Dedicata
a Giada – caraaa, come
sono orgogliosa! XD
Altre menzioni: Elisa (Awww), Francesca (Tu sei KIRA!), Francesca (Tu
invece
sei Raito [?]).
Giusto per caso ho
riscoperto la cartellina in Musica dedicata ai Sonata
Arctica... Inutile dire che mi sono innamorata nuovamente dei testi XD:
le
citazioni all’inizio e alla fine, insieme con il titolo, sono
infatti estratti
tradotti dal testo di «Kingdom of a heart».
Non ho molto da dire
*sasa*, potrebbe risultare assai poco originale però ci
tenevo a scrivere qualcosa per L, trovandomi votata al Matt/Mello .___.
Ho una conoscenza
piuttosto frammentaria dei giochi di carte – so qualcosina
della briscola e di tressette, conosco ramino e scala quaranta, conosco
le
regole generali del poker, ma nulla più di questo XD, quindi
le citazioni sono
piuttosto leggere e da cogliere. Non sono comunque indispensabili *sasa*
Penso sia piuttosto
Nonsense, spero possa risultare IC, anche se ne dubito XD.
Ho inserito
l’avvertimento AU, però non è proprio
corretto: si tratta di una
similitudine con la situazione dei personaggi.
Va be’ XD,
melius abundare quam deficere.
Buona lettura ^^.
Kingdom of a heart.
«C’è
un buco dove dovrebbe esserci il mio
cuore, sono fatto di legno, sono caduto lontano;
vorrei dare via il regno per un giorno ancora».
Non si era mai definito una persona forte – non si era mai
definito una
persona, non si era mai definito nulla.
Lui era il detective, il giocatore d’azzardo ancora in cerca
della perfetta
combinazione di situazioni le quali, oltre a mettere a repentaglio il
prezioso
gruzzolo conquistato velocemente, avrebbero reso la partita molto
più
interessante.
– Ma L.
non giocava a soldi: la posta
era decisamente più alta, terribilmente meno umana.
Lawliet era
[rimane?] uno scommettitore maturato
quanto
capriccioso.
Lawliet era [rimane]
un attento
osservatore.
L’ha
visto!
Quel ragazzino sta barando: è bravo, certo, e affascina i
giocatori con la sua
destrezza.
Prima di segnalarlo, quindi, perché non sfidare la sorte?
Sorride mentre si avvicina al banco.
Un’esclamazione delusa dai tavoli da Blackjack attira la sua
attenzione.
È stato chiamato Mello? Un fatto insolito, è lo
stesso soprannome del ragazzo
che ha visto buttar fuori la settimana scorsa.
[Per barare bisogna conoscere le
regole del gioco – solo la roulette russa merita di essere
vissuta.]
Manifesta sicurezza mentre si accoccola sullo sgabello sua meta.
Il Dealer si volta con un sorriso frettoloso e gli fa cenno di voler
attendere
ancora un paio di minuti.
«Altrimenti dove sta la competizione?» parla mentre
sistema il colletto,
interrompendosi per ringraziare del bicchiere d’acqua limpida
una donna bionda.
Il terzo arrivato dimostra a malapena l’età per
giocare, le gambe che
ciondolano nel vuoto; rivolge uno sguardo silenzioso ai giocatori suoi
compagni
e rivali, un nome di quattro lettere rotola dalle labbra socchiuse.
Ha la faccia di chi potrebbe andare a terra con una carta del mazzo e
il
bugiardino del Prozac, L. non ha cura di lui.
[Non è difficile
ostentare fiducia
nelle proprie capacità; il problema sta poi nel non
rivelarsi un fallito.]
– Non
staccherà gli occhi dalle mani del
Croupier, neanche un istante.
Non risponderà alle richieste di quel giovane
[Si è presentato come
Kira: un nome
pittoresco.] ,
non s’interesserà ai
movimenti continui del signor Matsui sul sedile imbottito e ricoperto
di lucida
plastica, noterà a malapena le mosse rapide e studiate di
«Near».
Non si permetterà una distrazione.
Non quando è così vicino alla risposta
definitiva, non quando è così vicino
alla vittoria...
«Hai
sballato,
il banco vince».
«Io sono il
re della terra,
sono il comandante del mare,
avrei dato via tutto in un momento – se avessi avuto un
momento».
|