Titolo:
Sai che non lo sò
Storia
di: Goten
Beta:
Giusy
Paring:
Jasper - Alice
Capitoli:
Bella domanda! XD Non ne ho idea ^.^
Dedicata
a: chiunque ami il mondo di Twilight ^_^
Volterra
era sempre la stessa e non sarebbe mai cambiata. Stavo finendo il mio
giro di perlustrazione come tutte le notti. Essere uno dei più
importanti membri della guardia aveva i suoi vantaggi, ma da qualche
anno i miei pensieri si erano fatti più contorti e cupi.
Mancava
qualcosa nella mia vita di perenne soldato, qualcosa a cui non sapevo
dare un nome, e che forse mai avrei trovato.
I
miei passi erano talmente leggeri da non essere per nulla rumorosi,
con gli occhi rosso rubino osservavo minuziosamente tutto quello che
mi accadeva attorno. Nonostante avessi già fatto un abbondante
pasto, la sgradevole sensazione di voler saltare al collo di qualche
sfortunato a volte mi tornava a perseguitare.
Avvolto
dalla mantella nera mi infilai in una via stretta e buia.
C'era
qualcosa di diverso quella notte, nell'aria sentivo delle emozioni
positive, fortemente positive. Erano secoli che non le avvertivo
potenti. Sembrava che si incentrassero solo in una unica persona.
Mi
sarebbe sinceramente piaciuto sapere a chi appartenessero, ma era un
rischio che avrei mai voluto correre.
Sospirai
e affrettai il passo, avevo solo voglia di scappare via, chiudermi
nella mia angusta camera sotto terra e non uscire mai più.
In
quei giorni fremevano le preparazioni per la festa di San Marco.
Quegli sciocchi esseri umani festeggiavano il loro patrono, non
sapendo quale mostruosa realtà si nascondesse dietro...
Pensai
a Maria che mi attendeva come sempre nelle segrete. Il mio desiderio
nei suoi confronti si era spento ormai da tempo, in lei albergavano
solo emozioni latenti e veramente poco confortanti.
Un
altro sospiro scappò dalle mie labbra. Sarebbe mai cambiato tutto
questo? No, non credevo proprio...
<<
Chi sospira di solito non è felice. >>
Mi
bloccai. Una vocetta femminile mi aveva colto di sorpresa. I miei
sensi più che sviluppati si misero all'opera. Sentivo sopra di me
una presenza. Sollevai lo sguardo, incrociando per la prima volta uno
sguardo dorato. Non fu solo quello a lasciarmi interdetto per una
manciata di secondi, ma quel sorriso rassicurante e quelle emozioni
di tranquillità e felicità, talmente potenti da lasciarmi
spiazzato.
<<
Sono riuscita a sconvolgere il maggiore Whitlock, che onore! >>
Sorrise di nuovo, mostrandomi oltre ai denti bianchissimi tipici
della nostra specie, anche due piccole fossette ai lati della bocca.
<<
Posso chiedere il suo nome signorina? >> Nonostante fossi stato
educato alla galanteria della mia epoca, sapevo che con chiunque
della nostra razza non dovevo mai abbassare la guardia.
Per
tutta risposta, la ragazza si sbilanciò in avanti lasciandosi cadere
dal muro sul quale era seduta. Non avrebbe potuto farsi male, ma
l'istinto mi fece scattare, allungai le braccia e l'afferrai.
Quello
che avvertii fu talmente intenso da lasciarmi senza parole. Avevo fra
le braccia la fonte della felicità. Da questa creatura non c'era una
singola emozione negativa, solo positive e gioiose.
Perché?
Come poteva essere che qualcuno della nostra specie provasse simili
emozioni così umane e così fortemente positive? Come?!
Cercai
di riguadagnare un po’ di autocontrollo, anche se era
maledettamente difficile. << Chiedo scusa, non ho ancora
sentito il vostro nome... >>
Ed
eccole di nuovo quelle fossette. << Alice, sono Alice Whitlock,
tua moglie. >>
Anche
se non ne avevo bisogno, sbattei almeno un paio di volte le palpebre.
<< Sono certo di non aver mai contratto matrimonio con voi,
signorina Alice. >> Lasciai che finalmente le sue gambe
toccassero per terra. << Più che certo. >> Affermai
nuovamente, arretrando un passo e cominciando a mettere distanza fra
me e quella strana vampira.
Per
un breve attimo vidi il suo sorriso tremolare e anche le sue
emozioni, non erano più potenti come prima, ma fu solo questione di
un secondo, massimo due. << Oh, lo so che non siamo ancora
sposati, ma fidati. Io e te siamo destinati Jasper. >> Mosse un
passo verso di me.
Alzai
le mani ponendole fra di noi. << Alice, sono costretto a dirle
addio. >> Le imposi il mio saluto militare e senza lasciare che
potesse rispondere me ne andai. Non era educato, lo sapevo, ma i suoi
discorsi erano troppo, anche per me.
Non
corsi, ma semplicemente camminai veloce, i suoi passi e le sue
emozioni erano ormai distanti, eppure mi dispiaceva. Non capivo
perché, ma provavo un vago senso di dispiacere nell'averla lasciata
lì, da sola.
Incrociai
la scia di Felix, a breve il mio turno sarebbe finito, e io avrei
finalmente potuto rinchiudermi nella mia buia e tetra stanza.
<<
Whitlock, Caius ti sta cercando. >> La voce bassa, quasi
strusciante di Felix mi raggiunse e quello che udii non mi piacque
per niente. Perché Caius mi cercava? Che cosa voleva da me? Aveva
qualche lamentela da espormi? Impossibile. Ero fra i migliori e
nessuno poteva anche solamente osare una piccola lamentela nel mio
sistema di sicurezza.
Annuii
con un cenno del capo e mi recai da lui. La mia stanza avrebbe
aspettato ancora per qualche ora...
La
maestosità della sala delle udienze metteva sempre a disagio
chiunque, me compreso. Quante volte avevo visto Aro, Caius e Marcus
emettere sentenze di morte lì dentro? Tante, e adesso stavo cercando
di capire il perché della mia convocazione...
Le
due guardie aprirono l'enorme portone, rivelando al suo interno la
figura solitaria di Caius. Mi fermai inchinandomi al suo cospetto.
<<
Jasper, vieni avanti. >> La sua voce con la classica nota di
indolenza mi fece rialzare e proseguii fino ad arrivare di fronte a
lui.
<<
Mi cercavate? >> Domandai senza indugio. Se ero nella guardia
come membro più alto lo dovevo a lui. Il mio protettore.
<<
Si. Le nostre sentinelle ci hanno avvisato che da qualche giorno, si
aggirano dei vampiri stranieri. Ovviamente Aro ne era informato, si
tratta del clan di Carlisle. Una nostra vecchia conoscenza... >>
Carlisle
Cullen? Uno dei pochi vampiri ad avere intrapreso uno stile di vita
completamente diverso dal nostro.
Rimasi
fermo, attendendo che finisse di spiegare.
<<
… un membro del clan, è venuto questo pomeriggio, facendoci una
stranissima proposta. Che riguardava te. >> I suoi occhi rossi
mi fissavano seri.
<<
Non capisco, che proposta? >> Chi diavolo poteva essere così
sfrontato dal venire a proporre qualcosa ai Volturi, sopratutto se
riguardava me?!
Caius
si voltò verso la porta che sapevo portava in un'altra ala del
palazzo. << Vieni con me. >> Mi precedette, non
lasciandomi la possibilità di rifiutare.
L'andatura
lenta di Caius e le sue emozioni sempre così pacate e tranquille,
erano le sole cose che apprezzavo di quel luogo.
Le
uniche volte in cui avevo sentito dei cambiamenti in Caius, era stato
terrificante, la sua rabbia era incontenibile. Da quel giorno, mi ero
mentalmente appuntato di non farlo mai arrabbiare, e lui, avevo
notato, apprezzava questa mia sottomissione.
Quando
entrai nella stanza dopo di lui, rimasi pietrificato da due fatti
importanti. Primo, lei era lì e mi guardava sorridente, secondo, le
sue emozioni erano qualcosa di assolutamente unico.
<<
Signorina Cullen, come promesso le ho portato il nostro capitano
della guardia. >> Le sorrise Caius, avvicinandosi alla piccola
vampira, baciandole il dorso della mano.
<<
E' stato veramente gentile. Mi ricorderò di dirlo a Carlisle. >>
Gli sorrise affabile, lanciandomi ogni tanto degli sguardi felici.
Sentii
il dovere di intervenire. << Posso chiedere per quale motivo
sono stato convocato? >> avanzai sicuro qualche passo. Le
emozioni che scaturivano da quella vampira chiamata Alice, avevano
come una immensa forza attrattiva.
Lo
sguardo rosso di Caius si puntò sulla mia figura. << La
signorina Alice Cullen, viene dall'America. Carlisle, il suo
creatore, è un nostro caro amico. >> Calcò la parola caro,
segno evidente che avevano un grandissimo rispetto per quel vampiro.
Era assai raro entrare nelle grazie dei Volturi.
Non
potei comunque evitare di assottigliare lo sguardo, mentre Caius
aveva ripreso a parlare con la sua voce calma e pacata. << La
signorina Cullen, ha chiesto esplicitamente di te, Jasper. Per tutto
il tempo che lei riterrà opportuno, sarai al suo fianco. >> Lo
vidi sorriderle compiaciuto, mentre nella mia mente una sola risposta
si stava delineando chiara e netta; assolutamente no!
Mi
avvicinai ancora verso le loro figure. Sentivo dentro di me una
sensazione di sdegno. Odiavo chi decideva della mia immortalità,
avevo chinato la testa ai Volturi, ma lei, Alice Cullen, non era
niente per me.
Stavo
per aprire bocca, ma la sua voce tal timbro leggero mi lasciò
spiazzato. << Sei il migliore, Jasper, so che con te posso
stare tranquilla. >> E di nuovo mi sorrise.
Leggeva
nella mente? Aveva anche lei un dono? Stavo nuovamente per porgerle
la domanda, ma ancora una volta mi sorprese. << No, non leggo
nella mente. >> Ridacchiò allegra. << Ma vedo nel
futuro. >> Il suo sorriso mutò in qualcosa di più simile ad
un piccolo ghigno. << Io conosco il tuo futuro Jasper. >>
Sotto
lo sguardo attendo di Caius, Alice si avvicinò a me, allungò la sua
mano, ponendomela con il palmo rivolto verso l'alto. << Per
favore, Jasper. Passa con me solo qualche giorno. Non ti chiedo
altro. >>
Non
potei evitare ai miei occhi rossi di affogare nei suoi color oro. La
sensazione di fiducia, pace e speranza, fluivano da quella minuta
figura davanti a me. Bastava solo un piccolo gesto da parte mia,
avrei semplicemente dovuto afferrare la sua mano e godere di quelle
emozioni che sembravano irretirmi ogni secondo di più.
Fu
un semplice secondo e tutto cambiò, la sua espressione divenne
triste, le sue emozioni si spezzarono, diventando affrante. Si
sentiva respinta.
Perché?
Io ancora non avevo detto nulla... oppure... la risposta era chiara,
aveva visto il mio futuro. Lei sapeva che avrei rifiutato la sua
mano.
Ero
io dunque la causa di quel cambiamento? Si... e non mi piaceva per
niente.
La
sua mano si abbassò, così come il suo sguardo, per poi stupirsi e
perdersi di nuovo nei miei occhi rubino, quando la mia mano, in un
momento fulmineo era scattata afferrando la sua, stringendola
delicatamente.
<<
Grazie... >> Mormorò con la speranza nel cuore, mentre un
sorriso delicato si formava nuovamente sul suo viso.
<<
Bene, direi che è tutto a posto. >> Sentenziò Caius, rompendo
quella bolla in cui pareva ci fossimo solo io e Alice.
Sciolsi
la mia presa su di lei. << Vado a cambiarmi, ci vediamo fra un
ora all'ingresso del palazzo. >> Le dissi, ma sapevo che anche
lei aveva capito. Mi serviva del tempo per me stesso. Dovevo capire
perché nonostante tutto, una parte di me fosse felice della scelta
malsana che avevo appena fatto.
<<
Si, ti aspetterò. >>
E
potei giurare che quelle parole non erano solo riferite al fatto di
aspettarmi dove avevo detto io. No, quelle parole, sembravano quasi
un giuramento. Lei mi avrebbe aspettato, probabilmente anche per
sempre.
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