Era una di quelle sere in cui proprio
non si riesce a
prendere sonno, neanche imponendolo a sé stessi.
E, si sa, in queste occasioni la
mente vaga a
briglia sciolta verso pensieri vicini e
lontani, talvolta scavando nel passato, talvolta invece soffermandosi
su
qualche avvenimento appena successo; il risultato comunque,
è sempre una gran
confusione in mente e il sonno totalmente volato via con i pensieri.
Già, proprio una di quelle
sere a cui era abituato Aoi,che
negli ultimi mesi ne aveva passate decisamente parecchie seduto sul
davanzale
della finestra del salone. Unica compagna: la fedele bottiglia di birra
che
andava sorseggiando più per abitudine che per altro.
Pensava al suo passato e soprattutto
al suo futuro,
rendendosi conto di non essere più un ragazzo e di dover
cercare di sbrigarsi a
trovare un vero motivo per andare avanti. Già,
c’era la musica…ma la musica non
poteva riempire proprio tutta la vita di una persona, c’era
qualcosa che era
addirittura più importante, anche per un chitarrista
professionista e
appassionato come lui.
Ma allora cosa? Aoi in quelle sere se
l’era sempre chiesto
anche se in fondo, in cuor suo, lo sapeva benissimo, l’aveva
sempre saputo.
Sorrise tristemente. Nella luce
eterea della luna, che
proiettava ombre insolite nella camera, la chitarra che aveva in mano
faceva
tutto un altro effetto. Iniziò ad intonare qualche nota
dell’ultima canzone del
gruppo, esercitandosi su un passaggio che gli riusciva sempre
difficoltoso.
Aveva provato qualche giorno prima a
chiedere qualche consiglio
su quelle poche battute all’altro chitarrista, ma le sue
risposte erano sempre
così distaccate
che nella sua mente si
formavano mille domande e finiva sempre per allontanarsi scusandosi.
Aveva deciso quindi di provare a
farcela da solo.
Quella sera però era stato
veramente difficile trovare la
concentrazione con tutto ciò che gli frullava per la
testa,quindi decise di lasciar
perdere anche la chitarra e ritornare ad impugnare la bottiglia di
birra,
aggrottando le sopracciglia,irritato.
Perchè Uruha si comportava
in quel modo? Aveva davvero
importanza ciò
che era successo se
avevano chiarito tutto subito dopo?
Dopotutto erano sempre andati
d’accordo quando erano stati
in camera insieme o quando parlavano di questioni riguardanti il
gruppo…
Questo
suo
comportamento lo confondeva parecchio ed in un certo senso lo irritava
pure. In
fondo non era solo qualche consiglio quello che gli aveva chiesto?
Mescolare la
vita privata e quella professionale era sempre da sconsigliare,anche
se…anche
se nel loro caso avevano finito per intrecciarsi nel peggiore
modi….o almeno in
uno molto scomodo.
Iniziava così a pensare
che in lui ci fosse veramente
qualcosa di sbagliato, che effettivamente potesse vedere il mondo in
maniera
totalmente diversa dagli altri.
Era sempre restio a chiedere qualcosa
a qualcuno,temeva di
causare troppo disturbo o di rendersi ridicolo.
In fondo Aoi era molto debole. Debole
e maledettamente solo.
Non pranzava forse solo ogni santo
giorno per quel suo assurdo
imbarazzo? Non finiva forse per
invidiare i suoi compagni della band perché
riuscivano a scherzare
continuamente? Non sentiva forse un nodo allo stomaco quando sentiva
Uruha ridere
della grossa con qualche
altro membro
del gruppo?
Oh, si. E tutto questo lo aveva reso
lentamente incapace di
prendere sonno la sera come
tutte le
persone normali.
Fondamentalmente perché
aveva appena realizzato di amare
veramente quel ragazzo che ultimamente
gli dava così poca confidenza.
Buffo come ci si accorge della
presenza fondamentale di
qualcuno solo dopo che questi si è allontanato da
te…
Erano usciti a
prendere
qualcosa da bere,come facevano di solito per svagarsi un po’
dopo lunghe ore
passate a provare. C’era un clima disteso e allegro in quel
pub e non ci misero
molto ad ubriacarsi completamente.
Avvenne nel
bagno di
quel locale del centro.
Uruha,ubriaco
fradicio,
stava sciacquandosi la faccia per cercare di riprendere tono e darsi
una
rinfrescata prima di tornare a casa quando Aoi era entrato nel
bagno,con il
passo non proprio stabile e l’espressione stralunata.
Non ci aveva
pensato
due volte: si era portato dietro di lui iniziando a leccargli il collo
appoggiando le sue mani sui suoi fianchi. In quelle condizioni non si era accorto della
reazione dell’altro,
né aveva visto la sua espressione. Girò con la
forza il ragazzo, incapace di
resistere alla sua presa. iniziando a baciarlo avidamente.
Smise solo
quando sentì
un sonoro ceffone spegnersi su una sua guancia, e un fastidioso dolore
espandersi
sulla sua superficie. Uruha,con uno sguardo misto tra
l’incredulo e lo
spiazzato oltre alla perenne ombra dell’alcol,
scappò via lasciando Aoi in
quello squallido bagno,colto da un istante di
lucidità,l’espressione
paralizzata e senza parole di chi ha appena commesso un errore
imperdonabile.
Bevve un goccio di birra per poi
storcere il naso e
allontanare la bottiglia, poggiandola accanto a sé senza
farci molto caso.
Neanche la birra in quell’occasione sarebbe stata
d’aiuto e il moro temeva
proprio che nulla in quella casa avrebbe potuto esserlo.
Si alzò pigramente da
quella posizione,prese la chitarra e
si diresse ciondolando verso la camera da letto,conscio che quella
sarebbe
stata l’ennesima notte in bianco passata a rigirarsi fra le
sue lenzuola.
“Aoi,cazzo, ma stai
ascoltando? Stiamo parlando di cose
serie, non di come abbiamo passato le vacanze!”
Sbottò Kai
innervosito, mentre i cinque – o
meglio i quattro, date la scarsa presenza psicologica di
Aoi in quel
momento- avevano momentaneamente interrotto le prove cercando di
accordarsi per
qualche “teatrino”che avrebbero recitato sul palco
per fare impazzire qualche
centinaio di fans.
Reita aveva proposto qualcosa del
tipo “distruggere qualcosa
o far calare qualcuno dal soffitto”,proposta subito bocciata da Ruki, che di
fare un volo di
parecchi metri sorretto solo da una fune non ne voleva proprio
sapere,molto
meglio fare qualcosa di trasgressivo sul palco. Aoi doveva essere il
prossimo a
proporre qualcosa ,ma quando Kai lo aveva visto in quello stato
–apparentemente
seduto in maniera normale, ma con i gomiti poggiati sulle ginocchia e
le mani
incrociate davanti agli occhi quasi completamente calati e soprattutto
poco
svegli – lo aveva richiamato a quel modo, facendolo
visibilmente sobbalzare
sulla poltrona mentre girava e rigirava lo sguardo per cercare un
minimo di
comprensione tra gli altri membri. Non ne trovò neanche un
briciolo, in
compenso ricevette tante frasi del tipo “cerca di stare
più attento,
Aoi!”; “
non dormire mentre parla
qualcun altro!” “….Ma almeno
dì qualcosa!” a cui rispose semplicemente annuendo
o abbassando il capo.
Un disastro. La sua vita in quel
periodo era un disastro nel
modo più assoluto, anche se si sforzava di nasconderlo a
sé stesso.
Le notti passavano tutte senza sonno
pensando e ripensando
ad Uruha e al suo
bellissimo sorriso nella
vana speranza di ricevere un’illuminazione, di ritrovarsi
magicamente nel corpo
di qualcun’altro, o almeno di riuscire ad eseguire quel pezzo
decentemente; oltretutto
la data del concerto si avvicinava e doveva fare in fretta a
perfezionarsi,
perché più si avvicinava il gran giorno,
più gli impegni si accatastavano
togliendo tempo prezioso all’esercizio.
Una pioggia torrenziale batteva
ininterrottamente sulla
città,una pioggia che non dava tregua dalla notte
precedente. Le previsioni del
tempo avevano avvertito la popolazione di uscire di casa solo se strettamente
necessario e di
viaggiare in auto a velocità minime; non si sapeva inoltre
quanto l’ondata di
maltempo sarebbe durata: forse due giorni, forse una intera settimana.
Nonostante
tutto, il
concerto non era stato rinviato. Troppe questioni burocratiche; non si
poteva
rimandare tutto a data da destinarsi, quindi si sarebbe regolarmente
tenuto tre
giorni dopo.
I
componenti provavano e
riprovavano, mentre
la pioggia
continuava a cadere. Aoi era concentrato, cercava di dare il massimo e
non
sbagliare. E ci stava quasi riuscendo.
L’indomani
ci sarebbero state le prove generali, e allora avrebbe dovuto suonare
perfettamente e concentrarsi solo
sulla
chitarra e sulle note giuste.
Ma
per il momento la mattinata era
finita e con essa le prove per quella
sessione; l’orologio segnava le 13:08. Ora
di pranzo, si
ritrovò a pensare Aoi,
con un’espressione quasi
rassegnata.
Staccò la chitarra dall’amplificatore, poi prese
il fodero e la
ripose lentamente, poggiandola dentro con
una cura impressionante. Raccolse la sua roba, si infilò la
giacca e si diresse
all’uscita con un cenno di saluto verso i compagni.
Fuori
non c’era davvero freddo, ed
in quel modo la pioggia era ancora più fastidiosa. Si
calò il cappuccio
sugli occhi e
vagò in cerca di un posto
qualsiasi dove andare a mettere qualcosa sotto i denti.
Lo
vide sparire così Uruha, che
non gli aveva staccato gli occhi di dosso per tutta la durata delle
prove anche
se l’altro non se n’era accorto proprio, troppo
impegnato com’ era a fissare il
pavimento o al massimo la
tastiera della
chitarra.
“fermalo,
fermalo maledizione! Digli qualcosa!”
Si
ripeteva mentalmente mentre lo
vedeva scivolare nel caos urbano,incapace di muovere un muscolo.
Questa
storia si ripeteva ormai da
qualche settimana,durante le quali Uruha avrebbe voluto più
volte fermarlo e
dirgli tutto,chiedergli scusa per quello che gli stava facendo
passare… ma non
ce l’aveva fatta e continuava solamente a seguirlo con lo
sguardo mentre si
incamminava da solo verso chissà quale meta.
“Uru,ma
che stai fissando? Dai,
andiamo, muoio di fame!”
lo incitò
Reita, sull’uscio della sala prove. Gli altri erano
già tutti andati, restavano
solo loro.
Il
chitarrista si girò di scatto,quasi
come se il bassista avesse potuto ascoltare i sui pensieri, scosse
impercettibilmente la
testa e raggiunse
l’amico che l’aspettava per chiudere la sala.
Tornarono tutti a provare qualche ora
dopo, con la pioggia
battente sulle finestre che accompagnava la loro musica.
Non aveva dato il meglio di
sé, lo sapeva. Eppure non era
riuscito proprio ad impegnarsi come avrebbe voluto , data la confusione
che
aveva in testa. E non si era neanche accorto di tutte le fuggevoli
occhiate di
Uruha , che a tratti sembrava irrequieto
quanto lui.
“Ok, per oggi basta
così. Non mi sembra che siate
perfettamente in forma,ragazzi…” disse Ruki
lanciando due occhiate
interrogative ai suoi chitarristi.
Aoi abbassò lo sguardo,
poi in silenzio adagiò la chitarra
al piedistallo e si allontanò per andare a rinfrescarsi in
bagno, mentre gli
altri componenti lasciavano
la sala
prove.
Tornò con il viso ancora
umido e i capelli corvini spruzzati
con qualche gocciolina, pronto per tornare a casa e passare
l’ennesima
nottataccia, quando un rumore,che non era quello della pioggia, lo
colse di
sorpresa. Girò lo sguardo e si trovò di fronte
Uruha, con un’espressione che
non gli aveva mai visto in viso.
“Aoi…Avrei
bisogno di parlarti.”
Disse con voce bassa, invitandolo con un cenno del capo ad
uscire.
Un tuono si infranse poco
più lontano, illuminando per pochi
istanti il buio cupo di quella sera.
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