Il Prologo.
…
Tamburella nervosamente con
indice e medio sul bordo del mousepad.
L’Apple
è caldo e ronzante contro le cosce, arcuate scomodamente sul materasso troppo
morbido. Il cursore lampeggia sullo schermo stramaledettamente bianco, e Matthew sta –
– Matthew
sta cantando, dio ce ne scampi, uno
dei suoi ultimi obbrobri techno-pop, mentre con gli
occhi scorre febbrilmente le pagine del libro che ha in grembo.
Harry Potter, per inciso.
Non può a meno
di sentirsi mortalmente offeso e prossimo alla crisi di nervi con degenerazione
nell’omicidio doloso, perché, cazzo, dopo Osaka si
era aspettato un briciolo di considerazione in più, invece di…
“Remus?!
Che ci fa lì Remus? NON PUO’ ESSERE che sia morto anche lui!”
… quella specie
di necrologio che va avanti da più giorni di quanto sia ragionevole tollerare.
“Matt, cristo. Almeno leggi in silenzio!”
“Ma tu
non capisci! Remus… Moony!
Non voglio crederci!”
Più va velandosi
d’afflizione lo sguardo patetico di Bellamy, più
Brian sente la propria soglia di sopportazione avvicinarsi.
“Fattene una ragione” sputa a
denti stretti, quasi ringhiando. “È morto. Non tornerà.”
Non sa neanche chi diavolo sia questo Remus, eppure deve sorbirsi ogni sua sventura, e – diavolo
– gli fa piacere che sia crepato, alla fine.
Matt lo
fissa con comica serietà sgomenta.
“Perché
devi essere così stronzo?”
Non riesce a crederci.
Geme, disarcionando il portatile
con una brusca flessione e salta giù dal letto bofonchiando improperi.
“Non dovresti scattare in questo
modo, il dottore…”
“Il dottore non è chiuso in una camera d’albergo con te e Remus ventiquattr’ore
al giorno, quindi lascialo fuori da questa storia!”
Brian latra, bile che irradia
spontaneamente da ogni poro della pelle più bianca che mai.
Lo stupidissimo cane da compagnia
che gli hanno affibbiato sprofonda di nuovo gli occhi
tra le pagine del dannato fantasy, dimentico
spaventosamente in fretta del suo compito di infermiera.
Pensare a tutti i progetti che aveva per quella settimana di convalescenza – tutti quei giochini.
Che
spreco.
Marcia a passo bellicoso via
dalla stanza, pestando i piedi.
“Se apri
il frigobar, mi prendi - ?”
“Scordatelo.”
La porta del bagno sbatte con un
colpo secco.
The Resistance. È da lì che è cominciato
tutto.
L’abbraccio dell’acqua, fidato e
leale, almeno quello, fa del suo meglio per lavare via le mancanze di Bellamy e il suo formidabile egocentrismo, riuscendo solo
in parte. Viziato dalla frizione morbida della spugna insaponata, fra le
scapole e lungo il petto, Brian rovescia il capo contro le
piastrelle velate di condensa, poi sospira.
Il peggio è dover ammettere che è stata anche colpa sua.
_ * _
Prologo
della storiella scema che mi ero ripromessa già dal
primissimo ascolto di The Resistance. Fermamente convinta, come
sono, che la dedica a Gaia sia null’altro che una bieca copertura, propongo qui
la – ben più attendibile ù__ù – versione slash della
faccenda. Per intenderci: capitolo dopo capitolo, ciascuno ispirato ad
un brano di TR, il contributo di Brian <3 all’ultimo successo degli odiati Muse.
Si
parte nel prossimo aggiornamento con Uprising!
Commentino
d’incoraggiamento? :3
RIFERIMENTI E DISCLAIMER: Harry Potter e i suoi
personaggi (Remus/Moony,
qui citato) appartengono a J.K.
Rowling. L’opinione che Brian ha di loro non riflette
quella dell’autrice xD né,
chiaramente, quella di Matthew.
Muse
e Placebo non sono roba mia né fanno quello che oso immaginarli
fare. La vita ti frega sempre, ne?