Le cose succedono così, all'improvviso. Non c'è
modo di prevederle o
prevenirle, accadono nell'attimo in cui sei più convinto che
tutto stia
andando per il verso giusto. E poi, appunto, succedono.
Festival di Glastonbury, 2004, qualche ora dopo l'esibizione.
Lui
è ancora euforico e l'adrenalina lo fa ancora balzellare
sulla punta
dei piedi mentre si aggira pigramente per il backstage, chiacchierando
e scherzando con i roadies.
Quando arriva in vista del capannello di visi familiari - Matt, Chris
eccetera -, però, l'atmosfera cambia.
intuisce dalle loro espressioni che qualcosa non va. Qualcosa di grosso.
Lo vedono, ma non lo guardano negli occhi.
-Che succede?-, chiede, sforzandosi di suonare allegro.
Nessuno risponde, non sanno come dirglielo.
-Dom...-, esordisce Chris a bassa voce, avvicinandosi cautamente con
uno sguardo carico di preoccupazione.
-Cheers, che avete tutti quanti?-, esclama Dom, cominciando a sentirsi
a disagio.
Chris sospira, maledicendosi per aver preso l'iniziativa.
-Dom, tuo padre.
Suo padre?
Che cazzo...
-Mio padre cosa?-,
sbotta sentendo le gambe farsi improvvisamente molli e un senso di
nausea. Poi barcolla, e il cuore comincia a galoppare. Paura.
Dio, fa che non...
-...ha...ha avuto un infarto, poco fa-, conclude il bassista,
abbassando gli occhi, non avendo il coraggio di guardare.
Una
frase del genere non ha senso. D'un tratto Dom perde la percezione di
tempo e spazio per galleggiare in un nulla angosciante. I contorni
delle cose si fanno sfocati e indistinguibili e il respiro si ferma per
un'eternità. Fa freddo. Le mani che tremano incontrollabili
e il cuore
che batte così forte da voler sfondare la cassa toracica
sono solo
particolari inavvertiti.
No!
-No...
Un flebile mormorio, è tutto quello che riesce ad emettere.
Chris
lo fissa preoccupato dal fondo degli occhi color nocciola, tristi e
addolorati. Quella scena gli ricorda la propria adolescenza.
Gli si
spezza il cuore quando Dom scoppia in lacrime. Non è giusto,
non
dovrebbe soffrire. Istintivamente fa un passo verso di lui e lo avvolge
in un abbraccio caldo e protettivo, paterno. Lo sente tremare e
sussultare contro il proprio corpo, e lo stringe più forte.
-Papà-, gli sente singhiozzare.
Lucidamente sa che sta cadendo a pezzi, e che deve abbracciarlo stretto
per tenerlo insieme.
All'improvviso Dom si divincola e si volta, e corre.
Corre
via, fra la massa indistinta che brulica inconsapevole, corre con le
lacrime che offuscano la vista, corre con miliardi di pensieri
frammentati che scorrono senza freno.
No papà non è vero non è
vero ti prego no ti prego dimmi che non è vero
Sale in macchina, gira la chiave, mette la prima, sgomma via.
Vaffanculo non è vero no
papà papà no per favore perché?
Non sa dove sta andando, ma segue la strada
finché non si ferma in cima ad una collina isolata, nel
paesaggio del Somerset.
Silenzio.
Nessuno può sentirlo, è solo. Ma anche se
qualcuno lo sentisse non gliene fregherebbe niente, che si fottano
tutti.
Silenzio.
E poi qualcosa scatta.
Lancia un urlo strozzato, roco di rabbia, che rimbomba di impotenza
nell'abitacolo e nella sua testa.
Papà.
-Pronto?-, mormora la voce stanca e flebile di Dom.
-Dom, dove sei?
Matt. E' preoccupato.
-Whitstone Hill-, risponde sospirando dopo qualche istante di
esitazione.
-Stiamo arrivando.
Lo
trovano rannicchiato sotto una quercia, con il viso nascosto fra le
ginocchia ossute, come un bambino spaventato che si è perso.
Si
avvicinano con cautela e si siedono accanto a lui senza una parola,
Matt da una parte e Chris dall'altra. Quando Matt gli circonda le
spalle col braccio si aspetta di venire respinto, e invece Dom non
reagisce. Sembra non abbia neanche avvertito la loro presenza.
-Dom...
Ma non c'è niente da aggiungere.
-Perché?-, chiede il biondo, che alza il viso. Con gli occhi
rossi e gonfi, come le guange rigate di sale. E spenti.
Matthew sente il dolore infrangersi contro di lui e trapassarlo come
una freccia al petto.
-Non...non lo so, Dom...non c'è un motivo-, mormora
stringendolo a sé.
-Ma ci deve essere una spiegazione! Io esigo una
spiegazione!-, urla il batterista in preda alla frustrazione.
Matt e Chris rimangono in silenzio, di nuovo.
Cosa possono dirgli? Che era destino? O che era il caso? Che col tempo
passa tutto?
Cazzate superficiali.
E allora stanno zitti.
-Ditemi qualcosa, vi prego-, supplica invece Dom, asciugandosi gli
occhi.
Matt e Chris si guardano, e quest'ultimo sospira.
-Dom,
posso solo dirti che ci sono passato e...posso capire quello che stai
provando, Sarà dura, te lo dico subito, ma noi ti staremo
vicini-,
conclude passandogli la mano fra i capelli.
Dom annuisce, e forse si sente un pò meglio.
Ha ragione. Matt, Chris e tutti gli altri gli vogliono bene. Forse non
sarà abbastanza, ma è già qualcosa.
Tira su col naso e abbozza un piccolo sorriso.
-Grazie. Vi voglio bene, ragazzi.
Chris e Matt, già leggermente sollevati, si stringono a lui
come due fratellini.
-Anche noi, Dom-, risponde Matthew.
Fa un pò meno freddo, ora.
[Eh già, l'ennesima fic sui Muse XD forse dovrei cambiare
fandom, qualche volta O.O Non è colpa mia, li amo troppo
<3 ci tenevo tanto a ringraziare Stregatta per le recensioni
*____________* grazie mille!!! fanno tanto piacere!!]
|