusanagi sul
corpo di
Sasuke.
“Mi
dispiace”, inclinò di lato il capo, mentre
affondava con una certa
audacia la spada. E intanto osservava l'espressione di Sasuke farsi
rabbuiata, sofferente; trafisse il suo petto, probabilmente gli aveva
già rotto qualche costola, poiché
avvertì un lieve crack che si
spezzò all'interno del suo corpo. “Ci sono persone
che non
riescono a tradire, Sas'ke... Nemmeno
per amore”,
proferì
quell'ultima frase con tono assai sofferente.
Sakura
vide un sorriso indugiare per la prima volta sul volto marmoreo di
Sasuke, stava arrivando la fine, la sentiva vicina, ora che anche il
cielo si stava scurendo, coprendo la volta originariamente limpida.
“Morirò
comunque”, sorriso amaro.
Le
parole morirono in gola, soffocate dal silenzio, inghiottite dal
pianto.
“A
te la scelta...”, alzò un braccio, un moto di
dolore nel suo
corpo, le labbra incurvate dolorosamente in basso. Sovrappose la sua
mano a quella della kunoichi, sfiorando la Kusanagi, compagna fedele
di tante vittorie.
La
prima sconfitta... Fa male, Sas'ke?. “...
Veloce e indolore, o lenta e atroce”, tentò
d'essere ironico.
Le
diede una mano, per render la morte più dolce,
più bella. La luce
alla fine del tunnel, la spirale dell'Inferno che sembrava volerlo
inghiottire ad ogni costo. “Stavolta non ci sarà
una prossima
volta, Sas'ke”, spinse la Kusanagi nella carne ormai
squarciata del
ragazzo, penetrando con una certa lestezza nei suoi organi, sentendo
il dolore quasi agonizzante di Sasuke.
Cosa
fa' più male... La morte o la vita?
È
come un gioco da tavolo... Una pedina giusta, una sbagliata, una in
avanti, una indietro.
S
c a c c o M a t t o.
“Arigato,
Sakura”
Hai
vinto, Sakura... E allo stesso tempo hai perso.
Hai
vinto ciò che hai perso.
Game
Over.
Fine
Come
vedete sempre storielle allegre, eh?.
Stavo
diventando troppo mielosa. Morte atroce, sangue, morte atroce ancora
*_*. Mio Dio, come mi mancavano *___*.
Dedicata
a Marta, ritornata in patria *_*. Tanto sapevi già che
sarebbe
finita in tragedia, no? <3.
Per
quanto riguarda la storia, spero vi sia piaciuta, ho deciso che
Domenica aggiorno un bel po' di cose °°, quindi non
abbiate paura
se il mio nome quest'oggi ricorrerà spesso in prima pagina.
Baci,
Ki_chan =D.
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