Capitolo 4
APOLOGIA
DEL QUARTO CAPITOLO
Chiediamo
umilmente perdono per questo ritardo, ma eravamo davvero occupate con
le scuola!
Spero
vogliate perdonarci e continuare ad avere fiducia in noi!
Continuate a seguire le avventure dei nostri personaggi^^
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"You can't feel anything, that
your heart don't want to feel"
Broken Strings - Nelly
Furtado&James Morrison
Settembre
stava per cedere il passo ad ottobre, quella mattina ne era una
prova.
L’aria, gelida e cristallina, mi feriva le braccia e il volto
mentre correvo.
L’mp3 acceso, stavo ascoltando una canzone degli ABBA ....gimme
gimme gimme a man after midnight...mi aprii in un ghigno per
la scelta “casuale” del brano.
Una leggera coltre di nubi copriva il cielo, in uno strano gioco di
luci e ombre. Respirai, mentre il mio cuore continuava a battere a
ritmi esagerati.
Io odiavo correre.
Cercai di regolarizzare il respiro. Maledetta campestre.
Mi ritrovai a elencare cento e più motivi per cui odiavo i
mille metri.
Uno: Mai, e dico mai, era capitato in quegli anni che la corsa venisse
fatta in un giorno di sole con una temperatura accettabile.
Due: il mio tempo non era mai stato sotto i sei minuti (tempo che
garantiva a mala pena la sufficienza).
Tre: le mie amiche erano molto più veloci. Molto. Ogni anno
io e Cassiopea finivamo per correre insieme, arrivando ultime.
Avrei potuto andare avanti all’infinito, ma decisi di
concentrarmi, determinata a non morire.
Cassiopea arrancava una cinquantina di metri più indietro,
Heles invece guidava il codazzo di ragazze. I maschi stavano
affrontando il rettilineo finale, correndo come forsennati verso una
piccola piazzola dove la prof ci attendeva con il cronometro in
mano.
Tiziano e Telemaco erano in testa; Raffaele
chiudeva la fila insieme ad un altro mio compagno. A breve distanza
Petronilla faceva ondeggiare la sua coda di cavallo, a tempo di musica.
Sembrava quasi non accorgersi dello sforzo fisico. Linda
affiancò Heles e le due si lanciarono in una sfida (o
meglio, corsa) all’ultimo sangue.
Tutte le altre seguirono il loro folle esempio. Digrignai i denti
quando anche il lato oscuro, compatto come sempre, mi
sorpassò.
Era tempo di reagire.
Strinsi i pugni, sbattendomene dei muscoli che tiravano e
dell’aria gelida che mi perforava i polmoni.
I miei occhi lampeggiarono quando vidi Arianna staccarsi dalle altre e
affiancare Linda, tentando( invano, per la mia somma gioia) di
superarla.
Ero a pochi passi dal traguardo, quando Arianna e Raffaele si diedero
il cinque, sorridendo accaldati. Le mie gambe scattarono, permettendomi
di arrivare prima del Lato Oscuro.
Tiziano applaudì, Telemaco mi diede un pugno sulla spalla.
Lo guardai male, sibilando qualcosa sui miei poveri muscoli.
Finalmente anche Cassiopea arrivò, stravolta,
all’agognato traguardo.
Nello
spogliatoio femminile l’aria era impregnata di varie
fragranze di deodorante. Un
miscuglio veramente poco piacevole.
-
Basteremmo noi per allargare il buco nell’ozono! –
disse Heles ridendo.
–
Puzzo di arbre magique! – affermai sconvolta.
Le altre scoppiarono a ridere.
– Guardate i miei capelli!- esclamò
Linda, inorridendo. Noi alzammo gli occhi al cielo.
I suoi capelli, piastrati la sera prima per l’occasione,
erano tornati alla loro forma originaria: mossi e crespi.
Interruppi il flusso delle sue lamentele, chiedendole dove aveva
prenotato.
– Alle Vele!- rispose lei soddisfatta. Noi annuimmo, contente
della sua scelta.
Uscimmo dallo spogliatoio, raggiungendo i ragazzi che, molto
gentilmente, ci avevano aspettato.
Stavano confabulando tra di loro, e quasi non si accorsero di noi.
Tossicchiai nervosamente, catturando la loro attenzione.
– Oh ci siete finalmente!- esclamò Raffaele,
aprendosi in un sorriso.
– Noi stavamo giusto parlando di stasera- continuò
– Telemaco ha prenotato agli Archi! -.
- COOOSA!?IO ho prenotato alle Vele – urlò Linda
furibonda.
Tutti noi ci guardammo perplessi.
– IO dovevo prenotare!- ribatté Telemaco.
– Tu?!Tu?!Ma cosa dici?!L’hanno detto a me, io
dovevo occuparmi della prenotazione!Quindi andiamo alle Vele, punto e
basta!- Linda era rossa per la foga con cui rispondeva.
Stavamo dando spettacolo, mentre percorrevamo la strada che ci avrebbe
riportati a scuola.
- Eh no!Io ho prenotato agli Archi!Quindi andiamo agli Archi!- disse
Telemaco, cercando un briciolo di calma.
– Ragazzi, io propongo una votazione democratica- intervenne
Cassiopea.
– Vele- disse sicura Heles.
– Idem!- esclamammo in coro Cassiopea, Linda ed io.
– Mi dispiace amico- disse Raffaele unendosi a noi.
Linda ghignò soddisfatta, mentre Telemaco stringeva i pugni.
La ragazza dai capelli crespi si avvicinò ad una macchina
argentea nel parcheggio della scuola.
- A stasera, caro - sillabò,
uscendo teatralmente di scena.
Davanti all'anta spalancata dell'armadio, rimasi immobile per alcuni
minuti, fissando inebetita i miei vestiti.
Che schifo.
Detesto prepararmi per uscire. E' snervante.
Decisi di chiamare per chiedere consiglio illuminato: dovevo
assolutamente fare colpo su Raffaele, era una questione vitale.
- Pronto? - la voce squillante di Lavinia riempì la cornetta.
- Hola! - esclamai, pronta ad esporle i miei drammi esistenziali.
- Immagino che tu mi abbia chiamata per un consiglio edonistico, vero?
- ridacchiò.
E brava la mia amica.
- Ecco, sì... -
- Allora, niente di esageratamente sexy, tipo filo del tanga che esce e
tette sul tavolo, però un paio di tacchi e una maglietta
aderente... -
- Non aveva intenzione di mettermi un tanga... anche perchè
non ce l'ho - la rimbeccai.
- No, sul serio, perchè non metti la camicia viola? Ti sta
da dio -
- Mm - mi limitai a rispondere, prendendola dalla gruccia.
- E i pantaloni neri, con i tacchi neri ovviamente -
- Mm -
- Sei ancora viva? - mi chiese preoccupata per i miei mugugni.
- Certo, grazie mille cara! A dopo -, senza darle il tempo di replicare
staccai la cornetta.
Mi era tornato di nuovo il sorriso.
Mi vestii rapida, poi guardai i capelli.
E mi venne da piangere.
Erano storti, arruffati, mezzi lisci e mezzi mossi, non avevano nessun
senso!
Era tempo di ascoltare le sagge parole di un altro guru.
Optai per Cassiopea, in queste cose Heles era completamente inutile, il
suo motto era "chissenefrega, io esco come cazzo mi pare".
- Pronto? -
- Sono io, aiuto! - dissi con tono teatrale.
- Spara -
- Capelli. Schifo. Che faccio? -
- A lui piacciono lisci... - disse Cassiopea, sentii il mio stomaco
fare un piccolo balzo.
Aveva ragione.
- Ma come fai a sapere che... -, mi bloccò.
- Se fosse una sera qualunque non ti importerebbe così tanto
dei capelli - mi fece notare, immaginai stesse sorridendo.
- Giusto, grazie mille, vado a bruciarmi i capelli, ci vediamo dopo! -
Corsi in bagno e attaccai la piastra, poi mi spazzolai le lunghe
ciocche.
- Cerchi di restaurarti? - rise mia sorella entrando in bagno.
Le feci una linguaccia.
Lei iniziò a spogliarsi e aprì l'acqua della
doccia.
- E' per quel cretino, vero? - mi chiese prendendo l'accappatoio.
- Già -
- Non rimanerci male... se ti rifiuta ci perde solo lui -, non mi
sentivo per niente meglio.
- Lascia perdere... tanto mi rifiuterà di certo -
- Finchè non glielo confessi apertamente c'è
sempre un
bagliore di speranza -, Violante entrò dentro la doccia.
- Col cavolo - dissi, afferrando di scatto la piastra.
Alle otto precise ero in Piazza del Mercato, sotto l'antico orologio,
accanto al municipio, da sola.
Heles avrebbe esclamato "Capperini, che nervoso!".
Io non mi sentivo così pacata.
Sfregai nervosamente le mani una contro l'altra.
Ripassai mentalmente il piano per quella sera: pizza, giro fra le
piazze per sentire un po' di musica, forse pub e poi...
- Ciao! Sei sola? -, Telemaco aveva appena interrotto i miei pensieri,
Meglio.
- Già... siete dei ritardatari - lo rimproverai
amichevolmente.
In quel momento, però, avrei preferito che qualcun'altro
fosse
stato più solerte, ma, d'altronde, lui prendeva il pullman
assieme ad Heles.
- Stai benissimo - disse osservandomi, lo ringraziai e, mentalmente,
benedissi i miei guru illuminati.
- Anche tu, bella la camicia - ne indossava una blu scuro, molto
elegante.
- Ti sei piastrata i capelli? -, io annuii.
- Ti stanno davvero bene -, a quelle parole sentii la bocca dello
stomaco chiudersi lentamente.
Lui non se ne sarebbe accorto.
- Li odio - brontolai, scostandomi il ciuffo dalla fronte.
- Allora perchè li hai lisciati? -
- E' una lunga storia... - icrociai le braccia, la mia espressione era
inequivocabile: non ho intenzione di parlarne, mi spiace.
- Ci sono Cassiopea e Tiziano - disse indicando un punto dall'altra
parte della piazza.
Cassiopea indossava un paio di jeans, stivali neri e una giacchetta
viola, Tiziano vestiva completamente di nero e portava la cravatta.
- Buonasera Madamigella - disse il ragazzo prendendomi un polso e
facendomi il baciamano, scoppiai a ridere.
- 'Sera Messere - simulai una riverenza.
- Sta sera è uscito di testa - Cassiopea fece una buffa
smorfia.
- Chi manca? - domandò Telemaco.
- Heles, Raffaele, Andrea e Lavinia -, al nome di Raffaele sospirai.
Sentivo che quella era la mia ultima occasione per fargli capire quanto
ci tenessi a lui.
Sapevo che quella sera sarebbe stata rivelatrice, nel bene o nel male.
E desideravo davvero fosse nel bene.
Ne andava della mia salute psicofisica.
- Parli del diavolo... - disse Telemaco e mi sentii male.
Erano Raffaele e sua cugina.
Heles, come al solito, indossava un paio di jeans sbiaditi e una felpa
colorata, i capelli corti che guizzavano in ogni direzione.
Lui: pantaloni neri, scarpe nere e camicia viola.
Stavo per avere un collasso.
Non era possibile.
Quando ci videro scoppiarono tutti a ridere.
- Ehi Temi! Ma che eleganza! - mi sorrise lui, ecco che mi squagliavo.
Abbozzai un sorriso intontito.
Svegliati, ragazza! Altrimenti qua finisce con un buco nell'acqua.
- Vi siete accordati? - Heles alzò un sopracciglio perplessa.
- Certo che no! - protestai a gran voce, ma non potei fare a meno di
sorridere dentro di me.
Senza farlo di proposito avevamo scelto la stessa combinazione d'abiti.
Ero stranamente felice, mentre constatavo quanto fossimo in sintonia.
Una volta arrivati anche Andrea, Linda eLavinia, i tre ritardatari, ci
spostammo alle Vele.
Il nostro tavolo era in un angolo, in fondo al locale, proprio accanto
ad una grande vetrata: avremmo mangiato in vetrina.
Mi affrettai a prendere posto accanto a Raffaele e Lavinia, mentre
davanti a me sedevano Heles, Telemaco e Cassiopea.
Un giovanotto prestante e decisamente attraente ci consegnò
consunti menù neri con un gran sorriso.
- Che gnocco - constatò Lavinia.
Quella sera non mi sentivo particolarmente originale, così
optai per un classico: la margherita.
Raffaele stava sfogliando il menù, lo faceva sempre, anche
se, alal fine, ordinava la solita margherita.
Taccagno e banale.
Dopo qualche minuto, il cameriere-simil bagnino di Baywatch ci aveva
portato le nostre bevande.
- Per chi è la coca-cola media? - domandò lui,
sollevando il bicchiere.
- Mia -, Linda alzò la mano, ma così facendo
urtò
il braccio del ragazzo e, inevitabilmente, la bevanda le
scolò
lungo la schiena.
Il fato volle che quella sera indossasse un bellissimo vestito nero,
che davanti offriva una moderata veduta, ma dietro celava una profonda
scollatura.
Vedemmo tutti il volto di Linda spalancarsi per la sorpresa, per poi
contorcersi in una smorfia: stava tentando di illudersi che mezzo di
bicchiere di coca-cola le fosse finito nella schiena.
Il cameriere-bagnino si allontanò balbettando scuse e
promettendo di tornare subito con un asciugamano.
Noi scoppiamo a ridere.
Linda si fece rossa in volto: la sua ira funesta stava per scatenarsi.
- Non c'è niente da ridere!! - urlò, sbattendo un
pugno sul tavolo.
- Dai Linda, non è così grave... si asciuga! -
tentò di consolarla Cassiopea.
- Asciuga un corno!! - sbraitò la ragazza fradicia.
- Eddai! Io mi sarei fatta rovesciare addosso qualunque cosa da lui -
ridacchiò Lavinia.
- E allora perchè non sei venuta al posto mio!?! -, stava
ormai dando di matto.
Per coronare il tutto, Raffaele le scattò un'imbarazzante
foto, tentava di tamponare la coca-cola aiutata dal cameriere.
A questo punto, Linda aveva raggiunto limiti di rabbia esorbitanti.
Si mise le mani fra i capelli e sbuffò.
- La mia piega non durerà ancora per molto... che serata
di...
-, l'imprecazione di Linda fu soffocata dall'esclamazione di Andrea.
- Ma quelle non sono le vostre compagne?! - indicò rapido il
vetro.
Ci girammo di scatto.
Eccole: Gaia Guendalina Bla-bla indossava un paio di pantaloni bianchi
con i tacchi alti, stessa mise per Paola Adelina che, però,
aveva aggiunto un orrendo fiocco colorato nei capelli, che faceva a
botte con il loro colore, Rachele Calimero un semplice paio di jeans e
una giacchetta grigia, e poi Arianna la Narcisa.
Indossava un vestito lungo fin sopra le ginocchia.
Era stupendo.
Ed era viola.
Cazzo.
Strinsi i pugni sotto al tavolo, finchè non sentii le unghie
conficcarsi nel palmo della mano.
Passando ci lanciarono un'occhiata di sufficienza. Ricambiammo.
Arianna, però, si soffermò ad osservare Raffaele,
poi i suoi occhi si spostarono sulla mia camicia.
E mi fulminò con lo sguardo.
Subito si voltò verso Adelina e Guendalina Bla-bla,
sussurrando qualcosa nelle loro orecchie.
Scoppiarono a ridere.
Dopo un'ultima sprezzante occhiata, sparirono dalla nostra visuale.
Mi voltai verso Raffaele.
L'ebete aveva ancora lo sguardo perso oltre il vetro, nelle pieghe del
vestito viola
di Arianna. Le sue guance si erano tinte di scarlatto.
Non feci fatica ad immaginare il corso dei suoi pensieri e quale punto
di quelle pieghe avesse risvegliato i suoi ormoni.
Come al solito il mio piano per attirare la su aattenzione era
naufragato miseramente, che nemmeno il Titanic, surclassato dal vestito
di Arianna, dai suoi tacchi, dalle sue gambe e dal suo volto o da
qualunque altra cosa che lui potesse trovare di bello in lei.
La scena mi veniva rubata di nuovo.
Mi ero persino piastrata i capelli per fargli un piacere e lui manco
l'aveva notato.
Che cretina.
E che cretino!
Finita la cena, ci tuffammo nel caos che invadeva le vie, di
solito tranquille, di Connemara.
Diversi artisti performavano nelle piazze, c'erano stand e giochi, luci
e suoni, che si perdevano nella frizzante aria di fine settembre.
Girovagammo senza meta fra le diverse attrazioni: sostammo in piazza
Cavour per ascoltare Vasco Rossi, Telemaco fece il broncio tutto il
tempo, finchè non ci spostammo dietro al Duomo, dove avevano
sistemato un piccolo palco per il karaoke. Io mi offrii per cantare e
proprio mentre salivo sul palco, applaudita dai miei amici, Telemaco si
unì a me.
Il ragazzo che gestiva il baracchino scelse un duetto: "Broken strings"
di Nelly Furtado e James Morrison.
Cantare è la mia passione: sin da piccola deliziavo i miei
parenti alle riunioni familiari con la mia voce.
Inoltre, da quando avevo sette anni, studio canto.
Anche Telemaco è un bravo cantante.
Ovviamente la mie esibizione non era solo per pur piacere personale:
dovevo assolutamente fare in modo che Raffaele concentrasse la sua
attenzione su di me.
Quando, tre minuti dopo, la canzone finì, scendemmo dal
palco circondati dagli applausi.
Mi guardai rapidamente attorno: Raffaele sembrava scomparso,
inghiottito dalla folla che si accalcava ovunque.
- Dov'è tuo cugino? - chiesi a Heles.
- E' appena andato via: sono arrivati i suoi amici di Sant'Anna, ha
detto che avrebbe fatto un giro con loro -.
- Ma... torna? - domandai angosciata.
- No, ha detto: ci sentiamo domani -.
Mentre io cantavo per farmi notare da lui, quello stronzo se ne andava
con i suoi amichetti stupidi.
Non era giusto.
Rimasi immobile per alcuni secondi: i miei occhi si appannarono a causa
delle lacrime.
A che serviva darsi tanta pena per ottenere solo le briciole?
Ah, mi avrebbe sentito!
Chiediamo ancora scusa per il ritardo e speriamo
che il capitolo vi sia piaciuto!
x pazzafuriosa92: per la prosa forbita ci
sarà tempo nel prossimo capitolo! Comunque ci fa piacere che
la storia continui a piacerti^^
By Fabi&Ele
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