Herin
Darkmoor
cco
la mia preda. Non pensavo sarebbe stato così facile
trovarla, qui a New York.
Spesso dimentico quello che sono diventata ormai. Dopotutto non sono
molti gli umani
morti per rinascere come me. Oh,
è
una lunga storia, si… che dura da più generazioni
di quante riesca a tener
conto un albero genealogico, eppure sembra che non sia destinata a
fermarsi.
Dopotutto nonostante pensassi di essere l’ultima discendente
di quella famiglia
maledetta, pare che sia molto
più
numerosa di quanto immaginassi.
Maledetta…
questa parola mi fa quasi ridere. Eppure non c’è
nulla di più azzeccato per
definire quello che ci ha fatto il nostro capostipite. Il mostro che
per
conquistare la sua donna ha… Dannazione, ancora a ripensare
al passato. Non c’è
tempo per questo, Herin!
Mi
lascio cadere dal palazzo dove ero appollaiata, librando come una
piuma. La
cosa migliore che mi abbia portato tutto questo è
sicuramente la capacitò di volare,
cosa che desideravo fare sin da
bambina. Ad essere sincrera però è
l’unica cosa positiva… e non sono sicura che
il gioco valga la candela.
Mi
fermo a qualche metro da lui, in mezzo a tutta quella folla troppo
occupata per
notare che, letteralmente, scendevo dal cielo. In una grande
città come questa
non è neache necessario rendersi invisibili per camuffare
simili giochetti; dopotutto la
gente è talmente
preoccupata da sè stessa che non noterebbe neanche un
dinosauro se camminasse
tranquillo per strada. Persino i bambini non hanno più la
fantasia di una
volta, sempre incollati al televisore.
Interessante…
sembra che lui, invece, se ne sia accorto. Sarebbe il primo umano dopo
decenni
ad aver riconosciuto un segno della nostra presenza, o almeno ad aver
notato
qualcosa di strano. È un peccato che questa sua
capacità non gli sarà molto
utile.
-Salve
Jack, è da molto che ti cercavo- gli dissi con un sorriso,
le mani infilate
nelle tasche dei jeans. Poco più che un bambino appena
affacciato sulla soglia
della maturità… non avrà
più di 25 anni. Capelli neri e occhi di un profondo blu,
un ragazzo ordinario a primo impatto, ma come sempre
c’è qualcosa in più,
nascosta in profondità. Per questo sono qui.
-Ci
conosciamo?- chiede lui, l’incertezza che si legge
chiaramente sul suo viso.
Sembra così fuori posto in mezzo a queste persone con le
espressioni tutte
uguali, tutte intente a parlare al cellulare per lavoro, ad ascoltare
gli
ultimi pettegolezzi dalla migliore amica, o a litigare con la moglie.
-No,
ma una mia amica mi ha parlato moltissimo di te, si chiama Sara Parker-
gli
risposi, senza smettere di sorridere. Da scettico che era,
cominciò a
rilassarsi sentendo quel nome. Non era stato difficile leggere la sua
mente per
trovare qualcosa che potesse essermi utile. Alla fine il Signore a cui
ero
stata “venduta” ancora prima della mia nascita non
era uno sprovveduto. Avrebbe
fatto tutto il possibile per avere quello che desiderava.
-Lei
non mi ha mai parlato di te, invece-. Lo sguardo pensieroso si
è soffermato sul
mio viso, invece di vagare, come quello di molti altri, sul corpo.
Comincio a
capire il perché desiderasse questo ragazzo tra tanti
presenti al mondo.
-A
questo dobbiamo rimediare, allora!- esclamai, prendedolo per mano.
–Ti va di
bere qualcosa con me?-.
Non
aspetto la sua risposta. Non serve che lo faccia, perché
tanto non
l’ascolterei. Lo porto in una tavola calda, cominciando a
parlare del più e del
meno. Dopo due birre la sua lingua si è sciolta e la notte
è calata,
rischiarata dalle migliaia di luci al neon della città.
È un ragazzo carino
anche se un po’ introverso. Forse proprio per questo
preferisce le ragazze con
un carattere forte e solare come, guarda caso, me.
-È
tempo di andare, Jack. Voglio mostrarti un paio di posti molto carini!-
lo
avvisai, fingendo di essere più allegra del dovuto. Alcol e
veleni umani non
hanno effetto su di me, così come il tempo…
almeno sul mio aspetto. Ma anche se
cambiassi, ciò che sono
rimarrebbe
per sempre invariato: nient’altro che una
cacciatrice… è questo il mio ruolo,
come quello dei miei antenati, e lo stesso sarà per i miei
discendenti, finchè
la mia famiglia non si estiguerà. Peccato che questo non sia
nei suoi piani.
La
prossima tappa è un locale poco lontano, molto carino e
decisamente più intimo.
L’ideale per continuare a “conoscerci”
meglio. Mentre camminiamo non smette di
fissarmi, come se quelle birre avessero risvegliato il suo istinto
sessuale. Era
inevitabile che succedesse. Per gran parte degli umani siamo la
rappresentazione
di tutti i loro desideri, ed è anche per questo che
è così semplice farli
nostre prede. Jack invece, è uno di quei pochi che resistono
al nostro
magnetismo. Solitamente sono le anime più pure e innocenti
ad avetre questo
tipo di forza, ed è con loro che entro in gioco io.
Probabilmente è la mia
stessa origine a rendermi diversa dalla maggior parte degli altri
cacciatori.
-Herin,
ascolta… Devo chiederti una cosa- le disse fermandola prima
che entrassero nel
locale. Gli sorrido, guardandolo negli occhi e aspettando che parlasse.
–Oggi,
la prima volta che ti ho vista… sei scesa dal cielo?-. Una
domanda che un
mortale avrebbe accolto con una risata. Se si era arrischiato a farla
forse la
birra lo aveva sciolto più di quanto immaginassi.
-Ma
Jack, come è possibile! Avrai sognato…- schero,
senza trattenere un sorriso.
-Ma
è vero! Ti ho visto che ti libravi in aria… E poi
sei così bella…-. Mi accarezza
una guancia con infinita dolcezza, mentre rimango interdetta da quel
comportamento.
Questo
non era mai successo prima di allora. Ogni mia preda arrivava a
desiderarmi,
si, ma carnalmente…
quello che invece
sento nell’animo di questo ragazzo… è
amore. Sebbene sia una lieve fiamma
appena nata, non è frutto della birra né della
mia doppia natura.
-Jack…
se sei davvero curioso di sapere la verità?- chiedo,
improvvisamente seria.
-Certo!
Più di qualunque altra cosa. Voglio sapere tutto di te!-
esclama con foga, come
un bambino la sera di Natale che non aspetta altro che aprire i regali.
La
strada è deserta, lontana dalle vie principali, perfetta per
esaudire il suo
desiderio.
Sento
il mio corpo cambiare, mentre ogni cellula vibra, attraversata da un
enorme
flusso di energia. Mi sollevo di alcuni centimetri dal suolo,
spalancando le
grandi ali piumate che sono comparse dietro la mia schiena.
Ricordo
la prima volta che avevo visto il cambiamento
allo specchio… ricordo la sera che era successo, quanto
fossi sconvolta da
quello che vedevo… e ricordo Lui…
Percorse i
lunghi corridoi della
villa fino alla biblioteca, dove aprì lentamente la porta di
legno massiccio.
Le lampade ad
olio rischiaravano la
stanza di un tenue bagliore tremolante, lasciando il posto alla luce
del camino
solo nella parte più remota della stanza.
Un uomo le dava
la schiena, seduto
su una delle due poltrone, accanto al calore del fuoco.
-Mi hai
chiamato, papà?- chiese
fermandosi poco dietro di lui.
-Si…
è giunto il momento di
rivelarti una cosa molto importante. Siediti Herin.-
La ragazza
assentì, prendendo posto
sulla poltrona vuota, stupita di vedere il viso di suo padre
così preoccupato,
mentre cominciava a parlare.
-Ricordi quando
la mamma ti raccontò
quella leggenda sul predecessore della nostra famiglia che aveva
scambiato l’
anima dei suoi discendenti in cambio dell’amore di una
donna?- domandò l’uomo
con un sorriso triste.
Herin
annuì: quella storia le era
stata raccontata solo una volta, poche settimane prima che sua madre
sparisse,
ma l’aveva colpita profondamente.Ora che suo padre
l’aveva nominata le venne in
mente la sera che l’aveva ascoltata e i momenti successivi
alla scomparsa della
madre, dolorosi e incancellabili. Le avevano detto che era morta, ma
nessuno
sapeva spiegarle come, né si era ritrovato il suo cadavere:
per questo lei,
segretamente, continuava a sperare nel suo ritorno, nonostante fossero
passati
quasi dieci anni.
-Devi sapere
che quella non è
proprio una storia…- mormorò il padre sottovoce,
quasi dolorosamente, come se
le parole facessero fatica ad uscirgli dalle labbra. –In quel
racconto sono
racchiuse davvero le origini della nostra famiglia… Ma non
rivela il vero patto che quel terribile uomo fece con il Diavolo-.
La giovane
spalancò gli occhi,
sorpresa.
-Papà
stai scherzando vero? Il
Diavolo non esiste..- obiettò titubante, preoccupata per
l’espressione che si
era dipinta sul volto dell’uomo e che non riusciva a capire
appieno.
Lui
cercò di sorridere, senza
riuscirci realmente: -Sei sempre stata l’unica della nostra
famiglia a non
credere in Lui o in Dio… Sfortunatamente questo non ti ha
salvata…- sussurrò
sempre più addolorato, mentre una lacrima gli scendeva lungo
il viso. –Ti
prego, lascia che ti racconti la verità…-
La ragazza gli
si avvicinò,
asciungandogli la lacrima, mentre lui la prendeva in braccio come
quando era
bambina.
-Howart
Darkmoor… promise al diavolo
i suoi discendenti, non le loro anime… un uomo o una donna
per ogni generazione
sarebbe diventato uno strumento del Demonio per compiere i suoi malefici
scopi sulla Terra… in cambio avrebbe avuto la donna che
desiderava, grandi
ricchezze… e una famiglia numerosa…-
cominciò a spiegare, mentre lei si
appoggiava al suo petto.
-Con il passare
degli anni il nostro
antenato dimenticò la sua promessa, vivendo nel lusso con la
sua bellissima
moglie ma quando nacque il suo primo figlio, il Signore
dell’Inferno apparve di
nuovo per ricordargli il loro patto, mettendo così al
corrente anche la sua
sposa-.
-Incredibilmente,
per quanto fosse
addolorata dalla notizia di doversi separare da suo figlio, e del
destino che
lo attendeva, non lascìò mai Howart, anzi gli
diede una prole numerosa.-
-Per via della
promessa?- chiese
Herin, alzando il viso, mentre il padre le accarezzava i capelli.
-Si, credo
anche io che sia stato proprio
il Diavolo a farla rimanere al suo fianco: sarebbe stato
controproducente se lo
avesse abbandonato… Comunque quando il primogenito divenne
un uomo, Egli venne
a reclamarlo, trasformandolo nel suo Araldo e di lui non si seppe
più nulla-.
-Anche la mamma
era un Araldo, non è
vero?- domandò la ragazza, collegando immediatamente la
sparizione della donna
a quel racconto.
Il padre,
nonostante la situazione,
non potè non sorridere, compiaciuto
dell’intelligenza di sua figlia.
-Tua madre era
speciale: nonostante
fosse… stata scelta…
non ha voluto rinunciare a nulla nella sua vita, nemmeno
all’amore.
Ci siamo innamorati l’uno dell’altra a prima vista
e, nonostante sapessimo
della “maledizione” siamo riusciti a costruire una
meravigliosa famiglia
insieme, senza sapere che avevamo un lontanissimo antenato comune -.
Herin ascoltava
rapita quello che
aveva fatto sua madre e che le era stato nascosto. Si sentiva
orgogliosa di
essere sua figlia nonostante cominciasse a capire cosa gravava sulle
sue
spalle.
-Poi sei nata
tu, e non ho mai visto
tua madre più felice e più triste allo stesso
tempo…- continuò a raccontare il
padre -…perché il giorno della tua nascita Lui
era li. Ricordo che tua madre
gli si rivoltò contro con una rabbia che non avrei mai
pensato potesse
nascondersi nel suo cuore… ma Lui non fece nulla se non
ridere, mentre
l’ostetrica ti deponeva tra le sue braccia. È
stato allora che lo ha colpito
con tutte le sue forze, strappandoti dalle sue mani... non avevo mai
visto una
cosa simile… quel… quell’essere rideva
del suo dolore! Tuttavia non disse mai
una parola, si limitò a scomparire improvvisamente, come se
fosse diventato una
nube di fumo…-.
-La mamma ha
fatto tutto questo per
salvarmi?- chiese la giovane.
L’uomo
annuì, chiudendo gli occhi
–Per tutto il tempo ha cercato un modo per liberarti dalla
maledizione della
nostra famiglia… Lara era una donna forte e combattiva,
oltre che bellissima…
Proprio come te-.
-Per questo ti
ho scelta- esclamò
improvvisamente una voce sconosciuta, che sembrava provenire da ogni
ombra
della biblioteca.
Padre e figlia
si alzarono di
scatto, mentre l’uomo la stringeva a sé, cercando
disperatamente di
proteggerla.
Davanti a loro
comparve un giovane
uomo, dai lunghi capelli neri e gli occhi di uno straordinario rosso
sangue,
vestito con eleganza, che si inchinò in segno di saluto.
Herin
lo guardò con
attenzione, colpita dai suoi modi e dalla sua tenebrosa bellezza. Era
affascinante, circondato da quell’aura d’ombra
mentre quegli occhi magnetici si
fissavano in quelli verdi della ragazza, catturandola nelle loro
profondità,
fino a farla perdere.
Il
Demone sorrise quasi
dolcemente, mentre la ragazza scuoteva il capo confusa da quello che
stava
accadendo.
-Sono
venuto a prendere
la discendente di Howart, come da contratto- affermò con una
voce tanto limpida
e sensuale da farla fremere.
Il
padre di Herin la
spostò dietro di sé.
-
Non puoi portarla via…
Ci sono altri eredi di questa famiglia…- disse. Nella sua
voce dolore e rabbia
si mescolavano, rendendo il tono cupo e tremante.
-Posso,
invece, mio caro
Mark. Così come ho scelto sua madre, ora scelgo lei. Le
altre famiglie non
hanno eredi con caratteristiche simili- replicò Satana.
-Non
puoi togliermi
anche lei! È tutto quello che mi è rimasto!-
urlò l’uomo quasi piangendo.
Il
Diavolo rimase per
alcuni istanti in silenzio, poi si tolse il mantello e si sedette sulla
poltrona lasciata libera da Herin.
-Sono le stesse
parole che mi disse
Lara prima di perdersi… Tuttavia non posso accontentare le
vostre
richieste. Herin è l’unica con le caratteristiche
necessarie per adempire al
suo compito-.
- È solo
una ragazza innociente! Ti prego non corromperla come hai fatto con
Lara… Non
rovinarla…-.
Per
la prima volta,
Herin vide suo padre inginocchiarsi di fronte a qualcuno, pregandolo
che
accogliesse una sua richiesta e quella vista le spezzò il
cuore.
Si
chinò accanto a lui, prendendolo
per le spalle.
-Papà
non devi fare così. Niente
vale più della tua dignità…come diceva
il nonno. Se questo è il destino che mi
attende non puoi farci nulla…- gli bisbigliò la
ragazza .
-Non
lascerò che tu diventa un
demone! Non sono riuscito a salvare tua madre, ma voglio salvare te!-
esclamò lui,
abbracciandola, mentre calde lacrime gli rigavano le guance.
Anche Herin
piangeva, vedendo suo
padre così sconvolto. Non le importava di cosa sarebbe
accaduto a lei, era più
preoccupata per l’uomo, così distrutto dalla
scomparsa della madre che non
riusciva a immaginare di lasciarlo solo.
Si
voltò verso il Diavolo che
attendeva pazientemente, i gomiti appoggiati sulle ginocchia, i capelli
che gli
ricadevano lievemente sul viso dandogli un’aria ancora
più sensuale.
-Io
sono
l’artefice del mio destino. L’ho sempre creduto e
lo credo ancora, nonostante
la tua esistenza- disse, senza riuscire a distogliere gli occhi da lui.
-Non
diventerò un demone al tuo servizio. In un modo o
nell’altro, riuscirò a
trovare il modo di fermare questa malvagità…-.
Quelle perole
le erano uscite dalle
labbra senza che riuscisse a trattenerle, come se la rabbia e la
preoccupazione
le avessero spinte fuori dal suo petto prima che potesse pensare e,
nonostante
la paura, cercò di nascondere il suo timore verso quel
Demonio dietro una
maschera di sicurezza.
-Non mi sarei
aspettato niente di
diverso da te- sussurrò il giovane uomo con un sorriso lieve
e provocante. -Sfortunatamente
non c’è modo che tutto questo finisca: un
contratto non potrà mai essere rotto-
spiegò semplicemente, fissando lo sguardo
sull’uomo che stringeva la figlia quasi
follemente.
Improvvisamente
lo sguardo del padre
cominciò a farsi vitreo, le braccia smisero d stringerla e
ricaddero lungo i
fianchi.
-Cosa gli stai
facendo? – chiese la
ragazza spaventata, scquotendo l’uomo che rimase immobile,
come privo di coscienza.
-Faccio in modo
che tu possa parlare
liberamente. È queso che vuoi no?- rispose il ragazzo,
tornando a posare quegli
strani occhi color rubino su di lei, occhi così profondi che
le penetrarono
l’anima. Non c’era modo di mentirgli, non sarebbe
servito continuare a fare la
dura.
Herin
sospirò, sedendosi sul
tappeto, accanto al padre. –Ha sofferto tanto per la
sparizione della mamma… Lo
ricordo bene nonostante fossi molto piccola. Non voglio che succeda
ancora,
sono sicura che ne morirebbe...- disse semplicemente, guardando con
tristessa
il fuoco.
-Mi stai
chiedendo di fare un patto
con te?- le chiese il Diavolo, incuriosito.
-Non credo di
avere nulla che
potrebbe interessarti per uno scambio. È un favore che ti
chiedo- rispose lei,
scquotendo la testa rassegnata.
Lui le si
avvicinò, lentamente,
senza smettere di fissarla.
-C’è
qualcosa, invece…- la
contraddisse l’uomo, chinandosi davanti a lei come un amante
in procinto di
fare una dichiarazione e avvicinandosi al suo viso.
Il tocco delle
sue labbra sulle
proprie era come il calore della cera sulla pelle nuda, e la fece
rabbrividire
mentre cercava di ritrarsi, senza riuscirci. Il bacio si
approfondì poco a
poco, per poi interrompersi dopo quella che parve
un’eternità, lasciandola
sconvolta e tremante.
Qualcosa in lei
era cambiato
profondamente, lo avvertiva in quel tremito, nel cuore che cominciava a
pompare
più forte il sangue nelle vene, nei sensi che sembravano
acuirsi.
-Con questo
Bacio sigillo il nostro patto, con questo
Marchio faccio di te il mio Araldo-
recitò il giovane uomo, la voce più profonda e
più vibrante di quella di
qualunque essere umano.
In
quell’istante la giovane gettò
prima la testa al’indietro, poi con un gemito si
piegò in avanti, percossa da
spasmi di dolore che le mozzavano il respiro. Un grido strozzato
riempì la
tranquillità della casa mentre grandi ossa cave le bucavano
la candida pelle
della schiena, coprendosi di sangue che poco a poco si riunì
a formare lucide
piume nere.
-Ora sei mia,
Herin.- disse il
Diavolo alla ragazza che ancora ansimava per il dolore, stesa a terra.
-Devi
solo decidere se vuoi salvare tuo padre dalla sofferenza della tua
perdita…-
Jack
mi guarda stupito, lo sguardo fisso sulle ali nere, pieno di
meraviglia. Mi
sento come un animale incredibilmente raro rinchiuso nella gabbia di
uno zoo.
Eppure non c’è traccia di paura nei suoi occhi.
Solo una profonda ammirazione.
Ripiegai
le ali, tornando lentamente a toccare terra. Presto sarebbe tutto
finito, per
quando quegli occhi e tutti i sentimenti che vi potevo leggere
rendevano il mio
compito sempre più difficile.
Mi
si avvicina, senza più timidezza, senza nessun timore, come
se mi conoscesse da
sempre e mi amasse da una vita: la completa accettazione di tutto
ciò che ero
che gli illuminava quei dolci occhi color dell’oceano mentre
alza le mani a
prendermi il viso, lasciando un casto bacio sulle mie labbra.
Il
mio lato umano… non l’ho mai sentito rivoltarsi
così apertamente al suo
volere come sotto lo sguardo di
questo ragazzo. Lo sento allontanare la mia sicurezza, quasi come
un’esplosione
di energia che si diffonde nel mio petto e nella mia mente…
come se mi
liberasse da un sonno durato secoli.
Mio
Dio, da quando avevo cominciato ad obbedire così ciecamente
ai suoi ordini? Era riuscito a
farmi
cancellare quella promessa con la
scusa di salvare mio padre. La mia volontà per la sua
felicità…
Ricordi
e sensazioni mi invadono la mente, la consapevolezza di essere stata
ingannata:
l’uomo che volevo proteggere era morto, il patto infranto non
era riuscito a
riportarmi alla ragione, troppo succube di quel demonio dal viso
angelico per
rendermi conto della sua scomparsa.
Guardo
il giovane davanti a me con nuovi occhi, quelli che per tutto questo
tempo io
stessa ho tenuto chiusi, le lacrime della consapevolezza che mi rigano
le
guance come pioggia lieve.
Jack
mi guarda preoccupato di aver fatto qualcosa di sbagliato, non sa che
in realtà
mi ha salvato da un’eternità di
schiavitù. So che poco a poco mi trasformerò in
un mostro lo stesso, un demone destinato a vivere recluso
nell’Inferno, privo
di volontà propria. Ma quel momento è ancora
lontano… e, fino all’ultimo
secondo, io voglio continuare a lottare per distruggere i suoi piani: anche a costo di sterminare
tutta la mia famiglia, gli
impedirò di avere altri Araldi….
Tanto la mia anima dannata non ha nulla da perdere.
Con
un profondo sforzo di volontà allontano il ragazzo da me. Il
suo viso
preoccupato mi riempie il petto di tristezza, ma mi da anche la giusta
forza
per resistere alla tentazione di far mia la sua anima. Non è
possibile
liberarsi della sua influenza, ma
posso combatterla, ho giurato di farlo.
-Jack
devi andartene. Io non sono un Angelo. Io sono un inviato del Demonio.
Ho il compito
di rendere la tua anima schiava del peccato per sempre. E non posso
permettere
che questo accada… hai risvegliato una parte di me che era
stata sepolta. Mi
hai fatto ricordare cosa sono e cosa ho giurato. Per questo devi
rimanere vivo,
per questo devi allontanarti da me, prima che ceda di nuovo-.
Ho
detto tutto quello che potevo, tutta la verità necessaria
per farlo fuggire da
me. Perché non scappa urlando? Perché rimane qui,
a guardarmi?
-Herin…
io ti amo… non posso lasciarti…- quasi mi implora
di non cacciarlo via,
nonostante ne vada della sua vita. Come è possibile che si
sia innamorato fino
a questo punto in così poco tempo?
Scuoto
la testa, sentendo una preoccupazione tremenda attanagliarmi il cuore.
Non
credevo che avrei potuto provare ancora dei sentimenti. Men che meno un
affetto
così forte per uno sconosciuto, anche se si trattava di un
osconosciuto di cui
sapevo ogni cosa.
-Devi
farlo. Se rimarrai con me finirò per cedere ai desideri di
quell oche era il
mio padrone. Non voglio che ti succeda niente, mi capisci?- cerco di
farlo
ragionare, ma non cede.
Non
vuole sentir ragione.
-Mi
dispiace…- sussurro mentre lo guardo negli occhi,
utilizzando i miei poteri.
Il
suo sguardo diventa vitreo, troppo spento per sembrare quello di un
vivente.
Domani sarà tutto passato, tornerà alla sua vita
ai suoi amici, e forse si
dimenticherà di me. Non ne sono sicura perché non
ho voluto cancellare i suoi
ricordi, non ne ho avuto il coraggio. Perché? Forse solo
perché è stato l’unico
a restituirmi la forza per combattere… il ragazzo che mi ha
salvato… chissà…
Utilizzare
le mie capacità per salvare finalmente qualcuno è
stato come ricominciare a
respirare… eppure sentimenti contrastanti si accavallano nel
mio petto, come se
separarmi da lui fosse un dolore e una gioia insieme, perché
sarebbe stato vivo
ma non avrei mai più potuto vederlo.
Osservandolo
girarsi ed incamminarsi verso il centro, come se non fosse mai successo
niente,
mi venne da pensare a mio padre e mia madre, sperando che non fossero
troppo
delusi di me, e quel pensiero mi spinse ad agire: avevo una missione da
compiere, per la mia famiglia... per i miei successori.
E
per quegli occhi tanto blu da sembrare l’oceano.
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