Disclaimer: i
personaggi citati non appartengono a me, ma ai legittimi proprietari.
Note: Halloween
è la festa di mostri e orrore, molto nera ^^ Da qui
l’idea di scrivere qualcosa ShikaTema per
l’occasione (e ogni occasione è quella giusta).
Dedicato
alle mie altre colleghe nere che parteciperanno.
E
a tutti i fan di questa coppia *-*
Buon
Halloween a tutti!
Moondance
Only
for
this
night
Well, it's a marvelous night
for a Moondance
With the stars up above in your eyes
A fantabulous night to make romance
'Neath the cover of October skies.
(Moondance – Michael Bublé)
Quella notte
sarebbe successo qualcosa di strano, se lo sentiva.
Qualcosa di
assurdo e impensabile che non poteva accadere nella vita luminosa di
tutti i giorni, qualcosa che non aveva a che fare nemmeno con le luci
soffuse, la musica alta e la sala gremita di gente in cui stava, per
quanto non fosse decisamente il suo ambiente.
Shikamaru si
ritrovò a pensare a come era finito in quel posto rumoroso
con scomodi divani in pelle – sua madre, sempre colpa sua,
ovvio! – e decise che era proprio l’ora di
andarsene a casa. Ovviamente, quello che lui voleva fare non era quello
che poteva
fare, infatti si ritrovò il braccio artigliato in una presa
ferrea che lo costringeva immobile.
“Dove
pensi di andare?” gli chiese un’adorabile
streghetta con lunghissimi capelli biondi.
“Ino,
sono stato a questa festa fin troppo…”
“La
notte è appena cominciata!” lo riprese lei,
indispettita. “Se stai sulle tue ti annoi e impedisci a me di
divertirmi perché devo controllarti”
spiegò.
“Non
mi devi-”
“Tua
madre ha parlato chiaro” commentò saccente.
“Parteciperai a questa festa con il resto del Villaggio
perché il suo erede non le farà fare brutta
figura con le sue amiche, vero?” lo minacciò,
assottigliando gli occhi.
E lui non
poté far altro che sbuffare. “Voi donne
siete…”
“Oh,
perché non stai con Choji? Dice che il buffet è
ottimo” provò con un sorriso.
Ma Shikamaru
notò che oltre al suo migliore amico, al tavolo del buffet,
c’era anche un Naruto parecchio esagitato che non faceva che
inforcare per sbaglio le persone con il suo tridente da diavolo.
“Ehm, non ho molta fame…” disse
solamente.
Ino
s’imbronciò, ma non demorse.
“Perché non fai un bel discorso con…
con Neji!” riprovò, indicando il loro amico
pallidissimo nel suo etereo vestito da fantasma.
“E’
con Tenten…” si limitò a farle sapere,
notando la ragazza castana che ballava accanto al fantasma perfetto.
“Mh…
Senti, mi stai facendo perdere tempo, e se Fronte Spaziosa riesce a
ballare con Sasuke-kun…” lo minacciò.
“Vai a ballare e facciamola finita!” lo
istigò, spingendolo verso la pista da ballo, dominata da un
Rock Lee vestito da elfo. Il verde era sempre stato il suo colore
preferito…
“Ino!”
la richiamò. “Non vado da nessuna parte conciato
così, scordatelo! E ora me ne torno a casa” le
fece sapere, arrossendo un pochino.
Lei lo
guardò stupita, poi chiese, in quel modo serio che non
ammetteva replica che le era proprio: “Perché, hai
qualcosa da ridire sullo splendido costume che ti ho
trovato?”
Sì,
avrebbe voluto dire il ragazzo. Soprattutto per tutto quel pelo che si
era dovuto mettere addosso!
“I
lupi mannari non sono il mio forte…”
“Beh,
mi hai chiesto qualcosa che non ti facesse riconoscere dagli altri, ed
eccolo qui” ammise lei soddisfatta, guardando il vestito
peloso e il trucco pesante sul viso. “Sono proprio brava,
eh?”
“Sì,
ma-”
“Vai
a ballare!”
“Non
mi va!”
“Non
mi interessa!”
“Ma-”
“Ballo
io con te”.
Entrambi si
voltarono in contemporanea verso la voce che li aveva interrotti,
trovandosi davanti due occhi verdi e un sorriso compiaciuto ornato da
canini appuntiti.
Shikamaru
sgranò gli occhi. “Ma che-” cavolo ci fai tu qui?
“Oh,
bene, divertiti!” sorrise Ino, volgendosi poi dalla parte
opposta. “Devo andare, eh, ciao!” lo
salutò, scappando via nel suo vestitino nero.
“Sasuke-kun!!” urlò.
E Shikamaru la
vide sparire nella folla, in cui intravide anche una testa rosa e due
ali da fata. Sbuffò, per sentire di nuovo una stretta al
braccio.
“Sei
pronto, bimbo?”
Ma
che… Non mi
ha riconosciuto?, pensò il ragazzo, mentre
Temari gli faceva attraversare tutta la sala. Con tutto quel buio non
è che ci si vedesse molto bene, più volte
Shikamaru urtò contro qualcuno, ma non fece mai in tempo a
chiedere scusa che la ragazza lo aveva già trascinato via.
Riuscì a vedere Choji offrire un piatto pieno di dolci a
Sakura, Ino ballare con Sasuke, e lo spacco decisamente ai limiti della
decenza della gonna lunga di Temari.
Poi si
ritrovò all’aperto, sul terrazzo, sentendo
l’aria della notte rinfrescargli la pelle – o
almeno quella esposta, sotto tutto quel pelo!
Sospirò
di sollievo, anche perché le sue orecchie potevano
finalmente riposarsi da quella musica assordante e gli occhi ora non
erano più abbagliati da colori strani, ma
intorno era solo nero. Soffuso leggermente per via delle
stelle, ma inconfutabilmente nero.
In fondo, quella era la notte dell’orrore.
“Senti,
grazie per-”
“Balliamo?”
propose Temari, e senza dargli la possibilità di ribattere
gli gettò le braccia al collo, avvicinandosi.
Shikamaru
avvampò – e ringraziò Ino, il suo
trucco, e tutto quel pelo – poi deglutì a vuoto.
Che cavolo si doveva fare in quella situazione, quando la ragazza che
ti piace - un’amica!
- non ti riconosce e ci prova spudoratamente con te?
Lui,
dall’alto del suo quoziente intellettivo, preferì
tacere e godersi il momento. Forse, quella serata seccante piena di
maschere non era poi così male…
Le mise
timidamente le mani sui fianchi, sollevandole appena il mantello,
impacciato, fece un profondo respiro e appoggiò la guancia
sulla tempia di lei. Ok, e ora?
“E
ora?” chiese lei, e Shikamaru fu dannatamente certo che quella lì
fosse in grado di leggergli nel cervello, in fondo era nata per
metterlo in difficoltà, visto come gli aveva soffiato
nell’orecchio!
“Balliamo”
propose incerto, muovendo prima un passo, lento, e poi un altro, che
andò a sovrapporsi al piede di Temari.
“Ahi!
Ma sta’ attento!” si lamentò scontrosa.
“S-scusa”.
Ecco, era arrivato pure il balbettio tipico di Hinata… Ci
mancava solo uno svenimento ed era a posto, addio reputazione.
Ma
continuò soltanto a muoversi piano, con lei tra le
braccia, godendo dell’aria fresca e del suo calore
– splendido contrasto che gli metteva i brividi. Almeno fino
a quando lei non scoppiò a ridere.
“Che
c’è?” domandò lui, ora
preoccupato.
“Perché
stiamo ballando un lento se la musica è veloce?”
Shikamaru
arrossì – ancora – e implorò
il suo cervello di dargli una risposta. Che non arrivò.
“Oh,
lascia perdere, lo so che sei un incapace” disse lei, non
fermandosi però.
“Grazie,
eh…”
“Non
ti metterai a piangere, ora!” lo prese in giro.
E lui
sbuffò. “Ma allora mi hai riconosciuto?”
“Adesso
te lo dici anche da solo che sei un piagnone? Certo che ti ho
riconosciuto, per chi mi hai preso?” ma stavolta Temari
sorrise.
Il ragazzo mise
un broncio notevole, allontanandosi di un passo, cosa che non fu
possibile dato che lei gli si aggrappò ancora di
più al collo.
“Che
vuoi?” chiese scontroso.
“Stiamo
ballando, non puoi allontanarti”.
“Temari,
stiamo ballando seguendo una musica che non esiste, e siamo pure
vestiti come due idioti” rettificò.
“Tu sarai vestito da
idiota” commentò acida. “Io sono
perfetta nel mio vestito da vampiro”.
Okay, doveva
ammetterlo, era davvero
perfetta. Ma non c’era bisogno di farglielo sapere.
“Mh”.
“Mh
cosa?”
“Niente…
Solo che…”
“Shikamaru,
sputa il rospo o te lo faccio ingoiare con la forza!”
Lui si
spaventò un pochino, ma poi si fece coraggio. Era un uomo,
in fondo. Peloso e pieno di trucco, ma pur sempre un uomo.
“E’ banale”.
Temari
inarcò un sopracciglio, estremamente scettica, poi strinse
le labbra e assottigliò gli occhi. “Beh, detto da
uno vestito come… Cos’è che sei
esattamente? Un gomitolo di lana?”
“Sono
un licantropo” spiegò, vagamente offeso.
“Un
licantropo…” ripeté lei, ponderando le
parole e ancora scettica.
“Sì”.
“Uhm…”
“Uhm
cosa?” si ritrovò a chiedere, curioso come non
mai. E quello sguardo verde e pensieroso aveva un’altra luce
visto da così vicino.
“Ti
avrei visto meglio come…” e Temari ci
pensò su. O almeno fece finta.
Ma Shikamaru
attese, per non dargliela vinta, perché l’orgoglio
sotto quel pelo era ancora elevato.
“…Come
uno zombie, morto
di sonno come sei” ghignò lei, contenta della sua
battuta.
“Ah,
divertente, davvero…” commentò
l’altro, alzando gli occhi al cielo.
“E
dai, sei stato tre ore steso su un divano scomodo! Potevi pure
salutarmi prima!”
“Non
sapevo nemmeno che eri a Konoha” si limitò a dire,
tornando con la guancia sulla sua tempia, arricciando il naso per il
fastidio di uno dei suoi codini. Era proprio rilassante, sì.
“Sono
arrivata stamattina: missione noiosamente inutile”.
Ma dovevano
parlare per forza?
“Mh”.
“Secondo
te invece qual è il mio vestito ideale?” chiese
con una punta di infantile contentezza.
Sì,
dovevano per forza parlare. Le donne…
Shikamaru
sbuffò, poi la guardò negli occhi, pensando bene
alla sua risposta. “Tu… Saresti una
perfetta…” e fece una bella pausa ad effetto in
cui gli occhi della ragazza si caricarono di aspettativa. “Zucca”.
“Eh?”
“Sì,
troppo colorata e tonda. È perfetto”
ponderò meglio.
Sentì
poi la stretta attorno al suo collo serrarsi – ma voleva
strangolarlo? Lì davanti a tutti? – e degli occhi
verdi farsi pericolosamente minacciosi e avvicinarsi al suo viso.
“Una
zucca?” ripeté lei, per esserne sicura.
Ma lui si
limitò a sorridere e a stringerla un po’ di
più, sentendola in un primo momento irrigidirsi, ma poi
sciogliersi nell’abbraccio.
“Questa
non la passi liscia” lo minacciò.
“Lo
so”.
“Quando
meno te lo aspetti…”
“Sì,
sì”.
“Sta’
attento a non pestarmi i piedi!”
“Scusa”.
E poi
continuarono a ballare – a stare fermi, più che
altro – ancora per un po’, mentre la luna si
abbassava nel cielo e le urla all’interno della sala si
alzavano sempre di più. Ma su quel piccolo terrazzo avevano
trovato un’oasi tutta per loro, da condividere in silenzio
così come i loro sentimenti. Forse in quella serata
particolare potevano essere vissuti, almeno un pochino…
“Un
vampiro e un licantropo, che accoppiata perfetta… Non
andiamo d’accordo nemmeno come mostri delle favole”
sospirò Shikamaru dopo un po’.
“E
chi lo dice che non possono stare insieme?”
s’impuntò lei.
“Tutti?”
le rispose ironico.
“E
chi se ne importa di questo tutti!”
sorrise. E lo fece in quel modo particolare per cui lui sentiva
sciogliersi qualcosa dentro di sé, come se fosse miele
– figuriamoci, a lui nemmeno piaceva, il miele! Era un cibo
da femminucce.
Quel sorriso
era dolce. Come una
zucca.
Poi Temari si
alzò sulle punte dei piedi, avvicinandosi al suo viso,
poggiò la fronte contro la sua e attese, stringendosi meglio
alle sue spalle. “Allora?” soffiò piano
sulla sua pelle, con voce bassa.
E Shikamaru non
capì più nulla, arrendendosi a tutte quelle
sensazioni… Il cuore che batteva più veloce, i
polmoni che si gonfiavano solo quando si ricordava di respirare
– ed era piuttosto raro – e un qualcosa al livello
del torace che non ne voleva sapere di scendere. Ansia, agitazione,
attesa… Non lo sapeva con certezza, ma gli piaceva. Eccome,
se gli piaceva!
Forse, in
quella notte particolare, anche un licantropo e un vampiro potevano
stare insieme.
Forse, in
quella notte assurda, Temari avrebbe anche potuto baciarlo.
Ma
chi se ne importava di questo tutti!
E
così lui chiuse gli occhi e con impeto – ogni
tanto anche lui si muoveva celere – si gettò sulle
labbra di lei, stringendola alla vita. Ma la ragazza fu più
veloce – come al solito – e si allontanò
ridendo, tirandogli una guancia.
“Che
fai?” domandò con un ghigno superiore.
“N-niente”
mentì lui, imbarazzato, mentre le guance si arrossavano, e
non solo per la stretta di Temari.
“Non
avrai davvero
pensato che io
potessi baciare te?”
gli chiese, calcando bene sulle parole.
Lui
s’imbronciò, poi sbuffò. “Ma
chi ci tiene a baciarti…” borbottò.
Ma Temari, per
la di lui sfortuna, era fin troppo sveglia. “Sei
così carino tutto rosso!” lo prese in giro
ridendo.
“Come
se potessi vedermi sotto questo trucco ridicolo che… Oh!
Smettila di ridere!” se la prese, scontroso.
“Non
posso vederlo, ma posso immaginarlo”
rispose saccente. Poi gli si strinse di nuovo addosso, smorzando le
risate, fino a quando Shikamaru non sentì sul suo collo il
sorriso di Temari. Ed era particolarmente piacevole e rilassante,
meglio di qualsiasi divano scomodo che potesse trovare quella sera
– anche se non era sicuro fosse meglio di un bacio, ma a
quello ormai aveva rinunciato.
Le strinse la
vita, attirandola a sé e inspirando tra i suoi capelli
– forse quello non era proprio meglio di qualsiasi cuscino,
ma lui era un ragazzo che si adattava facilmente a tutto.
“Che
stai facendo?” gli disse.
Lui sorrise,
muovendo un passo.
“Balliamo,
no?”
E si
ritrovarono entrambi a ridere, complici di un legame difficile da
capire e impossibile da spiegare. Però stavano bene,
così, anche se erano strani. E poi quella era la notte delle
stranezze!
Rimasero su
quel terrazzo per ore, ignari del raffreddore che sarebbe arrivato il
giorno dopo – e Shikamaru lo sapeva, lo sapeva!, che
avrebbe dovuto sorbirsi i rimproveri di sua madre per essere riuscito
ad ammalarsi con dieci chili di pelo addosso e quelli della ragazza per
averla fatta ammalare – e seguendo con passi lenti e
cadenzati una musica vivace e assordante. Ma non importava, bastava
essere lì, insieme, ognuno aggrappato all’altro, e
almeno per una notte all’anno senza la paura di mostrare i
propri sentimenti. Nessuno escluso.
Quella notte
l’avrebbero ricordata a lungo…
Fine(?)
“Troppo colorata e tonda?”
“Mh?”
Temari lo
guardò minacciosa, prima di sciogliere la presa intorno al
suo collo.
“Shikamaru,
spero per te che tu sappia correre veloce, perché se ti
prendo ti ammazzo”.
E dopo fu solo
tanta stanchezza, stanchezza e stanchezza. E risate, oh sì.
Fine(!)
Note: non fa molta
paura, vero? XD L’anno prossimo mi rifarò con un
racconto dell’orrore.
Il titolo
“Moondance” si rifà a una canzone di
Michael Bublé che vi invito ad ascoltare perché
è poesia pura.
Io mi sono immaginata Shikamaru vestito stile Ciubecca di Star Wars XD
Povero caro.
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