the spirit carries on
Where did we come from?
Why are we here?
Where do we go when we
die?
What lies beyond
And what lay before?
Is anything certain in
life?
< Da quanto
tempo lo sai? >
< Un
anno… più o meno >.
Kenny
guardò per un attimo
il suo interlocutore, poi annuì più volte,
tirando su col
naso. Le sue narici si impregnarono dell’odore di farmaci e
disinfettanti che impestava l’aria.
L’odore tipico degli
ospedali.
< Come hai
fatto a scoprirlo? >.
Butters
sussultò. Non voleva
parlare; aveva vergogna, aveva paura di fare, coma al solito, la figura
della ragazzina. Ma era anche dell’idea che Kenny avesse il
diritto di ricevere una risposta. Quando si rese conto che stava
fissando insistentemente il pavimento alzò immediatamente lo
sguardo, incontrando gli occhi dell'amico.
Azzurri,
come i suoi.
Sentì le lacrime pizzicargli le palpebre nel constatare che,
nonostante la malattia che da un mese lo devastava, erano luminosi e
vivi come lo erano sempre stati.
Che
terribile ironia.
Deglutì, si
schiarì
la voce e cominciò a parlare. Raccontò a Kenny
del suo
diario segreto, uno di quelli in cui si scrivono i proprio pensieri, si
parla degli avvenimenti belli e brutti della propria vita, delle
emozioni che si provano. Gli raccontò di quando, un anno
prima,
dopo essere rimasto particolarmente sconvolto dopo la
sua morte a
causa di un investimento d'auto, si fosse messo a rileggere tutto il
diario per potersi
soffermare sui momenti felici passati coi suoi amici. Gli
parlò
di quanto fosse stato male dopo aver letto che Kenny McCormick, secondo
quanto aveva scritto, era già morto altre volte, scioccato
anche
dal fatto che nessuno sembrava ricordare niente. Arrivò poi
a
descrivere come
i ricordi, man mano che ci pensava, riaffioravano alla memoria e di
come, ad ogni nuova morte, rimanesse in lui sempre un vago sentore di
déjà vu che non lo abbandonava mai.
Morti diverse,
funerali, lacrime
degli amici e disperazione dei genitori: un circolo vizioso di morte e
resurrezione che costringeva un povero ragazzo di una tranquilla
cittadina di montagna a sperimentare esperienze terribili e dolorose, a
vivere con
l’idea che sarebbe potuto morire da un momento
all’altro,
risorgere e che poi sarebbe ricominciato tutto dal principio. La sola
idea avrebbe fatto
impazzire chiunque.
<
L’ultima volta che sei morto ho ricordato tutto perfettamente
> concluse.
Piangeva, Butters. Non
se n’era accorto, ma piangeva da un bel po’.
<
P-Perché? > chiese, coprendosi gli occhi con un
braccio e asciugandosi le lacrime.
< Cosa
“perché”? >
<
Perché… ti succede qu-questo? >.
Tirò su col
naso.
< Non lo so,
sinceramente >
rispose Kenny, facendolo sussultare nuovamente. Cercando di fare leva
sui gomiti per mettersi più comodo, gli sorrise e
alzò le
spalle.
< Ma pazienza,
non è che possa farci granché >.
They say “Life
is too short”,
“The here and
the now”
And
“You’re only given one shot”
But could there be more.
Have I lived before,
Or could this be all
that we’ve got?
Improvvisi
colpi di tosse gli impedirono di continuare a parlare. Butters
scattò in piedi, preoccupato.
< Kenny!
> esclamò spaventato, avvicinandosi a lui e
cincendogli le spalle.
<
A…cqua… >.
Immediatamente prese
un bicchiere
dal comodino vicino al letto e lo riempì d’acqua,
avvicinandolo con cautela alle labbra dell’amico, ancora
preda di
spasmi e colpi violenti di tosse. Kenny ne bevve un paio di sorsi,
deglutendo piano, finché non si riprese. Respirò
profondamente un paio di volte, per poi rimettersi semi-seduto.
< Scusami
> biascicò, chiudendo un attimo gli occhi.
< N-no,
figurati. Stai bene? >
< Si, ora si.
Grazie >.
Butters si
asciugò nuovamente le lacrime, tentando di frenarle e di
darsi un contegno di fronte all’amico.
< M-mi
dispiace, Kenny > mormorò, rimettendosi seduto.
< Oh, non
importa. Succede da quando avevo sei anni >
<
Quindi… >
< È
così da sette
anni circa, sì. Ma davvero, non mi importa. Vedrai che tra
massimo un paio di giorni sarò di nuovo qui a fracassarvi le
palle >.
If I die tomorrow
I’d be all
right
Because I believe
That after
we’re gone
The spirit carries on.
Butters strinse
convulsamente i pungi, a quelle parole. Come poteva Kenny dire una cosa
del genere?
< N-non
è vero. Io non penso che tu sia… un rompiballe…
>.
Arrossì.
Aveva detto una
parolaccia. Kenny, invece, scoppiò a ridere. O meglio,
avrebbe
tanto voluto farlo, ma non era così in forze da potersi
permettere un simile sforzo. Semplicemente, sorrise.
< Tu sei troppo
buono,
spaventosamente buono! Non si spiegherebbe, altrimenti, come diavolo
fai a voler tanto bene a Cartman >.
Seguì
qualche minuto di
silenzio. Butters cominciò a torturarsi le maniche del
maglione
turchese, mentre Kenny faceva schioccare la lingua di quando in quando.
Avrebbe voluto fare una domanda, ma forse era troppo…
crudele da
porgere.
< A cosa stai
pensando? > lo sorprese Kenny, come se gli avesse letto nel
pensiero.
<
Ecco… v-volevo
chiederti… > si fermò, cercando di trovare
il coraggio
per porre quella domanda. < Non hai paura? >.
Ci era riuscito.
< No >
fu la secca risposta.
< Cioè, prima sì, quando ero
più piccolo. In
effetti, come si fa a rimanere tranquilli quando ci si ritrova a
respirare, parlare, ridere e giocare nuovamente sulla Terra dopo che si
è
morti? Senza contare il fatto che nessuno se ne ricorda. Nessuno si
ricorda di aver pianto, di essersi sentito triste, di aver portato
fiori e lumini sulla tomba del piccolo Kenny McCormick >.
Un velo di tristezza
gli adombrò il viso a quel pensiero, ma subito scosse la
testa, come a volerlo scacciare.
< Inoltre, non
lo so
perché questo succede, non so chi ha deciso che per gli
altri
c'è una sola morte e per me parecchie. Non posso nemmeno
dare la
colpa a Dio, non l’ho mai visto >
< N-no? >
< No. Ogni
volta che muoio mi
sento come se stessi galleggiando sull’acqua. Vorrei aprire
gli
occhi, ma non ci riesco. Dopo un po’ di tempo sento una forza
che
mi tira verso il basso e uno strano senso di… soffocamento,
diciamo. Quando mi sembra di essere al limite riesco ad aprire gli
occhi e… >
<
E…? > lo incitò a continuare Butters,
incuriosito.
< Mi sveglio di
soprassalto nel
mio letto, sempre alle tre del mattino. Mi alzo alle sette, faccio
colazione e... niente. Nessuno ricorda nulla, come se niente fosse
successo > concluse.
Ancora silenzio.
Butters stava
ancora assimilando le parole di Kenny, non riusciva a credere che
morire e rinascere fosse così… semplice.
< Davvero n-non
hai mai visto Dio? >
< No, non credo
nemmeno che ci
sia. O meglio, non come lo dipingiamo noi. Se esistesse un Dio del
genere, credo che mi avrebbe per lo meno degnato di una spiegazione. Ma
ormai nemmeno quella è importante, ci ho fatto
l’abitudine, a questa situazione del cazzo >
<
M-ma… non ti incuriosisce nemmeno un po’ sapere
perché ti succede tutto questo? >
< No, ti ho
detto che non me ne
frega niente. Prendo tutto come viene, vivo giorno per giorno proprio
perché so che potrei morire da un momento
all’altro. So
benissimo che tanto ritornerò, ma non voglio rischiare. Ogni
volta potrebbe essere l’ultima, meglio godersela appieno se
non
voglio rimanere per sempre a mollo in quell’oceano con qualche rimpianto e senza nemmeno poter aprire
gli occhi >.
I used to be frightened of dying,
I used to think death
was the end.
But that was before
I’m not scared
anymore
I know that my soul will
transcend.
I may never find all the
answers,
I may never understand
wh,y
I may never prove
What I know to be true
But I know that I still
have to try.
Kenny si
sentì
improvvisamente debole. Strabuzzò gli occhi, poi si
accasciò sul cuscino, respirando con molta fatica.
< Mi
sa… che ci siamo > biascicò, facendo
trasalire Butters.
Subito
scattò in piedi e, piangendo, abbracciò forte
l’amico.
< No! N-non
voglio che tu muoia!
Non voglio, non voglio! > urlò, bagnando di lacrime
il petto
di Kenny. Alzò il viso per fissarlo nuovamente negli occhi,
constatando con orrore che, ormai, erano velati e spenti.
<
Non… fare lo stupido.
Lo sai che tanto… tornerò. Tira fuori le
palle…
una volta ogni tanto >.
D’istinto,
Butters lo baciò sulla fronte, poi sulla guancia. Non c'era
proprio niente, che potesse fare.
< I-io ti
aspetterò > poté solo dire, < Poi
giocheremo tutti a basket o-oppure con la X-box. Ti faccio giocare con
la mia tutte le volte che vorrai, eh? > chiese, tirando
più
volte su col naso.
< È
stato bello… parlare con te. Quando torno… ci
faremo un’altra chiacchierata, noi due >
<
Sì, si > annuì l’altro, <
Sono tuo amico, io >
< Proprio per
questo… se dici a qualcuno che mi hai baciato… ti
ammazzerò >.
Sorrise, ma poi fu
preda di nuovi attacchi di tosse, più violenti di quelli
precedenti e molto più dolorosi. Vomitando sangue, riuscì a malapena
a formulare un’ultima frase.
<
C-chiama… i miei ge-geni…tori > .
Move on, be brave,
Don’t weep at
my grave
Because I am no longer
here.
But please never let
Your memory of me
disappear.
Non ce ne fu bisogno.
La porta
della sua stanza si spalancò ed entrarono un medico e
quattro
infermiere, seguiti poi dai signori McCormick. Butters era spaventato,
eppure non riusciva a distogliere lo sguardo dal volto esangue di
Kenny, i cui occhi, ora, fissavano il soffitto privi di vita, mentre un
rivolo di sangue gli scorreva dalla bocca giù, lungo il
mento.
Sentì qualcuno che lo strattonava per allontanarlo da quel
letto
di morte, ma lui non riusciva a non stringere convulsamente la mano
del suo amico. Riuscirono a farlo uscire dalla stanza, anche se lui non
se ne n’era quasi accorto. L’immagine di Kenny
venne
sostituita dal volto di una giovane infermiera, che aveva chiuso la
porta e lo stava fissando con un sorriso triste.
< È
meglio se non guardi > disse, con voce rotta
dall’emozione.
Butters
fissò la maniglia
della porta, trattenendo a stento l’istinto di gettarvisi
sopra
per aprirla ed entrare di nuovo in quella stanza per stare vicino al
suo amico fino alla fine. Fu quando sentì le urla disperate
della signora McCormick che capì che, a qual punto, sarebbe
stato inutile entrare. Guardò l’infermiera con gli
occhi
velati dalle lacrime, torturandosi il labbro inferiore e singhiozzando
ripetutamente. La ragazza lo abbracciò , non sapendo
cos’altro fare. Aveva ancora poca esperienza.
< Mi dispiace,
ragazzino. Non piangere, il tuo amico ora andrà in un posto
dove starà bene >.
Safe in the light that surrounds
me,
Free of the fear and the
pain,
My questioning mind
Has helped me to find
The meaning in my life
again. (*)
< S-si >
rispose lui,
asciugandosi le lacrime e tentando, senza successo, di abbozzare un
sorriso. L’infermiera gli accarezzò la
testa,
asciugandogli meglio le guance rosse.
< Va’
a casa, ragazzino. Non è un posto per te, questo >.
Butters
annuì e si
voltò senza dire altro. Con passo tremolante
attraversò
il corridoio, cercando di non badare alle occhiate compassionevoli
degli altri pazienti o dei loro parenti. Quando arrivò al
pianerottolo si dovette tappare le orecchie. Le urla strazianti
della signora McCormick, uscita dalla stanza del figlio, gli
rimbombavano impietose nella testa. Ricominciò a piangere.
Avrebbe tanto voluto darle un piccolo conforto, assicurandole che
sarebbe accaduto un miracolo, che Kenny sarebbe ritornato a casa entro
qualche giorno. Ma a cosa sarebbe servito? Di sicuro lei non lo avrebbe
creduto, nessuno lo avrebbe fatto, attribuendo le sue parole ad un
ragazzino troppo sconvolto dalla morte dell’amichetto per
ragionare in modo sensato. Senza contare, inoltre, che quando Kenny
sarebbe tornato il ricordo e il dolore per la sua perdita sarebbero
sparito
dall’animo di sua madre come in quello di suo padre, di suo
fratello, di sua sorella, di tutti i suoi amici.
Non dal suo,
però.
Si sentì maledetto, per un attimo. Lui avrebbe
dovuto sopportare sempre tutto, non ci sarebbe stato nessun reset
per la sua memoria, non più, ormai. Scacciò
immediatamente questi pensieri dandosi un pugno sulla testa, bollandoli
immediatamente come egoisti.
No, lui si sarebbe sforzato, per essere in grado di sopportare il peso
di quel segreto terribile. Non era giusto, in fondo, che Kenny
affrontasse tutto da solo, senza nemmeno una persona con cui
parlare, con cui sfogarsi se, magari, avesse avuto paura della sua
prossima morte, se i suoi nervi avessero ceduto...
Era suo amico, no?
Ma era comunque un
fardello troppo pesante per un bambino così fragile.
Dopo un tempo che
sembrò
infinito arrivò a casa sua. Non badò a sua madre
che,
preoccupata, gli chiedeva perché avesse
quell’espressione
da funerale, ignorando che, l’indomani, ce ne sarebbe
stato uno per davvero. Entrò in camera sua, constatando che
le lacrime si
erano fermate, come se le avesse consumate tutte e non ne avesse
davvero più. Si avvicinò al mobile dove teneva,
gelosamente conservata, la sua X-box, che con tanta fatica era riuscito
a comprarsi, risparmiando ogni soldino guadagnato grazie a qualche
lavoretto. Si
inginocchiò, tirando fuori parecchi giochi e cominciando a
selezionarli attentamente con occhio critico.
Chissà quale
sarebbe piaciuto, a Kenny.
If I die tomorrow
I’d be all
right
Because I believe
That after were gone
The spirit
carries on.
*****
Note dell'autrice
Punto numero 1: non chiedetevi di che malattia
muore Kenny. Il fatto che non l'abbia specificato è voluto
Punto numero 2: perché
"Butters e il diario"? Questa song-fic non vuole essere un tentativo da
parte mia di dare una spiegazione alle numerose morti di Kenny, ma
semplicemente ho voluto scrivere una storia in cui Butters trascorreva
con lui gli ultimi momenti (gli ennesimi, ultimi momenti) della sua
vita. L'espediente del diario segreto potrà sembrarvi troppo
semplice, ma io ero semplicemente alla ricerca di un motivo per cui
Butters dovesse ricordare tutte le morti di Kenny e, quindi, essere
triste per lui. Ma soprattutto, volevo un motivo che fosse "puccioso".
E ditemi voi, cosa c'è di più puccioso di un
Butters che tiene un diario segreto? ^_^
Punto numero 3: prima
che qualcuno lo dica, non è una slash. I due baci
che Butters da a Kenny sono innocenti, come innocente e puccioso
è colui che li ha dati. A me piacciono molto le Bunny, ma
questa non vedetela come tale perchè non lo è.
Oh, ma potete fangirleggiare lo stesso *W*
Punto numero 4: la
splendida canzone che ho scelto per questa mia non altrettanto
splendida fic è The
Spirit Carries On dei divini Dream Theater, dall'album
Metropolis pt. 2: Scenes
From A Memory. Piccolo appunto: il testo usato
nella storia ha una parte mancante, dov'è c'è
l'asterisco. Questo perchè tutto l'album è una
storia, e questa canzone è un discorso del protagonista. In
particolare, le parole da me tolte erano rivolte ad una ragazza.
Capirete benissimo che ho dovuto toglierle. Per maggiori informazioni
consultate Wikipedia.
Ecco la strofa completa:
Safe in the light that surrounds me
Free of the fear and the pain
My questioning mind
Has helped me to find
The meaning in my life again
Victoria's real
I finally feel
At peace with the
girl in my dreams
And now that I'm here
It's perfectly clear
I found out what all
of this means
Vi lascio il link della
canzone live, con una richiesta: se possibile, rileggete la mia storia
con questa canzone di sottofondo (è stato così
che l'ho scritta). È stupenda ed anche una piacevole colonna
sonora (senza contare l'assolo di Petrucci *ç*).
[ http://www.youtube.com/watch?v=W70LZxzp2js&feature=player_embedded
]
La traduzione della canzone:
Lo Spirito Sopravvive
Da dove veniamo?
Perchè
siamo qui?
Dove andremo quando
moriremo?
Quali bugie
sull'alditla' e quali prima ?
C'è
qualcosa di certo nella vita?
Dicono "La vita
è troppo breve" "Qui e ora..."
e "Hai solo una
possibilità"
ma potrebbe esserci
di più
sono vissuto prima
o questo è
tutto quello che possiamo avere?
Se morissi domani
non mi importerebbe
perchè
credo
che dopo che ce ne
siamo andati
lo spirito continua
Ero solito aver paura
di morire
Ero solito pensare
che la morte fosse la fine
Ma questo era prima
non sono
più spaventato
so che la mia anima
trascenderà
Potro' non aver mai
trovato tutte le risposte
Potro' non aver mai
capito perchè
Potro' non aver mai
provato
che quello che so
è vero
ma so che devo
provarci ancora
Se morissi domani
non mi importerebbe
perchè
credo
che dopo che ce ne
siamo andati
lo spirito continua
Muoviti, sii
coraggioso
non piangere sulla
mia lapide
perchè io
non sono piu' qui
ma per piacere non
lasciare
che i tuoi ricordi di
me svaniscano
Al Sicuro nella luce
che mi circonda
libero dalla paura e
dal dolore
la mia mente dubbiosa
mi ha aiutato a
trovare
di nuovo il
significato nella mia vita
Victoria è
reale
Finalmente mi sento
in pace
con la ragazza nei
miei sogni
e adesso che sono qui
adesso che sono qui
è perfettamente chiaro
che ho capito il
significato di tutto
Se morissi domani
non mi importerebbe
perchè
credo
che dopo che ce ne
siamo andati
lo spirito continua
Ho
finito. Come al solito, un abbraccio a chi legge e chi
commenterà.
WindGoddess
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