Laundry Affairs
La lavanderia
è un posto unico al mondo: profuma sempre di pulito, grazie
all'odore di detersivo in polvere che si espande leggero per tutta la
stanza; è luogo di incontri e chiacchiere a portata di mano,
grazie alle comode sedie in plastica
ergonomiche presso cui sostare e conoscere altra gente intenta a
guardare, amorevolmente, i propri sudici calzini vorticare in un
cestello; e infine, è anche una timida occasione per
conoscere la propria metà, i petali che completano il fiore
dell'amore, l'altra parte della mela... insomma, ci si innamora.
Esatto, si
cade vittime dell'innamoramento proprio in un posto simile, proprio
mentre si guardano i già citati sudici calzini
vorticare; si spostano gli occhi un istante e lei è
lì, simile ad un angelo disceso tra i panni sporchi, le
mutande rosa e il maglioncino, una volta rosso ed extra-large, ormai
ristretto a taglia neonato nonché di un color
lillà raccapricciante.
Bellissima
e leggiadra, la vedi cospargere ammorbidente tra i panni come se fosse
zucchero filato; si porta indietro i capelli per non pinzarli nel
mucchio di roba da lavare e separa i capi colorati da quelli bianchi,
proprio per evitare di trovarsi le mutande rosa – esattamente
quello che è successo a te, scemo, che non prestavi
attenzione a questi dettagli.
Beh, certo,
eri intento a guardare i calzini.
Fu
lì, in lavanderia, che Billy, al secolo Doctor Horrible, si
innamorò di Penny; la dolce, idealista, amorevole Penny.
La
osservò, rapito, e ne rimase incantato: solo lei sapeva
smistare i capi violetti da quelli indaco in una maniera talmente
abile, solo lei riusciva ad essere così seducente
nell'infilare i vestiti nel cestello e... solo lei profumava di
detersivo al cedro. Che creatura meravigliosa!
L'unico
problema era che Billy, ahimè, non aveva mai avuto occasione
di rivolgerle la parola: non voleva deconcentrarla dai suoi compiti, in
fondo. O meglio, non aveva proprio il coraggio di intavolare una
conversazione che fosse anche solo un semplice: “Ciao, oggi
abbiamo tutti e due una montagna di capi da lavare!” oppure
“Ehi, che ammorbidente usi? Il mio non funziona, tutte le
cravatte che ho sono talmente rigide da sfidare la forza di
gravità!”
Niente,
tutto quello che gli veniva in mente era una massa indefinita di parole,
la quale finiva inevitabilmente per mischiarsi in un frullato confuso
che lo avrebbe portato a seppellirsi sotto le piastrelle smaltate della
lavanderia, per riemergerne solo quando avrebbero pubblicizzato un
detersivo all'odore di rigurgito di neonato, cioè mai.
Poi,
all'improvviso, un giorno accadde l'inenarrabile.
Penny, la
dolce Penny, dopo aver ritirato i propri vestiti, averli riposti nella
cesta ed essersi allontanata dall'asciugatrice, perse un fazzoletto:
bianco, lindo, profumato di qualche profumo indefinibile; era
lì, a terra, e rischiava di essere ignobilmente calpestato
da piedi profani.
Dopo un
istante di incertezza, Billy si chinò a raccoglierlo e per
un secondo netto, forse di più, stette a guardarlo, a
contemplarne il candore, incredulo che proprio a lui fosse capitata una
simile occasione; alzò la testa e vide che la donna della
sua vita stava per uscire, dimentica di quel frammento fondamentale di
sé.
“E
se glielo do, che succede? Può pensare che lo abbia rubato
di proposito per costringerla a fermarsi, oppure credere che... -
scrollò le spalle e accennò ad una risatina
nervosa – no, impossibile: smettila di pensare alla stregua
di un malvagio qualsiasi. Forza, fatti coraggio. Chi ha scoperto gli
incredibili effetti della Forzanite e l'ha rubata ai servizi segreti
nonostante la sorveglianza di Captain Hammer? Io. Quindi che vuoi che
sia consegnare un fazzoletto alla donna più bella, unica,
meravigliosa del mondo?”
Si perse in
uno sguardo innamorato e contemplò l'armonia incarnata di
Penny nel chiudere la porta e andarsene. Andarsene, appunto.
“Oh,
no.” mormorò.
Ma non si
arrese. Con fierezza, tenendo stretto tra le dita il fazzoletto,
oltrepassò la porta della lavanderia in un salto fiero
quanto indomito, lasciando dentro quel tempio del profumo e del pulito
la roba sporca di una settimana; infine seguì Penny che nel
frattempo aveva svoltato l'angolo.
Stava per
attraversare la strada: ormai il suo tempo era agli sgoccioli, doveva
agire prima che fosse troppo tardi. Dopo aver preso un profondo
respiro, facendosi coraggio Billy la chiamò a gran voce,
senza far nemmeno uso del Moltiplicatore Vocale creato giusto il giorno
prima:
“Penny!
Mi scusi!”
Come se
avesse pronunciato una parola magica, la giovane si voltò,
scuotendo la chioma di comuni capelli castani e sbattendo le ciglia
prive di mascara un paio di volte.
“Sì?”
fece lei, una volta che il ragazzo le fu di fronte.
“Ecco,
dunque...” esordì, incerto sulla maniera in cui
continuare il discorso. Avrebbe voluto dirle quanto la trovava
splendida, quanto amava ogni suo gesto compiuto alla lavanderia, il
sorriso gentile che riservava sempre a tutti, la
disponibilità affettuosa verso chi non aveva i centesimi
mancanti da inserire nella lavatrice.
Si
bloccò, senza salivazione in gola e con il fazzoletto in
mano.
“Tutto
a posto?” chiese lei preoccupata, vedendo l'uomo pallido come
un cencio e gli occhi fissi.
Billy si
umettò le labbra e si ritrovò semplicemente a
dire, nonostante tutto il meraviglioso monologo che si era preparato:
“Credo abbia perso questo.”
Nonostante
tutto, però, era un vittorioso. Aveva tra le mani il
fazzoletto di Penny, glielo aveva restituito e lei sarebbe stata
contenta di questo gesto così amorevole. E poi, fatto non
meno importante, aveva finalmente avuto occasione di parlarle.
La ragazza,
un po' sorpresa, guardò un istante l'oggetto e dopo aver
sorriso in maniera delicata, leggermente dispiaciuta ammise:
“Oh,
grazie, è stato davvero gentilissimo da parte sua
preoccuparsene ma... non è mio.”
Un colpo
dritto al cuore. Quell'istante fu per il diabolico scienziato doloroso
come essere centrato in pieno da uno dei Pugni Martello
Qualcosa
dell'odiato Captain Hammer; certo, l'impatto era sicuramente meno
violento, in particolar modo per la cassa toracica, eppure il male era
esattamente lo stesso.
Billy
corrugò la fronte perplesso, infine girò e
rigirò il fazzoletto tra le mani, realizzando di aver
fallito miseramente la sua missione. Come aveva potuto credere che, per
mano del destino, Penny avesse perso qualcosa di suo proprio nel
preciso istante in cui lui si era voltato a guardarla?
No, queste
cose accadevano solo nei telefilm, nella fantasia: quello era il
tremendo mondo reale, dove Bad Horse gestiva le fila della Lega Cattiva
dei Cattivi presso cui lui aspirava con ardore ad entrare.
Ritrasse il
tessuto e scrollò le spalle, piuttosto imbarazzato dal
fraintendimento:
“Scusi,
è che... beh, a quanto pare a perdere il fazzoletto
è stato qualcun altro – fece una pausa,
constatando amaramente – che non è lei.”
La donna
scosse appena la testa, sorridendo dolcemente: “Ha compiuto
davvero uno splendido gesto, mi creda.”
Si
fissarono un istante, con l'aria un po' stupida e tra le nuvole di chi
è stordito dalla febbre, o abusi di sostanze stupefacenti,
oppure più semplicemente provi qualcosa nei confronti
dell'altro.
Penny si
riscosse e, accennando ad una risata pacata, osservò:
“Anche
lei ha l'abitudine di frequentare la lavanderia, vero?”
Billy
impiegò diversi secondi per accumulare e collegare le
informazioni ricevute, in particolar modo per realizzare che quella
splendida creatura divina stava intrattenendo un dialogo proprio con
lui. In questo modo il suo cervello sopraffino, ideatore di molteplici
strategie per portare il male nel mondo, non ebbe né il
tempo materiale né la prontezza psicologica per elaborare
una risposta all'altezza di tali illuminati piani:
“Sì,
certo, tutti i giorni.” annuì convinto.
Un po'
imbarazzata, Penny si portò una ciocca di capelli dietro le
orecchie e annuì a sua volta, come se si trattasse di un
qualcosa di grandioso: “Capisco. Anch'io ci vado spesso
– confermò, aggiungendo dopo un leggero sospiro
– mi distrae parecchio, a dire il vero. A volte credo serva a
tutti staccare un po' la spina e uscire dal proprio mondo.”
“Non
sa quanto – mormorò, incantato – uscire,
compiere le azioni quotidiane, anche le più insignificanti,
ti fa rendere conto di cosa c'è fuori e di ciò
che ci perdiamo chiusi dentro noi stessi.” sbatté
appena le ciglia, perso nella contemplazione della donna più
bella dell'intero iperuranio.
Penny,
sorpresa, si lasciò andare ad un luminoso sorriso:
“Lo
sa... è quello che penso sempre anch'io! - si
portò una mano al petto, afferrando più
saldamente il proprio cestello – il mondo è
così grande, così pieno di persone, cose, amore,
che è un peccato isolarsi e lasciare fuori tutto
questo.”
“Esatto!”
asserì semplicemente, commosso e stupefatto.
Avrebbero
potuto avvicinarsi ancora, scambiare altre parole, scoprirsi un po' di
più, con la stessa emozione di quando alla lavanderia
propongono presso il distributore un nuovo tipo di entusiasmante
detersivo.
Certo,
questo sarebbe accaduto se non fosse passato un tizio di corsa, con in
braccio una pila di vestiti stropicciati e indosso pantaloni sdruciti,
barba non fatta da giorni, senza contare le unghie che da sole
avrebbero potuto raccogliere il sudiciume di un intero quartiere.
“Grazie
dei vestiti!” esclamò prima di scoppiare in un
ghigno e correre a velocità maggiore.
Billy
alzò le spalle scuotendo appena la testa, poi
fissò Penny con gli occhi sgranati e dopo essersi voltato un
istante in direzione del fuggitivo mormorò:
“Quello...”
Penny gli
appoggiò una mano sulla spalla, preoccupata:
“Signore, tutto a posto? Conosce quell'uomo?”
chiese dopo un istante di riflessione.
Il malvagio
dottore per diversi istanti non rispose, sconvolto, infine
accennò:
“No,
non conosco lui ma conosco quei vestiti – una pausa sconvolta
– quelli sono i miei
vestiti!” si scoprì ad esclamare, mordendosi poi
un dito.
“Oh!”
mormorò Penny, visibilmente mortificata. Quanto era cara
nella sua infinita, amorevole, misericordia!
“Ecco,
credo di dover andare, sa com'è...”
ridacchiò Billy, allargando le braccia.
“Sì,
capisco, vada.” lo incoraggiò, dispensandogli un
accenno di sorriso.
“Scappo
– fece una corsetta per poi voltarsi verso la donna della sua
vita e dire – allora... ci vediamo... qui attorno. In
lavanderia, insomma.”
“Assolutamente,
io ci sono, sempre.” asserì e il dottore la
salutò con un cenno della mano, per poi correre senza
attivare la Forzanite: d'altronde doveva semplicemente inseguire un
poveraccio qualsiasi che gli aveva rubato nulla più di tutti
i vestiti in suo possesso, senza contare il portafogli, il codice
d'attivazione della bomba SH2+2=4, nonché la tessera
fedeltà del supermercato. Bazzecole, insomma.
Meno male
che il camice lo faceva lavare a Moist, un nome una garanzia, con
l'apposito detersivo Spazzabontà o avrebbe dovuto girare per
casa in mutande.
Così,
suo malgrado, si mise ad inseguire il responsabile del furto, lasciando
la dolce Penny sola; lei lo salutò, perplessa e amorevole,
prima di attraversare finalmente la strada per tornare a casa. Nel
frattempo il Doctor Horrible avrebbe recuperato i suoi vestiti, certo
che così sarebbe potuto tornare ancora in lavanderia e
incontrare nuovamente la sua dolce metà.
“Accidenti
– pensò nel mezzo della corsa – non mi
sono presentato!”
Alzò
le spalle, ritenendo ottimisticamente che in fondo aveva davanti a
sé tante altre occasioni per conoscere la tenera ragazza
della lavanderia; rise soddisfatto, mentre il ladro davanti a lui
correva e i calzini si involavano poeticamente nell'aria simili a
leggiadre libellule.
Beh,
più o meno.
Sproloqui di una zucca
Altra storia, scritta
con divertita ispirazione realmente per caso. La lavanderia ha un certo
fascino, questo è indubbio *-* Povero Billy, lo rendo sempre
troppo scemo ç___ç La verità
è che io lo trovo semplicemente adorabile,
forse per questo istintivamente tendo a sfogare la mia
malvagità contro di lui e fargli capitare tutte le sfighe di
questo mondo!
Grazie a chiunque legga ^^
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