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« In ogni nuvola, in ogni albero, nell'aria della notte e
nell'aspetto di ogni oggetto durante il giorno, io sono circondato dalla sua
immagine! I più comuni visi di donna o uomo, i miei stessi lineamenti, si fanno
gioco di me per ricordarla. Il mondo intero è per me una terribile collezione
di cimeli che mi ricordano che lei è esistita e che io l'ho persa! »
Per troppe volte
nella mia esistenza avevo dovuto far mie queste parole.
Per troppe volte nella mia esistenza mi ero sentito
misero come Heathcliff.
Per due volte nella mia esistenza mi ero sentito davvero
senza vita, senza anima o qualsiasi cosa si ritrovi racchiusa tra queste mie
membra bianco marmo.
Per due volte. Due brevi e semplici battiti di ciglia.
Battiti di quelle folte e
nere ciglia che rendono così dolce il volto di mia sorella Alice.
Battiti troppo
veloci perché io potessi fare qualcosa.
Si troppo veloci
anche per me. Troppo veloci per
Edward Cullen, il super vampiro. Un
sorriso amaro increspa istantaneamente le mie labbra al pensiero di quell’
epiteto, perché così mi definiva Lei
quando ancora appartenevamo a due mondi lontani,ma troppo vicini. Due opposti universi che si erano scontrati e
irrimediabilmente fusi insieme, per sempre. Troppo.
Tutto era sempre troppo quando si
trattava di noi.
Per questo avevo deciso di lasciarla e nel modo più crudele
e vigliacco che potessi fare. Le avevo mentito. L’avevo ingannata così bene che
avevo visto nei suoi occhi crearsi il vuoto e avevo sentito il suo cuore
fermarsi per un istante mentre soppesava ogni mia parola e si convinceva.
Non ricordo ormai
neanche più quanto tempo era passato dopo che l’avevo abbandonata in quella
foresta senza la sua anima, quell’anima che volevo salvare e che invece le
avevo strappato a tradimento e non nel modo che lei contro ogni logico istinto
desiderava. Dopo che avevo lasciato anche la mia famiglia, perché in realtà
avevo annientato anche la mia di anima, Lei
era sicura che io ne avessi una, pronunciando quelle terribili bestemmie.
Ed ecco il primo battito di ciglia.
Un giorno indefinito
dopo il mio addio, Alice chiuse e riaprì le sue folte ciglia,lo sguardo perso
nel vuoto mentre prendeva forma la visione del mio unico ed eternoamore che si gettava da una scogliera contro
un muro d’acqua gelida in tempesta. Io non ero là e Lei avevo trovato lo stesso un modo per sentirmi vicino.
Il mio imprudente dolce agnello.
Il tempo, da quel battito di ciglia, aveva cominciato a
scorrere troppo veloce e ci
ritrovammo in tre nel cuore di Volterra determinati a portare a termine i
nostri intenti.
Io cercavo la morte
per mano dei Volturi per raggiungere la mia Bella che credevo annegata nel
freddo oceano e Alice cercava di aiutare
Bella a salvarmi o forse era l’esatto contrario: Bella cercava di aiutare
Alice, e forse un po’ anche se stessa, a salvare me, il suo angelo nero.
C’era riuscita! La mia
fragile e buffa umana alla fine c’era riuscita, mi aveva fermato poco prima che
esponessi la mia pelle alla luce del sole, prima che un arcobaleno di diamanti
risplendesse per la piazza e segnasse la mia fine. Credevo d’essere in paradiso
mentre la stringevo tra le mie braccia, contro il mio petto, mentre il suo
illibato profumo squarciava la mia gola e la melodia della sua voce mi ripeteva
che ero vivo.
Poi, finalmente,
avevo realizzato, un istante che sarebbe dovuto durare un’intera esistenza,
quel nostro ritrovarci vivi e ancora incondizionatamente innamorati l’uno
dell’altra, invece…
Un secondo fatale
battito di ciglia.
Il sorriso di mia
sorella apparsa silenziosamente alle nostre spalle era svanito in quel suo
sguardo assentefino a spegnersi in un
urlo muto per l’orribile visione che io lessi nella sua mente. Ma era già troppo tardi: Felix era su di me e Bella,
anzi no, era su di lei e poi lei era tra le sue braccia, anzi no nella sua
morsa, si divincolava ma non poteva nulla contro quegli artigli stretti attorno
al suo esile collo. Non capivo perché usasse una tale brutalità quando un
qualsiasi membro del corpo di guardia poteva sfoderare le proprie speciali
abilità per uccidere Bella in un istante. Non capivo e non potevo fare nulla
perché con lui c’eraJane che, per usare
un eufemismo,aveva ottimi argomenti per intrattenere i suoi nemici. Con uno
sforzo immane e doloroso riuscii però ad
avvicinarmi e in un ultimo slancio di forza morsi Bella ad una gamba nell’
irrealistico tentativo di diffondere il mio veleno prima che il suo cuore si
fermasse del tutto così da non perderla per sempre. Lei però non si muoveva già
più.