- You in the Crowd
-
Hiroki, di ritorno
dall’Università, perde il treno ed è
costretto a
prenderne un altro, che scoprirà essere pieno. Grazie a
questo cambio
di programma, si imbatterà in Nowaki, un ragazzo che sembra
conoscerlo... [Shounen-ai - Junjou Egoist]
Fanfiction classificata
5° al Contest "Good vs Evil"
indetto da Dike_Nike e .Yuri_giovane_contadina. sul Forum di EFP
-Titolo: You
in the Crowd
-Autore:
XShade-Shinra
-Personaggi/Pairing:
Nowaki Kusama x Hiroki Kamijou [Junjou
Egoist]
-Genere:
Generale, Romantico
-Rating:
Giallo
-Avvertimenti:
One-Shot, E se..., Shounen-ai
-Prompt / Tema: Pieno
/ Bene
-Disclaimer:
Tutti i personaggi di questa storia sono maggiorenni e
comunque non esistono/non sono esistiti realmente, come
d’altronde i fatti in essa narrati. Inoltre questi personaggi
non mi appartengono (purtroppo...), ma sono proprietà dei
relativi autori; questa storia è stata scritta senza alcuno
scopo di lucro ma solo per puro divertimento.
Questa FF mi è venuta in mente una sera di luna piena,
mentre andavo al cinema a vedere il buon caro e vecchio Harry Potter;
pian piano l’idea ha preso forma ed è venuto a
crearsi questo racconto.
Ho cercato di fare come nel manga, ovvero usare come narratore
omodiegetico con focalizzazione interna di tipo fisso uno dei due della
coppia (in questo caso Hiroki); la stessa mangaka Nakamura Shungiku
utilizza questo metodo, evitando di dare voce ai pensieri del
personaggio non narratore.
La storia sarebbe da collocare al posto del terzo episodio, magari
qualche mese dopo rispetto all'originale, quando "Oni no Kamijou" era
ancora un universitario e Nowaki aveva da poco conseguito il diploma
per poi poter così accedere
all’Università con indirizzo in Scienze Sociali,
ponendo come punto fermo il fatto che i due non si fossero mai
incontrati quel dì al parco, ma… in
quest’altra occasione!
In fondo troverete delle piccole note che ho pensato di aggiungere in
modo da spiegare qualche termine magari non molto conosciuto, scusatemi
se lo troverete superfluo.
Spero possa essere una piacevole lettura. ^^
- You in the
Crowd -
Il metallico rumore del treno, che sfrecciava ad elevata
velocità sui binari nella notte di plenilunio, era coperto
dal brusio della folla presente nei vagoni, quel giorno decisamente
pieni. Molte persone erano rimaste in piedi e non vi era spazio
sufficiente per stare comodi, nemmeno per quelli che, come me, avevano
fortunatamente trovato posto a sedere dopo minuti e minuti di attesa.
Infatti molti ragazzi erano in due sullo stesso sedile, uno in grembo
all'altro, od occupavano posto in tre su due sole poltroncine. Quasi
mancava l'ossigeno per tutte le persone equipresenti e la situazione
era la medesima anche negli altri scompartimenti. Solo quel giorno
capii il vero significato del modo di dire "essere pieno come un uovo"!
Da quanto sentivo nel bisbiglìo generale, che quasi mi
impediva addirittura di leggere da tanto era fitto e martellante,
c'erano diverse manifestazioni giovanili nella zona e ciò fu
la causa del sovraffollamento dei mezzi, compresi anche gli autobus
notturni1.
Non c'era dubbio: avrei proprio dovuto leggere l'oroscopo! Quella
giornata era stata un vero schifo già da mattina presto.
La sveglia mi era stata gentilmente offerta dal mio vicino
d’appartamento, che aveva avuto la brillante idea di
attaccare i chiodi al muro per mettere i quadri già dalle
cinque del mattino; una volta in piedi avevo scoperto che un guasto
elettrico aveva lasciato al buio l'intero quartiere e, non essendo
ancora stato riparato, saltai la colazione e mi dovetti fare la doccia
con l'acqua proveniente direttamente dalla Siberia visto che lo
scaldabagno non aveva potuto compiere il proprio dovere; asciugatomi
anche i capelli con solo un telo in spugna, mi ero fiondato in stazione
e, per fortuna, non dovevo prendere il bus o la metropolitana
perché, visto l'andazzo, sicuramente avrei perso la
coincidenza. Quasi non mi sembrò vero di riuscire a prendere
il mio solito treno per andare all'Università!
Incredibilmente, durante le lezioni, la sfiga che sembrava essermisi
attaccata dietro al posto dell'ombra non mi diede filo da torcere, se
non all'ultima ora di lezione: era già molto tardi, ma il
professore doveva assolutamente finire di spiegarci il programma per
chiudere le sue lezioni e per questo uscimmo tutti in ritardo.
Ciò comportò la perdita del treno di ritorno e la
conseguente attesa di ben trentadue minuti per il mezzo successivo, il
quale, in barba a tutte le mie più realistiche previsioni,
arrivò puntuale. Nessun suicidio lungo la linea ferroviaria,
né terremoto od uragano attentarono ai miei nervi
già messi duramente alla prova. Ma doveva pur esserci la
classica ciliegina sulla torta: l'incredibile calca sul treno.
Sì, davvero una bellissima, splendida, giornata!
E quel che più mi spaventava, era che le ventiquattrore non
erano ancora finite: l’orologio segnava appena le venti e
trenta, troppo presto per cantare vittoria.
Io, Hiroki Kamijou, laureando alla facoltà di Lettere
dell'Università Teito2, ero ancora a
rischio di uscire da
tutte le grazie divine.
Non sapendo cosa fare, avevo trovato come unico passatempo quello di
cercare di leggere un libro giallo di Taro Hirai, alias Ranpo Edogawa3,
"Kotō no Oni4". La Letteratura Giapponese era la
mia vera passione.
Chiunque avesse visto la mia casa, avrebbe pensato che avessi
svaligiato una biblioteca! Dappertutto c'erano libri di ogni genere e
tipo, ma unicamente scritti da autori giapponesi. Il mio sogno era
quello di diventare docente universitario e stavo facendo veramente di
tutto per riuscirvi: avevo già consegnato la prima tesi e ne
stavo preparando appunto un'altra; una volta terminati gli studi
specialistici, sarei diventato professore associato ed infine avrei
avuto una cattedra tutta mia. Sì, questo era il mio sogno ed
intendevo coronarlo ad ogni costo.
Una posata e dolce musichetta mi distolse dai miei determinati pensieri
inerenti il futuro, precedendo la metallica voce femminile che avvisava
di essere giunti in prossimità della fermata successiva. Se
solo fossi stato sullo Shinkansen5... almeno
lì i posti
erano prenotabili...
Quindi mi appellai alla divina provvidenza e sperai con tutto il cuore
che scendesse anche solo un centesimo dei passeggeri, così
da poter respirare un po'.
Straordinariamente, le mie preghiere, sicuramente insieme a quelle di
tutti gli altri passeggeri (co)stipati insieme a me, vennero ascoltate:
il treno cominciò quasi a vomitare carne umana, liberando
tutti i posti in piedi ed alcuni di quelli a sedere. Ma non riuscimmo
nemmeno a tirare un sospiro di sollievo, poiché altrettante
persone, se non di più, salirono sul vagone.
Era un incubo!
Con il mio solito fare serio ed imbronciato, chiusi il libro con un
morbido tonfo e lo sistemai nella cartella a tracolla che portavo per i
tomi universitari. Con la coda dell'occhio, notai che era salita
un'anziana signora che si era messa in piedi, poco lontana da me. Era
vestita con un bel kimono di colore nero6,
quello con il quale si
vestivano i familiari di un defunto per il suo funerale ed, in effetti,
sembrava avere gli occhi molto tristi.
Rimanendo seduto per non attirare degli avvoltoi, mi rivolsi alla
vecchietta.
«Mi scusi, signora!» la chiamai, ricevendo in
risposta un'occhiata confusa «Le cedo il mio
posto.»
Quelle parole furono udite da metà dei passeggeri presenti e
tutti loro fissarono il mio posto come se fosse fatto d'oro zecchino.
«La ringrazio.» disse lei con voce fine e flebile,
muovendo dei piccoli passi educati, quasi atti a non disturbare. Doveva
portare davvero tanta sofferenza nel cuore.
«Di... Di niente...» risposi, alzandomi solo quando
fu abbastanza vicina a me, in modo che si potesse sedere subito.
Con un piccolo luccichio negli occhi, mi ringraziò
nuovamente con un gesto del capo.
Purtroppo, vista la fiumana di persone che continuava a salire, fui
costretto ad indietreggiare, fino ad arrivare alla porta automatica che
conduceva all'altro vagone, dove diedi una sbirciata. Sembrava
leggermente meno affollato di quello dove ero...
Lasciandomi sfuggire un pesante sospiro dalla bocca, chinai il capo in
avanti e premetti il pulsante per far aprire la porta in vetro a
scomparsa e poter così accedere... all'altro girone
dell'Inferno! Sembrava più agibile solamente
perché non era ancora salito nessuno.
Feci per tornare indietro, ma l'uscita era già bloccata da
altri passeggeri che avevano avuto la mia stessa, brillante, idea.
Così mi ritrovai sballottato da due diversi fuochi e mi
toccò avanzare verso la parte centrale dello scompartimento.
«Non spingete!» dissi inviperito ad un paio di
ragazzini delle superiori, i quali pareva addirittura si divertissero a
causare disagio agli altri passeggeri, dando spintoni in modo da poter
andare avanti per - sperare di poter - trovare un posto dove sedere le
loro regali terga; ma le mie lamentale furono vane contro quei piccoli
bulletti, che, con poca grazia, mi spinsero da una parte.
«Oops!» esclamai cadendo in avanti, per poi sentire
due forti braccia ed un largo petto accogliermi, invece del freddo e
duro pavimento.
Avrei dovuto pensarci prima che cadere a terra era piuttosto difficile
visto il poco spazio a disposizione anche solo per inchinarsi a
raccogliere qualcosa caduta a terra.
«Ti sei fatto male?» la calda voce maschile della
persona che mi aveva preso al volo mi giunse alle orecchie molto dolce.
«Ehmm...» feci piano, mentre sentivo il volto
andarmi a fuoco; con uno scatto mi allontanai d’un passo e
guardai il ragazzo scuotendo la testa «No, no, no! E' tutto a
posto!» risposi imbarazzato, gli occhi della grandezza di due
mandarini maturi.
Il moretto che avevo davanti mi guardò e sorrise. Aveva
davvero dei bellissimi lineamenti, gli occhi di un nero talmente
intenso da sembrare blu ed era molto alto.
«Scusami per esserti finito addosso...» borbottai,
chinando appena il capo a mo' di scusa, visto che flettere l'intero
busto mi era impossibile.
«Non preoccuparti.» mi rispose, con il tono di voce
di uno per niente arrabbiato.
Non feci quasi in tempo a rimettermi nella posizione eretta che la
folla mi spinse nuovamente, ripetendo così la scena di poco
prima, con me fra le braccia di quel ragazzo sconosciuto che
lasciò andare subito i propri arti verso il basso per non
dare l’impressione che mi stesse abbracciando.
«Ehy!!» urlai all'artefice del disastro, girando la
testa di centottanta, innaturali, gradi.
Per sua fortuna - perché altrimenti si sarebbe preso una
strigliata epica - e per mio orrore, scoprii che non era colpa sua: i
controllori stavano addirittura aiutando gli ultimi in fila ad entrare
per poter così chiudere le porte... ne ero certo, se fossimo
stati delle sardine saremmo stati molto più comodi!
«Mi scusi, ma...» tentò di dire l'uomo
dietro di me, cercando a suo modo di scusarsi, ma la folla che ci
circondava era già di per sé molto eloquente.
«Nulla...» sbuffai, rigirando il capo.
Quando finalmente tutti i pendolari salirono sul convoglio, riprendemmo
il viaggio, mai così felici di sapere che ad ogni minuto che
passava ci si avvicinava sempre più alla propria fermata. A
me ne mancava solo una, poi avrei potuto finalmente dire addio a quel
viaggio che non avrei mai augurato nemmeno al mio peggior nemico.
Ormai mi era impossibile muovermi da quella posizione alquanto
imbarazzante, per cui rimasi fermo, cercando di trattenere il fiato
mentre guardavo di lato.
«Non ti preoccupare, non mi dai fastidio.» mi disse
il ragazzo, sempre con quel suo sorriso tranquillo e bonario, mentre io
cercavo in ogni modo di non stargli troppo appiccicato.
«A-- Ah... Sì...» borbottai piano.
Quanta vergogna nella mia voce e sul mio volto.
Non era certo colpa mia se da qualche mese a quella parte mi ero
finalmente messo in testa di lasciarmi alle spalle i fantasmi del
passato: fin da quando ero alle medie, ero innamorato del mio migliore
amico, nonché compagno di scuola, del mio stesso
orientamento sessuale, ma che non mi ricambiava per nulla... Alla fine,
dopo essermi umiliato per mio triste amore malato e senza pace, ero
deciso a non pensare più ad Akihiko Usami, alias Akihiko
Usagi, l'uomo del quale leggevo ogni più piccola bozza
letteraria come se quell'inchiostro in realtà fosse pregiato
petrolio e la carta ricavata da filamenti di perla, tanto che compravo
in triplice copia tutti i suoi romanzi. Lui, il mio migliore amico;
lui, il masso che avevo nel cuore. Ancora dopo mesi, rivederlo mi
faceva stare male al punto di piangere. Il ricordo cominciava ad
affievolirsi, ma la stearica si deve consumare del tutto per
spegnersi... e per quello mi ci sarebbe voluto ancora del tempo...
«Mi chiamo Kusama Nowaki.» si presentò
di botto, facendomi sbattere il muso non solo contro il suo petto, che
scoprii essere molto muscoloso, ma anche contro la triste
realtà di quel treno pieno fino al collasso!
«Ah, piacere, Nowaki...» dissi, sollevando per bene
il collo per poterlo guardare negli occhi «Io
son--»
«Non sembra che tu sia di ritorno da uno dei tanti concerti,
ho ragione?» mi chiese, senza darmi nemmeno il tempo di
presentarmi a mia volta.
«Uhn... in effetti sto tornando
dall'Università...» gli spiegai.
«Io, invece, torno dal lavoro part time!» disse,
con un sorriso caldo.
Quel ragazzo mi stava facendo andare nel pallone. Si comportava in
maniera strana, forse un po' invadente... però era molto
gentile...
«Che Università frequenti?» chiese con
voce bassa ma ben udibile.
«La... La Teito.» risposi, non capendo dove volesse
arrivare.
«Io a breve inizierò gli esami di ammissione per
Scienze Sociali.» spiegò.
Non che la cosa mi interessasse... Sembrava volesse portare avanti una
conversazione.
Così cominciammo a dialogare per far passare il tempo, anche
perché stando così vicini, alla fine era l'unica
cosa che si potesse fare; cercare di ignorarci a vicenda era ancora
più imbarazzante...
Durante la nostra variegata conversazione, avevo scoperto alcune cose
su Nowaki: svolgeva ben sei diversi lavori part-time per potersi
mantenere e soprattutto stava risparmiando per poter accedere
all'Università; da come parlava, sembrava non avesse nessuno
che potesse dargli supporto economico... magari aveva litigato con i
genitori ed era fuggito di casa...?
Durante la nostra discussione, che durava ormai da diversi minuti, mi
ritrovai un gomito tra le costole per colpa di un altro passeggero. Che
dolore! Ne avevo veramente le tasche piene di tutto quel
sovraffollamento!
«Grr...» ringhiai appena, aggrottando le
sopracciglia.
«Non prendertela.» mi disse, passandomi una mano
tra i capelli castani in una leggera coccola alla quale non seppi
rifiutare. Quelle sue mani.. erano tanto simili a quelle di... No,
no... Non ci dovevo più pensare! Volevo solamente stare in
pace. Non vedevo veramente l'ora di scendere da quel luogo pieno zeppo
di gente!
Quando ormai pensavo che il viaggio non terminasse mai, un'altra
musichetta, diversa dalla prima, informò noi tutti che
stavamo giungendo alla nuova fermata.
«Io ora devo andare.» informai il ragazzo
«Da qui si scende per il distretto di Bunkyo.»
Finalmente riuscii a vedere il bicchiere mezzo pieno: casa era
relativamente vicina!
«Anche io!» disse Nowaki, indicando l'uscita con il
pollice «Magari in due riusciamo ad avvicinarci in tempo alle
porte...»
Mi voltai e vidi l'uscita che sembrava si allontanasse sempre
più da noi.
«Sì, meglio...» borbottai, con
un'espressione indefinibile in volto, un misto tra rabbia e
depressione.
«Allora andiamo!» disse, prendendomi per il polso e
cominciando a camminare a passo lento ma implacabile. Era un giovane
abbastanza ben piazzato, notai che non aveva troppi problemi a far
scansare la gente.
«Ehy! Non c'è bisogno di tirarmi!» gli
dissi, alterato.
«Se non faccio così, non riuscirai mai a
raggiungere l'uscita.» spiegò, calmo.
«Tsk!» feci, girando il volto, con l'aria un po'
offesa, anche se mi rendevo conto che aveva ragione.
Così, grazie all'intervento di Nowaki, ci facemmo largo tra
il pienone e raggiungemmo la porta proprio mentre il treno si stava
fermando. Appena in tempo!
Scendemmo immediatamente dal vagone, seguiti dagli altri passeggeri che
abitavano nella nostra stessa zona, e quasi mi venne da baciare il
piano di calpestìo sul quale stavamo camminando. Finalmente
ero sceso da là!
«Bene, Nowaki!» dissi al giovane
«Finalmente l'esodo per noi si è concluso. Direi
che possiamo salutarci e tornare ognuno a casa propria...»
«Hiro-san7?» mi
chiamò il moretto, quasi
a volermi interrompere, trattenere «Ti va se facciamo un
pezzo di strada assieme?» mi propose.
Lo guardai un po' spaesato, poi mi girai, dandogli le spalle, e
camminai spedito verso le scale. Non mi ero neppure accorto che mi
avesse chiamato per nome, nonostante non mi fossi presentato!
«Assolutamente no!» risposi sgarbato.
Quel ragazzo si stava intromettendo un po' troppo nella mia vita,
violando la mia privacy, ma a quanto pareva, non ero riuscito a
convincerlo: sfruttando il fatto di avere le gambe molto più
lunghe delle mie, mi si affiancò immediatamente.
«Per favore, Hiro-san!» insistette «E'
stato davvero molto bello poter scambiare quattro chiacchiere con te,
vorrei proseguire...»
«No.» continuai a dire, prendendo la rampa di scale
per salire al piano superiore.
«Ma perché?» chiese.
«Perché...» feci per spiegare, ma mi
ritrovai a non sapergli dare una risposta.
Il nocciolo del problema, era che insieme a lui... sentivo una strana
sensazione... un qualcosa che il mio cervello rifiutava...
«Da che parte è casa tua?» mi chiese,
visto che io non mi decidevo a parlare.
«Oltre il parco.» gli indicai.
«Io giro proprio poco prima.» sorrise.
«Uhn...» sbuffai, mentre ci allontanavamo dalla
struttura della stazione «Beh... Allora va bene.»
acconsentii, con l'aria imbronciata.
Così riuscì a mettermi nel sacco e camminammo
insieme, diretti al parco.
Ovunque ci girassimo, vedevamo solo bancarelle stracolme di ogni tipo
di merce, attorniante da una grande quantità di persone.
«Mi chiedo come mai ci siano tutte queste persone in
giro!» sbuffai, guardandomi attorno con un tic nervoso al
sopracciglio ed una vena pulsante alla tempia.
«Ma come, Hiro-san! Non lo sai?» mi chiese stupito
il ragazzo «Oggi è la giornata dell'Hanami8,
la
fioritura dei ciliegi! Non hai sentito il telegiornale?»
«No...» risposi.
Stamane non avevo potuto seguire il notiziario e, preso com'ero dalle
tante lezioni, i corsi e la tesi, mi era veramente passato di mente
l'immediato avvicinarsi della ricorrenza.
«Ecco spiegato il motivo della folla... Stanotte
c'è lo Yozakura9. Certo che
quest'anno si sono dati da
fare...» borbottai, guardandomi in giro. Mentre ero sul
treno, non ero riuscito a capire bene le informazioni spezzettate che
mi giungevano alle orecchie.
In pochi minuti arrivammo al Parco.
A quel punto, anche se Nowaki non mi avesse ricordato l'avvenimento del
giorno, mi sarebbe subito tornato alla memoria, visto che il colore
dominante sugli alberi era il classico bianco rosato; le fronde dei
ciliegi sembravano soffici nuvole da lontano.
«Ci avviciniamo un attimo?» mi chiese il ragazzo.
«Sì...» annuii, procedendo accanto a
lui.
Mi ero quasi abituato alla novità della sua compagnia.
Camminando fianco a fianco per il sentiero acciottolato dentro il
parco, gli occhi pieni di meraviglia si persero tra le fronde degli
alberi, incantati da quello spettacolo di estrema bellezza e
semplicità. Alcuni petali erano già caduti a
terra, formando un soffice tappeto rosa ai nostri piedi, ma nulla
toglievano ai loro compagni ancora sui rami, incantevoli e delicati
come fiocchi di cotone.
«Ohh...» mi sfuggì dalle labbra.
I ciliegi in fiore erano sempre fantastici...
Mentre ero preso da quello spettacolo che ci offriva la natura nella
sera illuminata dalle luci delle chouchin10, ma
soprattutto della luna
piena che sembrava avvolgere ed accarezzare tutto con i suoi raggi
argentati, non mi accorsi che gli zaffiri di Nowaki, più che
guardare i ciliegi, erano intenti ad osservare me.
«A quanto pare, non sono l'unico a trovare bello tutto
questo.» disse cristallino il ragazzo.
«Uhn! Non è una cosa di tutti i giorni.»
risposi, facendo spallucce.
Calò un lungo silenzio tra noi, finché,
finalmente, il moretto non lo ruppe.
Se avessi saputo in anticipo le sue parole, probabilmente avrei
preferito continuare ad ascoltare i lievi suoni che riempivano il parco
offerti da madre natura, lontani dal fracasso mondano.
«Io... ti conosco da molto, Hiro-san...»
sussurrò.
«Uhn? Ci siamo forse già visti da qualche
parte?» domandai, sperando di non aver fatto la solita figura
di chi non riconosce le persone. Ero abbastanza fisionomista, ma
può capitare a tutti di sbagliare...
«Forse tu non mi hai mai visto, ma... io
sì.» rispose.
Per fortuna!
«Beh, in realtà... non mi ricordo di te...
Quindi... suppongo che tu abbia ragione...» borbottai.
«Sai, è stato un bene allora che ti sia alzato,
cedendo il tuo posto a quella vecchina come mi hai raccontato
prima...» proseguì le sue farneticazioni
«Così, finalmente ti ho potuto
parlare...»
Lo guardai un po' stranito a quel suo dire.
«Vedi, Hiro-san... io prendo sempre il tuo stesso treno la
mattina, anche se mi fa arrivare un'ora e mezza prima a
lavoro...» la sua voce era bassa, senza tremori.
«Come mai prendi quel treno?» domandai
«Deve essere abbastanza stressante!»
«In realtà non è affatto stressante,
anzi, è una fonte di gioia per me... E' davvero molto
importante...»
«Sì, ma... perché?» chiesi
ancora.
Lui si fermò e mi si parò davanti.
I suoi occhi erano così sicuri...
«Lo faccio per poterti vedere ogni mattina,
Hiro-san.» mi disse, ripetendo ancora una volta il mio nome,
seguito da quell'educato suffisso.
«COSA?!» chiesi stupito «Ma... ma...
ma...» balbettai, incapace di concretizzare un discorso
sensato.
Che Nowaki Kusama in realtà fosse... uno stalker11?!
In quel
momento iniziai seriamente a preoccuparmi! Se mi seguiva da tanto tempo
come diceva ed io non me ne ero mai accorto, dopo quella sua
rivelazione, cosa mi sarebbe accaduto?!
«Sai, da quando ti ho visto la prima volta, non ne ho
più potuto fare a meno. Tu, in mezzo alla folla, sembri
distinguerti... come se i miei occhi riuscissero a vedere solo
te...» continuò a dire.
Il suo sguardo però era dolce, dolcissimo. Non come quello
di un criminale o di uno psicopatico.
«Ogni giorno che avevo la fortuna di incrociarti mentre
cercavo posto, mi veniva sempre voglia di fermarmi per poter parlare
con te, ma eri sempre immerso nella lettura dei tuoi libri... Ne leggi
uno nuovo al giorno, Hiro-san! Si vede proprio che ti piacciono davvero
molto.» mi sorrise.
Perché ancora mi sembrava così innocente dopo
tutte quelle rivelazioni?
«Naturalmente non tutte le volte mi capita di salire sul tuo
stesso vagone, però posso benissimo vederti una volta che
arrivavi alla tua fermata. So bene qual'è... e quindi mi
affaccio sempre al finestrino.»
«Ma... MA COSA DICI?!?!» urlai, imbarazzato come
non mai in tutta la mia vita.
Presi il libro giallo che stavo leggendo in treno e, con un movimento
veloce e preciso come quello di un cecchino, lo colpii in mezzo alla
fronte.
«BAKA12!!!» gridai
«Ma hai capito cosa mi
stai venendo a dire?!»
Nowaki, senza fare una piega, si abbassò per raccogliere il
volume e mi si avvicinò, tendendomelo.
«Lo so benissimo...» rispose serio, prendendomi per
mano e tirandomi appena dietro un ciliegio, alla larga da occhi
indiscreti.
Proprio mentre stavo riprendendo il mio prezioso tomo per un altro
tiro, lui mi pizzicò gentilmente il mento, sollevandomi il
volto.
«Hiro-san...» sussurrò caldo, chinando
la testa verso la mia.
Il vento si alzò appena e venimmo avvolti da un turbinare di
petali di ciliegio, che danzarono attorno a noi come piccoli diamanti
rosa, che riempirono l’aria con il loro dolce profumo di
polline.
«Suki desu13...» mi
sussurrò.
Ero troppo confuso per poter fare qualsiasi cosa e rimasi con gli occhi
aperti, mentre le nostre due labbra si sfiorarono appena, legate dai
nostri pesanti respiri, per poi modellarsi a vicenda su quelle
dell'altro...
Ed io potei sentire tutto quello che Nowaki voleva trasmettermi in quel
gesto che cancellò ogni dubbio che avessi su di lui...
Un Bacio... pieno d'amore...
§Owari§
XShade-Shinra
-Note:
1 Autobus
Notturni, in Giappone ci sono degli autobus, detti appunto
"notturni", che viaggiano di notte. Costano meno e sono fatti apposta
per poterci dormire e ritrovarsi così il mattino dopo nella
città dove si vuole arrivare, senza perdere tempo di giorno.
2 Teito,
nome di una Università, in realtà
inesistente, molto usata nei film o nei manga.
3 Taro
Hirai / Edogawa Ranpo, Prefettura di Mie, 21/10/1894 -
28/07/1965, scrittore giapponese di libri gialli.
4 Kotō no
Oni, "L'Oni dell'Isola Solitaria" è davvero un
suo
giallo, scritto nel 1929, e parla di amori omosessuali. Ho pensato
fosse adatto per Hiroki, dato che legge senza problemi i libri di
Usami-san tenendoli in bella mostra in casa.
5 Shinkansen,
linea ferroviaria giapponese di treni ad alta
velocità.
6 Kimono
nero, è il kimono indossato dai familiari del
morto
durante la cerimonia funeraria. Porta i cinque Mon (stemmi di
famiglia)
bianchi ed è in seta chirinem o babutae. Anche l'Obi,
l'Obiage, l'Obijime (varie cinture) e gli Zori (sandali
bassi) sono del
medesimo colore, mentre la Juban
(sottoveste del kimono), in seta
rinzu, può essere anche colorata.
7 –san,
suffisso giapponese, usato per portare rispetto a
qualcuno o se non si ha confidenza con l'interlocutore.
8 Hanami,
letteralmente "Guardare i Fiori" è il rito
dell'osservazione della fioritura dei ciliegi (Sakura). Non ha mai una
data fissa, in quanto dipende dalle condizioni meteo e cambia a seconda
della zona; in genere è stimato tra fine marzo ed inizio
maggio, ma la data viene fornita direttamente dall'agenzia
meteorologica giapponese, che studia appunto i boccioli di ciliegio per
capire quando fioriranno.
9 Yozakura,
letteralmente "notte di ciliegi", sarebbe il continuo
notturno del rito dell'Hanami.
10 Chouchin,
le tipiche lanterne di carta.
11 Stalker,
"colui che avanza furtivamente", sono coloro che si
appostano e seguono ossessivamente una persona; alcune volte il
fenomeno di stalking
degenera in violenza quando il criminale decide di
uscire allo scoperto, ecco perché Hiroki è
così preoccupato.
12 Baka,
parola giapponese, significa "stupido"; Hiroki la dice spesso
e l'ho voluta lasciare come nell'originale.
13 Suki desu,
in giapponese significa "Mi piaci".
Qui di seguito, un link con le musichette dei treni della rete
ferroviaria giapponese JR: http://www.youtube.com/watch?v=jC6AIwNgjKE
Risposte alle Recensioni:
x Ermellino: Grazieeeeeeeeeeee!! **
x Mitsu: ** Sono lieta che ti sia piaciuta! Mi sono
veramente
impegnata per l'IC e per tutti i riferimenti al Giappone! **
Sì,
gli accenti ci hanno sempre trovato in disaccordo!X°D Comunque
un
giorno riuscirò a convertirti alla Egoist, ne sono certa!
>^<
x ballerinaclassica: Lo so che era un contest difficile,
c'erano
un sacco di partecipanti brave (come te, del resto! **), l'importante
è che sia stata una gradevole lettura. ** Io sono buona con
i
miei lettori ed uso il carattere grande! v-v Anche tu dovresti fare lo
stesso!XD Comunque sappi che le tue recensioni sono sempre bellissime,
grazie! **
x artemis89:
Grazie mille! ^^ Eh sì, i ciliegi in fiore sono romantici!
>w<
x miristar:
>.< Eh, purtroppo è così! Grazie
per i complimenti! Allora ci si rivede alla prossima FF! ^^
x Adelphy3:
Sono così felice che la mia fatica sia stata apprezzata! **
Ti ringrazio per i complimenti (sei stata davvero gentile) e mi
dispiace che abbia trovato la FF un po' frettolosa, infatti, pur
partecipando ad un contest - e quindi avendo una data di scadenza - non
l'ho buttata giù all'ultimo. Vorrà dire che la
prossima volta mi impegnerò di più! *^* Comunque
ho altre FF in mente su loro due, devo solo... trovare il tempo per
scriverle! ^^' Ciao!
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