Ciò che ci nutre, ci uccide.
Silente guardava la giovane coppia che stava
seduta davanti a lui, in attesa. I suoi occhi dietro le lenti erano penetranti,
più penetranti del solito, ma era impossibile capire cosa esprimessero. Troppe
erano le emozioni, impossibile distinguerle. Dietro gli occhiali a mezza luna,
lo sguardo vagò dai visi della coppia al pancione di lei. Non era ancora avanti
con la gestazione, più o meno al terzo mese. Il bimbo sarebbe nato verso la
fine di agosto. Correva l’anno 1980, e per la comunità magica non era un buon
periodo.
Eppure, c’era qualcuno che ancora riusciva ad
essere felice, nonostante le assidue sparizioni, le costanti e brutali morti
dei loro amici. Sì, perché Lily e James Potter erano sempre state due persone
forti. Talmente forti da riuscire a sposarsi, a mettere in cantiere un figlio,
nonostante tutto.
Silente era sicuro che non l’avrebbero fatto, se
avessero saputo. Aveva aspettato troppo ad affrontare la situazione…
se solo avesse trovato il coraggio di affrontare prima l’argomento, se solo
avesse trovato il fegato di interferire con il futuro, sarebbe stato tutto più
facile.
James si agitò sulla sedia, e Lily gli stinse una
mano, per tranquillizzarlo. Silente sentì il cuore stringersi. Erano davvero le
persone più forti e fantastiche che avesse mai conosciuto. Sorrise fra sé,
pensando ai sette anni che avevano passato a scuola. Nonostante tutte le
punzecchiature reciproche, gli urli isterici di Lily a causa delle malandrinate
di James e dei suoi amici, le litigate, Silente non aveva mai perso la
convinzione che fossero fatti per stare assieme.
Per quanto James fosse un uomo pieno di qualità
positive, la pazienza non era parte della sua persona.
-Silente, cosa sta succedendo?-, chiese a
bruciapelo, -ha detto che era importante. Riguarda Voldemort,
non è vero?-.
Il Preside vide la mano di Lily stringersi ancor
più su quella del marito. Cercava di dare forza a James. Nonostante le
apparenze, era lui quello più fragile, dei due. Eppure, le iridi verdi di Lily
non riuscivano a nascondere la paura che la attanagliava dentro.
-Sì, riguarda Voldemort-.
L’anziano preside sospirò, poi riprese: -E’ stata fatta una profezia sul
destino del vostro bambino. Voldemort lo designerà
come suo eguale, cercherà di ucciderlo per togliere di mezzo l’ostacolo che
potrebbe impedire la sua ascesa al potere-.
Nel sentire quelle parole, quelle orribili,
spaventose parole, gli occhi di James si fecero scuri, assenti. Lily si portò
una mano alla bocca, mentre l’altra andò convulsamente sulla sua pancia, come
per proteggere la piccola creatura che cresceva dentro di lei. Gli occhi verdi
le si velarono di lacrime. Lacrime di dolore, di terrore. James posò la mano su
quella di Lily: anche lui sembrava volesse proteggere il loro bambino.
Dopo interminabili attimi di silenzio, James parve
ritrovare il controllo.
-Ci sarà pur qualcosa che possiamo fare, Silente.
Dobbiamo fare qualcosa-. La sua voce era piatta, inespressiva. Guardò il volto
della moglie, rigato dalle lacrime. Tornò a rivolgersi al Preside: -Avrai un
piano, vero, Silente?-.
Il Preside non aveva mai visto James così
preoccupato, e non gliene poteva dare torto. La famiglia, la possibile
distruzione di essa, era una cosa che spaventava nel profondo. Cambiava la
prospettiva della vita. Lui lo sapeva sin troppo bene.
-Sì, qualcosa c’è-, rispose Silente. Il suo
sguardo era lontano, come se stesse visualizzando qualcosa al di là dei volti
dei due sposi, -non cancellerà la profezia, non impedirà a Voldemort
di darvi la caccia, ma vi terrà al sicuro il più possibile-. Tornò a scrutare i
coniugi Potter con quegli occhi azzurri che sembravano leggerti l’anima:
-L’unica possibilità è quella di nascondervi-.
Il Preside sapeva quanto la soluzione sarebbe
stata scomoda, soprattutto per James. Lily era un’anima libera, certo, ma mai
quanto James. Per un istante, ebbe il dubbio che rifiutassero la sua proposta.
A nessuno piaceva restare rinchiusi, d’altro canto…
Invece, James si limitò ad annuire.
-Bene, se siete d’accordo, sarà utile procedere
subito, almeno con i preparativi. Non sarà necessario nascondervi finché non
nasce il piccolo, ma sarà bene pensare a come nascondervi. Io avevo pensato
all’Incanto Fidelius, il più sicuro-.
Lily e James si scambiarono una rapida occhiata,
poi Lily disse: -Certo, è una buona idea-.
-Naturalmente, avrete bisogno di un Custode
Segreto-, disse. Seguì una pausa, dove il Preside sembrò riflettere
attentamente su qualcosa. –Mi offro volontario. Voldemort
non oserà affrontarmi, se non alla fine-.
-Ci penseremo-, promise James, -grazie, Silente-.
***
Lily e James sedevano al tavolo della cucina della
loro villetta a Godric’s Hollow.
Entrambi molto pensierosi, si guardavano l’un l’altro senza dire niente. Il
pancione di Lily era lievitato come una torta nel forno: ormai mancava poco al
parto, solo qualche settimane. Avevano rimandato il momento cruciale troppo a
lungo, era arrivata l’ora di prendere la situazione in mano, e di tenerla ben
salda: il benché minimo errore sarebbe costato caro a loro e al bambino che
stava per nascere.
James si passò una mano nei capelli, abitudine
ormai impossibile da sradicare.
-Ti sembra il caso di scegliere Silente come
Custode?-, chiese James alla moglie.
Lily smise di giocherellare con la fede nuziale e
si portò le mani alla pancia. Dal giorno del colloquio con Silente, ogni volta
che ci si avvicinava all’argomento, si toccava il grembo, come per proteggere
il bambino. Anche se forse “proteggere” non era la parola giusta; piuttosto,
era come se lo accarezzasse per rassicurarlo, come per fargli capire che la sua
vita non era per niente in pericolo.
-Non so, James, non so…-.
Fece un sospiro. –Silente è stato sempre così caro, con noi.. sarebbe una
grande responsabilità, e francamente, di grandi responsabilità ne ha fin
troppe, gli manca proprio questa-.
James bevve un sorso della burrobirra
che aveva davanti per prendere tempo. Lily non aveva tutti i torti, in fin dei
conti. Silente era già pieno di problemi, e dargli anche questo peso sarebbe
stato davvero troppo. Inoltre, Voldemort sarebbe
subito andato da lui. Per quanto Silente fosse un mago di grande potere, l’ira
di Voldemort prima o poi avrebbe toccato anche lui, e
Silente era l’unica speranza della comunità magica, di quei tempi. Valeva
troppo. Come formulò questi pensieri, James provò un moto di disgusto verso sé
stesso. Stava dando un valore alle persone. Come se qualcuno valesse più di un
altro. Sbatté con forza il bicchiere sul tavolo, rovesciandolo. Si alzò in
piedi e andò alla finestra.
Lily lo guardava, allibita. Cosa gli era preso? A sua
volta si alzò, raggiungendo il marito.
-James…?-.
James si appoggiò con le braccia alla finestra.
–Lily, sto dando un valore alle persone. Mi faccio schifo. Dobbiamo decidere
quale vita vale più di un'altra.. quale vita mettere in pericolo-.
La donna lo cinse in un abbraccio, anche se
ostacolata dal pancione. In quel momento, James le faceva una gran tenerezza.
Sapeva cosa significasse per lui mettere a repentaglio la vita dei suoi cari, così
come sapeva che si riteneva responsabile del pericolo che correvano lei e il
loro futuro bambino.
-James, non siamo
obbligati a nasconderci, troveremo una soluzione alternativa-, tentò Lily.
James rise, amaro, prima di risponderle: -Lily, non
c’è un’altra soluzione, lo sai-.
Restarono lì, abbracciati in silenzio per quelli
che parvero secoli. Ancora una volta, fu James a rompere il silenzio: -Se non
Silente, chi?-.
-Sirius?-, chiese di getto Lily, -lui non ci
tradirebbe mai, nemmeno sotto tortura-.
James sobbalzò. Il solo pensiero del suo migliore
amico torturato da Voldemort gli provocava la nausea.
Scosse la testa, un po’ per scacciare via quegli orrendi pensieri, un po’ per
esprimere il suo disaccordo: -E’ troppo scontato. Prenderebbero di mira lui
prima che Silente-, disse piattamente. L’idea che fossero ancora lì a decidere
quale dei loro amici più stretti dovesse mettere a repentaglio la propria vita
per salvare la loro non smetteva di disgustarlo: se avesse potuto, si sarebbe
sacrificato lui, per salvare Lily e il loro bambino.
I coniugi Potter passarono in rassegna ogni loro
conoscente, cercando di trovare quello più adatto a quel compito tanto
rischioso. Alcuni furono scartati a priori per la scarsa fiducia; altri perché
troppo ovvi. Alla fine, nella loro lista restò un solo nome. Voldemort sapeva dell’amicizia che univa James e Lily a
Peter, ma di certo non avrebbe mai pensato che avrebbero scelto come loro
Custode Segreto un mago così poco dotato; al tempo stesso, Peter non gli
avrebbe traditi mai.
-Chiama Peter, James-,
disse Lily, -ormai il momento è arrivato-.
***
Sirius era seduto comodamente sul divano di casa
Potter, l’espressione imbronciata. Quella sera, era stato invitato a cena
dall’amico, ma davvero non aveva la benché minima voglia di stare in quella
casa. Il risentimento era davvero troppo anche solo per cercare di fingere
contentezza. Persino con Lily. L’unica persona con cui non si sentiva
profondamente arrabbiato era il bambino nella pancia di Lily. Lui non ne aveva
colpe, povero angelo.
Prima che la cena fosse pronta, James lo raggiunse
sul divano. Gli passò una Burrobirra. Sirius la
tracannò quasi tutta in un sorso, facendo ridere james.
-Ehi, Felpato, vacci piano!-, scherzò.
In tutta risposta, Sirius lo incenerì con gli
occhi. Dopodiché, mandò giù quello che era rimasto della bevanda, asciugando i
residui rimasti sulla bocca con la manica.
James, che conosceva troppo bene l’amico per non
rendersi conto che qualcosa non andava, squadrò Sirius. Qualcosa gli diceva che
il problema era proprio lui. Eppure, lui era sicuro di non aver fatto nessun torto
al suo migliore amico. Per questo proprio non riusciva a spiegarsi perché si
comportasse così.
-Sirius, c’è qualche problema?-, gli chiese
incerto. Magari non era lui il problema. Un inseguimento da parte dei Mangiamorte, fra i quali magari spiccava suo fratello
avrebbe potuto essere una motivazione più che sufficiente al suo stato d’animo,
decisamente troppo nero.
Le deboli speranze di James caddero in frantumi
quando Sirius sbottò: -Me lo chiedi pure, James? Non ci vuole un genio per
capirlo-.
James rimase interdetto per un attimo. O Sirius
s’era bevuto il cervello o lui era davvero stupido.
-Sirius, ma cosa stai dicendo!?-, esclamò
iniziando ad irritarsi, -cosa ti ho fatto?!-.
Sirius scattò in piedi. –Cosa non capisci? Sono io
che non capisco, James! Non capisco perché tu abbia scelto Peter anziché me,
come tuo Custode Segreto-.
James lo guardò, ad occhi sbarrati. Quindi, era
questo il suo problema. Cercò do trattenere un sorriso. Ah, Sirius. Era sempre
stato irascibile e permaloso, ma davvero non avrebbe mai creduto che potesse
essere così orgoglioso. Gli si scaldò il cuore. Si sentiva la persona più
fortunata del mondo, ad avere amici così.
-Certo che sei proprio scemo-, gli disse infine,
alzando gli occhi al cielo, -cosa credi, che tu non fossi nella lista delle
persone possibili? Sei stato il primo a cui abbiamo pensato, dopo Silente-.
Sirius rimase interdetto per un attimo. Poco a
poco, l’espressione feroce sul suo volto svanì, lasciando posto a una sincera
incredulità. –E allora perché non me l’hai chiesto?-.
-Black, sei davvero
stupido come mi hai sempre fatto sospettare, allora?-, s’intromise la voce di
Lily dalla cucina: ovviamente, non si era persa una battuta di quel piccolo
screzio.
Sirius storse la bocca in una smorfia contrariata.
–Evans, nessuno ha chiesto la tua opinione-.
Lily raggiunse i due uomini in salotto. La pancia
si faceva più grande di giorno in giorno, rendendola sempre più bella.
-No, Black, ma io te la
dico la stesso-, disse, sfoderando un sorriso. Per quanto continuassero a
punzecchiarsi, aveva imparato a voler bene a Sirius, e Sirius aveva imparato a
voler bene a Lily. In tutta sincerità, da quando James aveva smesso di elencare
tutte le innumerevoli doti della Evans in Sala Comune, aveva davvero iniziato
ad apprezzarla. –L’abbiamo chiesto a Peter invece che a te perché nessuno si
immaginerebbe Peter come Custode Segreto; tu, al contrario, saresti stato un
bersaglio facile-, spiegò, senza perdere il sorriso.
Ora che glielo facevano notare, il piano poteva
avere senso. In effetti, Voldemort non si sarebbe mai
immaginato che il piccolo, inetto Peter proteggesse la vita dei coniugi Potter
e del loro futuro pargolo. In ogni caso, lo straniva il fatto che non avessero
scelto un mago più dotato. Remus, ad esempio. Non era
una scelta ovvia come lui, ma di certo altrettanto affidabile e decisamente più
versato nelle arti magiche. Come se gli avesse letto nel pensiero, Lily i
disse: -Ovviamente, avevamo pensato anche a Remus, ma
con la storia che è un Lupo Mannaro è già nel mirino dei Mangiamorte,
e un altro peso del genere certo non gli avrebbe giovato-.
Sirius si dondolò sul posto, imbarazzato come un
bambino.
-Scusate-, mormorò, -scusa, James. Non dovevo…-, balbettò. James si alzò e lo mise a tacere con
una pacca sulla spalla.
-Tutto a posto, Felpato. Sappiamo tutti che in
fondo sei un tenerone- rise James, guadagnandosi uno
scappellotto da parte dell’amico.
Dopo un attimo di incertezza, Sirius riprese la
parola: -Mi era solo scocciato non poter ricoprire un ruolo importante nella vita
del futuro piccolo Potter-.
Gli sguardi di Lily e James si incontrarono.
Volevano lasciare la grande notizia per il dopo cena, ma, vedendo Sirius così
palesemente abbattuto, proprio come un cagnolino lasciato in casa da solo, non
potevano non dirglielo subito. Fu James ad iniziare il discorso.
-Sirius Black, i
Malandrini sono un gruppo solido e compatto. Ognuno è una presenza fondamentale
nella mia vita, e, ormai, in quella di Lily. Siete come il nostro nutrimento,
insomma. Vogliamo fare in modo che lo siate anche per il nostro bambino, tutti
in egual misura. Peter cercherà di non farlo ammazzare; Remus
sicuramente gli metterà in testa il buon senso che io non sarà in grado di
trasmettergli, e confido che, una volta entrato ad Hogwarts, gli faccia da professore.
E poi ci sei tu. Nonostante tutto, sei il mio migliore amico, e non ti rimane
che un compito…-. Lasciò la frase sospesa in modo
teatrale, così da permettere a Lily di terminare la frase.
-Sirius Black, membro
dei Malandrini, noto anche come Felpato, vuoi tu essere il padrino di nostro
figlio?-.
Il volto di Sirius si illuminò in un sorriso.
L’ultima volta che l’avevano visto con un sorriso così autentico dipinto sul
volto, era stato tanto tempo prima, quando Remus era
cascato dalla sedia.
-Diavolo, se lo voglio!-.
***
Lily, è lui,
scappa. Io lo trattengo.
Come poteva pensare di trattenerlo, senza
bacchetta? Era impossibile…
ma doveva provarci… Lily, il piccolo Harry… James guardò quel volto sgarbo, cercando di non
farsi prendere dal terrore. Li aveva raggiunti… aveva
scoperto dove si nascondevano… quindi, le opzioni erano due. O Peter era
stato ucciso, o gli aveva traditi. In ogni caso, non riusciva ad accettare l’ida… ma Peter non gli avrebbe mai e poi mai traditi, non
gli avrebbe mai venduti a Voldemort… erano amici… e Harry… non poteva crederci…
-Che stupido, Potter, riporre la tua vita nelle
mani di un debole.. ti ha tradito..-.
La voce fredda e sibilante raggiunse le orecchie
di James. Quando le registrò, si sentì gelare. Peter gli aveva traditi… no.. In un solo istante, gli passarono davanti
tutti i momenti trascorsi con lui, con i Malandrini.. le punizioni, le risate,
le scorribande notturne.
e lui l’aveva tradito. Non solo lui, ma anche
Lily, Harry. Aveva condannato un bambino innocente alla morte per cosa, poi?
Per un po’ di gloria?
Ma i Malandrini… per
loro lui era come un fratello.. James riuscì a sentirsi in colpa anche in un
momento tragico come quello: chissà quante volte non l’aveva trattato bene
senza accorgersene…
Voldemort rise all’espressione
affranta di James. Godeva della disperazione di quell’uomo, che avrebbe ucciso
di lì a pochi secondi.
James vide la bacchetta di Voldemort
levarsi. Sapeva che sarebbe passato all’altro mondo da un momento all’altro.
Non lo temeva. Non temeva la morte, non la sua. Aveva paura del sua moglie, per
suo figlio. Loro si sarebbero salvati.. dovevano salvarsi.
Poi un lampo di luce verde lo accecò.
Fece in tempo a formulare un ultimo pensiero,
prima della morte definitiva: ciò che ci nutre, ci uccide.
Poi il buio. Nel buio, un’ultima immagine: Lily,
Harry, Sirius, Remus e Peter. Il suo nutrimento,
sempre e comunque.
Spazio
autrice: Ecco una nuova one-shot. Doveva essere
il nuovo capitolo di “missing moments”,
nel mio piano originale, ma poi ho deciso di pubblicarla come ff a sé stante. Spero vi sia piaciuta. Io non so cosa dire
in merito, questa volta xD Solo, spero di aver reso
bene l’idea. e di avervi fatto apprezzare James. Mi sto davvero affezionando a
lui ò_ò
Spero mi facciate sapere cosa ne pensate con una
recensione, che è sempre ben accetta, sia positiva che negativa (ma solo se la
negativa è un attimino costruttiva è!).
Besos!!