“Voi
non capite, ragazzi! Lei non è come tutte le altre, lei è... Lily è diversa!
Non posso presentarmi con il solito mazzo di fiori da campo, non va bene. Ho
aspettato sette anni, Merlino, sette‼”
“Agitarsi
così non ti sarà d’aiuto, Ramoso.”
“Grazie
mille, Lunastorta, allora che dovrei fare per te? Starmene tranquillamente
seduto ad aspettare l’apocalisse? Se questo appuntamento andrà male, vi
garantisco che Lily non ci penserà due volte a scaricarmi!”
“Per
questo, basterebbe che ti vedesse ora.”
“Chiudi
quella ciabatta, tu! Che ne vuoi sapere di primi appuntamenti speciali, eh
Felpato?”
“Niente,
solo un paio di trucchi che ho passato a Frank. Ma a parte questo, hai ragione
tu, James. Non ne so niente.”
“Aspetta
un secondo. Frank? Quel Frank?”
“Se
intendi il Frank che dopo il primo appuntamento fa coppia fissa con
Alice...allora sì, stiamo parlando dello stesso Frank.”
“Adesso
voglio saperlo! Che diavolo gli hai detto?”
“Sì,
Felpato, che gli hai detto?”
“Felpato
è il migliore!”
“Benvenuto
nella conversazione, Codaliscia.”
“Grazie,
Lunastorta.”
“Ma
ti pare.”
“Vogliamo
concentrarci su di me, adesso? Grazie! Allora Sirius, dicevamo...?”
“Umpf,
e va bene. Visto e considerato che sei il mio migliore amico, farò uno strappo
alla regola.”
“Quanta
magnanimità da parte tua, Felpato. Sono colpito.”
“Visto?
E tu che ne dubitavi, Remus! Comunque, ritornando a noi...”
“Allora?”
“Beh,
per prima cosa tutte le ragazze vogliono che il primo appuntamento sia speciale
e quelle cavolate lì. Tutte, il che
include anche Lily Evans.”
“D’accordo.
Appuntamento speciale. Ma come si fa ad avere un primo appuntamento speciale?”
“Vediamo...
Hai presente quella volta quando sei saltato addosso alla Todd, appena entrato
nei Tre Manici di Scopa? Quando volevi mangiartela viva, per intenderci?”
“Ho
capito: devo baciarla subito!”
“Sì,
certo, così come minimo ti affattura e ti dice che sei un pervertito! Bella
mossa Ramoso, davvero.”
“E
allora che devo fare, scusa? Sei tu che hai tirato in ballo l’appuntamento con
la Todd!”
“L’ho
tirato in ballo per farti capire quali cose non
devi fare con la Evans.”
“Non
devo baciarla?”
“Sì.
No, cioè. Non subito insomma!”
“Okay,
recepito: aspetto.”
“Bene.
Il secondo punto è il locale. Dimenticati i Tre Manici di Scopa-”
“Ma
è il posto migliore di Hogsmeade!”
“-e
non pensare neanche lontanamente di portarla al pub Testa di Porco.”
“Fantastico.
Allora dove la porto? Alla Stamberga?”
“Se
vuoi farle venire un infarto...”
“No!
Certo che no! Accidenti, è della mia futura moglie che stiamo parlando!”
“Tua
futura...cosa?”
“Non
vi ci mettete anche voi, ragazzi. Avete capito!”
“Sì,
ma non avevo capito fossimo già arrivati a questo punto.”
“Lascia
perdere Lunastorta. Tanto è un caso disperato!”
“Ehi!”
“In
ogni caso, devi portarla da Madama Piediburro.”
“Ma
Sirius-”
“Senza
obiettare!”
“Umpf.
E va bene.”
“Devi
essere gentile, ma non troppo noioso. Soffermati sui suoi capelli. Alle ragazze
piace quando parli dei loro capelli.”
“E
degli occhi.”
“Giusto
Remus. Perciò dì qualcosa anche dei suoi occhi. E cerca di essere poetico!”
“Poetico,
capito.”
“Fai
il cavaliere. Aprile la porta e spostale la sedia quando sta per sedersi, lo
apprezzerà.”
“Cerca
di non assillarla sul Quidditch, se ti è possibile.”
“Il
Quidditch è un bell’argomento di conversazione.”
“Non
in questo caso, Peter. Ricordati di pagarle la consumazione, e magari se ti
riesce le ordini pure da bere, tanto per farle vedere che sai i suoi gusti.
Chiedile del suo futuro, dei suoi progetti. E non dimenticarti dei vestiti!
Dille che sta benissimo così, che dovrebbero abolire le divise e farle
indossare sempre quegli abiti ad Hogwarts. Ma non esagerare, cerca di essere il
più naturale possibile.”
“Naturale,
okay.”
“Oh,
fa pagare qualcosa anche a lei. Alle donne non piace che sia l’uomo a pagarle
tutto. Dopodiché... No, mi sembra sia tutto. Allora, tutto chiaro amico?”
“Sì,
dunque: non devo baciarla. Anzi sì, ma dopo. Devo farle i complimenti, pagarle
il vestito, farla bere e dirle che ha degli occhi stupendi! Chiarissimo!”
“...”
“...”
“Che
Merlino ce la mandi buona!”
Molto
rumore per nulla
{Cronache
di un primo appuntamento qualsiasi}
James
si sfregò con ardore le mani, soffiandoci sopra una nuvola d’alito calda per
tentare di ridar loro calore. Per essere marzo, le giornate erano ancora
maledettamente fredde, notò con una leggera acredine, mentre sprofondava nel
giubbotto verde militare. Poco importava, ad ogni modo, perché mettendo piede
fuori dal letto quella mattina aveva deciso che niente e nessuno avrebbe potuto
distoglierlo dal buonumore nel sapere cosa quel dì avrebbe significato per lui.
Certo,
per essere tardi, era tardi.
Ricontrollò
l’orologio per la decima volta nel giro di tre minuti.
Le
nove e ventotto.
Il
che voleva dire che Lily portava ventotto minuti di ritardo e, dunque, per
analogia che lui se ne stava sulla porta come un fesso in attesa, col sedere al
gelo e le mani a serio rischio di ipotermia, da circa ventotto minuti più quel
quarto d’ora d’anticipo portato sull’orario concordato.
Okay
essere in ritardo, andava bene farsi aspettare per farsi desiderare, passava
pure che più aspettava più alte erano le probabilità di vedersi una Lily in
tutta la sua folgorante bellezza davanti. Ma, per tutti i Troll di montagna,
c’era un limite a tutto! Anche a quello!
Iniziava
a scocciarsi. Seriamente, era stufo di aspettare come un baccalà su quella
stupida porta, subendo le occhiate perplesse della maggior parte degli studenti
e quelle irrisorie dei più sfrontati, quali qualche stupido Serpeverde con
manie di grandezza. Gliel’avrebbero pagata, comunque, potevano anche
segnarsela, perché la sua vendetta sarebbe arrivata dolce e dolorosa quando
meno se la sarebbero aspettati, pronta a colpirli alle spalle con la forza e
l’intensità di una scopa ficcata su per il-
“Potter!”
Poteva
una voce essere tanto aggraziata?
“Lily!”
Si voltò con un sorriso a trentadue denti James, del tutto dimentico del
nervosismo di poco prima, mentre si scioglieva in un’espressione allucinata.
“Per le mutande di Merlino, sei...sei bellissima!”
All’affermazione
Lily parve rimanerne piuttosto colpita, come sottolineò il fatto che si era
fermata di punto in bianco dal proposito di decapitarlo seduta stante e da come
dal suo viso era scemata la rabbia di poco prima. Ammetteva che accostare la
parola “bellissima” al volgarissimo “per le mutande di Merlino” non era un
gran tocco di classe, affatto, tuttavia per una volta poteva anche chiudere un
occhio e soprassedere, si disse. Seppure peccasse nella forma e risultasse più
scontato delle lezioni di Storia della Magia col professor Rüf, era da vedersi
pur sempre come un complimento e, pertanto, poteva anche imbarazzarsi a quel
punto.
Detto
fatto: in meno di dieci secondi, le sue guance si erano colorate di una
baldanzosa colorazione rossastra, in perfetta sintonia con la nuance amarantina
dei suoi capelli.
“Ehm,
grazie Potter.” Biascicò, abbassando il capo in un attimo di timidezza dove lui
ne approfittò per decantarla nella sua testa.
-Ma guardatela! Non è un tesoro? È
così carina...! Si arrabbia se la abbraccio? D’accordo, l’abbraccio!-
Stava
giusto per mettere in atto il suo piano, le braccia aperte e l’aria sognante in
viso, quando tutto ad un tratto e senza alcun preavviso vide Lily mentre si
armava della peggiore occhiata trucida del suo repertorio. Per un meccanismo
involontario, dinanzi a quegli occhi verdi che mandavano scintille a destra e a
manca con la potenza distruttiva di un drago sputa fuoco, James arretrò di un
paio di passi, giusto per essere sicuro che non lo bruciasse. Non che avesse
paura, ovvio, solo che voleva tentare di arrivare alla fine di quella serata incolume,
ecco.
“Non
credere di imbambolarmi con questi tuoi apprezzamenti da quattro soldi!” Lo
avvisò Lily, più inviperita di Lucius Malfoy quando si era svegliato con i
capelli arricciati in una magistrale permanente. “Mi hai fatto aspettare mezz’ora, Potter! Ringrazia che il tuo
amico Lupin abbia avuto la prontezza di avvisarmi della tua stupidità, sennò
eri un uomo morto!”
Aspettare?
Remus? Uomo morto?
Qualcosa
non quadrava.
“Come
faceva Remus a sapere che ti stavo aspettando da mezz’ora?” Chiese alla fine,
esprimendo forse l’unica domanda più stupida che avesse mai potuto fare.
Difatti,
per dare una prova di ciò, Lily si buttò una mano alla fronte. “Sei davvero
così stupido come sembri?!” Domandò avvilita, più a se stessa che ad altri.
“Potter, ero io ad aspettarti. Fuori
la Sala Comune. Lupin mi ha vista e mi ha avvertito che un certo imbecille di
mia conoscenza, mi stava aspettando fuori il portone principale.”
“Guarda
che ho aspettato anche io!” La informò vagamente seccato James, che di sicuro
non si era congelato il fondoschiena solo per beccarsi un ramanzina poi. “E
comunque tu avevi detto che ci saremmo visti qui.”
“No.”
Lo corresse subito la rossa, sbuffando e alzando gli occhi al cielo
contemporaneamente. “Io ho detto che ci saremmo visto all’uscita.”
“Infatti!”
“Potter,
intendevo all’uscita dalla Sala Comune, non qui.” Spiegò paziente Lily,
invocando chissà quale santo per mantenerla calma.
Non
le piaceva aspettare. Non era mai in ritardo e per questo pretendeva che
neanche dall’altra parte lo fossero. Era un segno di rispetto reciproco, non
c’era nulla di male.
“Ah.” James si strinse nelle spalle. “Mi
sa che non l’avevo capito.”
“Mi
sa anche a me.” Ripeté con aria saccente lei, salvo poi sospirare e mutare
sistematicamente espressione dinanzi all’afflizione che gli lesse negli occhi.
“Vabbè, dai. Tanto siamo qui adesso, no? Che ne dici di andare?”
Neanche
gli avesse appena detto che la sua squadra del cuore aveva vinto il Campionato
di Quidditch, il ragazzo si rianimò all’istante e, altrettanto velocemente,
riacquistò il temperamento travolgente di sempre.
“Vuole
darmi il braccio, madame?” Propose, allungando l’arto come un lord di altri
tempi, memore delle parole di Sirius a riguardo.
Il
viso riluceva tanto era raggiante il suo sorriso.
Lily
arrossì impercettibilmente. “Adesso non esagerare, però.”
“La
mano, allora?” Ci riprovò senza perdersi d’animo James, di nuovo ottimista e al
massimo del buonumore.
“Non
possiamo fare che andiamo e basta?”
“Se
è questo che vuole, milady...!” Acconsentì con un sorriso disarmante il
Grifondoro, costringendola per questo a distogliere lo sguardo da lui per non
rivelargli il proprio impaccio.
“Hai
già deciso dove andare?” Si ritrovò a chiedere piuttosto, più per cambiare argomento
e smorzare l’atmosfera che non per altro, mentre si avviavano fianco a fianco
verso la cittadina magica di Hogsmeade.
James,
alla domanda, annuì con una tale veemenza da farle sospettare che non avesse
atteso altro che quella domanda per tutta la vita.
“Avevo
pensato di andare da Madama Piediburro.” Buttò lì, come se avesse appena
dichiarato di avere i capelli neri.
“Da...Madama
Piediburro?” Lily non era certa di aver sentito bene, ma questo non le impedì
di arrossire tanto impietosamente.
Prendendo
la cosa quale sintomo di piacere, James gonfiò il petto e mostrò baldanzoso i
denti bianchissimi in un sorriso accecante. “Sì. Perché, non ti piace?”
“Sì...
Sì, certo.” Borbottò incomprensibile lei. “Certo...”
Hey I've been watching you
Every little thing you do
Every time I see you pass
In my homeroom class, makes my heart beat fast
I've tried to page you twice
But I see you roll your eyes
Wish I could make it real
But your lips are sealed, that ain't no big deal
Cause I know you really want me
I hear your friends talk about me
So why you tryin to do without me
When you got me
Where you want me
“Ehm,
ti ho già detto che sei stupenda vestita così?” James si schiarì la voce,
leggermente imbarazzato mentre percorrevano nel più assoluto silenzio la strada
che conduceva alle porte di Hogsmeade.
Non
era il tipo di persona da poche parole, semmai era il contrario. Lui era uno
che aveva bisogno di parlare per stare bene con se stesso, di dissertare su
tutto, di qualsiasi scemenza si trattasse. Il problema erano le donne: quando
era in loro compagnia, James sapeva fare solo una cosa, la stessa che Sirius
gli aveva categoricamente proibito almeno fino a qualche ora dall’inizio
dell’appuntamento.
Era
già passata qualche ora? Diciamo...due?
Se una era troppo poca, tre erano troppe e basta!
Buttò
una rapida occhiata all’orologio e, con suo sommo orrore, si rese conto che non
era passato neanche un quarto d’ora. Perciò si trattava di far passare altri
centocinque minuti, senza contare che non era detto che poi Lily avrebbe voluto
essere baciata a quel punto. Dunque, a conti fatti, aveva un’ora e tre quarti
da far scivolare via il più divertente possibile e sperare che, dopo ciò, lei
gli avrebbe permesso di baciarla senza affatturarlo dopo.
-Ce la puoi fare James. Non è
difficile. Sei un Malandrino, hai un Lupo Mannaro per amico e adesso hai paura
di come trascorrere del tempo con la tua futura moglie?! Andiamo! Sei un
Grifondoro, per i calzini puzzolenti di Merlino!-
“Credo
di sì.” Stava nel frattempo dicendo Lily, la voce incolore che lo fece
rabbrividire.
Porco
Salazar, doveva passare subito ai complimenti se non voleva vedere la giornata
rovinarsi già dai primi minuti! Che aveva detto Felpato...? Ah, sì.
“Ecco,
se io fossi il Preside della Scuola, il che non significa che voglia
diventarlo, ma potrebbe accadere e... Insomma, chi sono io per negarmi questa
possibilità? Voglio dire, nessuno potrebbe mai rifiutarsi di farlo se qualcuno
glielo proponesse! Sarebbe ridicolo e-”
“Vieni
al dunque, Potter.” Lo stroncò di rimando lei, paziente.
“Sì,
okay. Quello che intendevo è che se io fossi il Preside di Hogwarts, avrei
voglia di bandire tutte le divise. Anzi, le bandirei proprio. Sicuramente! Chi
le ha scelte, poi?! I colori... Ma chi è quel gran genio che ha deciso di
abbinare il verde con l’argento?! Mah, guarda, se sapessi chi è lo manderei a
quel paese. Sul serio! Anche se si trattasse di Salazar in persona. Non ho
certo paura di lui, io!” E accompagnò l’affermazione con una risatina isterica,
degna di un cattivo di serie c.
Lily,
accanto a lui, appariva sempre più sconcertata ma, pragmatica, decise che
dopotutto poteva anche dargli ancora quei cinque minuti per spiegarsi prima di
fare retromarcia e ritornarsene difilato al castello.
“Insomma,
l’hai visto no?” Riprese a dire poco dopo James, con più ardore di prima, forse
incoraggiato dall’insolito silenzio di lei. “Le divise sono repellenti.
Soprattutto per voi ragazze! Sai che ti dico? Non dovreste proprio indossarle,
ecco.”
“Non
dovremmo...indossarle?” Ad un tratto
Lily era divenuta pericolosamente paonazza.
“Sono
troppo argh!” E mimò il gesto di
soffocare qualcuno con le mani. “Meglio come sei vestita ora, no? Sei più, ecco
sì, più fresca.”
“Fresca?!”
Perché
aveva sgranato così tanto gli occhi? Mah.
“È
quello che penso anche io!” Annuì infervorato il ragazzo, salvo poi fare
retrofronte nel rendersi conto di quanto potessero essere equivoche le sue
parole, cosa che lo portò ad avvampare più e peggio di lei. “Cioè, non è che
voglia dire che dovete girare senza...senza niente.
È ovvio che vi dovete mettere qualcosa!! Quello che intendevo è che non vi
rendono giustizia per via, sai, per via delle gonne lunghe e dei maglioni
sformati. Ma non è che dovete andare in giro nude! Non voglio, puh, che tu vada in giro nuda per il castello!
Fosse per me ti farei indossare la muta integrale, ma solo perché non mi piace
come ti guardano gli altri, eh!” Si affrettò ad aggiungere, notando l’occhiata
di fuoco che Lily gli rivolse.
Ma
perché detto da Felpato suonava tutto così bene, mentre se a dirlo era lui ci
faceva la figura del pervertito?!
“Beh,
sai una cosa? Quasi quasi ci ripenso sulle divise. Ma sì, infondo non sono poi
così male dopotutto. E poi è sempre meglio che andare in giro senza niente, no?
Perciò...” Sospirò, depresso. “Facciamo che non ho detto niente?”
“Okay.”
“Bene.”
“Già.”
Come
accidenti si faceva a fare un complimento ad una ragazza senza che se la
potesse prendere a vita?!
(Hey Juliet)
I think you're fine
You really blow my mind
Maybe someday, you and me can run away
I just want you to know
I wanna be your Romeo
Hey Juliet
Madama
Piediburro era sempre stato un locale da the fin troppo svenevole con tutti
quei lustrini a ricordare in modo così palese il motivo per cui fosse frequentato
esclusivamente da coppiette. James rabbrividì appena mentre, con Lily, ne
varcavano la soglia. Si sentiva un filino agitato, gli sembrava di essere
sott’osservazione e di certo il mobilio compatto del luogo non aiutava a farlo
stare meglio.
Avrebbe
preferito i Tre Manici di Scopa, piuttosto che quel posto da carie, ma Sirius
era stato categorico in merito.
“Non si porta una donna ai Tre Manici
di Scopa per il primo appuntamento, ficcatelo bene in testa James!”
Gli aveva detto quando, per l’ennesima volta, aveva riaperto l’argomento e
riprovato l’affondo.
“Vogliamo
sederci lì?”
Si
riscosse dai suoi pensieri e dal suo imbarazzo giusto in tempo per vedere la
mano di Lily indicare un tavolino sul fondo, ben incavato nella parete e poco
visibile dall’entrata.
“Sì,
certo, assolutamente!” Le sorrise, felice di potersi sottrarre alle occhiate
incuriosite dei presenti.
Lo
sapeva cosa stavano pensando tutti quanti vedendolo in compagnia della Evans.
Glielo leggeva negli occhi in modo indubbio e comunque non ci voleva certo un
genio come Remus per sapere che a vederli potevano causare un minimo di
stupore, visti gli interminabili anni alle sue spalle passati a rincorrere la
rossa senza un briciolo di niente in merito. Ebbene sì, gente – avrebbe voluto
urlare – James Potter ce l’ha fatta, è riuscito ad uscire con Lily Evans!
Gli
sembrava un miracolo, in effetti. Col senno di poi, quando lei sarebbe
diventata la madre dei suoi figli, avrebbe guardato a quella giornata con un
sorriso saturo di intrinseca soddisfazione nel ricordare l’uscita più perfetta che gli annali avessero mai
segnato da duecento anni a quella parte. D’accordo, c’erano state un paio di
volte in cui aveva fallato alla grande, tipo all’inizio e durante la camminata
verso Hogsmeade, tuttavia era abbastanza fiducioso su che si fossero trattati
di episodi circoscritti e fini a se stessi. Il resto della giornata sarebbe
andato bene. Si trovavano già d’accorso sul tavolo dove sedersi, no?
“Aspetta,
faccio io!” Si offrì subito non appena la vide allungare una mano verso la
sedia, prodigandosi affinché fosse lui a spostargliela come da perfetto
gentleman.
Da
qualche parte aveva letto che alle donne piaceva quando i ragazzi affermavano
la propria cavalleria con quei gesti all’apparenza stucchevoli. Non che lui fosse
un esperto, comunque, giacché prima di Lily mai nessuna aveva suscitato una
simile quantità di sentimenti in lui da arrischiare la figura del fesso
integrale scostandole la sedia a quel modo. Ma lei era diversa dalle altre, lo
era sempre stata e in ogni caso aveva già deciso da svariato tempo che sarebbe
stata la madre dei suoi figli, perciò non poteva proprio permettersi una figura
da insensibile cronico proprio alla loro prima uscita insieme.
“Ehm,
grazie.” Dal canto suo Lily parve parecchio stupita del gesto ma dallo
scintillio che illuminò il suo sguardo James capì anche di averla colpita.
Sorrise
inorgoglito, mentre lei circumnavigava la sedia e vi si piazzava davanti.
Per
un istante il profumo intenso di vaniglia dei capelli di lei lo stordì, ricordandogli
i miliardi di motivi per cui quella ragazza gli piacesse tanto. Non era solo
una reazione istintiva alla sua inoppugnabile bellezza, che di per sé sarebbe
bastata già da sola a far cadere ai suoi piedi una marea di ragazzi. Era molto
di più di quello, molto più in profondità.
Era
il modo in cui s’imbronciava, quando in quelle rarissime volte sbagliava
qualche dosaggio a Pozioni. Era come si scostava i capelli dal viso, in un
gesto naturale e assolutamente delizioso. Era il suo sorriso e la maniera in
cui i suoi meravigliosi occhi verdi s’illuminavano, in una reazione a catena
che gli faceva sempre battere il cuore. Era il suo shampoo, forte ed intenso
come lo era lei. Ed era il suo avere sempre la risposta pronta, la sua lealtà,
il suo coraggio, la sua ostinazione nel non cedergli, la sua testardaggine a
dirgli ogni volta di no.
Lily
Evans gli piaceva tutta, non c’era
neanche una minima parte che avrebbe voluto diversa in lei.
Era
perfetta, e non era solo lui con i suoi occhi da innamorato a pensarlo. Non
oscurava i difetti, lei li mostrava e lui lo sapeva che c’erano e la amava
proprio per questo, sì, l’amav-
Sbam!
James
inorridì. “Oh porco Salazar...!”
Lily
sgranò gli occhi, scioccata. Poi avvampò, della stessa tonalità del succo di
pomodoro, e in un istante il suo sguardo era divenuto di fuoco vivo. Negli
occhi, l’espressione furente di un serial killer pronto a commettere l’ennesimo
omicidio.
“Ti
sei rincitrullito del tutto, Potter?” Tuonò, mentre nel locale riecheggiavano
le risate a stento soffocate dei presenti che avevano assistito a tutta la
scena.
Quell’idiota
– si rimbrottò imbarazzatissima lei nel rimettersi in piedi, senza neanche
aspettare l’aiuto di James, rimasto imbambolato con la sedia tra le mani –
doveva fare una sola cosa e cioè preoccuparsi che, nell’andare a sedersi,
ritrovasse il sedile sotto il suo fondoschiena e che faceva? Se ne rimaneva
come un pesce fuor d’acqua al posto di prima, a guardarla cadere e a fare così
la figura dell’allocca davanti a tutti. Doveva solo spingerle con prontezza la
sedia e accompagnare la sua seduta, per le sottane di Morgana!
“Io...io,
cioè, io...non l’ho...non è che...io non volevo, io...” Iniziò a sparare ad
intermittenza James, accortosi finalmente dell’errore idiota appena compiuto.
Gli
veniva da piangere. Sui giornali non c’era scritto che i cavalieri si
dimenticavano di spingere la sedia verso la ragazza! Perché quel genere di cose
dovevano capitare proprio a lui, proprio ora?!
“Lascia
stare.” Tagliò corto Lily nel darsi una risistemata, la quale sembrava ormai
aver ritrovato il perfetto autocontrollo di sempre.
Merlino,
gli piaceva anche per quello...
“Senti,
io vado in bagno, tu intanto ordina da bere, okay?” Sciorinò, con la
professionalità e la diligenza di un Prefetto perfetto.
James
si limitò ad annuire tre, quattro, forse cinque volte. Ad un tratto la gola era
più arsa del deserto del Sahara. Le mani, intanto, continuavano ad aggrapparsi
allo schienale della sedia come se non potesse più farne a meno o come se
gliele avessero incollate con qualche colla indistruttibile.
“Okay,
allora.” Lily gli gettò una lunga occhiata, pensierosa, prima di scivolare via
verso il bagno delle donne sotto lo sguardo distrutto del ragazzo.
Maledizione!
Si
sedette imbufalito al suo posto, ad un passo dal tracollo fisico ed emotivo.
S’impose
di respirare, con calma, e di ritrovare il giusto equilibrio per poter andare
avanti con quell’assurda giornata. In fin dei conti – si disse in un impeto di
fiducia – poteva ancora migliorare. C’era ancora tempo prima di porre la parola
fine a quell’uscita e, dunque, aveva ancora una marea di opportunità per
dimostrare a Lily che in tutti quegli anni si era sempre sbagliata a non dargli
alcuna possibilità, che lui le meritava e che sarebbe stato il miglior marito
del mondo.
Perciò
qual’era la prossima mossa da fare?
Consultò
velocemente l’accumulo di appunti mentali presi seguendo i consigli di Sirius.
Ordinarle da bere per farle vedere di
conoscere i suoi gusti, sì. Era facile. Poteva
farcela.
Girl you got me on my knees
Beggin please, baby please
Got my best DJ on the radiowaves saying...
Hey Juliet why do you do him this way
Too far to turn around
So I'm gonna stand my ground
Gimme just a little bit of hope
With a smile or a glance, gimme one more chance
“Cosa
vuoi ordinare ragazzo?” La domanda di Madama Piediburro arrivò di soppiatto tra
i pensieri incasinati per installarsi con prepotenza nella testa di James.
Era
abbastanza certo che non fosse la prima volta lei gli rivolgesse una simile
domanda, dubbio fomentato dal tono vagamente seccato che percepì nella voce
della donna, tuttavia per quanto si sforzasse proprio non riusciva a
concentrarsi sulla risposta da dare.
Prese
un profondo respiro, si passò una mano negli incasinatissimi capelli neri e per
l’ennesima volta tentò di dare fondo a tutta la calma che il suo repertorio gli
permetteva.
Non
si era mai sentito tanto vicino ad una crisi isterica come in quel momento.
“Due
Burrobirre.” Dichiarò quindi, senza pensarci, quasi meccanicamente.
“Due
Burrobirre.” Ripeté Madama Piediburro, appuntandosi l’ordinazione nella lavagna
invisibile della sua mente.
La
vide fare retrofronte e avviarsi verso il bancone, ma proprio mentre allungava
un passo in avanti, James si ricordò di qualcosa e, disperato, si affrettò a
bloccarla.
“No,
aspetta, si fermi!” Quasi urlò, in una voce stridula che stentò a riconoscere
come propria.
La
donna, paziente, si voltò di nuovo dalla sua parte. “Sì?”
“Può
portarci un succo di zucca?” Chiese, anzi, supplicò.
“Un
succo di zucca?” Dal canto suo Madama pareva piuttosto sconcertata.
“Sì,
sa, a Lily piace. Lo beve tutte le mattine e a volte anche durante il pranzo.
Forse avrebbe voluto del succo di zucca.” Ipotizzò James, ormai perso nei
meandri delle sue riflessioni per badare all’occhiata addolcita che ne
ricevette di rimando.
“D’accordo
allora. Vi porto una Burrobirra e un succo di zucca.” Ritrattò l’ordinazione,
mansueta.
“Sì.
Cioè no! Ci porti due Burrobirre più un succo di zucca.” Ci pensò su per
qualche istante, poi annuì ed aggiunse. “E anche un succo di pomodoro. Lily lo
prende sempre la sera, perciò magari preferisce il succo di pomodoro a quello
di zucca o alla Burrobirra.”
“Va
bene.” Annuì accondiscendente Madama Piediburro. “Quindi vi porto due
Burrobirre, un succo di zucca e uno di pomodoro.”
“E
una spremuta di pompelmo!”
“E
una spremuta di pompelmo, d’accordo.”
“E
anche una di arancia! Lily adora l’arancia, una volta lo stava dicendo a una
sua amica e-”
“Più
una di arancia.” Tagliò corto al limite della calma la donna che, pur avendone
viste tante di coppiette e pur avendo avuto a che fare con molti ragazzi
innamorati, iniziava sul serio ad averne abbastanza di quel moro dall’aria
scarmigliata. “Qualcos’altro?”
“Io...no,
credo sia questo.” Sorrise dopo un’infinità di tempo James, il viso illuminato
da un’espressione malandrina capace di conquistare chiunque, inclusa Madama
Piediburro.
“È
tutto?” S’informò difatti la padrona del locale, ora molto più propensa ad
accondiscendere le strampalate richieste del Grifondoro.
“È
tutto.” Confermò con un sospiro sollevato l’altro, sorridendo ancora nel
seguire il passo lento della donna mentre si avviava di nuovo verso il bancone.
Lily
era ancora in bagno e, pertanto, James ne approfittò per fare un breve
riepilogazione mentale.
Andato
da Madama Piediburro? Fatto.
Ordinato
da bere? Fatto.
Pagato
le ordinazioni? Quasi.
Che
altro?
“Ecco
le tue ordinazioni.”
“Oh,
grazie!” Sorrise di buonumore James quando Madama gli servì dinanzi al suo naso
due boccali di Burrobirra, un succo di zucca, uno di pomodoro, una spremuta di
pompelmo e una di arancia.
Di
rimando, ne ricevette un sorriso bonario, di chi la sapeva lunga in materia di
sentimenti e, per un istante, il ragazzo si chiese se per caso non fosse stato
il caso di chiederle qualche consiglio. Dopotutto era una donna – valutò
seguendone, ancora una volta, la scia dei suoi passi – e anche Lily lo era,
perciò forse poteva saperne qualcosa di più di lui. Magari valeva la pena tentare,
nel peggiore dei casi non c’avrebbe ricavato un ragno dal buco e la situazione
non sarebbe cambiata, ma in caso contrario ne aveva di che guadagnarcene e
comunque-
“James?”
“Sì?”
Alzò il capo di scatto, per un automatismo involontario, e una morsa gli serrò
lo stomaco nello scontrarsi con gli occhi caldi e stupiti di Lily.
Eppure
non faceva male, anzi. Si sentiva euforico. Aveva caldo, forse doveva chiedere
di far abbassare i riscaldamenti.
“È
venuto qualcuno?” La domanda di Lily lo colpì.
“No,
perché?”
“Di
chi sono tutte queste cose, allora?” Insistette ancora lei, accennando con il
capo alle sette bevande poste sul tavolo che il ragazzo aveva occupato.
James
corrugò appena la fronte alla richiesta. “Nostre.”
“Nostre?”
“Cioè,
tue. A parte una Burrobirra, quella è la mia.”
La
rossa sgranò gli occhi, esterrefatta. “Tutte?”
“Sì,
io...” Abbassò il capo, lievemente in difficoltà, mentre Lily prendeva posto
alla sedia dirimpetto a lui. “Non ero sicuro che volessi proprio la Burrobirra
e mi ricordavo che di solito prendi il succo si zucca, tranne la sera, che
prendi quello di pomodoro. Ho pensato che magari potevi volere il succo di
zucca, o di pomodoro, ma poi mi è venuto in mente che spesso bevi anche la
spremuta di pompelmo. E l’altro giorno stavi dicendo che adori la spremuta di
arancia, perciò magari potevi volere la spremuta di arancia a quella di
pompelmo. Comunque non devi berle tutte se non vuoi. Cioè, è ovvio che non devi
berle tutte! Prendi quella che vuoi, davvero.”
“Beh,
ehm, grazie allora.” Biascicò in evidente impaccio Lily, frastornata da quel
fiume in piena di parole e di spiegazioni.
“Oh,
sì, prego.” Fu la laconica risposta di James, sentendosi un perfetto imbecille
ogni minuto di più.
La
vide scrutare con attenzione ogni bicchiere, analizzandone il contenuto per
decidere quale delle cinque cose prese potesse volerle di più. Sembrava una
scelta ardua la sua e lui non poté fare a meno di darsi dell’idiota. Per
fortuna che doveva dimostrarle di sapere i suoi gusti! Non era stato né deciso
né sicuro. Le aveva ordinato cinque bevande, cinque!! Stava rovinando tutto, tutto, tutto!
“Credo
che...sì, credo che berrò la Burrobirra anche io.” Optò alla fine Lily,
recuperando il suo boccale in un mezzo sorriso di circostanza.
James
sorrise a stento, mentre sprofondava di più sulla sedia e incassava la faccia
nelle spalle.
Poteva
ancora migliorare...vero?!
Cause I know you really want me
I hear your friends talk about me
So why you tryin to do without me
When you got me
Where you want me
“Ehm,
i tuoi capelli vanno, sì, vanno bene così.” Tentò di attaccare bottone James
dopo un lungo istante di pesante, oltre che imbarazzante silenzio.
Si
era appena ricordato che, tra gli innumerevoli suggerimenti propinatigli da
Sirius, rientrava quello di farle complimenti sui suoi capelli e voleva a tutti
i costi recuperare per le sfilza inumana di figuracce commesse.
“Hai
usato un nuovo shampoo?” Solo dopo averla posta si rese conto che era una
domanda idiota, visto che profumavano ancora di vaniglia, come la prima volta,
al primo anno, che ne aveva respirato l’essenza, ma ormai il dado era tratto
perciò, armatosi della migliore espressione sincera, si sforzò con ogni mezzo
di apparire curioso.
“No,
veramente è sempre lo stesso. Da anni.” Sottolineò difatti Lily, mentre
affondava lo sguardo nel boccale di Burrobirra tra le sue mani.
James
si mordicchiò un labbro, nervosamente. Sapeva che la regola d’oro dei primi
appuntamenti era di non perdersi d’animo, ma iniziava ad essere terribilmente
difficile mantenere una parvenza ottimista quando la sua bocca continuava a
sparare cavolate su cavolate. Beh, comunque non era ancora finita, non doveva
perdersi d’animo.
“Forse
hai un nuovo taglio?” Azzardò.
“No.”
“Li
hai pettinati diversamente?”
“No,
li porto sempre così.”
Ovviamente
lo sapeva anche lui, ma Lily non gli stava rendendo facile il compito di farle
un complimento lo stesso.
“Hai
cambiato colore allora? Mi sembrano più rossi del solito.”
Lei
parve accigliarsi alla questione. “Perché, di solito di che colore sarebbero?”
“Rossi,
ovvio. Ma è più un rosso mattone, ecco. Mentre oggi invece sono più rossi, più
luminosi. Sembrano quasi... Sì, sembrano quasi di un rosso sangue.”
“Sangue?”
“Sì,
sangue.” Annuì soddisfatto James, felice di aver trovato una particolare
sfumatura in grado di descrivere lo stato attuale dei capelli della ragazza.
“Li hai tinti?” Domandò quindi, trovando coraggio e fiducia nell’espressione
colpita di lei.
“No.”
Lily scosse il capo, piano, e con quel gesto morì anche l’ultimo brandello di
quella discussione.
James
sospirò, tracannò un altro sorso di Burrobirra e si sistemò meglio sulla sedia.
Che altro aveva detto Sirius? Gli occhi scintillarono mentre, con rinnovato
buonumore, inarcava la schiena verso di lei.
“Il
verde dei tuoi occhi è come l’erbetta, che a Quidditch volando mi deconcentra
furbetta, e al Boccino non penso, e non importa se ho perso, perché ho
l’erbetta nel cuore, di questo mio grande amore.” Sciorinò, con gli occhi che
sorridevano e le mani che sudavano per l’agitazione.
Non
gli sembrava di essersela cavata tanto male. Felpato aveva detto di essere
poetico e quale modo migliore se non intonarle una poesia personalizzata,
redatta appositamente per lei e per i suoi meravigliosi occhi?! Ci scommetteva
venti galeoni che anche Sirius avrebbe apprezzato e lodato quel suo estro
geniale.
Scacciò
quei pensieri e si concentrò solo su Lily.
La
ragazza aveva lo sguardo impiantato nel suo ma non era difficile capire che la
sua mente stava ponderando sulla poesiola dedicatale.
James
sorrise. Si sarebbe messo a gongolare se solo non avesse saputo che, così
facendo, avrebbe potuto anche compromettere l’intera uscita. Lo sapeva...stava
per saltargli al collo e baciarlo! Magari era il suo sogno più proibito quello
di ricevere una poesia sui suoi occhi al primo appuntamento e, in quel caso,
Sirius meritava un regalo con i fiocchi per la dritta. Sarebbe stato il suo
testimone di nozze e il padrino del suo primo bambino, perché infondo era
giusto, se l’era meritato.
La
vide allungare il collo nella sua direzione e ogni pensiero coerente scemò, per
lasciare spazio ad un improvviso attacco di imbarazzo.
Doveva
prendere lui l’iniziativa? Forse Lily si vergognava a baciarlo per prima, forse
voleva che fosse lui a farlo. Doveva farle capire che ci stava, che poteva
farlo?!
“James?”
“S-Sì?”
“Si
è fatto tardi, forse...forse dovremmo andare.”
“Oh.”
Nonostante gli sforzi proprio non riuscì a nascondere una cocente delusione,
che tuttavia provvide subito a sopperire con un sorriso cordiale. “Certo, mi sa
che hai ragione.” Si alzò e, scavando nelle tasche, tirò fuori una manciata di
galeoni che, ad occhio e croce, dovevano essere sufficienti a pagare tutte le
bevande, consumate o meno che fossero.
Quindi
si voltò verso Lily, sicuro almeno di averle fatto piacere pagando il conto per
entrambe, ma dovette ricredersi quando scorse una lieve indignazione increspare
quel viso perfetto. Che aveva fatto di male stavolta? Se lo chiede mentre, con
sommo orrore, si accorse che stava iniziando a sudare freddo.
Ma
James dovette aspettare che fossero in strada, per la via del ritorno al
castello, per sapere il motivo dietro all’occhiata sdegnosa di lei.
“Sai
Potter, non sono così poveraccia da non potermi pagare da bere.” Esordì difatti
Lily nel bel mezzo dell’ennesimo silenzio, evitando accuratamente di guardarlo
negli occhi.
Lui,
di rimando, sgranò gli occhi e spalancò la bocca. “No, io... Non è così!” Si
affrettò a dire, esasperato.
Possibile
che non ne combinasse mai una buona?!
“Ah
no?” Lily sembrava ancora piuttosto incerta, ma almeno aveva addolcito la voce
e aveva girato la testa dalla sua parte, il che era pur sempre un buon segno.
James
scosse il capo. “Non volevo offenderti, volevo solo... Pensavo fosse una cosa
carina da fare.” E abbassò il capo, imbarazzato come mai in vita sua, mentre
dentro lanciava invettive anche in aramaico contro il suo ex migliore amico.
Non
avrebbe dovuto ascoltarlo, accidenti, sarebbe stata tutta colpa di Sirius se
quel primo appuntamento si fosse rivelato anche l’ultimo e in tal caso si sarebbe
assicurato di indurgli una morte lenta e molto, molto dolorosa.
“Davvero?”
Corrugò la fronte lei, guardinga, spostandosi una ciocca di capelli rossi dal
viso con un gesto di stizza.
“Davvero!”
Assicurò con fin troppa veemenza James, ma tanto bastò a scacciare ogni altro
dubbio in Lily che, finalmente soddisfatta, si sbottonò in un sospiro
sollevato.
“Allora
scusa se mi sono arrabbiata.”
“Non
fa niente.” Scrollò semplicemente le spalle lui, affondando le mani nelle
tasche del jeans e ripiombando di nuovo nell’imbarazzante silenzio da primo
appuntamento. “Hai... Sai già cosa farai dopo Hogwarts?” Riaprì discorso poco
dopo, tirando in ballo il primo argomento venutogli in mente pur di scrollarsi
quell’ingombrante sensazione d’impaccio da dosso.
La
domanda, comunque, parve suscitare un certo entusiasmo. Lily, infatti, annuì
con trasporto e, di nuovo di buonumore, s’illuminò di un sincero sorriso.
Stavolta – valutò su due piedi James, rapito dal bagliore brillante degli occhi
verdi di lei – Sirius si era meritato una bella pacca sulla spalla.
“A
dire il vero sì. Speravo di entrare al Ministero...”
Beh,
come lavoro non era male per la sua futura moglie.
“...come
Auror.”
Si
bloccò. La mascella, se avesse potuto, avrebbe toccato terra tanto aveva
spalancato la bocca. Lily, che non accorgendosi del suo improvviso arresto si
era portata qualche metro più avanti, dovette fermarsi a sua volta e voltarsi
per ritrovare il viso adesso esterrefatto di lui.
“Che
succede?” Chiese quindi, spaesata.
“Tu...”
James era scioccato. “Non puoi! È troppo pericoloso!”
A
Lily non ci volle molto per collegare la sua reazione con quanto aveva appena
dichiarato e, per questo, inasprirsi. “Certo che posso! Ed è quello che farò,
appena uscita di qui.”
“Ma
sei...”
“Una
donna? Grazie tante per queste tue parate sessiste, Potter, ma non ho chiesto
il tuo permesso per fare quello che voglio. Io sarò un Auror, che ti piaccia o meno.” Lei era veramente arrabbiata
adesso, come quando in passato lui dava sfoggio di tutta la propria arroganza
per fare colpo su qualche ragazzetta di turno.
Beh,
lei non era come quelle, lei era diversa. Lei voleva essere un Auror,
combattere per tempi migliori e sapere che i suoi figli un giorno sarebbero
stati al sicuro su questa terra. Per quanto le riguardava, James Potter poteva
benissimo tenere per sé le sue opinioni sul sesso debole, perché niente e
nessuno avrebbe mai potuto farle cambiare idea, men che meno un maschilista del
genere!
“Senti
Lily...aspetta!” La bloccò per un polso, fermandola proprio mentre lei
riprendeva la traversata verso Hogwarts.
“Che
vuoi?” Lo guardò in cagnesco la ragazza, di rimando, per nulla disposta a
sorpassare su quell’incredibile mancanza di rispetto.
“Dai,
non ti arrabbiare.” La supplicò con lo sguardo James e i suoi occhi marroni
erano così dolci che Lily, per quanto si sforzasse, proprio non riuscì a
rimanere infuriata con lui ancora.
Roteò
gli occhi e, guardando accuratamente da un’altra parte, prese un profondo
respiro che da qualche parte del mondo voleva significare che sì, sei un cretino, e sì, ti perdono.
“Non
parliamone più.” Sentenziò dunque, dopo un lungo silenzio carico di aspettativa
da parte del ragazzo il quale, alla proposta, non poté non concordare.
“D’accordo.”
Accettò difatti all’istante, salvo poi scivolare in un altro imbarazzante
mutismo.
Iniziava
ad essere stufo di comportarsi come un perfetto cretino. Di solito non era
così. Di solito era bravo con le ragazze. Perché allora con l’unica per la
quale nutrisse sentimenti profondi, non riusciva a fare a meno di essere un
idiota? Perché non poteva essere il miglior
primo appuntamento della storia?!
“Torniamo
al castello.”
“Sì,
torniamo al castello.”
E
con quelle ultime parole – James lo sapeva – aveva appena sottoscritto la fine
del suo matrimonio.
Hey Juliet
I think you're fine
You really blow my mind
Maybe someday, you and me can run away
I just want you to know
I wanna be your Romeo
Hey Juliet
“Beh,
allora grazie per...per l’uscita, Potter.” Mormorò Lily nel bel mezzo della
Sala Comune di Grifondoro, in un evidente imbarazzo, mentre per la
cinquecentesima volta guardava tutto meno che il ragazzo che le era di fronte.
“Fi...
Figurati Lily.” Rispose in un altrettanto imbarazzo James, mentre cercava con
ogni mezzo di farsi venire un’idea per tentare almeno di salvare il salvabile.
Sentiva
gli sguardi di tutti su di sé, compresi quelli di tre Malandrini di sua
conoscenza, ma l’unico per il quale avrebbe fatto carte false per averlo, non
lo degnava neanche di una sbirciata veloce. Il che poteva voler dire una sola
cosa: aveva il disperato bisogno di fare qualcosa e di farla subito se ci teneva a non giocarsi tutte
le già scarsissime possibilità di finire sposato con Lily Evans. Sì, ma cosa
poteva fare ancora?!
“Credo
che andrò in camera, sai.” La voce di lei, meno sicura di quanto lo era stata
in tutta la sua vita, lo deviò da ogni pensiero per concentrarsi sui suoi
meravigliosi occhi verdi.
“Ah.”
Alzò appena il mento all’insù, senza sapere di preciso che dire, le mani così
infossate nelle tasche del jeans da fargli male. “Vuoi che ti accompagni?”
Se
ne pentì appena l’istante dopo averlo detto, perché aveva abbastanza sale in
zucca per sapere che era stata un’idiozia bella e buona.
“Non
credo tu riesca a salire nel dormitorio femminile.” Gli fece difatti notare Lily,
la fronte corrugata come a voler capire qualcosa che le sfuggiva. “Ma, sì,
ecco, grazie lo stesso.”
“Di
niente.” Quasi rimbrottò tra sé e sé James, imbestialito con se stesso.
Giustamente
ci mancava anche la figura del deficiente per completare il tutto. Adesso
poteva dire di aver azzeccato tutte le peggiori figure mai conosciute in un
solo appuntamento. Era da record, ma per la prima volta non era una cosa di cui
gli sarebbe piaciuto poi vantarsene.
“Allora
a...dopo?”
-Puoi anche dire a mai, non mi offendo.- Avrebbe
voluto dirle, tuttavia si limitò a tenere il pensiero per sé. Aveva già
racimolato abbastanza figuracce da averne per una vita intera, non era
necessario aggiungerci anche la pubblica umiliazione nel calderone.
“A
dopo.” Si sforzò di sorridere, nonostante dentro fosse un tutt’uno con la
depressione più cupa, decidendo lì su due piedi di giocarsi il tutto per tutto
prima di tentare di dimenticare quella maledetta giornata.
Dopotutto
che aveva da perdere?
Perciò,
anziché correre ad affondare la testa nel cuscino e a maledirsi per il resto
dei suoi giorni nel dormitorio maschile, James fece la prima cosa che gli venne
in mente. Si chinò verso di lei, allungò il collo nella sua direzione e in un
ultimo slancio di coraggio... Le depositò un bacio sulla fronte, così insicuro
che neanche suo nonno, se avesse potuto vederlo, sarebbe stato orgoglioso di
lui.
“Ciao!”
Quasi urlò quindi, per poi incassare la testa nelle spalle e rinchiudersi nella
sua camera il più in fretta possibile.
Si
era appena tuffato a peso morto sul suo letto, desiderando una morte veloce e
indolore, quando la porta si riaprì e tre paia di passi dal rumore distinto
fecero il loro trionfale ingresso.
“Com’è
andata?” Volle subito sapere Peter, eccitato.
“Dal
tuo stato direi non tanto bene.” Fu l’appunto sagace di Remus.
“Per
tutti i Troll, un bacio sulla fronte
James?!” Sirius era a dir poco scandalizzato.
“Lasciatemi
in pace.” Bofonchiò dal letto James, la voce a stento percettibile per via del
cuscino che gli premeva sul viso. “Voglio solo morire...”
“Dai,
non può essere andata così male.” Tentò di farlo ragionare Remus, il solito
democratico.
Di
rimando il diretto interessato si tirò su a sedere, li guardò ad uno ad uno con
la sua occhiata più melodrammatica e si rituffò supino sul letto.
“No,
voi non capite, è stato peggio di quella volta con la Todd, è stato mille volte
peggio, è stata...una catastrofe!”
“Non
capisco... Hai seguito i miei suggerimenti?” S’informò Sirius, perplesso,
mentre prendeva posto su un lembo del letto di James, rimanendo perfettamente
composto anche quando ne ricevette un’occhiata trucida e minacciosissima di
rimando.
“Tutti.”
“Le
hai fatto i complimenti sul vestito?”
“Beh,
sì.” James avvampò nel ricordare l’esperienza traumatica. “Più o meno.”
“I
capelli?”
“Sì,
ma...non ha funzionato.” Sospirò demoralizzato il moro.
“Gli
occhi?” S’intromise a quel punto Remus, arrossendo a sua volta nel catalizzarsi
addosso tre paia di occhi attoniti. “Alle... Alle donne piace quando fai i
complimenti sui loro occhi...giusto?”
“Comunque
sì. E le ho dedicato anche una poesia.” Ci tenne a precisare James, in un
impeto d’orgoglio, salvo poi frantumare ogni soddisfazione in un baratro di
profondo sconforto.
“E
lei?” S’incuriosì Peter.
“E
lei ha detto che era ora di andare.”
“Ahia.”
Non poté fare a meno di commentare Sirius, ancora piuttosto confuso sul motivo
per cui i suoi splendidi consigli non avevano funzionato. “Le hai pagato il
conto?”
“Si
è arrabbiata. Ha detto che poteva pagarselo da sola.”
“Almeno
le hai chiesto del futuro?”
“Non
me lo ricordare...” Sospirò afflitto James, acciuffando il cuscino per
calcarselo bene in viso. “A momenti mi schiantava. Non avrei dovuto seguire i
tuoi consigli. Ti detesto Felpato!”
“Non
capisco.” Continuò ad insistere il giovane rampollo Black. “Con Frank hanno
funzionato.”
“Beh,
Alice non è come Lily.” Fu la ovvia, quanto disarmante constatazione di Remus.
“Vi
prego, lasciatemi solo, voglio davvero
morire adesso.”
I know you really want me
I hear your friends talk about me
So why you tryin to do without me
When you got me
Where you want me
You don’t have to say forever
For us to hang together
So – hear – me – when I – say
Hey Juliet
“Posso
entrare?” La porta si aprì piano e, senza il minimo preavviso, da essa spuntò
la testa carminio di Lily Evans.
James,
ancora disteso sul letto con il cuscino calcato sul viso, ci mise meno di dieci
secondi a rialzarsi in piedi e a rivolgerle la sua occhiata più sorpresa.
“Lily!
Che ci fai qui?” Chiese poi, in un evidente stato confusionale.
“Ecco
io...dovrei parlarti.” Rispose entrando completamente dentro lei, per poi fare
una smorfia nel notare anche tre presenze non del tutto richieste, non in quel
preciso momento comunque. “Da soli.”
Di
rimando Peter guardò Remus, Remus guardò Sirius, Sirius guardò James e James
guardò Lily.
“S-Soli?”
Balbettò dunque il giovane Potter, stordito dalla piega sempre più
imprevedibile degli eventi.
La
ragazza annuì. “Credi sia possibile?” E accennò con il capo agli altri tre
Malandrini, sperando di risultare più chiara di prima.
“Oh,
sì, sì! Certo! Assolutamente!” Si riprese, fortunatamente, James, di nuovo
rinvigorito dalla sola presenza della sua amata per pensare ancora alla
quantità industriale di figuracce compiute in un’unica volta.
“Sentito
ragazzi?” Grazie al cielo anche Sirius sembrava dotato della stessa
tempestività di reazione. “Qui non siamo più desiderati, è ora di smontare le
tende!” Dichiarò, melodrammatico, salvo poi ammiccare complice all’indirizzo
del suo migliore amico che, in risposta, si propose di erigergli quella famosa
statua d’oro placcato.
Ben
presto i tre Malandrini se ne furono andati, lasciando soli un imbambolato
James e una più che imbarazzata Lily.
“Allora...”
Attaccò incuriosito lui, che non riusciva più a toglierle gli occhi da dosso
tanto era la sorpresa di trovarsela lì, di nuovo, dopo la loro disastrosa
uscita a Hogsmeade.
“Allora...”
Ripeté in un insolito impaccio lei, prima di racimolare tutto il suo coraggio
da Grifondoro e decidersi a guardarlo negli occhi. “Inutile che ti dica che
questo è stato il peggior primo appuntamento della storia, no?”
James
avvampò, ma non se la sentì di negare, anche se bruciava al suo orgoglio da
maschio.
“Mi
hai fatto aspettare mezz’ora inutilmente, Potter.” Iniziò a riepilogare pratica
Lily. “E in pratica mi hai detto che con la divisa faccio schifo.”
“Non
ho mai detto questo!” Si affrettò a ritrattare lui, ma l’occhiata eclatante di
lei gli fece spegnere qualsiasi altra obiezione in gola.
“E
mi hai fatto cadere. Dalla sedia!”
“Io...”
“Hai
fatto domande assurde sui miei capelli.”
“Già,
ma-”
“E
hai detto che i miei occhi sembrano l’erba del campo da Quidditch.”
“Ho
detto che i tuoi occhi mi fanno distrarre
come l’erba del campo da Quidditch.” Non poté fare a meno di correggerla James
stavolta, vagamente offeso per non essere stato compreso nel suo unico momento
poetico di tutta la sua vita.
“E
non è lo stesso?” Alzò un sopracciglio di rimando Lily, paziente.
“No.”
Scosse il capo lui. “Volevo dire che quando gioco a Quidditch e penso a te e ai
tuoi occhi, è come quando sto volando e il pensiero dell’erba a metri di
distanza da me mi distoglie dal Boccino. Cioè quando penso a te non penso a
nient’altro! Neanche al Quidditch.”
“Oh.
Dovrei esserne orgogliosa, giusto?” Lei non ne sembrava molto convinta
comunque, al di là della sua spiegazione.
Tra
sé e sé James si appuntò di non paragonare mai più gli occhi di una donna
all’erba di un campo da Quidditch. Meglio. Di non associare mai più una donna
con il Quidditch e basta.
“Hai
deriso il mio sogno.” Riprese il resoconto dettagliato Lily, mettendo per un
istante da parte quel particolare aspetto per ampliare il discorso a tutto
l’appuntamento.
“Non
l’ho deriso!” S’indignò all’istante lui, ma la ragazza neanche stette a
sentirlo.
“E
mi hai dato un bacio sulla fronte!
Sulla fronte!! Nessuno si bacia più sulla fronte!” Adesso appariva davvero
esterrefatta, persino peggio di Sirius appena qualche minuto prima.
Okay,
ammetteva che forse baciarla sulla fronte non era stata la sua idea migliore.
“Lo
so.” Sospirò dunque, sconfitto. “È stato un disastro, non c’è bisogno di
ricordarmelo, ne sono al corrente perciò-”
“Ma
mi hai anche offerto il braccio, per scendere a Hogsmeade.” Lo interruppe
tuttavia Lily, cogliendolo per la seconda volta nel giro di poco di sorpresa.
“Tu
l’hai rifiutato.” Non poté fare a meno di notare James, che non ci stava
capendo più niente da un pezzo.
“Ma
me l’hai offerto lo stesso.” Insistette lei, tenace. “E mi hai ordinato cinque
cose diverse da bere.”
Adesso
stava elencando la parte positiva o negativa dell’uscita?
“E
per Merlino, sapevi tutti i gusti che
mi piacciono di più.”
“Beh,
io ti vedo.” Minimizzò in una scrollata di spalle James. “Ti vedo sempre.”
Lily
lo fissò e i suoi occhi sembravano quasi voler dire lo so, adesso lo so, ma dalla sua bocca furono altre le parole che
vennero fuori.
“Hai
notato che i miei capelli sono più luminosi, anche se hai detto che sono rosso
sangue.” Fece una smorfia al ricordo, senza tuttavia perdersi d’animo. “E sei
l’unico ad essersene accorto, perché che Morgana mi fulmini adesso, ma ho
passato un’intera giornata a lavarli perché non mi piaceva mai come venivano.”
“Per...me?” Azzardò in un misto di speranza e
illusione James, che non aveva distolto gli occhi dal suo viso neanche per un
secondo.
Lily
arrossì alla domanda. “In parte. Sì.” Confessò quindi, nonostante l’imbarazzo
per quell’ammissione di colpa, che scemò tuttavia in un istante, subito
soppiantato da un ritrovato sguardo saturo di meraviglia. “Mi hai pagato il
conto e adesso mi sento una stupida per essermi arrabbiata.”
“Non
volevo offenderti.” Si sentì in dovere di ribadire lui su quel punto.
“Lo
so.” Gli si avvicinò, con il viso arrossato ma le labbra piegate in un
delizioso sorriso. “Hai detto che avresti voluto io indossassi una muta...”
“Perché
non mi piace che gli altri ti guardino.” Rispose serio James, anche se dentro
era tutto un miscuglio di emozione e vibrazioni che aumentavano a dismisura ad
ogni passo di lei verso di sé.
“È
una cosa carina da dire.” Annuì Lily, ormai a pochi centimetri di distanza da
lui.
“Davvero?”
Lui ne sembrò colpito.
“Davvero.
Insolita, ma carina. Significa che ci tieni a me.”
“Certo
che ci tengo a te, Lily!” Ribatté con fervore James, anche se dal modo in cui
lei lo stava guardando, era facile capire che lei lo sapeva già.
“Ti
sei preoccupato per il mio futuro...”
“Avevi
detto che non ne avremmo più parlato.”
Lei
lo ignorò. “Ti sei preoccupato per me.
Della mia incolumità se diventerò un Auror.”
“È
pericoloso.” Riuscì solo a ribattere lui, perché Lily gli aveva poggiato le
mani sulle spalle e perché sentiva il suo respiro vicino, e sapeva che stava
per mandare a quel paese ogni brandello di raziocinio.
“Mi
hai baciato sulla fronte.”
“Già...”
Girò appena il capo James, ora depresso.
Come
diavolo gli era saltato in mente?!
“James.”
Lo guardò per un lungo istante con intensità Lily. “Mi hai baciato sulla
fronte. Non sulle labbra. Sulla fronte! Nessuno mi ha mai baciato sulla
fronte... Non sei uscito con me solo per baciarmi.”
“No.”
Scosse il capo, sicuro.
Era
uscito con lei perché l’amava, perché erano sette anni che l’amava e perché
voleva poterla amare per sempre.
“Tu
mi conosci meglio di chiunque altro.” C’era consapevolezza nella sua voce e
anche se il cervello di James aveva preso la tangente, stordito dal respiro
caldo di lei sulla pelle, il suo cuore conosceva quella sensazione.
Stava
iniziando a capire... Lily iniziava a capire.
“Tu
mi conosci persino meglio di me.”
James
annuì e, con una mano, non poté fare a meno di scostarle una ciocca di capelli
dal viso, gli occhi incollati in quelli smeraldini di lei.
“Mi...
Mi dispiace per averti fatto cadere.” Borbottò dunque, leggermente imbarazzato
ma senza distogliere lo sguardo. “E mi dispiace anche per tutte le stupidaggini
che ho detto.”
“Sì.”
Confermò Lily. “Ne hai dette molte. E dovresti dispiacerti anche per il tuo
ragionamento sessista sugli Auror.” Ma non era arrabbiata, stava sorridendo, e
James pensò che non poteva esistere sorriso più bello di quello, da nessuna
parte e in nessun’altra epoca.
“Beh,
di quello non mi pento.” Osò, mentre con un certo timore si arrischiava a
poggiarle ambo le mani sui fianchi.
Attese
lo schiaffo e il suo cuore represse un battito nell’accorgersi che non sarebbe
mai arrivato.
“Pensi
davvero che non posso fare l’Auror
perché sono donna?” Chiese piuttosto, vagamente indignata se non fosse stato
per il barlume di buonumore che ancora scintillava nel fondo delle iridi
berillio.
“No.”
Scosse il capo tuttavia James, rafforzando la presa sui suoi fianchi. “Penso
davvero che potrei morire se ti succedesse qualcosa perché fai l’Auror.”
“Oh.”
E Lily non poté più trattenere l’emozione che le esplose nel petto, sul viso,
nel sorriso.
E
quando lo baciò, come se fosse stata una cosa del tutto naturale, si rese conto
che non desiderava fare altro da anni. Da sette anni, per la precisione. E si
pentì quasi di aver speso tutto quel tempo a fingere di odiarlo, quando invece
il suo unico desiderio era di baciarlo, come stava facendo ora.
James
intanto aveva preso a carezzarle la schiena con movimenti lenti e una tale
dolcezza, che lei avrebbe potuto benissimo sciogliersi in quella stretta. Ma
non voleva essere da meno e perciò allungò le braccia e gli si aggrappò al
collo, giocando con i capelli ribelli di lui. Se pensava a quante volte aveva
professato di detestarli, quei suoi stupidi capelli con i quali si divertiva a
sedurre le ragazze...solo adesso si rendeva conto che il motivo di tanto
scalpore era perché voleva essere lei la sola a ricevere tante attenzioni.
Non
era un’egocentrica, era solo...innamorata.
“James?”
Lo chiamò, quando i loro polmoni urlarono per altro ossigeno, costringendoli
così ad interrompere il bacio e a ritornare alla realtà.
Lui,
come lei, era ancora rosso per l’intensità del bacio.
“Sì?”
“La
prossima volta che vuoi portarmi da qualche parte...va bene se ti limiti ad
essere te stesso.”
“Volevo
fosse tutto speciale. Volevo ti ricordassi per sempre del nostro primo
appuntamento, anche una volta sposati.”
Lily
ridacchiò a quell’ultima affermazione. “Credi davvero che ci sposeremo?”
“Non
ne ho mai dubitato.” Rispose James ed era serio come non mai, tanto che lei
smise di ridere per fissarlo negli occhi con nuova vivacità.
“Beh,
allora per la prossima volta non serve che andiamo da Madama Piediburro. Puoi
portarmi ai Tre Manici di Scopa e basta una Burrobirra, non serve che dai fondo
a tutti i tuoi risparmi, sai?”
Stavolta
fu il suo turno di ridacchiare, anche mentre le depositava un altro lungo bacio
sulle labbra. Non sarebbe mai stato sazio di lei, del suo sapore, della sua
bocca... No, mai.
“È
che ero così preoccupato di fare le cose per bene per una volta, che sono
andato in pappa.” Confessò, in una smorfia di disappunto per se stesso che la
fece intenerire.
“Mi
sarebbe bastato il solito James Potter. Un po’ meno arrogante, magari.”
“Cosa?
E così io sarei arrogante?” Mise su un’espressione fintamente oltraggiata
James, che la fece scoppiare in una nuova risata carica di gioia.
“Davvero. La prossima volta sii
semplicemente te stesso.” Ribadì ancora Lily, una volta che lo scroscio di risa
fu abbastanza domato. “Altrimenti uscirò con Sirius la prossima volta.”
Lui
assunse un’aria disgustata, salvo poi sorridere e baciarla di nuovo, e ancora,
e ancora.
“La
prossima volta, ricordami di uccidere Sirius, magari.”
Lei
rise e lo baciò ancora una volta, mai ebbra di tutta quella felicità che le
riempiva il cuore, in quella giornata un po’ pazza e assurda.
Ma
infondo – si disse mentre si perdeva nell’ennesimo bacio strappa respiro –
tanto c’era voluto per capire che James era diverso da quello che aveva
creduto, che lei lo era e che in tutta la sua vita non avrebbe mai amato tanto
una persona come quell’impiastro di playboy che aveva venduto l’anima al
diavolo pur di donarle un primo appuntamento da sogno.
E
non importava se si era rivelata un’uscita catastrofica. Non importava se non
avevano saputo dirsi le cose giuste prima di allora. Ora erano lì, insieme, e
il resto era solo mera parvenza.
The
End
“Che vi avevo
detto? Mai commettere l’errore di sottovalutare i preziosi suggerimenti di
Sirius Black. Sono infallibili!”
{Disclaimer: i personaggi sono il frutto della fantasia della
Rowling e, pertanto, le appartengono. Non vengono ivi da me utilizzati a scopo
di lucro. La canzone è Hey Juliet dei
LMNT. Il titolo – solo il titolo – è
quello dell’omonima commedia di W. Shakespeare.}
A/N
Come promesso, eccomi
ritornata con un’altra James/Lily. Era da un po’ che avevo quest’idea e mi è
piaciuto tantissimo scriverla, anche se farlo mi ha richiesto più tempo del previsto.
Ad ogni modo mi sono divertita ad immaginare i possibili disastri che James
avrebbe potuto combinare messo sotto pressione dal suo stesso desiderio di
perfezione, una volta tanto, e spero che questa cosina riuscirà a strappare
anche a voi qualche sorriso, nel leggerla.
Per la poesia, devo
proprio chiedervi scusa, sono un impiastro nel genere e James con me... ^_^’’
Il titolo della storia è
anche il titolo di una commedia di W. Shakespeare, che mi sembrava
semplicemente perfetto per questa storia. La trama non c’entra assolutamente
niente, invece, con il grande W. ma d’altra parte neanche voleva esservi un
richiamo di alcun tipo. La scelta della canzone è stata più difficile, ma
leggendo le parole di Hey Juliet non
ho potuto non trovarle a dir poco perfette per James e per Lily, perciò alla
fine ho scelto questa. Tanto più che il ritmo calzante mi sembrava abbastanza
in sincronia con la fanfiction.
Credo che molto
probabilmente tornerò ancora su questa coppia, perché adoro scrivere di loro e
manipolare il povero James! ^.- E poi è divertente e hanno in sé una vena
comica sorprendente! Sì, credo ci ritornerò.
Detto questo non mi resta
che salutarvi e ringraziarvi, insieme, per aver letto sia questa che la mia
scorsa fanfiction su di loro. Spero di sapere cosa ne pensiate anche di questa.
Scusate se è venuta fuori un po’ lunga, ma non sono riuscita a tagliare niente,
ahimè.
Alla prossima allora.
Baci.
memi J