Buuuooongiono
a tutti!
Eccoci qui con un’altra fan fiction. So di non aver ancora
concluso
“Scommettiamo?”, non me ne vogliate u.u
Questa storia è un po’ particolare, è
una round e la scriviamo io e Aria, ossia
_Pulse_. La mia scrittrice sempina a cui voglio taaanto bene *___*
I capitoli ovviamente saranno alternati. Il primo capitolo è
scritto da me
secondo il mio punto di vista (Ale), il secondo è scritto da
lei secondo il suo
punto di vista (Ary).
Speriamo davvero vi piaccia, perché in questa storia ci
siamo impegnate
tantissimo e ci teniamo veramente tanto.. Buona lettura gente!
Un bacio enorme.. Ale&Ary *__*
PRIMO
CAPITOLO. ( I Tokio Hotel no! )
Ho un nome che, detto
per intero, mi irrita profondamente. Solo diciassette anni, me li tengo
e
grazie al cazzo. Vivo ad Amburgo, fottuta città. Non mi
piace, davvero, qui ci
sto male : voglio andarmene, raggiungere Chicago e vivere pure sotto i
ponti se
necessario. La Germania è un porcile.
Mi
hanno sparata fuori
con un carattere di merda, nel senso che abbondo di difetti quanto un
bounty
abbonda di cocco. Dicono che io sia egocentrica, volgare e fredda. Beh,
hanno
ragione : sono così.
Detesto
sentirmi ripetere le cose
all’infinito. No, non smetto di fumare. No, non smetto di
bere. No, non smetto
di fare cazzate. No, non smetto di dire parolacce.
A
sentire certa gente, sarei moto abile a traviare le persone. Grande
minchiata.
Non dico di fare cose che effettivamente non faccio. Niente bravate che
includano la prigione, niente sbronze tutte le sere. Fumo, una canna se
mi va
davvero di lusso, per il resto via di sigarette. Studio quanto basta,
ora mi
godo l’estate.
Mi fanno ridere quelli che si
fingono trasgressivi, dei veri fighi, poi
magari nemmeno sanno dirti il presente indicativo di mangiare. In
compenso
usano il loro cazzo per sfondare ragazze conciate in modi
improponibili, sui
muri delle discoteche. Accidenti, gratificante!
Sono
costantemente immersa in periodi “grigi”,
né bianchi né neri. Non so cosa
voglio, non so cosa fare, quindi sono un peso un po’ per
tutti. Per me fare
progetti è troppo presto e , al momento, non ho intenzione
di alzare il culo
per fare ordine nella mia vita. Mi capita di farmi trascinare dagli
eventi, lo
ammetto. Non ho molti interessi. Leggo manga, soldi permettendo. Vado
sullo
skateboard e faccio graffiti, non mi hanno mai beccato fino ad ora. Se
dovesse
succedere sarebbe una bella rogna.
Ho
un aspetto trasandato e
non mi piace curarmi più di tanto. Ho gli occhi scuri e i
capelli sempre
disordinati di un colore indefinito : un rossiccio misto a castano e
viola.
Beh, le tinte non sono proprio il mio forte.
Mi
vesto peggio dei barboni, con le mie camice scozzesi di tutti i colori,
i
pantaloni da hippie e le scarpe da skater. Ma mi piaccio
così, non devo rendere
conto a nessuno.
Non ho amici, o meglio : non
ne voglio avere. L’unica persona che posso
considerare tale si chiama Arianna, il resto sono solo conoscenze. Ci
siamo
conosciute sui banchi di scuola, le uniche due italiane in una scuola
di
tedeschi, beh, mezze italiane. E’ stata la mia ancora di
salvezza in tutti
questi anni! Dopo la morte di mio padre, mamma ha deciso di trasferirsi
da sua
madre : mia nonna. Ho entrambi i nonni materni tedeschi. Ary invece
abita in
Germania con suo padre e suo fratello Davide. Dopo il divorzio dei suoi
genitori Fabio ha accettato un offerta di lavoro ad Amburgo.
Trasferendosi
anche loro dai nonni (tedeschi).
Ha diciannove anni e si
può dire che è il mio opposto. E’ alta
qualche
centimetro in più, i capelli lunghi e sempre curati, con dei
ricci favolosi.
Sembrano i boccoli di una bambola. Gli occhi castani e un paio di
occhiali che,
a mio parere, le donano moltissimo. Si veste come una ragazza normale,
a volte
penso di sfigurare stando di fianco a lei, ma è il pensiero
di un istante, devo
essere fiera di essere come sono. Amo quella ragazza, probabilmente
senza di
lei non avrei combinato niente in questa esistenza che mi ostino a
chiamare
vita. Non sono una bella persona, questo lo so. Ma quando sono in sua
compagnia
mi trasformo, divento un’altra. Nessuno mi ha mai vista
veramente, eccetto
Ary.
Erano
le tre del
pomeriggio e cavolo! Stavo ritardando al mio primo giorno di lavoro!
Raccattai
la mia borsa a tracolla che, non si sa come, era finita sotto al mio
letto; mi
fiondai al piano di sotto dove c’era mia madre che giocava
con mio fratello più
piccolo. Si chiamava Edoardo, e aveva quattro anni. Lui era la mia
gioia più
grande. Lo salutai schioccandogli un bacio sulla guancia.
“Tesoro
per che ora torni?” Mi chiese mamma cercando di
tenere ferme le manine di Edo che la tiravano per la manica del
maglione.
“Boh,
penso per cena.” Risposi indifferente accendendo il
mio cellulare.
“Alessandra,
perché non ti vesti in maniera più
presentabile? Almeno il tuo primo giorno di lavoro!”
“Mamma
non mi scocciare, e ti prego finiscila di chiamarmi
Alessandra. Sai che lo detesto!” Così dicendo
uscii di casa. Caspita, Ary mi
aveva chiamato sette volte. Chissà cos’era
successo. Composi il suo numero
sulla tastiera, che ormai sapevo a memoria, e salendo sulla bicicletta
aspettai
che rispondesse.
“ALEEEEEE!!” Fui
costretta ad allontanare il cellulare dal mio orecchio, o i suoi urli
disumani
mi avrebbero sfondato il timpano! Pazientemente aspettai che si
calmasse,
quando mi sembrò più tranquilla mi riavvicinai
l’apparecchio all’orecchio
destro.
“Ary
ma che hai?!” Sbottai divertita
“Tu
non sai! Oddio Ale non puoi sapere!!”
“Certo
che non lo so, se non me lo dici!” Roteai per aria
gli occhi sbuffando.
“I Tokio
hotel! I
Tokio hotel!!” Ma
cos’era? Un messaggio in codice?!
“Ary
mi stai facendo innervosire.”
“Ok
ok allora. I Tokio hotel tra una settimana faranno una
data qui ad Amburgo! Non è meraviglioso?!” Quasi
potevo immaginarmela, nella
sua camera tappezzata di poster di quei quattro, con gli occhi lucidi
per
l’emozione. Puah.
“Sinceramente
Ary, non vedo come io possa trovare
meravigliosi quei quattro crucchi!” Non mi sono mai piaciuti,
davvero.
Soprattutto il chitarrista, quel mezzo rapper. Che schifo. Ary invece
ne andava
matta, poi se si parlava del suo “Bassista sessoso”
Come lo chiamava sempre. Ribadisco,
che schifo.
“Ehi
siamo crucche anche noi!”
“Per
metà!”
“Oh
fa lo stesso! Allora.. Vero che ci vieni insieme a me?”
No, no. Categoricamente no! Non se ne parlava proprio. Non era nemmeno
da
prendere in considerazione. Io, al concerto di quattro deficienti, non
ci sarei
mai andata.
“Stai
scherzando vero Ary?”
“
Eddai Ale ti prego!! Ti
pregotipregotipregotipregoti…”
“Piantala
per carità! Senti, ci penserò..”
“Evvaiiiiiiiiiiiii!!!!”
La sentii esultare dall’altro capo
del telefono e non riuscii a reprimere un sorriso.
“Non
ho mica detto si scema”Ridacchiai
“Ma
tanto alla fine ci verrai! Anche perché ho già
comprato
i biglietti.”
“TU
COSA?!”
“Beh..
non potevo mica rischiare di non trovarne più..”
“Sono
arrivata al lavoro. Passi a prendermi alle sette?
Dobbiamo fare una lunga chiacchierata io e te.” Conclusi
lapidaria.
“Certo
tesoro mio bello! Sarò li puntuale! Ti voglio bene
saiii?”
“Pfff
ruffiana..” Sorrisi e chiusi la chiamata. Quanto
adoravo quella ragazza.
Entrai
nel piccolo bar di un simpatico ometto basso e con
gli occhiali : Il signor Bruno. Era stato gentilissimo con me il giorno
del
colloquio, e sembrava non disturbarlo il mio look un po’..
Appariscente.
“Oh
Ale cara.. Vieni.” Mi avvicinai a lui a lo salutai
stringendogli la mano.
“Allora,
te la senti di stare dietro il bancone a prendere
le ordinazioni? O preferisci stare in cucina?” Mi chiese con
un sorriso
stampato in faccia.
“Penso
di potermela cavare a servire i clienti!” Ricambiai
il sorriso gentile.
“Meraviglioso,
allora ti lascio al tuo lavoro, io torno in
cucina.” Si avvicinò di più al mio
orecchio. “ Prima che mia moglie combini
qualche pasticcio.” Sussurrò divertito.
Ridacchiai.
Avevo conosciuto anche la signora Ada, una
signora cicciottella e gentilissima.
Mi
misi al lavoro vedendo qualche persona avvicinarsi a me e
cominciare a ordinare. Non mi piaceva particolarmente quel lavoro,
avrei
preferito fare qualcosa per cui ero davvero portata. Mi ronzarono in
testa le
parole di mia madre “Se non hai il lavoro che vuoi, comincia
a volere il lavoro
che hai!”. Che gentile.
Volevo bene a mia
mamma certo, ma era sempre stata una gran rompiscatole!
Il
pomeriggio passò tranquillo, ero davvero brava a
socializzare con i clienti, mi divertivo un sacco poi
a preparare i caffè! In un battito di
ciglia arrivarono le sette, così mi tolsi il grembiule e lo
appoggiai nel
ripiano sotto alla cassa.
“Sei
stata bravissima oggi Ale, complimenti. Ci vediamo
domani alla solita ora!”
“Certamente
signor Bruno. E’ stato un piacere, a domani!”
Salutai con la mano e uscii dal negozio, vedendo parcheggiata la mini
di Ary
dall’altra parte della strada. La raggiunsi e salii dalla
parte del passeggero.
Stava ascoltando un cd che aveva messo nella radiolina, e canticchiava
allegra
una canzone dei suoi adorati Tokio hotel. Si girò verso di
me e mi fece un
sorriso a trentadue denti.
“Ti
prego, blocca questa lagna, o mi verrà il
diabete!”
Sibilai tappandomi le orecchie e sprofondando nel sedile allacciandomi
la
cintura di sicurezza.
“Ehi
non si usa più salutare? E comunque “Rette
mich” NON è
una lagna!” Sbottò tamburellando le dita sul
volante.
“Si
si come no. Allora, ciao Ary! Com’è andata la
giornata?”
Sorrisi divertita vedendola tutta imbronciata. Mai e dico MAI offendere
i Tokio
hotel o le loro canzoni in sua presenza.
“Uhm..
Benino, mi sono annoiata un po’. Adesso tu lavori,
non so più che fare.”
“Perché
non vieni a lavorare anche tu con me?” Le chiesi con
gli occhi brillanti,
averla li con me
sarebbe stato magnifico!
“Dici
che potrei?” Si girò di scatto guardandomi
sorridente
“Eccome!
Basta chiedere al signor Bruno. Ma non penso sia un
problema. A lavorare li ci siamo solo io, lui e sua moglie!”
“Oh
sarebbe meraviglioso!” Unì le mani al petto.
“Domani
vieni con me al bar e glielo chiediamo, d’accordo?”
“D’accordissimo!”
Ary
mise in moto e partì, io mi girai a guardare fuori dal
finestrino. Era giugno, le vacanze erano cominciate da poco e
così la scuola
era finita. Finalmente, non ne potevo più. Arianna aveva
finito l’ultimo anno,
io invece lo avrei frequentato l’anno successivo. Avevo un
po’ di paura,
soprattutto per la maturità..Andavo molto bene a scuola, i
miei voti erano più
che sufficienti. Ma avevo paura di non essere pronta ad affrontarla.
“Pizza?”
Sentii la voce di Ary in lontananza destarmi dai
miei pensieri, mi girai verso di lei.
“Andata!”
Una sana pizza era proprio ciò che serviva!
“Signorina!
Lo vedi che ore sono?!” Urlò mia madre non
appena misi piede
in casa.
“Si
mamma, sono le dieci e mezza. Cos’è, ho il
coprifuoco
adesso?” Chiesi andando vicino a mio fratello prendendolo in
braccio e
sedendomi sul divano.
“Mi
avevi detto che saresti tornata per cena! Perché non mi
hai avvisato che mangiavi fuori?!”
“Perché
me ne sono dimenticata! Caspita, come la fai lunga.”
“Come
la faccio lunga? Come la faccio lunga?! Questa casa
non è un albergo, ci sono delle regole e tu devi
rispettarle! Ora fila in
camera tua!” Strillava..strillava.. Vidi Edoardo portarsi
entrambe le manine a
coprirsi le orecchie, chiudendo gli occhi.
“Vieni
piccolo, andiamo di sopra..” Mormorai teneramente.
Senza aggiungere una parola mi caricai mio fratello in spalla e lo
portai nella
mia stanza, adagiandolo sul letto.
“Mamma
è arrabbiata” Mi disse Edo mettendosi un dito sul
mento.
“Lo
so Edo, è arrabbiata con me!” Sorrisi nella sua
direzione.
“E
pecchè?”
“Perché
hai una sorella pestifera!” Ridacchiai avvicinandomi
a lui e facendogli il solletico.
“Basta,
basta” Rideva a crepapelle, soprattutto quando gli
presi i piedini e lo alzai a testa in giù. Il mio tenero
fratellino.
Lo
rimisi sul mio letto e andai davanti allo specchio,
cominciando a pettinarmi i capelli arruffati, come sempre. Andai nel
piccolo
bagno comunicante con la mia stanza e mi lavai i denti, sciacquandomi
poi il
viso e le mani. Quando ritornai nella mia camera vidi che Edoardo si
era
addormentato nel mio letto. Allora mi avvicinai a lui e con leggerezza
gli
levai le scarpe, alzando la coperta e infilandocelo dentro. Mi coricai
al suo
fianco e spensi la luce, andandogli a baciare la guancia, coperta da
qualche
ciocca di capelli biondi. Mi addormentai presto, abbracciata al mio
piccolo
uomo.
Fine
primo capitolo! Speriamo vi sia piaciuto.. *.*
Il prossimo sarà quello scritto da Ary, vi ricordo xD.. Un
saluto a tutti,
anche a quello che leggeranno senza commentare, sappiamo che ci siete
anche
voi! ^__________^
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